Incominciamo da qui, dall’ennesima conferma che le nostre visioni sulla reale consistenza del ciclo economico americano lo scorso anno erano giuste, mentre altri vi raccontavano fiabe, favole o leggende metropolitane…
Per l’ennesima volta, il settimo mese consecutivo il distretto manifatturiero di New York segnala una sensibile contrazione dell’attività …
For the seventh straight month, the Empire State report is signaling significant contraction for the manufacturing sector. The general business conditions index for February came in below low-end expectations, at minus 16.64 vs even deeper contraction of minus 19.37 in January. New orders, at minus 11.63, are in contraction for a ninth month in a row while employment, though improving to minus 0.99 from minus 13.00, is in contraction for an eighth month in a row.
Se non ve lo dicono loro, ve lo diciamo noi, il settore manifatturiero americano è in RECESSIONE!
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Prior |
Consensus |
Consensus Range |
Actual |
General Business Conditions Index – Level |
-19.37 |
-10.00 |
-16.00 to -7.50 |
-16.64 |
Thanks to Econoday
Nel frattempo il nuovo governatore della Fed di Minneapoli suggerische che le banche sono ancora troppo grandi per fallire, mentre noi in Italia ci diamo da fare ovunque per fusioni ed incorporazioni che segneranno per sempre la storia del nostro Paese, distruggendo l’ecosistema finanziario alternativo…
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) – New York, 16 feb – Nel 2008 aveva guidato il Troubled Asset Relief Program (TARP), la risposta del governo americano alla crisi finanziaria scoppiata nel 2007. Adesso, Neel Kashkari – funzionario del Tesoro di lungo corso sotto George W. Bush e Barack Obama e ora presidente della Fed di Minneapolis – ha detto che Washington non ha fatto abbastanza per evitare che una catastrofe di quel genere si ripeta. Kashkari, un moderato repubblicano, ha sostenuto che e’ arrivato il momento per mettere in atto nuove misure, tra cui anche quella di dividere le banche piu’ grandi. “Credo che le banche piu’ grandi sono ancora troppo grandi per fallire e continuano a porre un significativo e reale rischio alla nostra economia”, ha detto Kashkari in un intervento alla Brookings Institution. La sua dichiarazione – scrive il New York Times – ha agitato Washington. Una visione del genere infatti e’ molto comune sia tra gli elettori di Bernie Sanders che a quelli di Donald Trump e potrebbe aumentare la spinta propulsiva dei due candidati alle primarie del partito democratico e di quello repubblicano.
Ma non importa, non c’è alcuna fretta il destino è ormai segnato, ci penseranno i lobbisti a bloccare qualunque tentativo di separazione tra banche d’affari e commerciali e sarà un inferno la prossima crIsi, perché questo suggerisce la storia… Come sempre nella storia capacità finanziaria e perspicacia polita sono inversamente proporzionali. La salvezza a lunga scadenza non è mai stata apprezzata dagli uomini d’affari se essa comporta adesso una perturbazione nel normale andamento della vita e nel proprio utile. Cosi si auspicherà l’inazione al presente anche se essa significa gravi guai nel futuro.
Per concludere una notizia che alla luce di quanto scritto nel fine settimana scorso in “Machiavelli, la Cina e l’Araba Fenice” ci prepara all’ultima fase di questa crisi di fine inverno… Cina: hedge fund Usa attacca yuan, Pechino verso crisi debito e propria valuta
Si intensificano gli attriti tra la Banca centrale cinese e gli investitori, preoccupati dai recenti ribassi dello yuan. A gettare benzina sul fuoco è stato Kyle Bass, fondatore e numero uno dell’hedge fund Hayman Capital, che, in una lettera agli investitori, ha anticipato una crisi di debito e della valuta cinese. La riposta è arrivata direttamente dal governatore della People’s Bank of China, Zhou Xiaochuan, che, dopo mesi di silenzio, è intervenuto per minimizzare il calo delle riserve in valuta straniera ai minimi in oltre tre anni e ha ribadito che Pechino non intende svalutare lo yuan. Come ricorda il Financial Times, le sue parole arrivano dopo il monito al finanziere George Soros, invitato dai media cinesi a “non dichiarare guerra” alla valuta cinese.
Le autorità cinesi, consapevoli che sui mercati una percezione negativa tende a generare comportamenti che la trasformano in realtà, stanno facendo di tutto per mitigare lo scetticismo, ricordando che le riserve in valuta straniera, pari a circa 3.200 miliardi di dollari, seppure in calo restano comunque le più ampie al mondo. Inoltre, secondo gli analisti, bastano circa 2.000 miliardi di dollari per rispettare gli standard di adeguatezza delle riserve fissati dal Fondo monetario internazionale. E qui sta il punto: secondo Bass, se si facessero i necessari aggiustamenti ai dati ufficiali, le riserve effettive della Cina sarebbero oltre 1.000 miliardi più basse rispetto a quanto dichiarato, motivo per cui il margine di manovra della Banca centrale cinese sarebbe inferiore di quanto si creda. Per questo, Hayman Capital ha scommesso miliardi di dollari sul fatto che lo yuan e le altre valute asiatiche si deprezzeranno, cosa che per altro hanno fatto anche altri hedge fund come il londinese Omni Partners e Greenlight Capital, il fondo di David Einhorn.
La scommessa è tutta qui! Ci riusciranno? Per quanto ci riguarda dovranno rimandare a tempi migliori la loro scommessa una nuova grande scommessa di politica monetaria si intravvede all’orizzonte!
Scommesse di qua, scommesse di la… La finanza e’ solo un bisca, ormai.