in caricamento ...
COOPERAZIONE…L’ULTIMA SPERANZA!
Forza ragazzi che siamo partiti alla grande in un solo giorno oltre 500 firme da soli, senza fare rumore, piccole gocce che diventano oceano e forse tsunami, uno tsunami per sostenere la tradizione, il futuro del nostro Paese. Abbiamo bisogno di ognuno di Voi, di amici e parenti, basta nome cognome e mail cliccando su CHANGEorg o sul banner in cima al blog, abbiamo bisogno di un’ ONDA ANOMALAAAAA!
Nell’ultimo capitolo del mio libro Viaggio attraverso la tempesta perfetta ho scritto che…
… dalle intuizioni dei probi pionieri di Rochdale, cittadina inglese nei pressi di Manchester, alle prese con la concorrenza della grande industria e minacciata dalla fame, nasce la speranza di assicurare benessere materiale e migliorare le condizioni familiari e sociali dei propri soci, proseguita in Francia nelle cooperative di lavoro e diffusasi in Germania con la nascita della prima cassa rurale a responsabilità illimitata… granelli fondamentali levigati dalla miseria e dalle terribili crisi economiche e sociali in cui sono nati, tesori che prima o poi dovranno essere nuovamente valorizzati, perché è necessario riconsiderare la persona prima del capitale, il suo progetto prima della sua disponibilità reddituale e del suo patrimonio, il profitto sostenibile piuttosto che la pura speculazione.
Sto parlando della cooperazione, quella vera, quella autentica e guardate cosa sta accadendo in Grecia ma non solo, di cui vi riporto una sintesi…
L’economia cooperativa, il sogno greco di Tsipras Il leader di Syriza, contro l’austerity, loda l’esempio dell’azienda ceramica rilevata dagli operai
Fino al 2009 la Viomihaniki Metalleytiki (Vio.Me.), una fabbrica di Salonicco controllata dal colosso della ceramica Filkeram-Johnson, è un’azienda sana che dà lavoro a 70 persone. Nel 2010, l’anno del primo Memorandum Ue, la Vio.Me. viene completamente travolta dalla crisi.(…) Passa un anno e nel maggio 2011 la Filkeram-Johnson ritiene che la fabbrica non abbia alcuna possibilità di sopravvivere, abbandonandola al suo destino. I dipendenti, a fronte di ritardi sempre più consistenti nel pagamento degli stipendi, scioperano e si astengono dal lavoro. Per quasi due anni gli operai percepiscono solo il sussidio di 359 € al mese e controllano la fabbrica a turni, per evitare che i macchinari vengano portati via.(…) La decisione di provare a riprendersi l’azienda e amministrarla tramite una cooperativa viene votata dal 98% dei 42 iscritti al sindacato
(…) Oltre alla difficoltà di reperire capitale e finanziamenti, ci sono anche grossi problemi legati alla legislazione greca sulle cooperative. «Ci stiamo accorgendo che il quadro giuridico non solo non facilita la creazione di una cooperativa in Grecia, ma a volte addirittura la ostacola», si lamenta il presidente del sindacato.
Le origini del movimento cooperativo greco risalgono all’800, quando la prima società mutualistica venne fondata nella città di Ampelakia. All’epoca non c’era solo la crisi, ma anche lo schiavismo. Il successo di questa esperienza cooperativa è stato quindi duplice: da un lato ha creato lavoro; dall’altro ha permesso l’emancipazione dei lavoratori dai padroni ottomani. L’autogestione della Vio.Me., come argomenta Anagnostou, punta così a modificare i rapporti di forza nell’agonizzante mondo del lavoro greco e a ridare nuova linfa alle cooperative: «Negli ultimi anni si è creata una situazione di reciproca diffidenza tra i lavoratori. Non collaboriamo più tra noi, non coordiniamo i nostri sforzi, non fondiamo cooperative. Con quello che abbiamo fatto alla Vio.Me. speriamo di riuscire a spezzare questo circolo vizioso e far rinascere il movimento cooperativo in Grecia».
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/grecia-economia-cooperativa#ixzz2NOVu6500
Incredibile no, ma non è finita!
Il problema è che in Italia si continua a riproporre sempre e solo le stesse ricette fallimentari che hanno dimostrato tutta la loro inadeguatezza in questi anni, politici e professori falliti che ci insegnano la strada per uscire dal fallimento.
Come vi ho raccontato lo scorso anno Alberto Bisin, si uno dei fondatori del movimento degli acchiappa declini, travolto da una pila di lauree e master nascosti nell’armadio di Giannino, parlando della cooperazione in COOP CAPITALISM…
L’idea di costruire sopra questo concetto un sistema economico mi lascia perplesso”. Se diversi sono i sistemi finanziari fra i vari paesi, e in particolare fra Usa e Europa, uguali sono i risultati: “Negli Stati Uniti la finanza è lasciata al mercato, ovvero alla grandi lobbies, molto più che in Europa, dove è invece la politica a controllare la banche. Ma il risultato è lo stesso, ovvero il sistema finanziario è gestito in maniera inefficiente ovunque: che siano lobbies o politica il sistema finanziario sfugge comunque al controllo”.
Vero è però che il sistema cooperativo del Trentino è davvero efficiente: “Le cooperative qui sono un sistema di governance dell’impresa, si tratta di uno dei casi più interessanti – ha proseguito Bisin -. In Trentino le cooperative funzionano ma per una tradizione storica diversa, per un substrato culturale favorevole e per peculiari condizioni geografiche, visto che il territorio è montuoso, fatto a valli isolate dal punto di vista delle comunicazioni”.
Capito! Substrato culturale favorevole e peculiari condizioni geografiche, visto che il territorio è montuoso, fatto di valli isolate dal punto di vista delle comunicazioni, roba da matti ma dove li trovano i professori che sognano di acchiappare declini.
Questi signori, vivono di ricordi, vivono immersi nel fallimento di un sistema e non sono in grado di concepire un’alternativa, reale, possibile, che possa integrare ed ammortizzare l’inadeguatezza del sistema, un sistema che ha fallito, fallito e ancora fallito!
Non c’è solo la cooperazione come ho scritto un paio di anni fa…
E’ in arrivo la nuova stagione, con questo titolo Altreconomiaintroduce il suo viaggio tra le virtù del nostro paese partendo dalla riscoperta dei nostri ditretti, un’Italia che in passato veniva considerata dagli economisti come il “Paese dei distretti”.
” In ciascuna microzona d’Italia si erano formati, diffusi e consolidati saperi e abilità particolari, trasmessi grazie a relazioni dirette, personali , in una specie di passaparola. Ne è nato un sistema economico, quello appunto dei distretti, senza gigantismi e anzi innumerevoli specializzazioni che è stato un punto di forza dell’economia italiana.
Oggi che il mondo è cambiato e i contraccolpi del sistema globale hanno messo a dura prova i distretti e l’intero apparato produttivo nazionale, è forse il tempo che l’Italia riscopra un’altra sua antica vocazione. E’ un insieme di talenti che è assai facile scorgere, a patto di avere mente sgombra dai pregiudizi e dalle lenti ideologiche che abbiamo ereditato dal Novecento e dalle sue teorie economiche impregnate di produttivismo e consumismo. Sto parlando di tesori come la natura, il paesaggio, la storia, la sensibilità per l’ambiente, il senso di comunità. Sono qualità e vocazioni che ciascuna zona, potremmo dire ogni distretto, declina a modo suo.”
Io ci aggiungo il “profumo della cooperazione” !
Nella stagione storica cominciata con il nuovo millennio, segnata da una profonda crisi economica, sociale e ambientale che nessuno in buona fede osa più negare, è urgente liberarsi dai condizionamenti del passato e guardare con occhi nuovi a simili tesori, oscurati e vilipesi negli anni del capitalismo puro, tutto produzione e consumo e sfruttamento del territorio.(…) occorre davvero voltare pagina e mettere in discussione i dogmi dell’economia dominante.
E’ una sfida che fa impressione, certo, ma riguarda ciascuno di noi e può essere affrontata solo con un’azione individuale e collettiva, sociale e politica. Si tratta di operare per un cambiuo di mentalità e di comportamenti. Perciò lo sguardo globale è l’ottica migliore per l’azione quotidiana. Non è un paradosso, ma un nuovo modo di concepire la responsabilità verso gli altri, generazioni future incluse e di darsi una linea di condotta capace di futuro.
(…) recupero del territorio, sovranità alimentare, protezione dell’ambiente, consumo responsabile, solidarietà, mutualismo, qualità del lavoro e della vita saranno i parametri sui quali misurarsi.(…) (Lorenzo Guadagnucci )
…
Buttiamo giù tutto a Milano … e poi trsaferiamo un pò di Dolomiti in periferia… 😉 😉 😉
Indovina indovinello quale e’ il paesello:
Ma in verità non hanno potuto fare nulla per cambiarlo: ……….è un paese con grandi ingiustizie. Nel 1970 …………..possedeva il 44% delle attività finanziarie nette. Nel 2011 erano il 66%. Le imposte sui salari, i redditi e i consumi – sostenute dalla massa – sono pari all’80% del totale delle entrate fiscali, le imposte sui redditi d’impresa e i profitti sono solo il 12%. Quasi 8 milioni di ……. .ricevono un basso salario. 12 milioni di individui vivono al limite o sotto la soglia di povertà. Il 25% degli occupati in ………..ha un lavoro precario: lavoro interinale, lavoro a tempo, contratti d’opera, tirocini. Il 50% dei nuovi posti vacanti è a tempo determinato…
Beh quando io esco di casa qui a Padova zona stazione vedo una Italia senza speranza, un’Italia lasciata al degrado in mano alla peggior feccia extrcomunitaria che potevamo importare. Ogni bellissimo ideale cade, quale cooperazione quale senso di aiuto reciproco, solo la stanchezza e l’impotenza restano come sentimenti. Facciamo un po come in Australia, liberiamoci un pochetto riacquistiamo un alito di libertà ricominciando a camminare per le nostre vie senza paura. Fatto questo iniziamo a parlare di qualsiasi tipo di economia alternativa.
Devi essere connesso per inviare un commento.
certo che tu quando esci di casa vedi le dolomiti, io vedo un grigio palazzo milanese…
scherzo, ho girato il link a 27 persone