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LUSSEMBURGO E GERMANIA: LA SORPRESA DEL DEBITO IMPLICITO !

Scritto il alle 18:32 da icebergfinanza

Come alcuni di Voi probabilmente ricorderanno a settembre dello scorso anno condividemmo le conclusioni a cui giunsero un team di ricercatori dell’università di Friburgo in Brisgovia ovvero la Albert Ludwigs Universitat Freiburg in relazione ai rilevanti rischi che lo sviluppo demografico della popolazione tedesca poneva per il sistema pensionistico tedesco.

Lo scorso anno nel “4th Transatlantic Economic Dialogue” avvenuto a Cadenabbia sul Lago di Como, nella splendida cornice storica di villa Adenauer 40 esperti compresi politici e rappresentanti di imprese si riunirono per confrontarsi  sul tema “Divergenti lezioni dalla crisi. Come realizzare una crescita sostenibile” parlando del futuro della zona Euro, politiche di bilancio e monetarie, relazioni USA -EURO nella loro contrapposizione guardando al futuro. La Forschungszentrum Generationenverträge nella  presentazione ci racconta che lo sviluppo demografico della popolazione tedesca ha messo il sistema pensionistico sotto una considerevole pressione per nuove riforme. Nell’analisi ci sono alcuni grafici che ci spiegano bene quello che sta accadendo. Come ben sappiamo in quanto mal comune e mezzo gaudio, ma non troppo, senza sostanziali cambiamenti in futuro questi sistemi non sono più finanziariamente sostenibili. Alcuni calcoli ci dicono che utilizzando il metodo della contabilità generazionale i problemi di questi sistemi, talvolta veri e propri schemi di Ponzi o catene di S.Antonio, vengono resi visibili e quantificabili., permettendo di valutare dal punto di vista della sostenibilità gli effetti della distribuzione intergenerazionale.

Con il termine contabilità generazionale si indica il metodo che consente di calcolare il valore netto dei benefici ottenuti e degli oneri che ogni generazione deve sopportare sottraendo alle imposte e ai contributi pagati il valore delle prestazioni ricevute dallo stato

I compiti principali della LFLP sono:

  • L’esecuzione di analisi statistiche sulla situazione sostenibilità finanziaria dei sistemi di sicurezza sociale con il metodo di contabilità generazionale.
  • La valutazione dell’impatto delle distribuzioni delle riforme tra le generazioni.
  • La simulazione numerica di effetti feedback macroeconomici attraverso modelli di equilibrio generale.
  • La creazione di know-how e consulenza per imprese, associazioni e organizzazioni pubbliche su questioni attuali in materia di politica finanziaria e sociale.

Se andate Qui vi troverete una serie sensibile di istituzioni di un certo livello che si avvalgono della ricerca di questo istituto tra cui la Commissione Europea e la Banca Centrale.

Detto questo arriviamo ai giorni nostri dove il nostro Davide ci segnala un recente articolo di Beda Romano inviato del Sole24Ore a Berlino…

Ci sono circostanze nelle quali le statistiche economiche ribaltono improvvisamente i giudizi prevalenti. Sabato 11 febbraio il governatore della banca centrale lussemburghese, Yves Mersch, ha rilasciato una lunga intervista a La Libre Belgique, il giornale francofono di Bruxelles.

Scopriamo a sorpresa che anche il piccolo Granducato, uno dei paesi più benestanti al mondo, è in crisi. Il Lussemburgo, spiega il banchiere centrale, ha registrato “un forte deterioramento della sua competitività”.

Mersch denuncia addirittura nel paese “una posizione di diniego delle realtà economiche”. E aggiunge: “Le riforme di lungo periodo non sono perseguite con il vigore necessario”. Le critiche di Mersch – indirettamente rivolte al primo ministro e presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, lo stesso che oggi deve chiedere alla Grecia di risanare la propria economia – sono sorprendenti. Il Granducato è tra i pochi paesi della zona euro ad essere rimasto immune dalla crisi debitoria. Ha un prodotto interno lordo pro capite secondo solo al Qatar.

Nessuna agenzia di rating ha finora messo in dubbio il suo Triplo A. Eppure, il governatore è preoccupato, e nella sua intervista cita una ricerca recente della Stiftung Marktwirtschaft.

Qualche settimana fa questa fondazione berlinese ha compilato una classifica dei paesi dell’unione monetaria sulla base del debito implicito, in altre parole tenendo conto a politiche invariate delle promesse a lungo termine, soprattutto nel campo pensionistico. La lista offre risultati sorprendenti.

 Il Lussemburgo ha un debito totale (esplicito e implicito) di oltre il 1.000% del prodotto interno lordo – per la precisione di 1.115,6% del PIL. Insieme all’Irlanda e alla Grecia (!), è in fondo alla classifica.

A La Libre Belgique, Mersch spiega che le ragioni sono da ricercare nella crisi demografica, in assegni pensionistici troppo generosi, e soprattutto nella presenza di molti lavoratori frontalieri che vivono in Francia o in Germania, ma lavorano in Lussemburgo e nel Granducato versono i contributi per una futura pensione.

“La situazione è complicata – ammette il banchiere centrale – perché attualmente il sistema previdenziale e pensionistico mostra un attivo di bilancio che maschera agli occhi dell’opinione pubblica la necessità di riforme”.

Secondo Mersch, per mantenere invariata la generosità del sistema pensionistico il Lussemburgo avrebbe bisogno tra 30 anni di un milione di impieghi, e non di 380mila come attualmente, su una popolazione di appena 500mila persone. I frontalieri rappresentano il 43% di tutti i lavoratori del Granducato.

Lo studio della fondazione berlinese nasconde un’altra sorpresa: nella classifica, l’Italia è il paese con il minor debito totale (esplicito e implicito), pari al 146% del PIL, meglio della Germania.

Tra le altre cose per spiegare i risultati della sua ricerca la Stiftung Marktwirtschaft cita le recenti riforme previdenziali e la presenza di un avanzo primario. Rassicurante, ma non sufficiente per giustificare l’inazione.

Un certo professor Arrigo tempo fa sul Fatto Quotidiano scrisse che sono tutti calcoli senza fondamento in quanto la Crande Gemania è garantita da un solido sistema economico, un livello di crescita che non da adito a crandi sospetti addirittura ricordando che il basso rendimento dei titoli tedeschi è la prova della solidità teutonica. Peccato che gli ultimi dati economici tedeschi siano pessimi e che la Cina dopo aver visto collassare le sue esportazioni nei confronti dei paesi europei si sia precipitata ad assicurare che avrebbe fatto di tutto per aiutare l’Europa. E alla Cina europea che succederà quando non riuscirà più a rifilare le sue automobiline alla movida italiana e ai galli mediterranei?

Ovviamente si tratta solo di un covo di ricercatori estremisti che qualche patriota italiano ha mandato in Germania per screditare nonna Merkel e la Crande Gemania, una visione della realtà che farebbe felice l’universo delle cassandre che vivono sul suolo italico! L’Italia è fallita, l’Italia è finita!

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3 commenti Commenta
l.b.chase
Scritto il 16 Febbraio 2012 at 19:01

Sono d’accordo, l’unica cosa è che fin quando continuerà a regnare l’ignoranza economica tra i componenti europei del parco buoi, questi rimarranno a lungo solo numeri incompresi. Poi magari una bella mattina capiterà che molti buoi si sveglieranno e si chiederanno com’è possibile che le banche dove avevano messo i loro risparmiucci siano chiuse… Ma questa è un’altra storia. Intanto avanti con l’ottimismo e le finte riprese di carta, aiutate dalla propaganda che prima o poi una cina interverrà a tappare i buchi. Speriamo solo che quando lo farà userà almeno un pò di vasellina…

tirlusa
Scritto il 16 Febbraio 2012 at 20:28

L’approccio di questo genere di studi è molto valido. Questo non può che tranquillizarci sul medio/lungo periodo. Resto dell’idea che l’investimento in titoli di Stato italiani sia il migliore per tutelarsi in questi tempi tumultuosi. Nonostante tutte le contraffazioni del mercato, prima o poi l’algebra e l’aritmetica vengono fuori.

kry
Scritto il 17 Febbraio 2012 at 00:05

E’ dai primi di agosto 2011 che mi faccio la stessa domanda di cosa succederà alla germania quando i piigs non saranno più in grado di comprare le loro auto,e quale percentuale raggiungerà il rapporto deficit/pil USA con l’aumentare dei sussidi. Negli anni 90 il sistema finanziario giapponese decise di salvare le banche dai loro folli investimenti immobiliari, mi sembra che da quell’esperienza non abbiamo imparato nulla e nonostante la loro tecnologia non stanno meglio di noi.

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