in caricamento ...

DEFLAZIONE SALARIALE: LA GRANDE COSPIRAZIONE!

Scritto il alle 07:20 da icebergfinanza

Mentre qui fuori nevica veramente ed è un autentico spettacolo e sulla scena politica italiana scende la nebbia tanto per cambiare, andiamo ad occuparci di un altro argomento, che spiega in maniera chiara e limpida, per quale motivo, nei prossimi anni, non ci sarà inflazione o almeno sino a quando non esploderà l’occupazione e i salari saliranno sulla luna.

Non ho idea se con l’immagine qui sopra sono riuscito a metaforizzare il destino di questo sistema economico, che mentre combatte l’ultima battaglia, ci sta trascinando tutti nel gorgo del fallimento ideologico di questo tempo!

Credo che per aiutare tutti coloro che hanno perso il posto di lavoro durante questa tempesta perfetta è importante condividere articoli come questi, per comprendere al di là di frode, manipolazione, avidità ed inganno, cosa in realtà sta succedendo e quai sono i meccanismi macro perversi che stanno distruggendo l’economia, ovviamente amplificati dalla socializzazione delle perdite, di un branco di esaltati che credeva nella crescita infinita e che i soldi crescessero nel campo dei miracoli.

Anche se l’economia statunitense sta crescendo e l’occupazione è migliorata, i salar, gli stipendi non hanno tenuto il passo. Poiché la maggior parte degli americani dipendono dalla loro paga per sopravvivere, il “recupero” che ha seguito la Grande Recessione assomiglia ad un tapis roulant. … Tratto da5 reasons why your pay isn’t rising as fast as it should – CBS News

Figuratevi in Europa, dove stanno deliberatamente massacrando il lavoro, massacrando stipendi e tranciando occupazione, per ristabilire competitività, mentre in Germania milioni e milioni di anime vivono con 400 euro al mese, l’arma segreta tedesca, i minijob!

Non sono pessimista Signori e Signore, sono semplicemente realista e offro soluzioni alternative. Sapete qual’è il settore che durante questa crisi e attualmente sta continuando a produrre occupazione? La Cooperazione, quella con la C maiuscola, non quella di un branco di avidi esaltati che l’ha sfigurata per correre dietro al fallimento di trent’anni di ideologie perverse.

Suppongo che l’iniqua distribuzione della ricchezza e dei redditi non conti nulla vero?  In fondo viviamo tutti di “trickle down”!

Sorrido quando sento parlare di articoli 18 o JobsAct vari, le soluzioni sono semplici, ma questa è un altro capitolo che mi piacerebbe affrontare strada facendo.

Ricordatevi che il mondo non è finito ieri, ne oggi ne mai finirà, durerà tanto questa crisi, ma ne usciremo, ne sono certo, nel frattempo serve la cooperazione, non la competizione, lasciate perdere competitività o flessibilità, quelle sono le ricette di un manipolo di falliti che vi ha lavato in cervello per TRENTANNI!

Ovviamente nessuna cospirazione, solo un grande dose di ideologia fallimentare, tutto trasparente alla luce del sole, un manipolo di falliti sta amministrando il fallimento dell’Europa.

Ma questo molti di Voi non possono comprenderlo, ma un giorno sarà chiaro, come l’ideologia di qualche idiota, avrà raso al suolo oggi l’economia europea, domani chissà!

Ma proseguiamo…

“Gli ultimi dati mostrano quanto lentamente il tapis roulant si stia muovendo. I guadagni orari medi per tutti i lavoratori è stato di un magro 0,1 % nel mese di dicembre – o due centesimi – rispetto al mese precedente, soltanto 1,8 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In altre parole, la crescita dei salari a malapena tiene il passo con l’inflazione, il che significa che, in termini di reddito reale, la maggior parte delle persone sta arrancando”

In teoria, i salari dovrebbero crescere al tasso di inflazione più il tasso di crescita della produttività. Ma negli ultimi anni la crescita dei salari è stata sotto questo punto di riferimento. Perché? Qui ci sono cinque fattori che cospirano per frenare la crescita dei salari.

Grande offerta di lavoratori disoccupati: il tasso di disoccupazione è sceso costantemente durante tutto il recupero, e anche se non è caduta più velocemente o tanto quanto vorremmo, è scesa dal 10 per cento nel mese di ottobre 2009 al 6,7 del dicembre 2013 . (…)  ci sono un numero considerevole di lavoratori scoraggiati – persone che vorrebbero lavorare ma hanno rinunciato a causa delle cattive condizioni del mercato del lavoro – che probabilmente torneranno nella forza lavoro,quando le condizioni migliorano. Così, anche se il tasso di disoccupazione è sceso c’è ancora un grande eccesso di offerta di lavoratori che sarebbero disposti a lavorare al salario corrente o forse anche ad un salario inferiore a quello che i lavoratori esistenti stanno ricevendo. A causa di questo, i lavoratori esistenti o nuovi assunti hanno poco o nessun potere contrattuale durante i negoziati salariali, il che tiene la crescita dei salari ammortizzata.

Aggiungo solo che la maggior parte delle nuove occupazioni in questi anni, vedi edilizia e mercato automobilistico, ma non solo, sono dovute ad un eccesso di debito, alla leva finanziaria, chi mai avrebbe comprato casa o cambiato auto ogni due anni, senza credito o leasing?

Automazione: durante la recessione un gran numero di lavoratori sono stati licenziati a causa delle cattive condizioni economiche, ma le condizioni delle imprese sono migliorate, non hanno assunto tutti i lavoratori licenziati durante la Grande Recessione. Invece, le imprese hanno utilizzato la recessione e la ripresa come un’opportunità per sostituire gli operai con robot, computer e così via. Il risultato è che la domanda di lavoro è più debole di quanto lo sarebbe senza questa automazione, e una domanda più debole si traduce in una minore pressione al rialzo sui salari.

E qui arriviamo alla Grande Realtà, sarà affascinante ascoltare a breve Obama e le sue parole al vento… Usa, Obama annuncia 5 ‘promise zones’: “Sgravi fiscali e aiuti contro la povertà” in un Paese dove …Con una decisione senza precedenti a livello nazionale, il Congresso degli Stati Uniti ha consentito qualche giorno fa la riduzione automatica dei fondi per il programma pubblico di aiuti alimentari (“food stamps”) destinati ad ampi strati della popolazione americana del tutto esclusi dalla “ripresa” economica teoricamente in atto.

I tagli ammontano a ben 11 miliardi di dollari nei prossimi tre anni e sono scattati in seguito all’esaurimento dei fondi stanziati da Camera e Senato all’interno del pacchetto di stimolo all’economia approvato in seguito all’esplosione della crisi finanziaria del 2008.

Il programma di assistenza alimentare – ufficialmente denominato Supplemental Nutrition Assistance Program (SNAP) – era nato durante la Grande Depressione e garantisce oggi la possibilità di acquistare cibo a qualcosa come 48 milioni di americani a basso reddito o senza alcuna entrata.

I “food stamps” erano stati originariamente introdotti dall’amministrazione Roosevelt per far fronte ad una situazione di povertà dilagante sul finire degli anni Trenta del Secolo scorso e, in questi anni, sono tornati ad essere per molti un mezzo di sussistenza fondamentale alla luce delle conseguenze della nuova gravissima crisi del capitalismo americano e internazionale. USA: tagli Congresso ai “food stamps“, 48 milioni di persone – Irib

http://icebergfinanza.finanza.com/files/2014/01/c773326369e51b8f98bc850d43b9dad4_XL.jpg

E quindi terzo motivo…

Svuotamento della classe media: In passato, l’automazione ha sostituito i lavori a basso salario, come il lavoro nelle catene di montaggio in fabbrica.I lavoratori licenziati in genere sono stati in grado di trovare nuovi posti di lavoro con redditi superiori e il risultato fu che i salari medi tendevano a salire. Tuttavia, più recentemente l’automazione ha sostituto di posti di lavoro della classe media , e in molti casi i lavoratori licenziati sono costretti ad accettare lavori a basso salario. Alcuni lavoratori hanno migliorato le loro condizioni, dopo che sono stati sostituiti dalla tecnologia, ma ci sono abbastanza lavoratori a paga ridotta che tengono i salari medi compressi. Molti economisti ritengono che questo sia il motivo per cui il salario mediano per i lavoratori di 25 anni  è diminuito del 10 per cento dal 2007.

Declino della sindacalizzazione: Nel corso degli ultimi decenni, la sindacalizzazione è diminuita considerevolmente. Secondo un rapporto dell’Economic Policy Institute, la quota della forza lavoro rappresentata dai sindacati è scesa dal 26,7 per cento al 13,1 per cento” nel periodo 1973-2011, e questo ha portato a un corrispondente calo del potere contrattuale del lavoratore. Anche se questo è discutibile, può essere che il calo del potere contrattuale influisce sulla scissione tra profitti e salari all’interno di una società, e aiuta a spiegare perché i profitti sono stati così forti durante il recupero mentre i salari sono rimasti fermi.

Durerà questa manna del cielo per la Corporation americana, riusciranno le Corporation ad incrementare ancora i margini e profitti, automatizzando, licenziando e delocalizzando il lavoro, riusciranno i nostri eroi ad offrire il pretesto ad un branco di psicopatici per far salire gli indici americani al record stellare di tutti i tempi? A breve la risposta nelle prossime trimestrali.

Ma proseguiamo…

Globalizzazione: Un altro motivo per l’incapacità dei lavoratori di contrattare salari più alti è la facilità con cui molti posti di lavoro o interi impianti di produzione possono essere spostati in nuove sedi in tutto il mondo dove la manodopera è a buon mercato. Questo non è unico per il periodo di recupero – molto simile alla sindacalizzazione è parte di una tendenza più  a lungo termine – ma aiuta a spiegare perché i lavoratori hanno avuto difficoltà di contrattazione per salari più alti durante il periodo di recupero.

Motivo per cui la mia proposta di implementare la Glocalizzazione per attenuare gli effetti di questa crisi,in un mondo di esaltati che non vede alternativa alla globalizzazione, fa sorridere.

Una migliore spiegazione del termine la trovate qui… la glocalizzazione  ma avremo tempo e modo di parlarne durante l’anno.

Al momento opportuno vi racconterò di una nuova strada, l’economia civile, un nuovo paradigma economico-relazionale incentrato sul bene comune, sulla cooperazione, sulla reciprocità e sulla persona.

Immagino già i sorrisi e l’ironia di molti, ne ho sentita tanta in questi anni, ma piano, piano il tempo si avvicina… Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.

« SOSTIENI L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE contribuisci anche tu LIBERAMENTE a tenere in vita un’isola di condivisione quotidiana nell’oceano infinito di questa tempesta perfetta …Chiunque volesse ricevere le ultime analisi può liberamente contribuire al nostro viaggio cliccando sul banner in cima al blog o sul lato destro della pagina. Semplicemente Grazie!

Inoltre Vi aspettiamo tutti per la nuova avventura su   METEOECONOMY  per condividere insieme nuove informazioni e analisi non solo economico/finanziarie attraverso la tempesta perfetta.

3 commenti Commenta
magro
Scritto il 14 Gennaio 2014 at 15:13

Caro Andrea, a questo punto però mi pare di capire che la deflazione è voluta, che fa parte di quel percorso di cui parlava Monti, in quella angosciante intervista dove diceva “abbiamo distrutto la domanda interna”. Quindi vogliono salari più bassi (e prezzi più bassi) per riacquistare competitività sulle esportazioni? questo può essere legato al fatto che con l’introduzione dell’euro in Italia sono raddoppiati prezzi e in larga parte salari, e la cosa è per qualche motivo insostenibile? Il processo globale mi è talmente incomprensibile che per un aspetto che accenna a schiarirsi mille altre domande sorgono. Per esempio una molto banale, ma se tutti ritengono che aumentare le esportazioni sia la soluzione della crisi, chi sarà a comprare? per quale altro scopo quindi può essere utile deflazionare? e inoltre, come è realmente influenzato il debito pubblico da uno scenario deflazionistico? sembrerebbe diventare impagabile e quindi l’unico scenario possibile parrebbe quello della ristrutturazione, ma è davvero così o ci sono altre possibilità? e inoltre i bail in bancari come si incastrerebbero in tutto questo? certo che sottrarre risparmi alla gente la farebbe diminuire un bel po’ la domanda interna… per quanto riguarda la spesa pubblica inoltre è necessario osservare che essa non sta diminuendo nella maniera più assoluta, le operazioni di contrazione salariale ad esempio sono dirette al solo privato, nei confronti dei dipendenti pubblici vengono attuate per ora manovre soprattutto finalizzate a sottolinearne la … soggezione al potere 🙂 per quelli di basso livello, per i dirigenti e per gli amici al contrario gli stipendi aumentano.

quindi, in sintesi, la deflazione è voluta e viene ricercata attraverso la disoccupazione la quale laddove massiva consente la riduzione degli stipendi, incentivata dal credit crunch, che impedisce alle imprese di sopravvivere, e dall’aumento dell’età pensionabile, mentre il debito pubblico non è un problema. Perché????

John Ludd

Bentornato, è molto interessante quello che scrivi sulla riduzione consistente del consumo energetico come soluzione alla riduzione delle risorse. Non è detto che sarebbe una tragedia, a mio parere il nostro modello di vita è di una noia mortale, le molte comodità che abbiamo ci potrebbero servire a liberare tempo per vivere, ma invece le ore di lavoro non calano, abbiamo bisogno di guadagnare il più possibile per comprare cose di nessuna utilità reale. Una vita passata a perseguire il niente.
Ma vorrei chiederti di fare qualche esempio pratico, se puoi. Cosa faremo per diminuire il consumo energetico? Mandare avanti una sola lavatrice la settimana o niente lavatrice del tutto? andare a fare la spesa in macchina al supermercato distante venti chilometri una volta la settimana, una volta al mese, o andarci in bicicletta?
Da parecchio tempo ti vorrei chiedere se ti è capitato di vedere i video su joutube di Alessandro Pulvirenti, che è un commentatore del blog Argento Fisico, inerenti la riduzione delle disponibilità di fonti energetiche, e se li hai visti cosa pensi delle informazioni che contengono.

grazie, un saluto cordiale a tutti.

gioc
Scritto il 14 Gennaio 2014 at 20:52

Caro Mazzalai , leggo sempre con grande piacere ed interesse i tuoi articoli. Inutile dire che li condivido pienamente. Questo articolo , in particolare mi colpisce , perché vi leggo un’analisi della crisi che è di stampo prettamente marxista. Io inviterei tutti a riprendere in mano qualche vecchio libro di filosofia del liceo e rileggersi il caro, vecchio e tanto bistrattato Marx. Oggi molti si vergognano pure a citarlo,specie a sinistra, quasi fosse un vecchio arnese da mettere in disuso , eppure la chiara e perfetta comprensione della attuale crisi è tutta lì , nel pensiero del vecchio Marx. Questo senza nulla togliere alla moderna economia scientifica. Oggi hai scritto un articolo di analisi marxista della crisi , non so se intenzionalmente o meno.

sd
Scritto il 14 Gennaio 2014 at 22:45

Grande articolo Capitano Andrea.

Spero di esserci il giorno in cui l’occupazione esploderà……..e sopratutto spero, quel giorno, di trovare delle persone con la capacità di saperlo fare e magari anche con la voglia di farlo il lavoro che arriverà.

Condivido che la “glocalizzazione” potrebbe aiutare molte aziende e persone nel momento attuale, visto che in fondo buona parte dei prodotti di massa ad “alto contenuto tecnologico” (parolone per dire il…..nulla) sono semplici bluff la cui reale utilità è solo un effetto dei mezzi di comunicazione di massa…….Non sò voi ma i miei oggetti ad “alto contenuto tecnologico” ho dovuto buttarli nella spazzatura e causa del loro mal funzionamento o continuo guasto…..sono solo una perdita di tempo e soldi buttati.

SD

CONSULENZA FINANZIARIA GENERICA
SOSTIENI ICEBERGFINANZA
SOSTIENI IL NOSTRO VIAGGIO
IL NOSTRO LIBRO clicca qui
Segui IcebergFinanza su
http://www.facebookloginhut.com/facebook-login/ http://www.facebookloginhut.com/facebook-login/ http://www.facebookloginhut.com/facebook-login/
CONTATORE