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PICCOLE BOLLE SCOMPAIONO….MOMENTANEAMENTE!
" La Fed ha alzato il tasso di sconto, cioè il valore con cui presta denaro alle banche per le "emergency loans", di un quarto di punto passando dallo 0,50 allo 0,75%. i Fed funds invece rimangono compresi nella forchetta tra zero e 0,25%. Si tratta di una mossa ampiamente attesa dal mercato, che rappresenta un ulteriore piccolo passo verso quella normalizzazione della politica monetaria che il presidente della Fed, Ben Bernake, ha più volte indicato. SOLE24ORE "
Come ho evidenziato in PICCOLE GOCCE SCOMPAIONO …
E’ quanto ha dichiarato James Bullard, Presidente della Fed di St. Luis in occasione dell’Economic Club a Memphis, aggiungendo che un aumento dei tassi di riferimento "e’ lontano cosi’ come e’ sempre stato".
Il mercati finanziari, ha continuato Bullard, stanno probabilmente scontando troppo la possibilita’ di un aumento del Fed Funds rate nel corso dell’anno. La priorita’, spiega Bullard, e’ quella di ritirare il programma di allentamento quantitativo che ha stimolato l’attivita’ di credito durante la crisi. Solo in seguito la Fed potra’ alzare i tassi, "ma non tutti sono d’accordo con me su quel punto".
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La "filosofia" di Icebergfinanza resta e resterà sempre gratuitamente a disposizione di tutti nella sua "forma artigianale", un momento di condivisione nella tempesta di questi tempi, lascio alla Vostra libertà, il compito di valutare se Icebergfinanza va sostenuto nella sua navigazione attraverso le onde di questo cambiamento epocale!
Non solo e sempre economia e finanza, ma anche alternative reali da scoprire e ricercare insieme cliccando qui sotto in ……….
da wikipedia
Il tasso di sconto è il tasso di interesse al quale un istituto di credito, ad esempio una banca, paga i fondi monetari di breve durata direttamente dalla banca centrale. Chiaramente la banca non emetterà mai prestiti alla clientela e allo Stato con un tasso inferiore al tasso di sconto.Il tasso di sconto informa l’intera struttura dei tassi di interesse, ed è la leva monetaria che le banche centrali usano per regolare l’offerta di moneta.
E mi si dice che non è una mossa restrittiva! Il solito fumo per nascondere la realtà.
Il tasso di riferimento Fed Funds è un tasso interbancario che viene calcolato sia giornalmente che su base mensile e su base con più mesi. Tale tasso di interesse interbancario indica il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie che avvengono in Dollari tra le principali banche Americane ed in sostanza è l’interesse a cui le banche si prestano i soldi. Potete quindi capire che più è alto tale tasso di interesse, e maggiore saranno i tassi di interesse a cui le banche e gli istituti finanziari presteranno a loro volta i soldi a noi consumatori sotto forma di credito al consumo, finanziamenti o prestiti e mutui personali.
Insomma aumenta il tasso di sconto, ma non il fed funds (tasso interbancario), come dire se tu banca li vieni a prendere da me fed li paghi 0,75, se invece li prendi da un’altra banca ,a trovarla, lo paghi 0,25.
Riprendo la frase riportata sopra:
Chiaramente la banca non emetterà mai prestiti alla clientela e allo Stato con un tasso inferiore al tasso di sconto.
Ai tempi io ricordo che si parlava sempre in termini aumento-calo del tasso di sconto, questa storia che non cambia nullaperchè il fed funds non aumenta non mi quadra.
Il Fed Funds Rate è il tasso al quale le banche
prestano ad altre banche i fondi da esse depositati
presso la Federal Reserve. Con la decisione di ieri la
FED ha manifestato l’intenzione di spingere le
banche ad usare il mercato interbancario per i
finanziamenti a breve termine, ricorrendo alle linee
di credito primarie della Federal Reserve solo come
backup. Storicamente il Tasso di Sconto è sempre più
alto del Federal Funds Target Rate, per penalizzare le
banche costrette a ricorrere alla FED per finanziarsi.
Normalmente la differenza è 1%, ma era scesa a 0,50%
nell’agosto 2007 e a 0,25% nel marzo 2008; con la
mossa di ieri è risalita a 0,50%. La reazione dei mercati
monetari è stata contenuta.
finanzaonline
i dati sull’inflazione US. al consumo CPI confermano l a PREVISIONE di Andrea Mazzalai.
cpi core mensile genn.2010 – 0,1 e annuale +1,6
rimango convinto che se le MANINE (Fed Goldman e Morgan e JP Morgan ) non controllassero così bene il CRUDO, saremmo qui ora a stabilire il tasso di DEFLAZIONE.
cpi no core mensile genn.2010 +0,2 e annuale +2,6
solo dopo il 2011 l’inflazione risorgerà. Ha ragione Mazzalai
giobbe 1971
SP supera anche la terza crisi dopo quella di luglio ed ottobre, adesso se buca il 1150 prosegue con un altro gradino (1250) altrimenti la corsa è al capolinea.
Ma la determinazione con cui viene sorretta dalle "mani forti" per non cadere mi fa pensare ad un nuovo allungo.
Peraltro l’hanno detto e stradetto che può, vuole e deve andare a 1250.
IL DUBBIO!
Aumentare il tasso di sconto dallo 0,5 allo 0,75% è un’azione puramente tattica, per quanto Bernanke sia incastrato fra l’eccesso di liquidità e l’esigenza di finanziare il deficit pubblico, che è detenuto in buona parte da mani straniere e in dollari. C’è da dire che un dollaro troppo forte nuoce gravemente "all’economia reale" americana che si trova, già adesso, con un deficit commerciale spaventoso.
Se sommiamo a quest’aumento del tasso di sconto, alla strana campagna di allarmismo sulle economie Europe, quasi a volersi dimenticare di stati come Ucraina, Argentina, Repubbliche Baltiche, Messico, Corea e gli Emirati ,(per non parlare di USA e GB) versano in condizioni non di certo migliori …… viene un terribile sospetto.
Sembra quasi che ci sia un’accorta regia che cerchi in tutti i modi per distrarre tutti sullo spaventoso deficit di bilancio USA e cerchi di perdere pezzi di potere finanziario su scala globale, ma dato che non sembra affatto riuscirci ora abbia puntato ad una sorta di ultima mossa.
Non mi stupirei se a partire dalle prossime settimane assisteremo a una fuga di capitali dagli USA e dal dollaro.
Fuga organizzata stesso dalle grosse banche, che sfrutteranno il momento di forza del dollaro sull’Euro.
Forse questa è l’ultima occasione che è stata offerta agli "amici" di squagliarsela con il malloppo prima del grande evento.
Ovviamente non ne posso avere certezza ma Bernanke, alla fine, svaluterà il biglietto verde.
-IL Compasso-
http://nsdottorx.blogspot.com/2010/02/perche-i-famosi-economisti-attuali-non.html
Perchè i famosi economisti attuali non ne azzeccano una
Pubblicato da dottorx a 16.59
Ludwig Von Mises
I primi economisti si dedicavano allo studio dei problemi economici. Insegnando e scrivendo libri essi erano ansiosi di comunicare i risultati delle loro riflessioni ai concittadini. Tentavano di influenzare l’opinione pubblica per far prevalere sane politiche nella condotta dei civici affari. Ma non concepirono mai l’economia come professione.
Lo sviluppo di una professione economica è conseguenza dell’interventismo. L’economista di professione è lo specialista per studiare le varie misure dell’interferenza governativa negli affari. Egli è esperto nel campo della legislazione economica che oggigiorno invariabilmente tende ad impedire il funzionamento della libera economia di mercato.
Vi sono migliaia e migliaia di tali esperti occupati negli uffici dei governi e dei vari partiti e gruppi di pressione politica e negli uffici editoriali, nei giornali di partito e e periodici dei gruppi di pressione. Altri sono impiegati dalle imprese come esperti o gestiscono uffici propri. Taluni hanno una reputazione nazionale o addirittura mondiale. Accade spesso che tali esperti siano chiamati a dirigere gli affari di grandi banche e imprese, siano eletti nella legislatura e incaricati come ministri di gabinetto. Essi rivaleggiano con la professione legale nella condotta suprema degli affari politici. La parte eminente che essi hanno è uno dei tratti più caratteristici della nostra era interventista. Non può esserci dubbio che una classe di uomini così rilevante includa individui di grande talento, e addirittura gli uomini più eminenti del nostro tempo. Ma la filosofia che guida le loro attività restringe il loro orizzonte. In virtù della loro connessione con partiti e gruppi di pressione definiti, avidi di acquistare privilegi speciali, essi diventano unilaterali. Chiudono gli occhi alle conseguenze più remote delle politiche da loro sostenute. Nulla conta per essi all’infuori degli interessi di breve andare dei gruppi che servono. Lo scopo ultimo dei loro sforzi è di avvantaggiare i propri clienti a spese degli altri. Sono intenti a convincere se stessi che il destino dell’umanità coincide con gli interessi di breve andare del loro gruppo e tentano di vendere quest’idea al pubblico. Lottando per un più alto prezzo dell’argento, del grano, dello zucchero, per più alti salari ai membri del loro sindacato, o per una tariffa sui prodotti stranieri più convenienti, ritengono di combattere per il bene supremo, la libertà e la giustizia, per la prosperità della loro nazione e per la civiltà.
Il pubblico guarda di traverso gli intrighi di corridoio e li biasima per i tratti oscuri della legislazione interventista. Tuttavia la radice del male è molto più profonda. La filosofia dei vari gruppi di pressione ha penetrato i vari corpi legislativi. Nei parlamenti attuali vi sono rappresentanti dei coltivatori, degli allevatori, delle cooperative agricole, degli interessi argentiferi, dei vari sindacati operai, delle industrie che non possono sostenere la concorrenza straniera senza tariffe, e di molti altri gruppi di pressione. Ve ne sono pochi per i quali la nazione conti più del proprio gruppo di pressione. Lo stesso è vero per i ministeri e le amministrazioni. Il ministri dell’agricoltura si considera esponente degli interessi agricoli; suo principale obbiettivo è di far levitare i prezzi degli alimentari. Il ministro del lavoro si considera l’avvocato dei sindacati dei lavoratori; lo scopo preminente è di rafforzare i sindacati quanto più possibile. Ogni ministero segue il suo proprio corso e lavora contro gli sforzi degli altri ministeri. Molta gente si lamenta oggi della mancanza di una politica costruttiva. Tuttavia predominando le idee interventiste, una carriera politica è aperta soltanto a uomini che si identificano con gli interessi di gruppi di pressione. La mentalità di un capo sindacale o di un segretario delle associazioni agrarie non è quanto ci vuole per un uomo di stato lungimirante. Al servizio degli interessi di breve andare di un gruppo di pressione non si sviluppano le qualità che fanno un grande uomo di stato. La politica non è invariabilmente politica di lungo andare; ma i gruppi di pressione non si preoccupano del lungo andare. Il penoso fallimento del sistema della Germania di Weimer e della terza Repubblica di Francia fu dovuto sopratutto al fatto che i loro politici erano semplicemente esperti degli interessi di gruppi di pressione.
Le universtità e gli economisti
Le università finanziate dalle tasse sono sotto l’influenza del partito al potere. Le autorità tentano di nominare solo professori pronti a sostenere le idee che essi stessi approvano. Poichè tutti i governi non socialisti sono attualmente fermamente interventisti, essi nominano soltanto interventisti. Secondo loro, primo dovere dell’università è di vendere la filosofia sociale ufficiale alla nuova generazione. Così non sanno che farsene degli economisti.Secondo un antichissima tradizione, l’obbiettivo delle università non è soltanto l’insegnamento, ma anche l’avanzamento della conoscenza e della scienza.
Uno storico eminente descrisse una volta l’importanza psicologica ed educativa della tesi dottorale dichiarando che essa dà all’autore l’orgogliosa sicurezza che vi è un piccolo angolo nel campo del sapere e della conoscenza nel quale egli non è secondo ad alcuno. E’ ovvio che quest’effetto non può essere realizzato con una tesi su un soggetto dell’analisi economica. Non vi sono angoli isolati nel complesso del pensiero economico.
Il Folletto
http://nsdottorx.blogspot.com/2010/02/perche-i-famosi-economisti-attuali-non.html
Perchè i famosi economisti attuali non ne azzeccano una
Pubblicato da dottorx a 16.59
Ludwig Von Mises
I primi economisti si dedicavano allo studio dei problemi economici. Insegnando e scrivendo libri essi erano ansiosi di comunicare i risultati delle loro riflessioni ai concittadini. Tentavano di influenzare l’opinione pubblica per far prevalere sane politiche nella condotta dei civici affari. Ma non concepirono mai l’economia come professione.
Lo sviluppo di una professione economica è conseguenza dell’interventismo. L’economista di professione è lo specialista per studiare le varie misure dell’interferenza governativa negli affari. Egli è esperto nel campo della legislazione economica che oggigiorno invariabilmente tende ad impedire il funzionamento della libera economia di mercato.
Vi sono migliaia e migliaia di tali esperti occupati negli uffici dei governi e dei vari partiti e gruppi di pressione politica e negli uffici editoriali, nei giornali di partito e e periodici dei gruppi di pressione. Altri sono impiegati dalle imprese come esperti o gestiscono uffici propri. Taluni hanno una reputazione nazionale o addirittura mondiale. Accade spesso che tali esperti siano chiamati a dirigere gli affari di grandi banche e imprese, siano eletti nella legislatura e incaricati come ministri di gabinetto. Essi rivaleggiano con la professione legale nella condotta suprema degli affari politici. La parte eminente che essi hanno è uno dei tratti più caratteristici della nostra era interventista. Non può esserci dubbio che una classe di uomini così rilevante includa individui di grande talento, e addirittura gli uomini più eminenti del nostro tempo. Ma la filosofia che guida le loro attività restringe il loro orizzonte. In virtù della loro connessione con partiti e gruppi di pressione definiti, avidi di acquistare privilegi speciali, essi diventano unilaterali. Chiudono gli occhi alle conseguenze più remote delle politiche da loro sostenute. Nulla conta per essi all’infuori degli interessi di breve andare dei gruppi che servono. Lo scopo ultimo dei loro sforzi è di avvantaggiare i propri clienti a spese degli altri. Sono intenti a convincere se stessi che il destino dell’umanità coincide con gli interessi di breve andare del loro gruppo e tentano di vendere quest’idea al pubblico. Lottando per un più alto prezzo dell’argento, del grano, dello zucchero, per più alti salari ai membri del loro sindacato, o per una tariffa sui prodotti stranieri più convenienti, ritengono di combattere per il bene supremo, la libertà e la giustizia, per la prosperità della loro nazione e per la civiltà.
Il pubblico guarda di traverso gli intrighi di corridoio e li biasima per i tratti oscuri della legislazione interventista. Tuttavia la radice del male è molto più profonda. La filosofia dei vari gruppi di pressione ha penetrato i vari corpi legislativi. Nei parlamenti attuali vi sono rappresentanti dei coltivatori, degli allevatori, delle cooperative agricole, degli interessi argentiferi, dei vari sindacati operai, delle industrie che non possono sostenere la concorrenza straniera senza tariffe, e di molti altri gruppi di pressione. Ve ne sono pochi per i quali la nazione conti più del proprio gruppo di pressione. Lo stesso è vero per i ministeri e le amministrazioni. Il ministri dell’agricoltura si considera esponente degli interessi agricoli; suo principale obbiettivo è di far levitare i prezzi degli alimentari. Il ministro del lavoro si considera l’avvocato dei sindacati dei lavoratori; lo scopo preminente è di rafforzare i sindacati quanto più possibile. Ogni ministero segue il suo proprio corso e lavora contro gli sforzi degli altri ministeri. Molta gente si lamenta oggi della mancanza di una politica costruttiva. Tuttavia predominando le idee interventiste, una carriera politica è aperta soltanto a uomini che si identificano con gli interessi di gruppi di pressione. La mentalità di un capo sindacale o di un segretario delle associazioni agrarie non è quanto ci vuole per un uomo di stato lungimirante. Al servizio degli interessi di breve andare di un gruppo di pressione non si sviluppano le qualità che fanno un grande uomo di stato. La politica non è invariabilmente politica di lungo andare; ma i gruppi di pressione non si preoccupano del lungo andare. Il penoso fallimento del sistema della Germania di Weimer e della terza Repubblica di Francia fu dovuto sopratutto al fatto che i loro politici erano semplicemente esperti degli interessi di gruppi di pressione.
Le universtità e gli economisti
Le università finanziate dalle tasse sono sotto l’influenza del partito al potere. Le autorità tentano di nominare solo professori pronti a sostenere le idee che essi stessi approvano. Poichè tutti i governi non socialisti sono attualmente fermamente interventisti, essi nominano soltanto interventisti. Secondo loro, primo dovere dell’università è di vendere la filosofia sociale ufficiale alla nuova generazione. Così non sanno che farsene degli economisti.Secondo un antichissima tradizione, l’obbiettivo delle università non è soltanto l’insegnamento, ma anche l’avanzamento della conoscenza e della scienza.
Uno storico eminente descrisse una volta l’importanza psicologica ed educativa della tesi dottorale dichiarando che essa dà all’autore l’orgogliosa sicurezza che vi è un piccolo angolo nel campo del sapere e della conoscenza nel quale egli non è secondo ad alcuno. E’ ovvio che quest’effetto non può essere realizzato con una tesi su un soggetto dell’analisi economica. Non vi sono angoli isolati nel complesso del pensiero economico.
Il Folletto
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da wikipedia
Il tasso di sconto è il tasso di interesse al quale un istituto di credito, ad esempio una banca, paga i fondi monetari di breve durata direttamente dalla banca centrale. Chiaramente la banca non emetterà mai prestiti alla clientela e allo Stato con un tasso inferiore al tasso di sconto.Il tasso di sconto informa l’intera struttura dei tassi di interesse, ed è la leva monetaria che le banche centrali usano per regolare l’offerta di moneta.
E mi si dice che non è una mossa restrittiva! Il solito fumo per nascondere la realtà.
Il tasso di riferimento Fed Funds è un tasso interbancario che viene calcolato sia giornalmente che su base mensile e su base con più mesi. Tale tasso di interesse interbancario indica il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie che avvengono in Dollari tra le principali banche Americane ed in sostanza è l’interesse a cui le banche si prestano i soldi. Potete quindi capire che più è alto tale tasso di interesse, e maggiore saranno i tassi di interesse a cui le banche e gli istituti finanziari presteranno a loro volta i soldi a noi consumatori sotto forma di credito al consumo, finanziamenti o prestiti e mutui personali.
Insomma aumenta il tasso di sconto, ma non il fed funds (tasso interbancario), come dire se tu banca li vieni a prendere da me fed li paghi 0,75, se invece li prendi da un’altra banca ,a trovarla, lo paghi 0,25.
Riprendo la frase riportata sopra:
Chiaramente la banca non emetterà mai prestiti alla clientela e allo Stato con un tasso inferiore al tasso di sconto.
Ai tempi io ricordo che si parlava sempre in termini aumento-calo del tasso di sconto, questa storia che non cambia nullaperchè il fed funds non aumenta non mi quadra.