" Per la maggior parte degli ultimi anni, banchieri centrali, industriali e leader politici ci hanno avvisati dei pericoli della deflazione. La caduta dei prezzi ci dicono, creerà un altro 1930 in stile depressione. L’unica risposta è stampare denaro furiosamente. Bloomberg
Ora si scopre che la teoria è un limone. La deflazione non è affatto una minaccia. Essa non impedisce il funzionamento di un’economia e non ferma l’eventuale recupero. L’evidenza suggerisce che un periodo di deflazione potrebbe essere quello che le economie indebitate necessitano per tornare sul giusto binario.
Il Cancelliere dello Scacchiere, Alistair Darling ha detto in un discorso all’inizio di quest’anno che la Banca d’Inghilterra deve essere pronta ad agire per evitare la deflazione dei prezzi. "
Non è il solo, sono in molti ad essere terrorizzati dalla deflazione, la deflazione erode le rendite e i patrimoni, l’inflazione invece è una brezza che da sollievo nell’afa estiva della Grande Recessione, attenua la sensazione di indebitamento anche se per il sottoscritto rimare solo un’ illusione, Grande Recessione per molti già alle spalle con gli occhi alla ripresa che verrà.
" Siamo molto interessati ad evitare il rischio di una deflazione, ha dichiarato il presidente della Banca Centrale Europea, Jean Claude Trichet, in un’intervista di questo mese. Lo stesso messaggio è stato pompato attraverso i mercati mondiali, dai maggiori leader economici. "
Nonostante gli imponenti stimoli monetari e i " quantitative easing " di mezzo mondo, la deflazione è tra noi, ma in molti vogliono far credere che è solo una sensazione….
" In reality, anyone with a sense of economic history would have been aware that the whole deflation story was oversold. In the UK, the House of Commons Library publishes data on prices going back to 1750. "
Difficile in realtà trovare qualcuno che abbia una qualsiasi senso storico della realtà, l’intera storia è stata attraversata da periodi deflativi, in Inghilterra dal 1814 al 1914, i prezzi sono aumentati in alcuni anni e sono diminuiti in altri, nessun reale cambiamento nei prezzi durante il secolo scorso, scrive Matthew Lynn corrispondente a Londra per Bloomberg.
"Vi sono stati numerosi anni di deflazione eppure il Regno Unito è diventata la più grande potenza economica al mondo, il suo declino è incominciato non appena è apparsa l’inflazione attesa. La deflazione non ha arrestato la Rivoluzione Industriale, ha invece sostenuto il maggior periodo di creatività economica mai visto."
" Uno studio della Federal Reserve Bank di Minneapolis ha esaminato i dati sulla deflazione in 17 paesi in oltre 100 anni, riscontrando che sebbene la Grande Depressione sia stata collegata ad un calo dei prezzi, quindi alla deflazione, ciò non è stato vero per qualsiasi altro periodo storico."
Non c’è stata virtualmente alcuna prova che la deflazione abbia causato una depressione.
Per quale motivo dovrebbe essere cosi, solo perchè la deflazione è un male in quanto tiene lontano il consumatore, il quale pensa che domani troverà prezzi più convenienti…..ma questo è solo stupido, sostiene Matthew Lynn.
La deflazione può essere dannosa per particolari gruppi di interesse, ai quali capita di essere molto potenti. E’ negativa per i chief executives, per i manager. Infatti è più facile ottenere un continuo aumento dei profitti e delle rendite, per non parlare dei patrimoni in un ambiente inflativo.
Credo sia inutile che vi ricordi come l’inflazione danneggia i percettori di reddito fisso a favore di coloro che possono agire sui prezzi e sugli onorari.
" The banking industry, which has come to rely on inflation to make highly leveraged loans sustainable, also dislikes deflation. Likewise, it is bad for governments, which use inflation to reduce the value of their debts. "
Ecco quindi spiegata la favola dell’inflazione che annega il debito, lo rende "sostenibile", allo stesso modo la deflazione è pericolosa per i governi, che utilizzano l’inflazione per ridurre il valore del loro debito.
" E’ una buona notizia per i risparmiatori e per i consumatori che avranno a disposizione prezzi più bassi, positiva anche per tutti i lavoratori che possono generalmente tenere alto il potere di acquisto mentre i prezzi scendono."
L’autore ci dice che ci sono vincitori e vinti e il punto importante è che le persone che hanno più da perdere sono i potenti, anche se la deflazione, quella cattiva, è una guerra che non fa prigionieri, l’autore del pezzo dimentica che la " debt deflation" porta anche disoccupazione, in una spirale continua e che molti in questa crisi stanno perdendo il lavoro e non hanno prospettive di rivederlo nel breve termine.
Ecco per quale motivo la deflazione è un mostro da combattere a tutti i costi, piuttosto che quella che ormai in molti definiscono, "sana inflazione", non vi è alcun pericolo dalla deflazione conclude invece Matthew Lynn, essa può essere desiderabile, in quanto incoraggia un equilibrio tra consumo e risparmio e scoraggia il ricorso al debito da parte dei governi e del sistema finanziario.
Inevitabilmente ogni dinamica economica porta con se vincitori e vinti, ma come abbiamo visto, la lost decade giapponese, non ha prodotto alcune reale depressione, solo una fase di stagnazione infinita, non solo perchè nel frattempo il mondo continuava nel suo cammino di crescita infinita drogata.
Il mio dubbio è che oggi ci troviamo in una situazione globalizzata, nella quale i medici al capezzale continuano ad operare con gli stessi strumenti che hanno provocato la crisi, una crisi sistemica, una broncopolmonite scambiata inizialmente per un raffreddore. Oggi la spesa pubblica ha sostituito la spesa privata, ma non è cambiato nulla. Se vi è un eccesso di produzione, allora si rottama tutto, anche ciò che in fondo, è ancora utilizzabile, ciò che è nuovo, dimenticando che in maniera proporzionale, a cominciare dalle alte sfere, vi deve essere un ridimensionamento naturale di una crescita insostenibile.
Nel frattempo tutto prosegue eliminando dalla mente la realtà fondamentale, la recessione è finita, ecco l’eco che proviene dalle gole profonda del paese delle meraviglie ….. E la chiamano… ripresa
Insolvenze e pignoramenti da record negli Stati Uniti denunciati dalla Mortgage Bankers Association (MBA) nel secondo trimestre del 2009.
Le insolvenze sono cresciute al tasso aggiustato stagionalmente del 9,24 per cento per tutti i mutui in essere alla fine del secondo trimestre su proprietà residenziali, in aumento di 12 punti base rispetto al primo trimestre e di 283 punti su base annua, stabilendo il record da quando è iniziata la rilevazione stratistica della MBA nel 1972.
Il tasso d’insolvenza comprende mutui con almeno una rata arretrata impagata ma non comprende mutui per i quali è iniziata una procedura esecutiva (foreclosure). La percentuale dei mutui relativi a foreclosures alla fine del secondo trimestre era del 4,30 per cento. La combinazione tra la percentuale dei mutui relativi alle foreclosures e quella dei mutui con almeno una rata impagata è pari al 13,16 per cento su base non aggiustata stagionalmente, la più alta mai registrata dalle statistiche della MBA sulle insolvenze.
Dichiara il capo economista della MBA, Jay Brinkmann: "Mentre il tasso delle foreclosures avviate è rimasto essenzialmente invariato rispetto al record del precedente trimestre, c’è stata una importante diminuzione delle foreclosures per mutui ARM subprime. La discesa, tuttavia, è stata compensata dagli incrementi delle foreclosures su altri tipi di mutui, con i mutui prime a tasso fisso che hanno segnato il più grande incremento. A riprova che la performance dei mutui è ancora una volta determinata dalla disoccupazione, i mutui prime a tasso fisso ora pesano per uno ogni tre foreclosure. Un anno fa pesavano per uno ogni cinque…."
Ecco perchè la disoccupazione è oggi un indicatore anticipatore o contingente, più persiste e più le foreclosures continua e deprimono il mercato, lo silenziano, tolgono la possibilità di una rapida ripresa, preparano l’esplosione futura della bolla della carte di credito, in maniera discreta, lentamente tra l’indifferenza generale del sistema che provvede a tagliare le linea di credito.
La Federal Reserve ci racconta che il tasso di insolvenza, il tasso di morosità continua ad aumentare, nell’immobiliare, nelle carte di credito, nel commercial real estate dove la dinamica è in rapido aumento, il tasso più elevato dagli anni 90, anni di piombo, anni di fallimenti nella Savings & Loan epopea.
E nonostante tutto è affascinante come il sistema finanziario assorbe la dinamica, il tasso di insolvenza immobiliare e nelle carte di credito aumenta in maniera esponenziale, oltre qualsiasi rilevazione storica recente, portando alla chiusura "pilotata" di innumerevoli banche regionali, che mettono in seria difficoltà le riserve a garanzia dei depositi della FDIC, ma in fondo basta stampare denaro, aggiungere elettronicamente uno zero qua e la.
Il Senior Loan Officer Opinion della Fed ci sussurra che il sistema finanziario continua a rafforzare ed inasprire le norme per la concessione del credito, ma non è tanto questo il problema, non si tratta dell’ acqua che non vi è alla fonte, ma del cavallo che non ne vuol più sapere di bere, tranne che nel caso di qualche operazione immobiliare di piccolo cabotaggio, non certo nel settore commerciale dove la fonte si è sostanzialmente prosciugata.
Questa è la realta fondamentale, guardate bene questo grafico, in maniera particolare lo guardino tutti coloro che continuano a gridare inflazione…..
Se non si ascoltano tra di loro, figurarsi se mai avranno l’umiltà di ascoltare il sussurro della Storia, in fondo si tratta di ideologie o scuole di pensiero, integralismi spesso assoluti, che vanno portati sino in fondo, qualunque cosa accada.
Oltre ai governatori delle Federal Reserve regionali, si ritroveranno decine di economisti, provenienti da università, banche centrali e imprese private di ogni angolo della terra, " Financial Stability and Macroeconomic Policy" stabilità finanziaria e politica macroeconomica, chissà che dietro le quinte non si parli di deflazione, il drago dell’economia da combattere ad ogni costo….. lezioni da un anno di crisi.
Bernanke ha esortato il Congresso ad accogliere la proposta di Hoenig, governatore della Fed di Kansas City, istituzione che ospita il meeting di Jackson Hole, la proposta di annientare tutti gli azionisti delle banche che ricevono aiuti statali.
Hoenig ha sottolineato che le società senza capitale o che non riscuotono la fiducia degli investitori, non debbono essere salvate, in un discorso tenuto a marzo a Omaha in Nebraska, sottolineando come il governo dovrebbe dichiarare il fallimento, sostituire i dirigenti, rimuovere gli assets "tossici" e far pagare i danni agli azionisti….chi rompe paga e i cocci sono suoi.
Se penso alla farsa degli " Stress Test" credo che questo mondo sia un gigante di argilla, una stanza di cristalli in cui sta camminando l’elefante della Grande Recessione.
Sembra che un senatore del Kansas un certo Sam Brownback, si sia interessato al discorso di Hoenig, un repubblicano assediato da innumerevoli elettori stanchi di socializzare le perdite, incoraggiando il governatore a proseguire nella sua battaglia contro i mulini a vento della finanza.
Ricordo ancora l’espressione del povero Bernanke, costretto a "turarsi" il naso negli innumerevoli salvataggi finanziari.
Not everybody agrees with Hoenig’s recommendation of setting strict guidelines to handle financial failures.
Figurarsi, perchè qualcuno è d’accordo su qualcosa, ogni qualvolta qualcun’altro prova a mettere un po di ordine, nell’immenso dedalo finanziario……..
“I don’t think we’ll get better if we don’t listen to our critics as well as to those who praise us.”
Talvolta è importante non farne di tutta l’erba un fascio, anche se spesso l’erba si sveglia tardi, ma Hoenig sottolinea come non sia meglio non ascoltare i propri critici godendosi coloro che ti lodano.
" Mi auguro che questo diventa, in un certo senso, una lezione da apprendere e l’inizio di un progetto…." certo purchè la sua eventuale fine non sia tra qualche decennio quando ormai la Grande Recessione sarà diventata una lungo decennio perduto.
Spettacolare è inoltre questa frase…
“There’s nothing in this crisis that I haven’t seen before,” …..non c’è nulla in questa crisi che io non abbia visto prima!
Non vi è nulla nella Madre di tutte le crisi che noi su Icebergfinanza, non abbiamo letto attraverso la storia, risalendo nel tempo sino alla Tulip Mania, nulla che non fosse già scritto, attraverso i sintomi, sintomi che inevitabilmente sono stati sottovalutati, forse per integralismo accademico, forse perchè in fondo la Storia non si ripete mai, anche se a volte fa rima!
La "filosofia" di Icebergfinanza resta e resterà sempre gratuitamente a disposizione di tutti nella sua "forma artigianale", un momento di condivisione nella tempesta di questi tempi, lascio alla Vostra libertà, il compito di valutare se Icebergfinanza va sostenuto nella sua navigazione attraverso le onde di questo cambiamento epocale!
Per sostenere ICEBERGFINANZA clicca qui sotto
Non solo e sempre economia e finanza, ma anche alternative reali da scoprire e ricercare insieme cliccando qui sotto in ……….
Confrontando l’esempio fatto della deflazione in Inghilterra e quella della grande depressione mi sembra di capire la deflazione non è al centro del problema. La deflazione è una conseguenza. Quindi parlando di disoccupazione non mi sembra sia la deflazione a creare disoccupazione ma più il contrario.
Ciò che va combattuto quindi è da un altra parte. E gli eventi che si susseguono in questi mesi mi sembra che lo dimostri. Se i banchieri centrali sono convinti di risolvere la crisi combattendo la deflazione creando moneta è evidente che stanno cercando di togliere la febbre di uno malato di polmonite semplicemente utilizzando tachipirina. Forse sarebbe meglio usare gli antibiotici.
Questo comportamento è giustificato dalle affermazioni di Matthew Lynn per cui stanno solo cercando di proteggere il debito nazionale le rendite e i patrimoni.
Se la deflazione colpisce gli investimenti, questo probabilmente è vero per le grandi multinazionali attenti solo al profitto. Per esperienza personale un artigiano o una piccola azienda se ha bisogno per il proprio lavoro di un investimento (macchinari, persone ecc.) e ne ha bisogno subito per sopravvivere non interessa se fra un mese gli costa lo zero virgola in meno. Mentre gli investimenti finanziari, quelli più lontani dal lavoro, probabilmente vengono sospesi.
Massimiliano