L’ ALTERNATIVA ETICA!
In un momento nel quale gli specchietti per le allodole abbondano non posso fare altro che ricordare ai nostri lettori la possibilità di un’alternativa reale, possibile, che vada oltre la dimensione del solo profitto senza alcune responsabilità sociale e ambientale rispolverano un vecchio articolo di qualche anno fa tratto da Splinder…
L’alternativa etica ( tratto dal Fatto Quotidiano )
In un periodo di grande incertezza sui mercati azionari e obbligazionari, nel quale i cittadini si fidano sempre meno delle banche e dei titoli di stato, cresce invece il numero di risparmiatori che si affidano alla finanza etica. Banca Popolare Etica (www.bancaetica.com), che ha sede a Padova e filiali e promotori in tutta Italia, ha chiuso
il 2011 registrando per il terzo anno consecutivo una crescita a due cifre nei volumi. +11,7% per la raccolta di risparmio rispetto al 2010 e +23,9% per i crediti erogati, oggi pari a 540,8 milioni di euro. E ciò nonostante i prodotti di Banca Etica abbiano rendimenti inferiori al tasso di inflazione: l’ultimo prestito obbligazionario rende l’1,40% netto, i certificati di deposito a 12 mesi lo 0,68%.
La banca raccoglie i risparmi per concedere prestiti esclusivamente in quattro settori (e principalmente ad associazioni non profit): cooperazione sociale, cooperazione internazionale, ambiente e società civile. Tutti i crediti concessi, con il dettaglio degli importi e i nomi dei beneficiari, sono pubblicati online, sul sito della banca, in modo trasparente. “Siamo l’unica banca in Italia a farlo”, spiega Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica. “Soprattutto in un periodo come questo, moltissimi risparmiatori attribuiscono alla trasparenza sull’uso del denaro e all’effettiva possibilità di finanziare con i propri risparmi progetti ad alto valore sociale e ambientale nell’economia reale un valore superiore al semplice rendimento”, spiega Ugo Biggeri al fattoquotidiano.it. “Chi affida i suoi risparmi a Banca Etica vuole essere protagonista delle proprie scelte finanziarie e non abbocca agli specchietti per le allodole degli istituti che, a caccia di liquidità, promettono alti rendimenti derivanti da attività speculative a scapito del sostegno
all’economia reale. Oggi non sono solo i Governi a dover fare la propria parte, ma anche i risparmiatori devono diventare consapevoli che con le loro scelte di risparmio decidono quale tipo di economia sostenere”.
Al di là di quello che sarà l’orizzonte nei prossimi
anni, per quanto tempo ci accompagnerà questa recessione/depressione epocale,
al di là di qualunque considerazione sulla possibilità di assistere a breve o
tra due mesi ad una ripresa dei mercati finanziari, esiste uno strumento ”
responsabile ” che può aiutare il nostro veliero ad riprendere il mare
aperto dopo aver navigato spesso controcorrente o aver riposato nei porti della
riflessione e della consapevolezza.
L’investitore etico è invece colui
che non è unicamente interessato al rendimento delle proprie azioni, ma vuole
conoscere le ragioni di fondo che realizzano questa redditività, le
caratteristiche dei beni prodotti, la localizzazione dell’azienda e verificare
come vengano condotti gli affari. ( dal sito http://www.finanza-etica.it/ )
Da tempo ormai immemorabile sostengo che debbano
esistere due realtà nei mercati finanziari, due realtà che non possano
condizionarsi a vicenda, una relativa a coloro che vogliono investire ed una
relativa a coloro che vogliono essenzialmente speculare. Intravedo già qua e la
qualche sorriso ironico, qualcuno obietterà ma come è possibile scindere uno
strumento derivato dal suo sottostante?
La storia in questo ci è profondamente maestra!
Centinaia di anni fa un certo John Law ebbe la
brillante idea per risollevare il valore delle azioni della ” sua ”
Compagnia del Mississippi ” che stava avviandosi ormai inesorabilmente
verso il fallimento di inventare le opzioni (call ), per stimolare la fantasia
del mercato.
Con poche livres si poteva acquistare una scommessa
sul futuro. Opzione_(finanza) ma la magia non funzionò in quanto
tanti abbandonarono le azioni della società per ” giocare ” con le
opzioni ( uno dei primi esempi di effetto leva della storia ).
Il risultato fu che non essendoci più compratori sulle
azioni, il prezzo crollo e automaticamente le opzioni non superarono
mai lo strike ( prezzo sopra il quale la scommessa è vinta ) e il giocattolo si
ruppe!
Tornando a noi, la finanza e l’investimento sono
sempre stati visti con i parametri del rendimento, del capitale,
dell’interesse. Ogni investitore responsabile dovrebbe mirare al di la della
speculazione anche se non sempre è facile, investire in attività o società che
rispondano a requisiti di responsabilità sociale e ambientale.
Amrtya Sen da sempre sostiene che ricchezza e felicità
non intesa come benessere debbano convivere in una sinergia tra economia ed etica
e quindi l’investimento non soddisfa solo esclusivamente la sete di guadagno ma
anche sensibilità etiche.
Insieme ne abbiamo già parlato in INVESTIMENTO_ETICO! ma
oggi voglio condividere con voi una realtà tale e quale come è apparsa sul
numero di novembre della rivista VALORI che consiglio vivamente a coloro che amano
un’alternativa.
Crescita e trasparenza: così i fondi
responsabili sfidano il collasso
I fondi responsabili non sono immuni
dalla crisi, ma le loro performance restano migliori di quelle degli
investimenti ordinari (soprattutto gli obbligazionari e i bilanciati). Merito
di una risorsa rara: la trasparenza.
La CRISI FINANZIARIA SI DIFFONDE e
tutti, in un modo o nell’altro,sembrano patirne le conseguenze. Qualcuno, a
dispetto della dimensione e della tradizione, finisce per crollare, mentre
qualcun altro sopravvive a stento, chiedendosi se il suo nome sia destinato ad
aggiungersi al lungo elenco dei martiri della speculazione. Il crunch, insomma,
colpisce duro, eppure nella devastazione di un mercato finanziario che sembra
sempre più simile a un martoriato campo di battaglia c’è chi resiste e riesce,
nonostante tutto, a crescere e a proiettarsi con fiducia nel futuro. È il caso
degli investimenti responsabili, la materia prima di quei fondi etici chiamati,
nei prossimi anni, a giocare sempre più un ruolo da protagonisti.
Investimenti responsabili in ascesa
Ma come sono andati i fondi
etici nell’anno più nero della finanza?I portafogli degli investimenti
socialmente responsabili (SRI) resistono e promettono di crescere ancora. È la
conclusione principale alla quale sono giunti gli analisti che hanno promosso
le ultime rilevazioni in materia. I dati sono ora disponibili e le
considerazioni sulla finanza etica sembrano tutto fuorché propaganda.
Un’indagine sulla dimensione di mercato è stata resa pubblica di recente da
Eurosif (European Social Investment Forum), secondo cui gli investimenti Sri
del Vecchio Continente hanno raggiunto un valore totale di oltre 2.600 miliardi
di euro. Una cifra impressionante, soprattutto se confrontata con i dati degli
anni precedenti. Dalla fine del 2005 a oggi, il comparto è cresciuto del 102%
grazie al traino del Regno Unito (che compensa da solo oltre 900 miliardi di
assets), dell’Olanda (435 miliardi) e dell’asse scandinavo (quasi 600 miliardi
tra Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia).
Il fondo non affonda.
È una domanda chiave per capire
quale possa essere il destino degli investimenti responsabili e, soprattutto,
la ricetta per la salvezza di un risparmio ormai in balia del cataclisma. A
dare una risposta ci ha pensato l’Osservatorio Finanza Etica che, in collaborazione
con Morningstar, ha studiato il caso italiano valutando i rendimenti medi
realizzati dai fondi comuni d’investimento e confrontandone la
performance con quella dei prodotti socialmente responsabili disponibili in
Italia. Risultato: i fondi SRI hanno ceduto, ma hanno perso meno degli altri.
Un segnale di come la crisi sia ormai diven-tata sistemica, ma anche la
dimostrazione di come l’investimento responsabile abbia saputo evidenziare una
resistenza alla crisi non comune.
Una rapida occhiata ai dati vale più
di ogni spiegazione:
Se nel comparto azionario la
performance annuale degli Sri ricalca quella dei fondi ordinari (-22,4% contro
-21,65%), la differenza risulta evidente nei settori degli obbligazionari
(+0,19% contro -2,3%) e dei bilanciati (-6% contro -11%). I fondi etici,
insomma, vanno molto meglio.
Questa è per conoscenza la
valutazione indipendente ad oggi 14 marzo 2009 di MORNINGSTAR:
Nome Fondo | CategoriaMorningstar | RatingMorningstar | YTD% | T.E.R.% | UltimoPrezzo | |||
FI – | Valori Responsabili Azionario Acc | Azionari Internazionali… | Senza Rating | -7,54 | 2,03 | 3,101 | EUR | |
FI – | Valori Responsabili Bilanciato Acc | Bilanciati Moderati (EUR) | -4,88 | 1,91 | 4,896 | EUR | ||
FI – | Valori Responsabili Monetario Acc | Obbligazionari Breve T…. | 0,80 | 0,72 | 5,777 | EUR | ||
FI – | Valori Responsabili Obbligazionario M… | Bilanciati Prudenti (EUR) | -0,35 | 1,44 | 5,617 | EUR |
Perché? A qualcuno verrebbe forse la
tentazione di sbandierare con un certo orgoglio la rivincita dei
“buoni” sui “cattivi”.
Ma qualsiasi considerazione del
genere risulterebbe ingenua e, in fin dei conti, completamente fuorviante.
Soprattutto alla luce di quello che resta il più profondo e complesso significato
della finanza “responsabile” in quanto tale.
Una definizione “negativa”
Che cos’è un investimento
responsabile? Che cosa rende “etica” un’operazione finanziaria?
Sembrano domande banali ma non per questo superflue. Comprendere le basi di
questo genere di finanza significa, soprattutto, capire cosa contraddistingua
gli Sri dai “colleghi” tradizionali. Per molti l’espressione
“investimento etico” richiama una definizione per così dire
“negativa”, atta cioè a indicare “cosa non fare” piuttosto
che “cosa fare”. Per molti, in altre parole, un fondo può chiamarsi
responsabile se disinveste da sottostanti “discutibili”. Questa
interpretazione, che attribuisce agli operatori un carattere tra l’umanitario
(quando ad esempio si disinveste dai titoli di Stato di Paesi non democratici)
e il bigotto (nel caso del rifiuto di alimentare il mercato dell’alcool e del
tabacco), risulta però troppo legata a giudizi di valore e, quindi, non
sufficiente-mente comprensiva.
Il successo evidenziato dalla
crescita dei fondi etici negli ultimi anni, infatti, non è legato di per sé
alle scelte umanitarie. Chi per ipotesi avesse investito nel comparto minerario
o in quello delle armi nell’arco degli ultimi cinque anni si troverebbe oggi ad
affrontare un solo problema: quello di contare i soldi.
È un esempio importante che deve
servire da lezione a chi spera ingenuamente di individuare nella crisi attuale
una sorta di pioggia biblica. La crisi del credito è però un’altra cosa e gli
investimenti socialmente responsabili hanno peculiarità tutte loro.
Finanza trasparente, finanza reale.
A caratterizzare un investimento
responsabile, specialmente nell’era del credit crunch, c’è anche e soprattutto
qualcosa di più tecnico e di più “finanziario”: la trasparenza. «La
totale mancanza di trasparenza in tutto il sistema – spiegano dall’Osservatorio
Finanza Etica – è una delle chiavi per comprendere le ragioni e la gravità
della crisi che la finanza internazionale sta attraversando».
Secondo questa interpretazione,
quella innescata dai mutui subprime rappresenterebbe la crisi di un sistema che
ha attribuito alla finanza una “creatività” senza freni.
«Una volta cartolarizzati e
“impacchettati” in titoli di debito – spiegano ancora
dall’Osservatorio -, i mutui americani ad alto rischio sono stati venduti ad
investitori istituzionali che, a loro volta, li hanno “inscatolati”
in prodotti finanziari sempre più complessi.
Risultato: quei titoli, una volta
finiti nei mercati finanziari sono stati acquistati, ad esempio sotto forma di
quote di fondi comuni d’investimento, anche dai singoli risparmiatori.
Inconsapevoli, almeno quanto i banchieri che avevano acquistato il
“pacchetto” affidandosi al giudizio delle agenzie di rating
internazionali, ma senza sapere esattamente cosa ci fosse dentro».
La storia, più o meno, è tutta qui.
Quello che è seguito è stato il più classico degli effetti-domino, che ha
portato alla trasformazione di una crisi settoriale nazionale in una crisi
sistemica globale. È in questo contesto che la trasparenza è diventata prima di
tutto un fatto di responsabilità, verso gli investitori ma anche, in un certo
senso, verso i principi base dell’economia reale rispetto alla quale la finanza
deve rappresentare uno strumento di trasferimento efficiente dei capitali
piuttosto che un gioco al massacro fatto di liquidità di carta.
È la base di un sistema razionale,
la vittoria della logica sull’isteria speculativa.
Si chiama “finanza
responsabile”. Si legge “finanza reale”. ( di Matteo
Cavallito )
I FONDI COMUNI ETICI VALORI
RESPONSABILI resistono alla crisi
…..confermandosi
ai vertici delle classifiche di rendimento di settore. È il risultato reso noto
nelle scorse settimane da Etica Sgr, la società di gestione del risparmio del
Gruppo Banca Etica. È sufficiente dare uno sguardo alle posizioni raggiunte
nelle categorie Assogestioni di riferimento per capire come mai i quattro fondi
del gruppo possano fin qui ritenere di essere usciti vincitori dalla crisi:
primi in classifica sia l’azionario
che il bilanciato, ottavo il monetario, terzo l’obbligazionario misto.
Un esito logico secondo i gestori. «Da
sempre escludiamo le grandi società finanziarie dal nostro paniere etico –
dichiara Alessandra Viscovi, Direttore Generale della società -. In base ai
nostri criteri non passano la selezione. Sono imprese che hanno punteggi
ampiamente inferiori alla sufficienza (vedi sotto), per la scarsa trasparenza
nella destinazione degli investimenti».
Una strategia tutt’altro che
scontata in un mercato finanziario in cui, soprattutto negli ultimi anni, l’affidamento
dei broker ai giudizi delle società di rating è stato spesso acritico. Già
in passato la Banca dei Regolamenti Internazionali aveva lanciato l’allarme sui
limiti delle valutazioni di mostri sacri come S&P o Fitch, ma i suoi
ammonimenti sono caduti nel vuoto. Ad oggi sono solo tre le società del settore
finanziario che fanno parte del paniere di Etica Sgr: le banche etiche tedesche
GLS e Umweltbank e la compagnia di assicurazioni norvegese Storebrand. M. Cav.
Ora conoscete cosa significa “finanza etica”
, non resta che scegliere secondo la propria consapevolezza, non è un cammino
semplice io stesso ci sono arrivato dopo mille considerazioni, ma se
vogliamo essere responsabili del nostro futuro non possiamo far finta di nulla.
”.
Mi permetto di lasciare una considerazione, altamente metaforica credo,
e mi riferisco al disastro della Costa Concordia, questo fato mi sembra una metafora di quello che ci potrebbe succedere, se le navi che solcano i nostri mari sono guidate con la superficialità e il carburante della speculazione… forse è ancora presto dirlo, ma la compagnia della mia città, Genova, negli ultimi anni ha tirato al risparmio su tutto, in particolare sul personale, call center, personale non qualificato che viene imbarcato, Ufficiali di bordo che si permettono condotte gravissime, con una superficialità disarmante, se ha funzionato il salvataggio delle persone, sembrerebbe lo si debba più alla progettazione della nave che al capitano che oltre a mandare sos con più di un’ora di ritardo, si permette di lasciare la gente al loro destino… e abbandona la nave.
Oltre alle responsabilità personali, per i morti di ieri, c’è una macchina aziendale che non ha funzionato, che è stata orientata più al profitto che all’etica… sì perchè questa volta si riesce a andare a picco a 150 metri dalla riva… senza iceberg..
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Vedo che come spesso accade, quando si parla di etica …