Il mercato aveva creduto in un accordo in extremis spingendo al rialzo i prezzi dei bond e l’indice Merval, che ieri 30 luglio aveva chiuso in rialzo del 6,95%. Ma alla fine “nessun accordo” è stato raggiunto tra l’Argentina e un gruppo di hedge fund che chiedevano di essere rimborsati pienamente per i bond su cui il Paese era fallito nel 2001.
Per due giorni di fila i legali di Buenos Aires e i cosiddetti creditori “holdout” (NML Capital, divisione di Elliott Management, e Aurelius Capital Management) si sono confrontati a New York alla presenza del mediatore americano che ieri, quanto le parti hanno abbandonato nel pomeriggio americano il tavolo delle trattativa, aveva detto che il default del Paese sudamericano era “imminente”. Di fatto l’Argentina vive il suo secondo default in 13 anni. Ieri è scaduto infatti il periodo di grazia da 30 giorni entro cui il governo presieduto da Cristina Fernandez de Kirchner doveva effettuare il pagamento da 539 milioni di dollari degli interessi sui titoli a debito in scadenza il 30 giugno scorso. E quando le banche hanno chiuso i battenti senza effettuare quel versamento, come da attese è scattata la bocciatura di S&P. Il rating è stato portato a “selected default” da CCC- (comunque un livello spazzatura). In pratica l’agenzia riconosce che l’Argentina sta onorando i suoi impegni su certi bond e non su altri.
Le condizioni in cui il default si verifica sono tuttavia diverse da quelle di 13 anni fa. L’economia locale non è in crisi anche se è considerata vulnerabile. E non a caso ieri il mediatore Daniel Pollack, è stato chiaro: “le piene conseguenze di un default non sono prevedibili ma certamente non sono positive”. Quelle conseguenze già si sentono: nell’after-hours i titoli quotati in Usa della società di servizi finanziari Grupo Financiero è arrivata a cedere il 22% (nella seduta aveva guadagnato il 12,17%), Banco Macro ha perso il 13% circa (aveva chiuso con un +13%) e il gruppo petrolifero YFP ha segnato un -12%. Pollack ha aggiunto: “il default non è una condizione ‘meramente’ tecnica ma piuttosto un evento reale e doloroso che farà male alle persone”.
E VIVA ALLORA ERA TUTTA COLPA DI UN INVERNO LUNGO E RIGIDO L’AMERICA LOCOMOTIVA RIPRENDE LA SUA CORSA, TORNA A CRESCERE…………. TU CIO è FANTASTICO
NEW YORK (WSI) – Sale più delle attese il Pil Usa del secondo trimestre. Tra aprile e giugno la crescita – secondo la prima lettura del Dipartimento del commercio – è stata del 4% in rialzo dal -2,1% del primo trimestre (dato rivisto dal -2.9%), quando l’economia d’oltreoceano aveva segnato il passo per via di un inverno estremamente rigido. Si tratta di un risultato superiore alle stime: gli analisti si aspettavano infatti un aumento del +3%.
A trainare la crescita è stata soprattutto la componente dei consumi privati che, nel secondo trimestre, ha segnato un aumento del +2,5% dopo il +1,2% dei primi tre mesi dell’anno.
Secondo i dati del governo, nel trimestre in considerazione, l’indice Pce dei prezzi dei prodotti di uso personale è cresciuto al ritmo annualizzato del 2,3%, in decisa accelerazione rispetto al primo trimestre e sopra l’obiettivo di lungo termine dell’inflazione del 2%. Sul fronte delle esportazioni, queste sono salite nel trimestre del 9,5% mentre le importazioni sono cresciute in misura maggiore, pari all’11,7%.
La variazione nelle scorte aziendali, valutata 93,4 miliardi di dollari contro i 35,2 miliardi del primo trimestre, ha aggiunto 1,66 punti percentuali al pil nel periodo, segno che le aziende prevedono una ripresa sostenuta nel tempo che porti a un incremento della domanda. Al netto della variazioni nelle scorte, l’incremento è stato del 2,3% contro la contrazione dell’1% registrata nei tre mesi precedenti. Gli investimenti aziendali nel periodo sono invece cresciuti del 5,5% mentre gli investimenti residenziali fissi sono aumentati del 7,5% dopo due trimestri consecutivi di flessione. Positivo anche il contributo del governo, che ha aumentato le sue spese e i suoi investimenti nel trimestre dell’1,6%.
Per quanto non è visto condizionare il dibattito della Federal Reserve, che termina la sua due giorni oggi, questo Pil potrebbe sostenere la tesi di chi crede che i tassi potrebbero tornare a salire a inizio 2015. Tra l’altro, per la prima volta da inizio 2012, l’inflazione nel trimestre ha superato il target del 2% fissato dalla Fed.
QUINDI VA TUTTO BENE GLI STATI UNITI HANNO SUPERATO LA CRISI ,CHE LORO STESSI AVEVANO GENERATO , E PRIMA O POI TOCCHERA USCIRNE ANCHE A NOI…. SU VIA BASTA ESSERE OTTIMISTI , BUONA GIORNATA A TUTTI