BAUMAN E LA LIQUEFAZIONE DELLA POLITICA!
Come ho più volte scritto da tempo ormai assistiamo al sequestro delle Nazioni e del futuro delle Giovani Generazioni!
Della politica nessuna traccia, un pò perchè in materia finanziaria ed economica impera l’ignoranza, un pò perchè da tempo la politica è un unico intreccio con finanza, media ed elites o caste varie.
Quello che è certo è che vi è più speranza nei dibattiti e nelle conferenze organizzati dalla e tra la gente comune che nelle stanze ovattate dei programmi televisivi, dove la delegittimazione è l’arma quotidiana di sopravvivenza
Su Micromega il sempre lucido Bauman ci racconta che la globalizzazione del potere ha portato alla crisi della politica.
«La ragione di questa crisi, che da almeno cinque anni coinvolge tutte le democrazie e le istituzioni e che non si capisce quando e come finirà, è il divorzio tra la politica e il potere». Zygmunt Bauman riesce subito ad andare al dunque senza perdersi in giri di frase. Non a caso possiede il dono di quella che Charles Wright Mills chiamava l’immaginazione sociologica, la capacità di fissare in una frase, in un’idea, la realtà di un’intera epoca, e il grande studioso polacco lo ha fatto con la sua metafora della “Vita liquida” e della “Modernità liquida” (cosa è più imprendibile e sfuggente dell’acqua e dei suoi flussi?) per descrivere con geniale chiarezza la precarietà e l’instabilità della società contemporanea.
Professor Bauman, è per questo che i politici sembrano girare a vuoto di fronte alla crisi?
«Sì. Il potere è la capacità di esercitare un comando. E la politica quella di prendere decisioni, di orientarle in un senso o nell’altro. Gli stati-nazione avevano il potere di decidere e una sovranità territoriale. Ma questo meccanismo è stato completamente travolto dalla globalizzazione. Perché la globalizzazione ha globalizzato il vero potere scavalcando la politica. I governi non hanno più un potere o un controllo dei loro paesi perché il potere è ben al di là dei territori. Sono attraversati dal potere globale della finanza, delle banche, dei media, della criminalità, della mafia, del terrorismo… Ogni singolo potere si fa beffe facilmente delle regole e del diritto locali. E anche dei governi. La speculazione e i mercati sono senza un controllo, mentre assistiamo alla crisi della Grecia o della Spagna o dell’Italia…».
È l’età della proprietà assenteista, come la chiamava Veblen, della finanza: era meglio prima?
«Il capitalismo di oggi è un grande parassita. Cerca ancora di appropriarsi della ricchezza di territori vergini, intervenendo con il suo potere finanziario dove è possibile accumulare i maggiori profitti. E’ la chiusura di un cerchio, di un potere autoreferenziale, quello delle banche e del grande capitale. Naturalmente questi interessi hanno sempre spinto, anche con le carte di credito, ad alimentare il consumismo e il debito: spendi subito, goditela e paga domani o dopo. La finanza ha creato un’economia immaginaria, virtuale, spostando capitali da un posto all’altro e guadagnando interessi. Il capitalismo produttivo era migliore perché funzionava sulla creazione di beni, mentre ora non si fanno affari producendo cose ma facendo lavorare il denaro. L’industria ha lasciato il posto alla speculazione, ai banchieri, all’immagine»
Non ci sono regole, dovremmo crearle. Avremmo bisogno forse di una nuova Bretton Woods…
«Il guaio è che oggi la politica internazionale non è globale mentre lo è quella della finanza. E quindi tutto è più difficile rispetto ad alcuni anni fa. Per questo i governi e le istituzioni non riescono a imporre politiche efficaci. Ma è chiaro che non riusciremo a risolvere i problemi globali se non con mezzi globali, restituendo alle istituzioni la possibilità di interpretare la volontà e gli interessi delle popolazioni. Però, questi mezzi non sono stati ancora creati».
A proposito della crisi europea, non crede che i paesi dell’Unione siano ancora divisi da interessi nazionalistici e da vecchi trucchi che impediscono una reale integrazione politica e culturale?
«È vero, ma è anche il risultato di un circolo vizioso che l’attuale condizione di incertezza favorisce. La mancanza di decisioni e l’impotenza dei governi attivano atteggiamenti nazionalistici di popolazioni che si sentivano meglio tutelate dal vecchio sistema. Viviamo in una condizione di vuoto, paragonabile all’idea di interregnum di cui parlava Gramsci: c’è un vecchio sistema che non funziona più ma non ne abbiamo ancora uno alternativo, che ne prenda il posto».
… c’è un vecchio sistema che non funziona più ma non ne abbiamo ancora uno alternativo, che ne prenda il posto»…. c’è un vecchio sistema che non funziona più ma non ne abbiamo ancora uno alternativo, che ne prenda il posto».
Come mi ha ricordato il nostro Raffaele Gramsci amava ricordare che l’unico modo per predire il futuro e’ unirsi e farlo, qui e adesso aggiungi io! Market, Market, Growth, Growth…. e protrei proseguire all’infinito, ma quello che è chiaro è che nella maggior parte della gente comune si è radicata l’idea che non esiste alternativa, loro vi fanno credere che non esiste alternativa!
E invece non esiste alternativa alla Consapevolezza, non esiste alternativa al cambiamento individuale prima di tutto, non esiste alternativa a politiche di redistribuzione!
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condivido in pieno…e spero siano in tanti che dalla consapevolezza, siano pronti al cambiamento, per un nuovo modello post globalizzazione, un modello che rimetta la centro l’uomo
notizia di questa mattina: Pres. @BarrosoEU: We see interconnected global markets are quicker & more powerful than fragmented national political systems #SOTEU
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Ma dunque… sinceramente questo ritornello della politica ormai governata dalla finanza non mi convince più tantissimo.
Mi limito a far presente avendolo avanti gli occhi giornalmente che ormai le borse e spread vanno su e giù sulle parole di Draghi, Merkel, Sarkozy/Hollande, elezioni greche, ministri inutili finlandesi, ecc… ecc..
Ma togliendo Draghi gli altri sono tutti politici.
Mi sembra inoltre che le agenzie di rating stiano a mano a mano perdendo potere. Gli ultimi outlook e downgrade usciti se non ricordo male non hanno spostato le borse.
Quindi… siamo ancora certi che è la finanza che governa la politica o sono i politici adesso che governano le borse?
Intendiamoci…. forse vanno a braccetto, però mi pare che la politica ha la possibilità, ora e volendolo, di orientare l’economia
P.S. Io sono ignorante eh, ma questo vedo adesso
kelcri