Come abbiamo visto ad inizio settimana in “Machiavelli Stress Test 2016, l’arte della dissimulazione” nelle prossime 2 settimane sino al momento clou del 2 di settembre, uscirà una batteria di dati macroeconomici che dovrebbe “aiutare” la Fed ha preparare il secondo rialzo dei tassi dalla notte dei tempi.
Uno di questi dati è uscito proprio ieri e nonostante si tratti di un dato estremamente volatile, spesso e volentieri soggetto ad ampie revisioni, spesso negative, era dal 2007 che non si assistiva ad un tale livello di vendite di nuove abitazioni…
Usa: vendite di case nuove, a luglio ai massimi dell’ottobre 2007
A luglio le vendite di case nuove negli Stati Uniti sono balzate al massimo da ottobre 2007, testimonianza del buon momento del mercato immobiliare americano. Secondo quanto riportato dal dipartimento del Commercio americano, il dato è salito del 12,4% rispetto al mese precedente a 654.000 unità.
Gli analisti attendevano un calo a 580.000. In giugno il dato si era attestato a 582.000 unità (rivisto al ribasso dalle 592.000 unità della prima stima). Su base annuale, il dato è in aumento del 31,3% rispetto a luglio 2015. Le vendite di case nuove rappresentano circa un decimo del mercato immobiliare americano. Il picco risale al luglio 2005, quando sfiorarono quota 1,4 milioni. I minimi invece sono stati visti nel febbraio 2011 a 270.000. America 24
Il tutto va naturalmente contestualizzato in una dimensione che resta lontana anni luce dal passato, come potete vedere qui sopra, senza dimenticare che i prezzi sono in sensibile calo, il che non aiuta certo le prospettive future.
Sono passati 11 anni dal picco delle vendite e questo dimostra che ogni bolla immobiliare che si rispetti porta con se almeno due decenni di fobie dopo la “grande mania”
Peccato che dalla maniifattura non arrivino buone notizie.
L’attività manifatturiera americana ha rallentato il passo in agosto.
La stima flash dell’indice manifatturiero Pmi, redatto da Markit, si è attestata a 52,1 punti, in calo dai 52,9 della lettura flash di metà luglio e dall’analogo valore di quella finale del mese scorso. Gli analisti attendevano una lettura pari a 53 punti.
In agosto l’attività manifatturiera ha rallentato il passo. L’indice redatto dalla Federal Reserve di Richmond si è attestato in ribasso, attestandosi a -11 punti, dai 10 punti del mese precedente. Gli analisti attendevano una lettura a +6 punti. Un valore sotto quota zero indica una fase di contrazione delle attività economiche, viceversa una lettura sopra tale soglia segnala una fase di espansione. La componente che misura le cosegne si è attestata a -14 punti, peggio dei 7 punti di luglio.America 24
E ora un esempio di come la superficialità oggi sia la regola…
(Teleborsa) – Migliora il settore manifatturiero del distretto di Philadelphia. Ad agosto, l’indice relativo all’attività manifatturiera del distretto Fed di Philadelphia (Philly Fed) passa, infatti, in positivo. Il dato, elaborato dal Distretto Fed di Philadelphia, si è attestato a 2 punti dai -2,9 di luglio, risultando anche in linea con le attese degli analisti che avevano stimato un recupero fino a 2 punti. Va detto che un indice superiore allo zero indica che all’interno del distretto di Philadelfia ci sono nel settore manifatturiero più imprese ottimiste che pessimiste.
Peccato che …
… la quota di imprese che hanno segnalato un aumento dell’attività (35 per cento) a malapena la superato quelle che hanno segnalato una variazione negativa (33 per cento). Questa è solo la terza lettura positiva dell’indice nell’anno in corso (vedi tabella).
L’attuale indice di nuovi ordini è sceso in modo significativo da una lettura di 11,8 nel mese di luglio a -7.2 nel mese di agosto.La percentuale di imprese che hanno segnalato un aumento dei nuovi ordini (27 per cento) è stata inferiore rispetto al mese scorso; tuttavia, la percentuale di imprese che hanno segnalato una diminuzione (34 per cento) è stato di 18 punti in più rispetto al mese scorso. Gli indici per gli ordini e tempi di consegna sono scesi in territorio negativo, registrando i valori rispettivamente di -15.0 e -3.8,. L’indice per le scorte è sceso da -4.3 a -9.2.
Gli indicatori del sondaggio di occupazione si sono indeboliti considerevolmente. L’indice di occupazione è sceso di 18 punti a -20.0, che è la più grande lettura negativa per l’anno in corso. La percentuale di diminuzione delle assunzioni (25 per cento) ha superato significativamente la percentuale di aumento (5 per cento). L’indice della settimana lavorativa è sceso, da -3.6 a -11.5. Venticinque per cento delle imprese ha registrato una diminuzione delle ore di lavoro medie, e solo il 13 per cento ha registrato un aumento.
Ovvero come far apparire un infarto come una buona notizia!
Ma poco importa, noi continuiamo a tifare per le buone notizie, o meglio all’interpretazione positiva di pessime notizie, in modo che queste permettano alla Fed di aumentare finalmente questi benedetti tassi, visto che il mercato sta già scontando tutto sino all’ultimo respiro.
Poco importa se nei prossimi mesi si accorgeranno che in realtà si cresce dello zero virgola, lasciamoli sognare, noi abbiamo un appuntamento con i nostri “tesorucci”
Nell’ultimo manoscritto mi sono dimenticato di sagnalare questa importante notizia che certamente non troverete da nessuna parte sui quotidiani “mainstream”
Ismail Akwei
21/08 – 09:06
The Nigerian militant group, Niger Delta Avengers (NDA) has announced a ceasefire and readiness to engage in talks with the Nigerian government.
The group, which is calling for a greater share of Nigeria’s oil wealth to go to the impoverished Delta region, has sabotaged Nigeria’s oil production bringing its yields to a record low.
Annuncio del cessate il fuoco nel delta del Niger, un annuncio che avrà importanti implicazioni per il prezzo del petrolio nei prossimi mesi, infatti…
Il recente recupero del petrolio, che nonostante i cali di ieri e oggi si attesta attorno ai 47 dollari al barile e più del 15% al di sopra dei valori di luglio, non entusiasma gli analisti di Goldman Sachs, che parlano di una “ripresa fragile” del barile.
“Sebbene i prezzi del petrolio abbiano recuperato fortemente dal primo agosto, riteniamo che i movimenti non siano stati determinati da un progressivo miglioramento dei fondamentali, ma dalle notizie su un possibile congelamento della produzione e dall’indebolimento del dollaro” (America24)
Ora non resta che attendere cosa dirà nonna Yellen a Jackson Hole, dopo che i suoi colleghi da settimane stanno annunciando in pompa magna l’aumento dei tassi che verrà!