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LA DERIVA DEL RISCHIO!
www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/bac…
Nel sito della CONSOB, ovvero la Commissione Nazionale per le Società e per la Borsa, stà scritto a proposito dei prodotti derivati:
“ Se non si è esperti di finanza, affrontare il tema dei prodotti derivati (o, più semplicemente, derivati) crea sempre disagio. E’ come entrare in un campo di cui non si conoscono esattamente i confini e le caratteristiche. Si sa solo che è accidentato.”
“Questa sensazione è in parte giustificata: i prodotti derivati sono strumenti complessi, destinati ad investitori professionali, o quanto meno evoluti, che sappiano sfruttare le numerose opportunità che offrono e, nel contempo, siano in grado di valutare e gestire correttamente i relativi rischi, che sono notevoli.”
“Ma anche risparmiatori “normali”, con un po’ di pazienza e concentrazione, possono imparare gli elementi base dei principali prodotti derivati sul mercato.”
E ancora……
” Non è sufficiente per investire direttamente. Chi vuol proprio farlo deve studiare di più, ricordando la regola fondamentale: prima di investire in prodotti complessi bisogna conoscerne a fondo le caratteristiche e le modalità in cui esse interferiscono con gli andamenti di mercato, generando profitti e perdite. E questo è proprio il caso dei prodotti derivati”
Bene, “giocare” con i derivati è un po’ come scommettere sui cavalli da corsa, se si sbaglia cavallo, alle volte si perde tutto.
Sempre secondo la Consob, i prodotti derivati sono utilizzati principalmente, per tre finalità:
- ridurre il rischio finanziario di un portafoglio preesistente (finalità di copertura o, anche, hedging);
- assumere esposizioni al rischio al fine di conseguire un profitto (finalità speculativa);
- conseguire un profitto privo di rischio attraverso transazioni combinate sul derivato e sul sottostante tali da cogliere eventuali differenze di valorizzazione (finalità di arbitraggio).
Come tutti gli strumenti o le invenzioni, non vanno demonizzati in quanto tali, ma va messo in risalto il cattivo uso che talvolta se ne fa.
Banca Italease ha scommesso forte sui tassi di interesse dell’aerea euro, ha puntato sulla curva dei rendimenti con effetti moltiplicatori determinati da leve e perdite conseguite grazie a barriere ed ostacoli insormontabili e migliaia di clienti si sono ritrovati consapevolmente od ingenuamente nella “terra di nessuno”, ovvero con un’eredità di minusvalenze potenziali.
“Alcune inosservanze di aspetti procedimentali interne e carenze di coordinamento nell’esercizio delle deleghe esecutive”. Dopo Coppola, un’altra ….Scoppola!!!
Non starò a ricordare cifre e considerazioni che in questi giorni hanno riempito le pagine dei giornali, come dei fiumi in piena che tutto travolgono, ma la notizia che Goldman Sachs insieme a Mediobanca è disponibile ad intervenire mi ha fatto sorridere.
Goldman Sachs, il più colossale hedge fund finanziario mondiale!
La stessa società della quale gli stessi trader valutano il merito di credito attuale appena sopra i junk-bond.
Si legge sul Sole 24 ore che Italease non ha intenzione di fare quello che fanno le grandi banche con spalle ben più forti che hanno proposto e propongono ancora alla propria clientela di uscire dai derivati in perdita per entrare in altri più rischiosi, ma…..che potrebbero generare un guadagno!
Bene se và male nessun problema, peggio non può andare a meno che….!
Tempo fa il premio Nobel Kenneth Arrow ammoniva con queste parole:” La nostra conoscenza del modo in cui funzionano le cose, nella società o nella natura, è avvolta nella nebbia della vaghezza. Grandi mali sono derivati…dalla fede nella certezza”
“Nel processo si liberazione del passato, possiamo essere divenuti schiavi di una nuova religione, di un credo che è altrettanto implacabile, limitante e arbitrario quanto quello antico.”
“Le nostre vite abbondano di numeri, ma a volte ci dimentichiamo che i numeri sono soltanto strumenti. Pur non avendo un’anima, possono diventare dei feticci. Molte decisioni cruciali sono prese dai computer, strani congegni che divorano numeri come mostri voraci, e che chiedono di essere nutriti con quantità sempre maggiori di cifre da masticare, digerire e risputare”
Come dice Peter L.Bernstein la parola “rischio” deriva dall’antico italiano risicare, che significa “osare”.
In questo senso, il rischio è una scelta più che un destino.