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ITALIA: OTTO MESI DOPO!

Scritto il alle 18:50 da icebergfinanza

Una premessa è fondamentale il nostro è un Paese che va completamente ristrutturato dal punto di vista antropologico e sociale, ma fondamentalmente in grado di resistere ad una tempesta finanziaria.

Come più volte detto e analizzato, speculazione politica, massoneria e mafia, monopoli e oligarchie, elusione ed evasione fiscale insieme alla corruzione e spesso alla mancanza di uno stato di diritto e di un Paese che ami la Famiglia e le Giovani Genarazioni sono metastasi che vanno assolutamente asportate grazie alla Responsabilità di chiunque ami la giustizia e il bene comune.

Detto questo ricordo che …

“Debito alto ma basso volume stimoli fiscali durante crisi” (Il Sole 24 Ore Radiocor) – Cernobbio, 26 mar 2010 – Tra i Paesi periferici dell’Eurozona, l’Italia “presenta nel breve termine rischi minori perche’, anche se ha un debito elevato, durante la recente crisi non ha dovuto sobbarcarsi un volume di stimoli fiscali come altri Paesi”. Lo ha detto l’economista Nouriel Roubini  RADIOCORILSOLE24ORE 

November 29, 2011 6:38 pm Time to act – Italy must restructure its debt

By Nouriel Roubini It is increasingly clear that Italy’s public debt is unsustainable and needs an orderly restructuring to avert a disorderly default. FT.com

10 gennaio 2012 – 18:32 Due mesi fa il primo avviso. «C’è il rischio di un default per Italia o Spagna nei prossimi mesi». Ora è arrivato il secondo. Sebbene Italia e Spagna siano «illiquide ma solventi», occorre che la Banca centrale europea (Bce) aumenti il suo supporto, magari insieme al Fondo monetario internazionale (Fmi). In altre parole, un bailout, un salvataggio. In caso contrario potrebbe esserci il peggio. A dirlo è Willem Buiter, il capo economista di Citigroup, una delle voci più autorevoli del panorama finanziario internazionale.(…) Per Goldman Sachs il colpo di grazia per l’Italia rischia di arrivare nei prossimi tre mesi, quando dovrà rifinanziare 112,9 miliardi di euro fra Bot, Btp e Ctz. Leggi il resto: LINKIESTA

L’Italia è fallita: (…) noi stiamo andando nella stessa direzione della Grecia e purtroppo finiremo come la Grecia.
Sicuramente le prime vittime di questa situazione di default, perché in realtà l’Italia è già tecnicamente in default dato che nei prossimi giorni dovrà chiedere aiuti alla Comunità Europea, al Fondo Monetario e al Fondo di stabilità, sono i risparmiatori italiani che hanno in portafoglio i Btp, i Bot e che quindi hanno sovvenzionato il debito dello Stato, perché credevano nello Stato. La prospettiva è drammatica, nel senso che chi oggi ha un Btp decennale, molto probabilmente perde intorno al 15-20% e lo stesso vale per gli investitori internazionali, ecco perché lo stanno vendendo.
Costoro secondo me potrebbero scegliere di prendere la perdita secca adesso, però anche questa non è una soluzione di lungo periodo, perché il rischio è quello di ritrovarsi, se l’Italia va in default non controllato, con gli euro in mano che diventeranno praticamente carta straccia. Loretta Napoleoni (11 novembre 2011)

È difficilissimo stabilire la data esatta, tutto dipende dalla Grecia perché ci troviamo di fronte a un effetto contagio. Il default della Grecia, infatti, trascinerebbe sicuramente anche l’Italia nella stessa situazione perché i mercati non hanno più fiducia non nella Grecia in sé, ma nell’Europa unita quale organizzazione che può salvare questi Paesi.
In più noi abbiamo un debito troppo grande, parliamo di 1900 miliardi di Euro, quindi neanche il fondo di stabilità potrebbe salvarci. Io credo che la situazione si definirà sicuramente entro la primavera prossima, il che vuol dire che anche un eventuale default dell’Italia avverrà entro quel periodo. Loretta Napoleoni ( novembre 2011 )

Secondo il BlackRock  Sovereign Risk Index solo Portogallo Grecia Egitto e Venezuela sono più a rischio di fallimento dell’Italia… ( gennaio 2012 )

Trentino 13 luglio 2011 TRENTINOCORRIEREALPI

«Ma l’Italia non può fallire» L’assalto degli speculatori e i nostri errori: «L’errore è il panico»

Nessuno può volere il fallimento dell’Italia – dice Mazzalai – perché sarebbe il fallimento del mondo intero. Non abbiate paura». Sono parole “papali”, certo, però Andrea Mazzalai, classe 1965, uno dei pochi blogger trentini di successo, autore di un libro («IcebergFinanza», ed. “il Margine”) che è un piccolo caso editoriale, non ama il turbo-capitalismo e osa criticare la finanza creativa, al punto da citare una frase di Paul Volcker, ex governatore della Federal Reserve: «L’unica invenzione degna della finanza creativa in questi ultimi trent’anni è stata il bancomat».  Mazzalai non nasconde il fatto che ciò che sta accadendo sui mercati è grave «e avrà delle conseguenze», ma le parole “tranquillizzanti” sono rivolte ai navigatori del blog, ai cittadini che cercano di capire cosa sta accadendo e che vengono assaliti dal panico. «È proprio ciò che vogliono gli speculatori: il panico, perché così ci si disfa dei titoli quando sono al tappeto».  Mazzalai, perché sostiene che il sistema finanziario italiano non collasserà?  «Perchè ha molti punti di forza. Il primo, e lo dice Bloomberg, è che l’Italia è la nazione con la più alta percentuale di assicurazioni sul fallimento del Paese: ciò significa che se l’Italia fallisce, va a rotoli anche l’intero sistema finanziario. Nessuno può volerlo. Poi l’Italia è anche il Paese con la più alta percentuale di risparmio privato al mondo (compresi i paesi emergenti), ed è, ancora, tra i paesi occidentali quello con la più bassa percentuale di debito delle famiglie. E poi quasi il 54% del debito non è detenuto all’estero ma in casa nostra».  Però nel suo ultimo post di lunedì lei dice che “sono la finanza speculativa e la politica le principali responsabili di questa crisi”. Quindi la crisi c’è.  «Sì, ma ci sono anche tante contraddizioni. E nascono quasi tutte dal mondo finanziario. Questa sterzata a sfavore dell’Italia contiene elementi assurdi».  Ad esempio?  «Il fatto che all’improvviso tra i fattori che determinano la solvibilità di un Paese è stato introdotto quello della instabilità politica. Ma scusi, chi ci dice se c’è l’instabilità politica e in base a quali elementi e con che grado?»  Beh, la crisi di governo non c’è ma sembra sempre dietro l’angolo.  «Sembra, appunto. Facciamo il caos sui mercati perché “sembra”? Guardi, provo a spiegarmi meglio: negli ultimi sei mesi che cosa è cambiato in Italia dal punto di vista economico e finanziario?»  Nulla.  «Bravo. E dal punto di vista politico?»  Che facciamo, ribaltiamo le parti? Lei domanda e io rispondo?  «No, no: rispondo io. Anche dal punto di vista politico non è cambiato nulla. Certo, c’è stato il voto alle amministrative negativo per il governo e anche quello sul referendum. Però il governo resta in sella e la maggioranza resiste. E abbiamo messo sotto controllo il debito pubblico».  Ok. Il fatto dell’instabilità politica secondo lei è un po’ campato per aria. Ma non solo in concreto, anche in teoria, o sbaglio?  «Esatto. Guardi, un mese fa l’agenzia di rating Standard & Poor’s metteva il sistema italiano sotto accusa. Moody’s diceva no, non c’è rischio. Poi, una settimana dopo, con l’inserimento del fattore dell’instabilità politica hanno cambiato idea. Eppure un anno prima Moody’s diceva che la precarietà della situazione politica in Italia è un dato costante da 10 anni. E poi, scusi, ma queste sono solo o-pi-nio-ni!»   Siamo in balia di agenzie d’opinione?  «Mah, forse così è un po’ troppo forte, però in America gli agenti di rating sono stati portati sul banco degli imputati della crisi e loro si sono difesi dicendo che le loro sono “opinioni” e non vincolano nessuno…»  Ma alla fine influenzano i mercati.  «Appunto. Anche perché c’è conflitto di interessi: ci sono infatti grandi fondi americani che sono azionisti rilevanti delle agenzie di rating. E comunque, tornando all’Italia, la tenuta dei conti non è al momento in discussione. Ci sono altri paesi che stanno molto peggio».  Però le batoste di questi giorni ci stanno mettendo alle corde.  «Il record negativo dei titoli di Stato avrà chiaramente delle conseguenze, non so se basterà approvare in fretta la manovra. Eppure l’unico problema economico-finanziario che abbiamo è che cresciamo poco. E l’altro problema – quello sì grave e strutturale (non momentaneo) – è che siamo il paese con la più alta evasione al mondo…  Lei lavora alla Cassa Rurale di Trento. Com’è che è diventato blogger?  «È successo tutto un po’ così. Una mattina mi alzo, scopro un blog su internet, condivido con altri dei pensieri, e comincio a fare un blog. Poi la molla è stata la passione per la finanza alternativa, quella di “responsabilità”».  Poi è arrivato il libro. Ha venduto qualche migliaio di copie, soprattutto le ha vendute in tutto il mondo…  «Sì è una grande soddisfazione. Pensi che sono state ordinate 15 copie del libro presso la piattaforma Agip in Kazakistan».  I suoi toni sono sempre un po’ severi. Come li concilia col suo lavoro?  «Forse se lavorassi in una grande banca nazionale non avrei potuto dire certe cose con sufficiente libertà e invece qui c’è clima di condivisione: posso essere più diretto».  Il Festival dell’Economia serve?  Certo che serve. Porta ad ascoltare e a dialogare. Forse gli economisti potrebbero fare qualche sforzo in più per rendersi più semplici. Perché tutti devono capire di più: perché ciascuno con i propri comportamenti si trova di fronte all’economia, locale e globale. E occorre un salto culturale. A partire dai giovani».

Lasciate perdere dove sta oggi lo spread e quali sono stati i rendimenti degli ultimi due mesi sui nostri titoli di stato, non importa, quello che importa è che molti di Voi non si siano lasciati prendere dal panico favorendo la speculazione e alcuni evidenti conflitti di interesse che spesso e volentieri sono andati ben oltre la descrizione della Realtà!

Non è finita, non è affatto finita! Ci sarà ancora da lavorare molto in questi mesi e anni, abbiamo davanti ancora molto lavoro, per cercare di lasciare un mondo migliore ai nostri figli e ai nostri nipoti, alle giovani generazioni, per creare le condizioni che la FAMIGLIA e i GIOVANI possano tornare ad avere l’attenzione e le opportunità che meritano.

Da parte mia continuerò a cercare di raccontarVi il più fedelmente possibile anche se inevitabilmente in maniera soggettiva questa tempesta perfetta per costruire insieme un’isola di Consapevolezza che va al di là del mero profitto da non demonizzare ma valorizzare al servizio del bene comune e dell’uomo.

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E’ stata spedita la nuova analisi dal titolo “STRONG BUY ITALIA” un viaggio nell’Italia che verrà, osservando le dinamiche che ci attendono nelle prossime settimane per gettare le basi per i prossimi anni.

Chi fosse interessato all’analisi ANNO 2012: ESPLOSIONE DEL DEBITO! che fa il punto sui rischi e stelle polari del 2012 può richiederla con una libera donazione cliccando sul banner in cima al blog o QUI

Icebergfinanza partecipa al ” ENEL BLOGGER AWARD 2012 ” Se qualcuno di Voi trova un attimo di tempo ed è disponibile a sostenerci , questo è l’indirizzo per votare Semplicemente grazie! http://www.enelbloggeraward.com/

1 commento Commenta
atomictonto
Scritto il 2 Marzo 2012 at 09:36

“Lasciate perdere dove sta oggi lo spread e quali sono stati i rendimenti degli ultimi due mesi sui nostri titoli di stato, non importa, quello che importa è che molti di Voi non si siano lasciati prendere dal panico favorendo la speculazione e alcuni evidenti conflitti di interesse ”

Confermo in pieno, io nel mio piccolo ho evitato il panico pur essendo arrivato a perdere quasi il 50% del mio patrimonio investito.
Devo ringraziare questo blog oltre al mio saggio padre, investitore sin dai primi anni ’80, che mi disse nei momenti peggiori: “nonandare in panico, è quello che vogliono loro.”
E “loro” sono gli speculatori.

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