GRECIA: E ORA A CHI TOCCA?
Qualcuno si starà domandando dopo aver letto gli ultimi post del perchè di tanto mio scetticismo anche nei confronti dell’ultimo sofferto accordo in relazione al salvataggio della Grecia, il mio scetticismo nei confronti della fine di questa crisi.
Seguo la crisi dai primi mesi del 2007, la seguo quotidianamente, conosco la storia e so come i principali responsabili di questa crisi hanno o stanno agendo. I dettagli del piano di salvataggio li lascio alla Vostra attenzione QUI , il problema ora è solo quello di cercare di capire quando accadrà l’inevitabile destino della Grecia, sulla base di semplici numeri, i numeri terribili della dinamica depressiva in corso in un paese dall’economia distrutta!
La politica ha dimenticato quasi tutte le lezioni del passato, non solo supportando un sistema finanziario fallito ma addirittura come sta accadendo in Europa rinnegando il messaggio principe della Grande Depressione, ovvero l’assurdità delle politiche di contenimento di bilancio nel bel mezzo di una depressione economica come sta accadendo in Grecia e soprattutto l’illusione di salvare un paese solo per salvare le proprie banche come stanno tentando di fare Francia e Germania.
Si può fantasticare con le cifre soprattutto parlando di crescita dal 2014 in poi, si può immaginare e giocare con cifre aleatorie come ha dimostrato questa crisi ma si dimentica che la realtà empirica ci racconta che crisi di questa intensità originate dal debito e da una fusione del sistema finanziario accompagnata da una depressione immobiliare richiedono mediamente dai 7 agli 8 anni per essere assorbite e questa è la più grave della storia.
Vi dice nulla il doppio decennio perduto giapponese. Come abbiamo visto ieri Kenneth Rogoff suggerisce un periodo sabbatico alla Grecia, un ritorno temporaneo alla dracma in attesa di osservare come reagisce l’economia greca ad una possibile svalutazione. Ma ci vorranno anni se non lustri viste le dimensioni e le caratteristiche dell’economia greca e di sabbatico ho l’impressione che non vi è nulla in questa dimensione.
Vi dice nulla di quello che sta accadendo in Islanda una rinascita, un’esplosione democratica silenziata dalla stampa che terrorizza l’oligarchia finanziaria mondiale, dove un paese decide di annullare il sistema del debito rifiutando aiuti dalla vbanca centrale europea e dal fondo monetario internazionale spiccando mandati di arresto contro i responsabili e facendo fuggire dal paese i banchieri conivolti in questa orgia del debito ?
Come scrive il FattoQuotidiano i rapporti tra Grecia e Germania non sono mai stati cosi tesi dalla seconda guerra mondiale. Mentre a Berlino sono sempre in meno a voler
aiutare i “lazzaroni greci”, ad Atene si bruciano bandiere e si grida “all’invasore tedesco”. La diplomazia ha lasciato spazio allo scontro aperto, e le dichiarazioni dei politici di certo non aiutano.
Su tutte l’intransigenza del ministro federale delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, che proprio in questi giorni ha espresso il suo chiaro dissenso alle elezioni antipate greche del prossimo aprile. Secondo il ministro di ferro tedesco sarebbe meglio “un governo tecnico” sul modello Monti, sulla cui composizione si puo’ discutere, l’importante e’ che non ci siano politici greci.
(…) Ma tra i “falchi” europei la posizione di Schäuble sembra quella che convince di piu’, proprio per la sua intransigenza. Finlandia, Austria, Paesi Bassi e Lussemburgo si sono schierati dalla parte del ministro di ferro, stanchi di aiutare la Grecia a suon di miliardi e indifferenti al malessere dei suoi cittadini. (…) E in Grecia? La popolazione, taglieggiata dai giri di vite del governo Papademos imposti dalla Troika (Ue, Bce e Fmi) non ne puo’ piu’, e vede proprio nella Germania il suo boia. Mentre le bandiere bruciano e prima
dell’ultima sparata di Schäuble sulle elezioni greche, parte della stampa si era spinta in un j’accuse molto forte nei confronti di Berlino, arrivando perfino a raffigurare il ministro con tanto di sedia a rotelle (paralizzato dalla vita in giu’ dopo un attentato il 12 ottobre 1990) e la Cancelliera tedeschi vestiti da nazisti. Una provocazione che ha toccato sui nervi la controparte tedesca, tanto da spingere il quotidiano Bild a chiamare apertamente alla “cacciata della Grecia dalla zona Euro”. Il quotidiano cita alcuni politici greci che
paragonano le parole di oggi di Schäuble alla “marcia dei carri armati tedeschi in Grecia durante la seconda guerra mondiale”. L’articolo si chiude con un perentorio “Cara Grecia, e’ arrivata l’ora di dire addio all’Euro”.
Ho il sospetto che non sia finita qui, anzi non è affatto finita, sentiremo ancora parlare della Grecia a partire dalle prossime settimane, soprattutto se qualche grosso hedge fund alzerà la voce e deciderà di osservare come la politica europea si muoverà generosamente anche nei confronti dei prossimi candidati a finire nel pentolone della speculazione ovvero Portogallo e Irlanda, con laggiù all’orizzonte l’ombra dell’ epidemia spagnola!
Per chi pensa che ora tocchi al nostro Paese si rassegni, errare è umano ma perseverare è diabolico e in questo paese analisti e economisti dell’ultima ora sono spuntati dal nulla per un istante di notorietà da quattro soldi.
L’analisi fondamentale, studio e ricerche uniti ad una sana dose di razionalità e pragmatismo sino ad ora ci hanno dato ampiamente ragione anche se come ho spesso sottolineato non è finita, non è affatto finita.
Nel fine settimana è stata spedita la nuova analisi dal titolo “STRONG BUY ITALIA” un viaggio nell’Italia che verrà, osservando le dinamiche che ci attendono nelle prossime settimane per gettare le basi per i prossimi anni.
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Portogallo,Irlanda e Spagna ci interessano da vicino e va bene parlarne, penso che problemi non indifferenti siano presenti pure in USA,GB e J e se ne parla poco grazie alla Grecia su cui è spostata l’attenzione. Potrebbero finire anche loro nel club sotto a chi tocca sempre che non si pensi che sono troppo grandi per fallire.
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Uno dei presupposti dell’haircut è la volontaria accettazione dei debitori. Ma cosa potrebbe succedere se una quota anche non alta dei debitori non accettasse la riduzione? Potrebbero essere rimborsati e quindi sarebbe una festa oppure si dichiarerebbe il default e scatterebbero i CDS. Mi pare quindi che un numero considerevole di non obbligati potrebbe fare la scommessa si non aderire al taglio forzato, visto che si fa di tutto per scongiurare il default. Sarà interessante seguire gli eventi.