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FORNERO: IL CAPITALE UMANO E IL CUNEO FISCALE!
Che il lavoro non sia un diritto come dice la Fornero lo abbiamo capito ormai tutti, ma che rischiamo di prenderci il …cuneo fiscale in quel posto, lo abbiamo scoperto ieri!
Da Rimini dove si applaude chiunque…
(AGI) – Roma, 23 ago. – Con i “compiti delle vacanze” pronti in una cartellina – cosi’ come aveva chiesto Mario Monti prima della pausa estiva, il ministro del welfare Elsa Fornero presentera’ domani al Consiglio dei ministri la sua proposta per la riduzione del ‘cuneo’ fiscale contributivo a favore delle aziende che piu’ investono sul capitale umano. “Non possiamo semplicemente abbattere il cuneo fiscale per tutti i lavoratori”, ha spiegato oggi dagli scranni del meeting di Cl a Rimini, “Si puo’ pensare a una sperimentazione: le imprese che valorizzano il capitale umano potrebbero avere una sorta di riconoscimento”.
(…) “Da oggi in poi il Governo deve pensare solo alla crescita”. Infatti “finora abbiamo lavorato alle precondizioni: il compito del Governo e’ ora di instradare il Paese sul sentiero della crescita”. E “non puo’ essere una crescita qualunque – ha specificato Fornero – deve essere sostenibile. Sostenibile con l’ambiente, con la distribuzione dei redditi, con l’aiuto alle famiglie in difficolta’”.
Seguitemi perchè qui i ragionamenti si fanno sottili e vanno ben oltre la crisi. E’ chiaro che l’ideologia conta ed è fondamentale nelle scelte sul cuneo fiscale.
Con il termine cuneo fiscale o cuneo contributivo si intende, nel diritto tributario la differenza tra il costo del lavoro che una impresa deve sostenere verso i lavoratori, e la redistribuzione netta del salario che rimane a disposizione del lavoratore. In pratica il cuneo fiscale va a formarsi commisurando le imposte e i contributi relativi alla retribuzione del lavoratore, pagati dal lavoratore e dal suo datore di lavoro.Quindi il cuneo fiscale è costituito da un insieme di componenti che vanno a gravare su più di un soggetto. Dunque parliamo di cuneo fiscale intendendo la differenza fra ciò che il datore paga e quanto in realtà viene incassato dal lavoratore, considerando il resto dei contributi versati al fisco e agli enti di previdenza in generale. Portaldiritto
Bene e ora cosa significa capitale umano? Seguitemi perchè tra le righe negli ultimi post sto cercando di condividere con Voi delle proposte per uscire da questa crisi, proposte lasciate nel corso degli anni qua e la nei miei post. E’ importante che le persone siano consapevoli di quanto sta accadendo soprattutto dal punto di vista antropologico, perchè se non ci rendiamo conto di quanto è accaduto o sta accadendo e si sbaglia diagnosi, probabilmente le cure non saranno per nulla efficaci.
In questi anni ho spiegato più volte che il minimo denominatore comune di tutte le grandi crisi finanziarie delle storia e soprattutto delle depressioni economiche è stata l’ineguale distribuzione della ricchezza compensata con il credito facile, un’orgia di credito che a fornito per l’ennesima volta, l’illusione di una sostenibile distribuzione della ricchezza.
Si perchè se qualcuno non l’avesse ancora compreso, la crisi è stata determinata principalmente da un eccesso di debito privato e non solo pubblico.
Ma come in Italia è esploso il debito pubblico, ma come ci hai sempre raccontato che le famiglie italiane sono quelle meno indebitate al mondo eccetto i paesi emergenti!
Certo ma non significa necessariamente che una tendenza storica sia per sempre e questa crisi purtroppo lo dimostra, pur restando ineludibile che nonostante tutto il risparmio privato e il basso livello di debito per ora privato resta una roccaforte per il nostro Paese.
Per anni abbiamo ricordato a noi stessi che, in fondo, il debito privato in Italia è più basso che altrove. Le famiglie risparmiano, le banche non si lasciano andare a eccessi speculativi. Tutto vero, ma la situazione è un po’ più fluida di come molti pensano: dal 2000 il debito totale del Paese, privato e pubblico insieme, è salito circa del 90% del Pil. Era al 235% a inizio secolo, è sopra il 320% oggi. Questo balzo non si spiega dando la colpa al solito debito pubblico, che da allora è cresciuto solo del 10% del Pil.
È tutto accaduto perché l’ esposizione delle banche, e soprattutto quella delle famiglie e delle imprese, è esplosa. Pesa il calo del potere d’ acquisto dei salari, si fa sentire il ricorso disperato delle imprese al fido bancario. Anche così i motivi di rassicurazione nazionale non mancherebbero, perché questi valori restano sotto a quelli della Gran Bretagna, della Spagna o della Francia. Il problema è che ciò che è sostenibile a Londra oppure a Parigi, a Roma o a Milano, nel Nord-Est o in Calabria potrebbe non esserlo affatto. Quasi solo in Italia la crescita dell’ economia è ormai sistematicamente inferiore al costo del debito (cioè al tasso d’ interesse che si paga), anche tenendo conto dell’ effetto inflazione. In sostanza il debito del governo, o quello degli abitanti, o delle sue piccole imprese, sale anche se nessuno spende più un solo centesimo. Dal Grande Crash del ‘ 29 al ventennio perduto del Giappone, la storia insegna che risanare in queste condizioni è particolarmente doloroso. La risposta inevitabile sul debito pubblico è l’ austerità del governo; ma per il debito privato, la reazione altrettanto automatica è che l’ economia diventa illiquida: nessuno presta più, tutti cercano di pagare il più tardi possibile, le imprese e il lavoro autonomo sono come presi in una morsa da mancanza di fondi disponibili. È l’ enorme stress di oggi. Da Roosevelt in poi, la storia mostra che se ne può uscire solo alzando la capacità di un Paese di crescere e nel frattempo stampando molta più moneta per finanziare il debito. ( Federico Fubini )
A parte il fatto che per crescita si posso intendere tante cose, la storia della doppio decennio perduto giapponese è li a dimostrare che non serve solo stampare moneta per finanziare il debito, soprattutto quando tutti cercano contemporaneamente di rientrare da questo eccesso, privato e pubblico uniti in un’unica direzione, deleveraging e debt deflation con l’aggiunta dell’austerità pubblica spesso e volentieri portata alle estreme conseguenze., ma che inevitabilmente ed empiricamente saranno necessari molti anni per ricomporre questi eccessi e nel frattempo si prende…tempo!
I dati sulla ricchezza delle famiglie italiane e il profondo cambiamento delle dinamiche li potete trovare QUI sul sito della Banca d’Italia, dati che non rispecchieranno fedelmente la realtà, ma la dinamica quella si.
Ma andiamo oltre e torniamo al capitale umano…
La storia economica, irrobustita da recenti ricerche quantitative, dimostra che c’è un nesso molto forte tra cultura, da un lato, e sviluppo, dall’altro. Nel 1830, il 43% del Pil mondiale era prodotto e consumato in India e Cina perché il 95% dell’umanità era in mera sussistenza. Un piccolo gruppo di Paesi ha avuto per 150 anni il monopolio del progresso tecnologico – lo dimostrarono già le ricerche di Sven Ingvar Svennilson all’inizio degli anni Cinquanta – grazie al capitale sociale e umano accumulato sin dal Rinascimento a ragione della priorità data dal ceto dirigente alla cultura e all’arte pur se unicamente a fine di ostentazione. John Douglas North lo ha confermato nel breve libro che nel 1991 gli fece meritare il Premio Nobel per l’economia.
Per venire a tempi più recenti e a vicende più vicine a casa nostra, due economisti distinti e distanti (tra di loro e dalle nostre questioni di bottega) hanno spiegato il miracolo economico italiano (ed il suo crepuscolo) in base allo stock di capitale umano e culturale esistente alla fine della seconda guerra mondiale in stato in gran misura latente, in quanto represso nel periodo precedente il conflitto nonché, ancor di più, nella fase di belligeranza: Richard Kindleberger di Harvard, storico economico di formazione neoclassica, e Ferenc Jánossy, ungherese, “political economist” dell’Università di Budapest.Non ebbero modo di leggere l’uno i lavori dell’altro (quelli di Kindleberger non circolavano nelle Repubbliche Popolari e il libro di Janossy venne tradotto dal magiaro al tedesco diversi anni dopo la pubblicazione degli studi di Kindleberger). Arrivarono a spiegazioni molto simili sia di quali furono le molle culturali del “miracolo” sia delle ragioni (tra cui principalmente la riduzione della priorità data a cultura ed istruzione nelle scelte pubbliche a partire dagli anni Sessanta, in sintesi la poca attenzione alla prima se non fosse di parte politica ed il mancato ammodernamento della seconda rimasta alla “riforma Gentile”). di Giuseppe Pennisi – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/pzuXd
Come ho scritto in un post recente la crisi nordica degli anni novanta, ma non solo, insegna che per risollevarsi non serve la crescita in quanto tale ma la qualità della crescita, Famiglia, scuola, istruzione, innovazione, cultura, ricerca e chi più ne ha più ne metta. Serve inoltre un intervento che guardi alle esigenze immediate ma soprattutto una visione di lungo termine, un cambio radicale di paradigma in questo Paese ma senza ideologie e pensieri accademici.
Famiglia speranza fondamentale per me è irrinunciabile!
Ma torniamo alla Fornero e al suo cuneo fiscale!
Perchè i benefici di un’eventuale riduzione del cuneo fiscale non possono essere distribuiti equamente e devono andare a favore esclusivamente delle aziende, senza dover necessariamente abbattere il cuneo fiscale per tutti i lavoratori?
Che facciamo sempre e solo lo stesso errore. Caro ministro non crede che sia necessario oggi aumentare il potere di acquisto dei lavoratori, piuttosto che abbattere il cuneo fiscale sempre e solo in un’unica direzione? La storia insegna che solo un rinnovato potere di acquisto della classe media può stimolare la ripresa o la crescita.
Non è che magari questa estate ha fatto un giretto dalle parti di Soldà in Alto Adige dove rriposava Angelina e tra una chiacchera e l’altra le ha suggerito di ridurre i salari, deflazionare la nostra economia anche in Italia come hanno fatto selvaggiamente in Germania negli ultimi anni?
Sono Sue queste parole o sbaglio … “In Italia abbiamo salari bassi e un costo del lavoro comparativamente elevato. Bisogna scardinare questa situazione, soprattutto aumentando la produttività”.
I lavoratori italiani sono tra i meno pagati d’Europa. Meno degli spagnoli, ciprioti e irlandesi, che pure non se la passano meglio di noi. E la metà di tedeschi e olandesi.
Tralascio per amor di patria stipendi e pensioni d’oro parlamentari e dei compagni di merenda!
In questo Paese c’è solo da deflazionare le inequità nei salari non solo della pubblica amministrazione ma anche nel settore privato. Non si può continuare ad avere liquidazioni e redditi che spesso e volentieri superano di 400/500 volte quelli dei propri collaboratori.
Capire tu non vuoi, tu chiamale se puoi …emozioni!
Perchè solo le aziende e non anche per i lavoratori e se di aziende si parla almeno che si faccia riferimento ad aziende che investono nel bene comune, nella produzione di beni collettivi, nell’ambiente, nella cultura, nel servizio alla persona, aziende che fovoriscono i giovani e le donne, il lavoro femminile con due occhi alla Famiglia, aziende che investono nel miglioramento della qualità della vita, nell’innovazione tecnologica, senza escludere il terzo settore.
Magari qualche pasdarab liberale o liberista dirà che investire nei servizi alla persona si buttano soldi mica lo Stato può farsi carico di tutti.
Ovviamente tutta gente che non ha presente le dinamiche sociali e non concepisce un investimento sul futuro, non hanno ben presente cosa significhi coesione sociale.
Se proprio si devono sostenere solo le aziende, che almeno si sostengano quello che guardano oltre il profitto, il massimo profitto nel minor tempo possibile con una visione di ampio respiro!
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Dorf, mi associo al tuo pensiero su Andrea e la befana. la prossima settimana vado in libreria a vedere cosa c’e’ di Auriti, voglio approfondire. Tanto un po’ tutti noi che leggiamo Icerbergfinanza e’ perche’ vogliamo capire. Posso solo dire che si percepisce che e’ stato umanamente un uomo di grande spessore, pero’ al momento non comprendo appieno il suo pensiero. L’unica cosa delle monete che mi e’ chiara, e’ che se hanno levato le monete d’oro e d’argento, vuol dire che si riservavano di giocarci sopra, fregando i proprietari, cioe’ i risparmiatori. Guarda caso l’impero romano andava benissimo quando aveva le monete d’oro, argento e bronzo ed i loro sottomultipli, poi verso la fine conio’ una moneta di una lega che di argento ce ne era ben poco e che creo’ inflazione. Ecco, questa e’ un’altra riflessione: il valore del metallo di 1 euro e’ di circa 15 centesimi. Un bel bidone!
Hai ragione ! dovremmo passare ai fatti, altrimenti da una parte e dall’altra ci sarà chi continuerà a star bene e noi a prenderlo nel … cuneo ….
Sono persino stanco di leggere, tanto cosa cambia ? Per quello che ho imparato in tanti anni di lavoro, per l’esattezza 39 proprio nel campo finanziario, ne ho viste di tutti i colori e la situazione peggiora solo ( ho letto persino di una ipotesi di Geronzi allo IOR !!!! )! Poi quando leggi di redditi come in questo ennesimo bel post .. l’ulcera ti assale ed allora sarebbe meglio dedicarsi ad altro .. Inoltre di consapevolezza, carissimi non si campa .. anzi si rischia di morire …. di ulcera ovviamente!
—– Ecco, questa e’ un’altra riflessione: il valore del metallo di 1 euro e’ di circa 15 centesimi. Un bel bidone!—- Piccola smentita: il vero bidone è la carta moneta che con un valore facciale più alto ha un costo inferiore dei 15 cent. per €. Inoltre uno dei motivi per cui si vuole far in modo di pagare con bancomat o carta di credito è appunto far in modo che non venga più coniata moneta metallica che è a carico della banca centrale del paese d’emissione. La moneta metallica è rimasto l’unico elemento di libertà per le banche centrali del paese d’emissione perchè ancora al portatore.
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ottimo discorso capitano. azz mi sembra di sentir parlare Auriti. la fornero che vada a cagare. befana maledetta. insieme a suo marito, n’altro liberista del cazzo, tal deaglio. scrive sulla stampa.
nota spese. i giornali italiani, fogna assoluta, ci costano la bellezza di 1 miliardo l’anno di sovvenzioni. sapete no? come si dice, socializzare le perdite e basta!!! leggetevi il libro la casta dei giornali di beppe lopez, e saprete tutto.
corriere: 20 milioni repubblica: 19 milioni sole24 ore: 19 milioni. la stampa: 5 milioni e via cosi’. capite che razza di giornali e giornalisti da vergogna che abbiamo in italia? neanche capaci di difendere il proprio popolo. na massa di schifosi esterofili viscidi.
per giobbe: AURITI l’8 marzo del ’93 denunciò ciampi e fazio per 5 reati. cioè: truffa, falso in bilancio, associazione a delinquere, usura, istigazione al suicidio. e quando è stato chiamato a roma dal procuratore ettore torri gli ha deto che aveva ragione!!! ha detto il procuratore: professor auriti, lei ha dimostrato l’elemento materiale del reato. manca il dolo perchè…è stato sempre cosi’. capito che risposta folle? auriti replicò: scusi eccellenza, prima di tutto le faccio notare che la continuazione del reato è un aggravante, non è un esimente…e lei mi dice è stato sempre cosi’. poi secondo punto: io ammeetto la buona fedre per carità? però dobbiamo chiarire: fino a quando non ti ho fatto la denuncia! dopo che ti ho fatto la denuncia, come la mettiamo?
auriti era coi giovani, sempre. disse: ormai le nuove generazioni… se noi seguitiamo cosi’, non avranno altra scelta tra il suicidio e la disperazione. questo avverrà se noi NON sostituiremo alla moneta debito, la moneta proprietà. ecco perchè noi abbiamo fatto la scuola di Aquila, che si contrappone a maastricht. maastricht è moneta debito. noi siamo moneta proprietà. è una nuova scuola che è nata. siamo circa nel 1995.
poi auriti tempo dopo, creò una nuova moneta. cioè il SIMEC. se volete sapere il tutto andate sul suo sito. qui. http://www.simec.org/
ci sono i suoi libri da scaricare, gratis. sono brevi.
sarebbe lunghissimo esprimere tutto il pensiero di auriti. ma secondo me ciò che dice il capitano gli si avvicina molto. infatti tutti è due sono uomini di grande spessore morale. tengono molto alla famiglia. credono molto nei giovani. sono fortemente cattolici. ma diciamo hanno un concetto di nazione alla simil-de gasperi. è chiaro il concetto?
nella mia mente passa un pensiero ricorrente. è allucinante che l’uomo, l’umanità si sia ridotta in queste condizioni sub-umane. stiamo tornando indietro al medioevo. cazzo! potremmo stare tutti bene, ma no!!! sti massoni banchieri globalisti mondiali non vogliono. godono come maiali a tenerci sotto il loro tallone. di denaro nel globo, ce ne sarebbe x tutti. ma no, solo x loro, l’1% . ci sarebbe cibo sufficente x tutto il globo, tutti i polpoli, ma no! sempre l’1% di bastardi non vuole. siamo sempre li’. finchè non ce ne liberiamo di questi delinquenti non se ne esce.
voi che ne pensate? attendo discussioni. e ce ne sarebbe tanto bisogno.
by DORF
ci sono i suoi libri da scaricare, gratis. sono brevi.