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OBAMA O …”TRICKLE DOWN” PER TUTTI OFFRE ROMNEY!
In America si attende un esito all’ultimo voto, brogli o battaglie legali non importa, quello che è certo è che da mercoledi l’America intera festeggerà la rielezione di … Bernanke, si proprio lui il governatore della banca centrale americana, lo scienziato pazzo che quotidianamente sostiene il fallimento americano!
Ci sono molti numeri che non quadrano sotto il livello di galleggiamento dell’economia americana, soprattutto nel mondo del lavoro, dinamiche che ben pochi si sforzano di evidenziare ma questo non cambia la sostanza ovvero che nonostante tutto, senza l’intervento dello Stato, l’America sarebbe oggi in una depressione al confronto della quale quella del ’29 sarebbe ricordato come un picnik in Central Park!
Abbiamo già esplorato il primo atto nostrano in Fermare il declino o l’ideologia ora andiamo ad osservare cosa sta accadendo in America…
Affascina osservare oggi qua e la qualche rottame intellettuale che si sforza di addossare le colpe di quanto è accaduto in questi anni al presidente Obama, la cui colpa personalmente è quella di essere stato spesso e volentieri un “can che abbaia ma non morde” soprattutto nei confronti di Wall Street e della corporatocrazia americana.
Non mi è piaciuta per nulla la stagione di Obama, molte ombre poche luci, ma se proprio bisogna segliere, scelgo il male minore, nonostante come ben sappiamo dati e statistiche in America sono poco più di un’opinione del senno di poi…
“ Il tasso di disoccupazione quando il presidente americano Barack Obama ha assunto l’incarico nel gennaio 2009 era il 7,8%. Il tasso di disoccupazione è stato superiore all’8% per 43 mesi, la serie più lunga da quando è iniziata la raccolta dei dati del 1948.(…) I dati sul mercato del lavoro «ci ricordano che l’economia è virtualmente a un punto morto», ha replicato il candidato repubblicano Mitt Romney. «Il tasso di disoccupazione è più alto ora di quando il presidente Obama ha assunto l’incarico». «Il presidente Obama non ha mai capito come si creano i posti di lavoro», ha continuato il candidato repubblicano alla Casa Bianca. «Con Obama Gli Stati Uniti potrebbero andare incontro ad un’altra recessione», ha ammonito Romney. «Io – promette Romney – dal primo giorno in cui sarò presidente aiuterò gli americani a tornare al lavoro». (…) IlMessaggero
Abbiamo visto in questi anni come si creano i posti di lavoro anche grazie alle scorribande dei private equity ed in particolare della Bain Capital di Romney tra una fantasia fiscale e l’altra ma il candidato americano pensava veramente che bastasse qualche anno per cancellare decenni di disastri repubblicani e democratici a partire dalla deregulation selvaggia per arrivare al fenomeno subprime saltandone tante altre.
“Chi vota Romney vorrebbe ristabilire quell’eccezionalismo americano basato su tasse relativamente basse, su un governo leggero e su un welfare snello e meno distorsivo; una classe media e anche medio bassa che non crede nell’assistenzialismo ma nell’individuo che ce la deve fare da solo, nel privato il più possibile. Oggi invece l’America di Obama spende il 42 per cento del proprio Prodotto interno lordo, un valore già oggi simile al livello della Spagna e, a politiche invariate, proiettato a salire fortemente nei prossimi anni, date le riforme di Obama. A torto o a ragione, una buona parte di americani non vuole seguire la strada europea che, come vediamo a nostre spese, non sempre ha avuto successo. È questo su cui si giocano le elezioni: un’America diretta verso uno stato sociale onnipresente stile europeo o un’America che ritorna al suo modello liberista.” Gadlerner
Questo è Alesina, uno che con Zingales ha dichiarato il pieno appoggio a Romney.
Ma dove stavano in questi anni questi illuminati liberisti o neoliberisti che oggi spuntano come funghi in mezzo al bosco del fallimento della loro ideologia? E’ fantastica l’America nella quale migliaia di persone muoiono di cancro solo perchè non possono permettersi l’assicurazione privata, fantastica soprattutto perchè dopo la crisi vi sono ben 9 milioni di americani che pregano si restare sani perchè hanno perso l’assicurazione sanitaria.
Nel suo commento Alesina spiega inoltre come Mitt Romney e Paul Ryan abbiano un piano credibile per mitigare l’impatto del Fiscal Cliff, l’aumento di imposte e il contemporaneo programma di tagli che scatterà a inizio 2013 se il Congresso non troverà un nuovo accordo. L’editorialista del Corriere della Sera rimarca la novità rappresentata dal piano Ryan, che propone una parziale privatizzazione di Medicare, il programma che fornisce copertura sanitaria pubblica agli anziani sopra i 65 anni, ed una drastica riduzione della spesa pubblica, portata ai livelli di inizio novecento.
Ma sentite come sta ormai diventato una “guerra civile ideologica” come quella che nei prossimi mesi accompagnerà il nostro Paese, vista l’innumerevole presenza di estremismi da una parte e dall’altra…
NEW YORK – E dunque, dopo l’arrivo dell’uragano Sandy e la gestione dell’emergenza unanimemente lodata, Barack Obama vede sensibilmente più vicina la rielezione. Lo dicono i sondaggi e gli umori circolanti per l’America di tutti colori, lo dicono soprattutto i dati di un recupero tangibile (per quanto valgono dappertutto i sondaggi) negli stati chiave dello Ohio e della Florida. Ma mentre l’America democratica incrocia le dita e spera che i sondaggi non vengano smentiti, ce n’è un’altra che di altri quattro anni di Obama non vuole proprio sentir parlare. Le parole d’ordine di questi Stati Uniti anti-Obama, che ancora sperano in una vittoria di Romney, ce le racconta Robert Raciti, managing director in una merchant bank a Ney York, nella quale è responsabile dei settori Tecnologia, Media e Comunicazione.
«Io sono un investitore e la vedo in modo molto semplice: se Barack Obama fosse un amministratore delegato, verrebbe semplicemente licenziato. Facciamo due conti semplici semplici: ha perso il doppio dei soldi dei suoi predecessori e, insomma, ci sono trilioni di ragioni per cui non vogliamo finire come la Grecia…».
O come l’Italia o la Spagna vero Romeny, ecco la prima balla dell’intervista, Obama avrebbe perso il doppio dei soldi, ovviamente grazie alla fattiva collaborazione di Georgino Bush & Company, si quelli che la spesa pubblica non l’anno neanche vista …
Li avete visti i grafici quelli che raccontano la storia e non le balle, avete visto l’attivismo pubblico dei presidenti repubblicani?
E’ tutto un concentrato di balle il neoliberismo, non importa tanto la validità di una teoria ma il suo contagio, il contagio delle balle, si come quelle che fioccano quotidianamente in Italia per “fermare il declino” , come l’ultima sui 700 miliardi di euro risparmiati con il dividendo di mia nonna, una balla tira l’altra tanto gli italiani sono cosi “ignoranti” in economia che più le bevono e più si esaltano nelle loro battaglie ideologiche.
Ma continuiamo…
Ma davvero è così evidente e matematicamente provabile il suo fallimento? «Vi servono altri dati oltre quelli dei soldi che abbiamo perso? Bene. Quando è diventato presidente c’erano 31 milioni di persone che ricevevano cibo all’interno dei programmi per indigenti. Oggi sono 46 milioni, che è come dar da mangiare all’intera Spagna.Quando uno guida un paese non può perde un trilione l’anno, vedere crescere così tanto la povertà e la spesa ed essere anche riconfermato…»
Quali sono i più grossi errori politici e culturali di Obama? «Il primo, il principale è quello di non aver creato un ambiente favorevole, amichevole nei confronti di chi, rischiando mezzi propri, crea opportunità di lavoro e di impresa. Penso soprattutto alle piccole e medie imprese, che danno da lavorare a più persone di quanto facciano le grandi, anche se nessuno lo dice».
E in che modo, con quali decisioni, Obama avrebbe tagliato le gambe ai piccoli e medi imprenditori? «Conosco molte persone che hanno fondato o guidano piccole e medie imprese, e nessuno di loro può permettersi di assumere più a causa della riforma sanitaria e dell’innalzamento della tassazione. Una riforma sanitaria – voglio dirlo chiaramente – semplicemente insostenibile per le piccole imprese Tutti loro, davvero tutti loro,. dicono che non possono permettersi di assumere. L’incentivo al profitto, all’investimento per guadagnare, è sempre più basso e la tassazione progressiva veramente iniqua e penalizzante. Mi colpisce molto che l’America fatichi a capire che chi investe e rischia deve essere premiato: perché se guadagna sta creando lavoro e ricchezza per tutti, mentre se va male perde i suoi soldi. Dopo tutto, il sogno americano era proprio questo: creare ricchezza e benessere, e premiare chi aveva il coraggio le idee e la voglia di rischiare».
Una balla tira l’altra e dagliela con sta menata del “trickle down” soprattutto in un paese dove le tasse sono ai minimi termini soprattutto per la corporatocrazia che amministra lo Stato, si perchè se qualcuno non l’ha ancora capito in America non è lo Stato che amministra l’economia ma Wall Street e la corporatocrazia attraverso miliardi di dollari di puro lobbismo, obolo per la politica che asseconda quotidianamente il fallimento del libero mercato.
Eppure Obama sembra cavarsela, nei sondaggi. Vuol dire che sono gli americani che si sono dimenticati il sogno americano? O forse stanno “cambiando” sogno? «Bisognerebbe ripristinare principi di proporzionalità, e una tassazione giusta e davvero uguale per tutti, che non penalizzi drammaticamente chi guadagna più di 250 mila dollari l’anno. La ricetta è semplice ed è ormai nota: con più stato, con troppo stato, non si va da nessuna parte, e la storia è lì ad insegnarcelo. Obama è un grandissimo oratore, ma gli americani dovrebbero guardare anche ai risultati delle sue azioni, e non solo a come suonano bene le sue parole…»
Roba da piegarsi in due dalle risate, in America si penalizza drammaticamente chi guadagna più di 250 mila dollari ovviamente chiedetelo ai vari Buffet & Company come sono drammaticamente penalizzati, chiedetelo alla classe media americana che vive quotidianamente di caviale e champagne, tranne qualche fortunato che ha l’onore di disporre di 300/600 dollari al mese un pò come i figli di Angelina e della sua memorabile riforma Hartz 4 400 euro al mese per sopravvivere, ma finiamola di raccontare balle da quattro …lire!
L’articolo finisce con la solita storiella per fessi e ingenui sulla gente che non capisce cosa sia un private equity, si quelli che investono solo soldi e energie per rilanciare le aziende, come ha fatto ad esempio la Bain Capital con la nostra Seat Pagine Gialle, fatevelo raccontare se trovate il tempo…
E lei che di mestiere si occupa di investimenti e finanza di impresa, che clima sente attorno? «È tremendo accorgersi come anche nel nostro paese, un paese per Dna amico di chi fa impresa e investe, la gente non capisce cosa sia il private equity. Pensano che siamo speculatori, e invece investiamo soldi ed energie per rilanciare e dare forza alle aziende. Bisogna abbassare tasse a chi investe soldi qui, è molto semplice perché se andiamo avanti così chi ha soldi e idee non verrà più in America, ma in paesi più amichevoli. Non riesco, davvero non riesco a capire come la società americana faccia fatica a capire che questo è stato il peggiore della storia americana: aveva detto che avrebbe ridotto il deficit e invece lo ha raddoppiato, e ha fatto il contrario di quello che ci insegna la nostra grande storia».
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/robert-raciti-obama#ixzz2BIRjzeZC
Meditate gente meditate, Consapevolezza inanzitutto e soprattutto equilibrio la verità non sta mai da una sola parte, ma la storia è inesorabile, nelle grandi crisi economiche e depressioni, il libero mercato si scioglie come neve al sole e il privato scompare tra un oceano di socializzazioni delle perdite e privatizzazioni dei profitti.
Cercate di non dimenticarVi che questa è una crisi di debito privato, privato, privato e non solo pubblico come qualche povero professore esaltato vi sta cercando di far credere!
Fermare il declino o l’ideologia fallita che nasconde le proprie responsabilità?
E’ cosi difficile sedersi intorno ad un tavolo e prendere il meglio che ogni teoria economica offre, il meglio di ogni ideologia, evidentemente si!
In serata per i sostenitori è in arrivo EPPUR SI MUOVE… una sorpresa per molti!
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Quello che per fortuna sembra certo, e’ che nessuno dei 2 candidati seguira’ le orme del sinistro (o destro) personaggio in gonnella della Germania con la sua profezia di altri 5 anni di orrore deflattivo( dopodiche’ l’Italia non esisterebbe piu’). Quindi la speranza e’ che tra America, Gran Bretagna e Giappone che seguono, come dice Pelanda, formule di rigore non troppo (ehm) restrittive dei potenziali di crescita, anche l’area euro(se proprio non deve implodere) sia costretta a fare cosi’, con buona pace della fuhressa, che per educazione comunque (essendo noi in un territorio occupato dalle sue truppe), saluto, come d’uso, con la manina(heil) .
p.s.: ma la profezia non e’ un esplicito incoraggiamento alla speculazione anti Italia?
Credo che, tutto sommato, anche la tempesta perfetta sia da preferire ad altri 5 anni di dittatura Germanica.
“Sarà una sorpresa per chi mi conosce sapere che non ho sostenuto un’ulteriore politica monetaria accomodante durante i nostri incontri della settimana scorsa. Ho più volte chiarito durante il FOMC e in discorsi pubblici, di ritenere che ogni ulteriore programma per avventurarsi in questa direzione ci porta verso acque profonde e inesplorate. Alla Fed siamo fortunati in quanto abbiamo dei modelli econometrici sofisticati e dei bravi analisti. Possiamo facilmente arrivare a delle teorie plausibili su quello che dovremo fare quando dovremo virare o eventualmente fare retromarcia. Tuttavia la verità è che nessuno nel comitato, né il nostro personale presente nel board dei governatori e nemmeno le 12 banche, sanno veramente che cosa può far ripartire l’economia. Nessuno sa veramente cosa potrebbe funzionare per rimettere in rotta la crescita. E nessuno, e di fatto anche nessuna banca centrale, sa bene come riportare la situazione in equilibrio partendo dal punto nel quale ci troviamo. Nessuna banca centrale e nemmeno la Federal Reserve è mai stata in questa nave fino ad ora”.
Richard Fisher, presidente della Federal Reserve di Dallas.
Ricollegandomi al commento di Gracav: non lo sanno perchè il modello è alla frutta, virtualmente finito. i tentativi di rianimarlo, a base di doping monetario, sono palliativi di breve che non fanno altro che aggravarne lo stato.
Ma il cambio di rotta non sarà, come vediamo bene, indolore. Restano incerte le faglie di rottura: progressivo sgretolamento, come parrebbe, delle periferie o improvvisa implosione del centro?
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Sono daccordo Andrea. E’ ineludibile come ci adoperiamo a modificare la creatura per poi ossernarne i cambiamenti e agire di conseguenza. Per questo disconosco il nobel per l’economia. Non è una scienza che posa delle regole che col tempo verranno verificate, tipo la relatività per la fisica.