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LA FIDUCIA IN ECONOMIA , NELLA FINANZA e L'AZZARDO MORALE.
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Eccoci finalmente a parlare di un argomento che riassume l’essenza di ciò che è capitato in questi giorni, un argomento di cui pochi parlano, presi come sono a discutere e analizzare come e quando questa crisi finirà
Le analisi di questi giorni vanno dalle considerazioni per un temporale estivo alle scosse di avvertimento per un terremoto di vaste dimensioni, da un repricing del rischio ad un’apocalisse del credito, da un normale per quanto profondo 1998 anno della crisi del LTCM alle possibili devastanti conseguenze per una nuova Grande Depressione.
Ben pochi fanno analisi rivolta alle cause che hanno determinato un’improvviso ma non per questo imprevedibile credit crunch, un’improvvisa crisi che alcuni chiamano di liquidità, mentre altri come Nouriel Roubini la ampliano giustamente, chiamando in causa anche una crisi di insolvenza come testimoniano le innumerevoli ed esponenziali “foreclosure” e l’effetto a cascata nei fallimenti di numerosi player del credito ipotecario americano.
Secondo il sottoscritto invece quella che è in atto, integrandola alle due visioni precedenti, è una vera e propria “ CRISI DI FIDUCIA “ indotta dalla mancanza di etica e “ morale finanziaria” che ormai imperversa costantemente nella finanza e talvolta nella stessa economia, dai tempi dei tempi.
La stessa mancanza di etica che in fondo avvolge la nostra società, la nostra vita quotidiana.
Sia ben chiaro che non dimentico ed in loro io credo, quei comportamenti nascosti, che non fanno rumore, di milioni di persone che vivono la vita e la loro professione con una continua tensione nei confronti del proprio prossimo, del bene comune.
Come disse Alphonse Karr, scrittore francese del 1800, credo nel Dio che ha creato gli uomini, non nel Dio che gli uomini hanno creato.
Oggi vorrei riprendere invece un_mio_precedente_post che riporta un intervento di Parta Dasgupta economista dell’Università di Cambridge avvenuto al Festival dell’economia di Trento in relazione alla fiducia nell’economia.
Oggi spesso il sistema economico è basato sulla continua ricerca di strumenti che testimonino il grado di fiducia del consumatore, dell’imprenditore, analisi e ricerche sulle tendenze e sulle percezioni che i principali attori economici hanno verso il futuro prossimo o lontano che sia.
Lo stesso sistema finanziario è basato sulla “fiducia”, che i vari operatori pongono nel mettere in essere le loro operazioni.
Concedere un prestito, investire in una determinata maniera, risparmiare depositando in un determinato istituto finanziario sono tutti atti di fiducia che come nella vita comune, nelle relazioni tra gli esseri umani, spesso vengono traditi!
Ora vorrei lasciare per un attimo il mondo finanziario per scendere negli abissi della miseria, della povertà dove la fiducia trova talvolta la sua più alta espressione.
Proprio nei bassifondi dell’Umanità vi è la chiave per cercare di ricostruire la fiducia perduta, da li è nata la grande realtà della Grameen Bank di cui ho già parlato diffusamente in altre occasioni. Il suo fondatore, il fondatore del microcredito ha basato il suo “impero d’Amore” sulla fiducia, sulla consapevolezza che ogni essere umano ha creatività straordinarie e formidabili capacità!
Ha istituito per la prima volta il concetto economico di “ Capitale sociale” . Secondo Yunus, la povertà potrebbe essere sconfitta se le istituzioni finanziarie, pubbliche o private, governative o internazionali, fossero capaci di sfruttare l’immensa potenzialità di ogni essere umano, in sintesi di concedere fiducia.
Prosegue Yunus:“Ho come la sensazione che l’economia basi le sue leggi su presupposti che ignorano gli esseri umani. Tratta gli uomini come macchine e nega gli elementi essenziali della natura umana. Considera gli imprenditori come uomini dalle capacità eccezionali e così ignora le potenzialità della gran massa dell’umanità.
L’economia ama definirsi come una scienza sociale ma non lo è!
Parla di lavoro e manodopera, non parla di uomini , donne e bambini quindi non può ignorare l’ambiente che pretende di analizzare!”
Non può ignorare di dare fiducia all’Uomo, chiunque esso sia!
La stessa fiducia che puntualmente dopo ogni crisi finanziaria o economica, divenda come un filone d’oro da scoprire o riscoprire, come un tempio bombardato, un tempio da ricostruire piano, piano con il ricordo di ciò che è stato, di ciò che forse non tornerà più come prima.
Nell’intervento che Dasgupta fece al Festival dell’Economia, che vi riporto con il comunicato stampa del Festival in sostanza si esplorano le quattro modalità che consentono di generare e mantenere la fiducia:
“ La prima è quella che si sviluppa nel contesto familiare: lì il fattore fondamentale è l’affetto
reciproco. Tutti i soggetti coinvolti manterranno la parola data perché deludere il
partner procurerebbe loro una sofferenza. Ma com’è ovvio tutto ciò vale per
contesti molti limitati.
La seconda modalità è comportamentale: si suppone che le persone –
contrariamente alle teorie sull’”uomo economico”, orientato solo alla
massimizzazione dell’interesse individuale – siano naturalmente portate a
rispettare la parola data. L’obiezione più forte qui è: non tutti siamo uguali, non
tutti siamo ugualmente disinteressati, non tutti abbiamo la stessa soglia di
“corruttibilità”.
Rimangono quindi altre due possibilità.
La prima è quella che sta alla base dello
Stato di diritto, per cui è un’autorità esterna a garantire il rispetto dei patti. Può
trattarsi del capovillaggio piuttosto che dello Stato con il suo potere coercitivo, sta
di fatto che chi viola il patto giuridico o il contratto stipulato riceverà una
punizione. Qui il problema è: perché le parti dovrebbero fidarsi dell’autorità
esterna, che dopotutto è una costruzione umana, e quindi non è né infallibile né
incorruttibile? Molti Stati ad esempio non rispettano la legge, quindi non appaiono
ai cittadini come soggetti degni di particolare fiducia.
Resta quindi la quarta possibilità: l’esistenza di norme sociali che garantiscono
l’attuazione reciproca dell’accordo. Le norme sociali sono, per usare la definizione
di Dasgupta, “fatti condizionanti che tutti seguono”. Possono essere anche
semplici convenzioni o abitudini, che ognuno segue e rispetta perché presuppone
che tutti gli altri lo facciano. Al tempo stesso, le norme sociali garantiscono anche
il perseguimento dell’interesse personale: esse infatti fanno sì che ciascuno, ad
esempio, si impegni ad aiutare gli altri membri della società, nella convinzione
che quando ne avrà bisogno potrà a sua volta contare sull’aiuto degli altri.
Tutto questo funziona in una società che ha vita lunga e che scommette nel
futuro. Non funziona in società che hanno vita breve o sono troppo mobili.
Naturalmente tutte e quattro queste modalità hanno la loro ragion d’essere, in un
modo o nell’altro, e a seconda dei contesti nei quali si manifestano.
Ma la
sottolineatura di Dasgupta riguarda in particolare la quarta, quella basata sulle
norme sociali. Ciò soprattutto in relazione alla terza, quella che pone l’accento
sullo Stato di diritto; esso è infatti importante, e tuttavia non esaurisce il
problema della fiducia, considerato che, in ultima analisi,
chi controlla i controllori?
In sintesi forse stà proprio qui il problema di questa ultima crisi, la mancanza di etica professionale da parte delle stesse agenzie di rating, che hanno tradito la “fiducia” che gli operatori del mercato ripongono nelle loro valutazioni, prima di investire i loro capitali.
Non possiamo limitarci ad applicare dei semplici quanto efficaci in sede di giudizio, “DISCLAIMER” dove ogni nostra opinione è ed resta un’opinione e non un consiglio di investimento, in quanto allora è meglio che ognuno di noi ci crei una propria cultura finanziaria, per procedere secondo intuito o coscienza.
Certo che la parola “investire” assume un significato quantomeno pittoresco, in un contesto quello attuale dove esiste tendenzialmente quasi e solo la “speculazione”, dove la massimizzazione del profitto a breve termine e l’edonismo finanziario avvolgono ogni tentativo di sostenere un’iniziativa o un progetto.
Oggi l’investimento “ etico “ , i fondi “ etici “ assumono pur nelle loro limitate esperienze e capacità di analizzare ogni comportamento societario responsabile nei confronti della società, offrono una tenue barriera alla speculazione che imperversa nel sistema.
Capitale sociale è quindi, in questa accezione, il rapporto di fiducia
reciproca che si crea all’interno di una società per effetto di norme socialmente
condivise. In altre parole, l’insieme di valori e di comportamenti su cui si fonda
una comunità, che va coltivato, custodito e rafforzato.
Valori e comportamenti responsabili! Vi confesso che faccio decisamente fatica ha comprendere l’opinione di coloro che ritengono gli HEDGE FUND, fondi altamente speculativi, con un elemento positivo nel contesto dei mercati finanziari, solo ed esclusivamente in quanto apportano liquidità e stabilità al mercato.
I cosiddetti controllori che quasi nessuno controlla, hanno dichiarato che questi “strumenti operativi” hanno si bisogno di un codice di autoregolamentazione, ma che devono essere lasciati liberi di operare in nome di un vago ma sempre presente “ LAISSEZ FAIRE “.
Oggi la STORIA presente, ci dice che questi fondi con le loro strategie operative hanno prodotto esattamente l’effetto contrario sul sistema, hanno in sintesi con il loro credo improntato sull’effetto leva, prosciugato la liquidità creando insicurezza al sistema. Il rischio sistemico che questi fondi possono produrre e racchiuso nel comunicato di Moody’s secondo il quale “ il possibile fallimento di un grande hedge fund, potrebbe creare ulteriore instabilità”.
Lo stesso fenomeno dei Conduits o dei Structures Investment Vehicles riassume in breve lo stesso concetto.
“Veicoli finanziari” creati dagli istituti finanziari e lasciati al di fuori dei propri libri contabili che attuano strategie di utilizzo minimo o totale della leva finanziaria per ottenere alti rendimenti.
Indebitamento a breve termine per concentrare i loro investimenti sul lungo termine spesso in strumenti a tripla A con il massimo del rating ( sempre che questo abbia significato ora più che mai! ) o talvolta in strumenti speculativi ad alto rischio.
Oggi il sistema è talmente deflagrato che le Banche Centrali hanno aperto le loro finestre di sconto per accogliere coloro ai quali il mercato rifiuta la “ FIDUCIA”, coloro ai quali nessuno chiede come e quale era la loro strategia di investimento.
Vorrei ora prendere l’occasione al volo e spostarmi sull’argomento della “ MORAL HAZARD “ ovvero l’azzardo morale che indirettamente le Banche Centrali oggi stanno mettendo in atto.
Vi invito ora ad una sottile riflessione!
Vorrei riprendere per un attimo le parole di Karl Weber governatore della BundesBank, pronunciate nel pieno della entusiasmante cavalcata dei listini mondiali:
“ Se sottovalutate il rischio, non venite da noi a cercare aiuto in liquidità! Più a lungo la cosa andrà avanti, più la situazione si farà rischiosa e più avrete bisogno di fortuna.
E’ tempo che il mercato finanziario faccia un passo indietro, verso una più adeguata assegnazione del prezzo in base al rischio e forse di rinunciare ad un accordo anche se sembra attraente….. La liquidità globale si prosciugherà e quando saremo a quel punto, parte di questa svalutazione del rischio si normalizzerà.”
Bene detto questo, a posteriori il sistema tedesco è risultato il più coinvolto in questa corsa speculativa e certamente le autorità di vigilanza, istituti preposti, governatori e banche centrali sono più volte intervenuti cercando di ottenere attraverso la “ MORAL SUASION” un minimo di realismo che evidenzia i pericoli di un sistema dove la massimizzazione nel breve termine del profitto apporta un rischio non indifferente.
Un rischio rivolto alle generazioni future, in quanto il lungo termine è quasi completamente assente nei progetti delle aziende, un rischio sistemico determinato dall’assunzione delle stesse strategie di navigazione che presuppongono che quando cambia il tempo ed arriva un uragano, l’imbarcazione deve essere rimorchiata per raggiungere il porto, sempre che non stia affondando.
La mia domanda ora è questa!
Se le autorità di controllo e vigilanza, gli istituti preposti o istituiti ad hoc per questa funzione, governatori e banche centrali, conoscevano i rischi nascosti di queste strategie a senso unico, facendo affidamento a modelli revisionali ampiamente testati, perché non sono intervenuti togliendo “ il liquore durante il party”? Avvertimenti e considerazioni paternali servono talvolta ben poco.
“ Non era prevedibile? “ No non era prevedibile, ma solo perché non si è voluto prendere in considerazione l’ipotesi peggiore, per non interrompere questo ambiente idilliaco!
Oggi si cerca di “ vaccinare “ il mercato. Il libero mercato, attraverso massicce dosi di iniezione di liquidità, in seguito ad un’anemica prevenzione.
Come scrive Paul de Grauwe, professore di economia all’università di Leuven sul Financial Times, le Banche Centrali non sono responsabili solo del funzionamento presente dei mercati finanziari, ma anche della stabilità futura del sistema.
Come prestatore di ultimo soccorso, la Banca Centrale è l’ultimo garante del sistema di pagamento.
Con il suo intervento “ provoca un dilemma dalle proporzioni di una tragedia greca”. La liquidità, sempre secondo de Grauwe permette alla banca che ha speculato o “fatto cose insensate” di riprendersi. Alcuni grandi capitali hanno finanziato gli hedge fund, i SIV, le operazioni leveraged by out e nessuno si è chiesto o preoccupato delle responsabilità e dei rischi che si stava assumendo.
Scrive de Grauwe: “ Il dilemma genera due problemi. In primo luogo, danneggia il senso della giustizia, dove la banca che si è comportata irresponsabilmente viene rifornita della liquidità che le permetterà di sopravvivere ed in secondo luogo, la stabilizzazione del mercato oggi genera i semi dell’instabilità futura, perché implicitamente le banche centrali danno un segnale che un tale comportamento viene punito in maniera leggera e che quindi si può in futuro ripetere.”
Questo genera il rischio morale, o azzardo morale che gli economisti sollecitano spesso.
Continuo con l’articolo in questione in quanto è veramente illuminante!
“Non vi è alcun dubbio che la crisi finanziaria attuale è stata generata dalla politica monetaria accomodante della Federal Riserve che ha abbassato o meglio annullato la percezione del rischio nel mercato. Bagehot, grande economista inglese del 19° secolo ha sostenuto che in tempo di crisi le banche centrali devono fornire la liquidità ad un “ TASSO DI PENA “
Come gli avvenimenti di questi giorni insegnano e come tutti abbiamo visto la FEDERAL RESERVE ha abbassato addirittura il tasso di sconto per venire incontro al sistema, alle banche in difficoltà.
Tutto e solo in nome di un presunto “ RISCHIO SISTEMICO “ totalmente assente nelle analisi antecedenti la crisi. Tutto cambia, nulla è per sempre!
Ma la morale della favola stà sempre in un principio unico, che si ripete nei tempi indissolubile.
L’egoismo del singolo, non porterà mai al benessere della società, l’economia e la finanza senza etica, o valori sono scienze realmente tristi, non tanto per i loro contenuti, per la loro utilità, quanto per quelli che sono i risultati finali, conseguenza di un uso edonistico.
La teoria economica dominante identifica la razionalità del comportamento umano con la massimizzazione dell’interesse personale.
Kahlil Gibran scrisse a proposito del Commercio:
" A Voi la terra dà i suoi frutti, e non vi mancheranno se solo saprete riempirvene le mani. E’ scambiando i doni della terra che troverete l’abbondanza e sarete soddisfatti.
Ma se lo scambio non sarà nell’amore e nel segno di una giustizia benevola, porterà solo alla fame e all’ingordigia."
Poche e semplici parole, che faranno ridere alcuni, che altri considereranno di un’altra epoca, ma mai così attuali, mai così profetiche.
Amartya Sen dice che se si esamina l’equilibrio delle varie accentuazioni nelle pubblicazioni dell’economia moderna è difficile non accorgersi di quanto venga elusa l’analisi normativa a livello profondo, e di quanto sia trascurata l’influenza delle considerazioni di natura etica nella caratterizzazione del comportamento umano effettivo.
Quasi che ogni comportamento economico e finanziario non venga “inquinato” da atteggiamenti quali la buona volontà o i sentimenti morali, che non aiuterebbero affatto alla massimizzazione del profitto.
La storia recente di questi ultimi anni è piena di esempi di come i comportamenti deviati, nascano dall’interesse personale innanzitutto a scapito della comunità.
La “socializzazione del rischio” e talvolta lo stesso trasferimento del rischio, presuppongono comportamenti “etici” professionali che non possono esulare dall’informazione dettagliata di consistenza e caratteristiche del rischio stesso.
Vi rimando inoltre ad un mio precedente post dal titolo LA MORALE DELLA FAVOLA, ECONOMIA ETICA ED IL FENOMENO SUBPRIME
Vorrei concludere sperando in cuor mio di aver dato in semplicità, un piccolo ed umile aiuto ad una riflessione che possa uscire dai rigidi schemi di cause e conseguenze prettamente finanziarie, ma che cercano di esplorare le implicazioni “ umane “ della mancanza di etica e morale.
IL TRAMONTO DELLE CERTEZZE, NELL’OCEANO DEL REALISMO.[..] L´incertezza di misura è la dispersione dei valori che si possono ottenere da una misura, ovvero il massimo distacco che può esserci tra una misura effettuata, che non è mai perfetta, e l’esatta grandezza reale, che rimane [..]
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