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ETICA ed ECONOMIA! La FAVOLA DELLE API!

Scritto il alle 19:17 da icebergfinanza

BUBBLE BEES  http://www.flickr.com/photos/33562527@N00/69296062/

Nel mondo della Finanza e dell’Economia è prevalente il pensiero che Etica o Morale non possano coesistere, che siano dimensioni umane che nulla hanno a che fare con il benessere economico!

Ora non di rado ci si sente ripetere che lo stesso Adam Smith, nel suo "Ricchezza delle Nazioni" sosteneva che l’atteggiamento autointeressato degli individui si trasforma, inaspettatamente per gli individui stessi, in un beneficio per gli altri e per tutta la società.

Ma il concetto base secondo cui l’economia esula dalla riflessione morale, dalla ricerca di etica risale alla "Favola delle Api" di Bernard de Mandeville, secondo il quale i " vizi privati favorirebbero i benefici pubblici ".

La "Favola delle Api"  raffigura un mondo immaginario all’interno dell’alveare umano, dove si lavora soddisfando i propri bisogni e facendo i propri interessi, raggiungendo così collettivamente il bene dell’intera comunità! Ma come ogni favola, qualcuno si rende conto che questo benessere sociale è afflitto da squilibri ed eccessi, che alimentano la ricerca di etica e moralità in alcune api. Questo lamento è talmente intenso da giungere sino alle sommità dove abitano gli Dei, i quali per decreto, impongono alle api laboriose l’etica e la morale nella ricerca del benessere.

Una nuova vita, un nuovo modo di concepire il benessere individuale e sociale si diffonde all’interno dell’alveare estendendo i suoi effetti a tutte le attività umane! Ed è qui che secondo l’interpretazione di Mandeville si nasconde il pericolo di un’economia buona, etica che sostenga un consumo sostenibile e ricerchi il benessere comune attraverso l’etica e la morale. E nel nostro alveare questa concezione, inaridisce l’intraprendenza, fossilizza il desiderio di benessere a tal punto che accontentandosi di poco, non si ha più motivazioni per migliorare la propria esistenza.

" Mentre vanità e lusso diminuiscono, anche le vie del mare sono abbandonate. Non vi sono più mercanti e intere fabbriche vengono chiuse. Tutte le arti e i mestieri sono negletti: l’accontentarsi del proprio stato, rovina l’industria…….. La virtù da sola non può far vivere le nazioni nello splendore." (Mandeville)

Bene ora secondo Mandeville, la virtù da sola non può far vivere le nazioni nello splendore, ma secondo me la….vanità e il lusso da soli portano alla rovina, all’eccesso, agli squilibri di questo tempo!

L’economia è come un grande motore dove tutto deve essere a posto per poter fornire le migliori prestazioni, l’economia è un insieme di produzione, consumo, risparmio, investimenti, ricerca e non per questo dobbiamo inventare altre soluzioni a ciò che già ora esiste.

Abbiamo l’obbligo però di ricercare ogni soluzione, ogni alternativa per far si che tutti possano godere delle prestazioni di questo motore, e trovare la giusta combinazione tra guida consapevole e destinazioni realistiche.

La favola di TINA " There Is No Alternative" ovvero "non ci sono alternative", deve essere considerata come il risultato di concezioni che si oppongono al bene comune, diffondendo la versione che non esistono alternative alla globalizzazione del benessere, una visione totalitaria che non ammette repliche, non immagina altre soluzioni, oltre visioni.

Recentemente su Altreconomia ho letto un’editoriale di Miriam Giovanzana  che esprimendo il bisogno di una costante ricerca di alternativa, di proposte alternative ,esprimeva con queste parole un bellissimo concetto: " Per continuare  a pensare e desiderare un mondo migliore, abbiamo bisogno di stare fuori dall’acquario del pensiero comune, e dalla sua enorme forza di persuasione. Probabilmente i pesci dell’acquario pensano che quello sia l’unico mondo possibile. Noi invece sappiamo che non è così, anche se l’acqua che ci permette di vivere – quella dell’acquario appunto – è anche quella che ci tiene prigionieri."

Nella sua favola, in sintesi, Mandeville sostiene che chiunque non persegue il proprio interesse, accontentandosi di ciò che ha,  provoca l’oblio della stagnazione, del decadimento, dell’appagamento che conduce a disoccupazione e depressione economica.

Un vecchio e antico  proverbio cinese, portatore della saggezza popolare dice, che se vuoi sfamare un uomo per un giorno dagli un pesce, ma se lo vuoi sfamare per tutta la vita insegnali a pescare. Un inno contro l’assistenzialismo puro,  ma oggi non solo talvolta non si insegna a pescare, ma si toglie anche il poco pesce che resta nei mari della povertà!

Oggi si sente parlare del più grande boom economico da cent’anni a questa parte, ne parlano tutti, economisti, analisti, politici, imprenditori, e premi Nobel come Kenneth J Arrows che sostengono che oggi l’allargamento della ricchezza è sensazionale e coinvolge ogni angolo del pianeta. Secondo Kenneth i grandi economisti del passato come Adam Smith o David Ricardo avrebbero trovato al giorno d’oggi quasi il loro pianeta ideale, e già che ci siamo io ci aggiungerei anche il padre dell’" ego economico" Mandeville.

Un boom globale che permette a miliardi di persone di vivere con due dollari al mese invece che uno, un boom globale che irradia la sua luce di benessere sull’umanità intera!

…….se vuoi sfamare per un giorno, regala un pesce, se vuoi sfamare per tutta la vita insegna a pescare, ma se vuoi dare dignità all’uomo, allora impegnati a costruire un’alternativa valida, nella vita di ogni giorno, favorendo il consumo sostenibile, l’indebitamento sostenibile, la produzione sostenibile insomma un’economia alternativa che integri e umanizzi quella già esistente.

Andrea

Global Employment Trends Brief 2007

Tendenze dell’occupazione nel mondo 2007
La disoccupazione globale rimane ai massimi storici nonostante un forte aumento della crescita economica mentre rimangono modesti i progressi per ridurre la disoccupazione

Giovedì 25 gennaio 2007 – ILO/07/02

GINEVRA (Notizie dall’OIL) — Nel corso del 2006 il numero dei disoccupati nel mondo è rimasto ai massimi storici nonostante la forte crescita economica a livello globale. È quanto emerge dal rapporto annuale sulle Tendenze Globali dell’Occupazione1 pubblicato oggi dall’Ufficio Internazionale del Lavoro (ILO).

Il Global Employment Trends Brief 20071 segnala che, nonostante il numero delle persone che ha un lavoro non sia mai stato così alto, il totale dei disoccupati nel 2006 è rimasto quasi invariato rispetto al 2005, ovvero 195,2 milioni di persone senza un lavoro che corrisponde ad un tasso globale del 6,3 per cento.

L’ILO rileva inoltre che la situazione dei lavoratori poveri nel mondo (1,37 miliardi) — cioè coloro che hanno un lavoro, ma vivono con meno di 2 dollari americani al giorno — ha avuto solo un modesto miglioramento e sottolinea che il numero dei posti di lavoro dignitoso e produttivo è insufficiente per consentirgli di superare la soglia di povertà dei 2 dollari.

« La forte crescita economica degli ultimi 5 anni ha avuto un impatto minimo sulla riduzione del numero di lavoratori che vive con le proprie famiglie in condizioni di povertà ed ha riguardato solo pochi paesi. Inoltre, la crescita economica non è riuscita a ridurre la disoccupazione globale », ha dichiarato il Direttore Generale dell’ILO, Juan Somavia. « Anche qualora si dovesse registrare una forte crescita economica per tutto il 2007, rimane forte la preoccupazione sulla prospettiva di creare posti di lavoro dignitosi e quindi di ridurre il numero di lavoratori poveri ».

Secondo il rapporto, per mantenere o ridurre i tassi di disoccupazione deve essere rafforzato il legame tra crescita economica e creazione di posti di lavoro. La creazione di posti di lavoro dignitosi e produttivi — e non di un qualunque posto di lavoro — era necessaria per la riduzione della disoccupazione e del numero delle famiglie che ha un lavoro ma che ancora vive al di sotto della soglia di povertà. Questo è un requisito fondamentale per lo sviluppo e la crescita economica nel futuro.

Altri punti salienti del rapporto:

  • Nel corso degli ultimi 10 anni, la crescita economica è consistita più nell’aumento della produttività che nella crescita dell’occupazione. Infatti, mentre la produttività mondiale è aumentata del 26 per cento, il numero di persone occupate è aumentato solo del 16,6 per cento.
  • La disoccupazione colpisce soprattutto i giovani (fra i 15 e i 24 anni), con 86,3 milioni di giovani disoccupati nel 2006, che rappresentano il 44 per cento dei disoccupati totali del mondo.
  • Il divario occupazionale fra donne e uomini persiste. Nel 2006, solo il 48,9 per cento di donne con più di 15 anni aveva un lavoro rispetto al 49,6 per cento nel 1996. In confronto, lo stesso rapporto per gli uomini era del 75,7 per cento nel 1996 e 74 per cento nel 2006.
  • Nel 2006, il numero di persone occupate nel settore dei servizi è aumentato dal 39,5 per cento al 40 per cento, superando per la prima volta il settore agricolo, che registra una diminuzione dal 39,7 per cento al 38,7 per cento. Infine, il settore dell’industria rappresenta il 21,3 per cento del totale dei lavoratori nel mondo.

Tendenze regionali

Secondo il rapporto, tra il 2005 e il 2006 nella maggior parte delle regioni il tasso di disoccupazione è rimasto pressoché invariato. La diminuzione maggiore si è registrata nelle economie industrializzate e nell’Unione Europea, con un calo dello 0,6 per cento portando il tasso di disoccupazione al 6,2 per cento. Nell’Asia dell’Est il tasso di disoccupazione si attesta al 3,6 per cento, e rimane quindi il più basso nel mondo. Nell’Asia del Sud il tasso di disoccupazione è del 5,2 per cento mentre nell’Asia del Sud-Est e nell’area del Pacifico è del 6,6 per cento.

Il Medio Oriente e il Nord Africa rimangono le regioni con il più alto tasso di disoccupazione nel mondo pari al 12,2 per cento nel 2006, mentre il tasso dell’Africa sub-sahariana è del 9,8 per cento, il secondo più elevato nel mondo. La regione ha inoltre il più alto numero di lavoratori poveri, con 8 persone su 10  che vivono e sostengono la propria famiglia con meno di 2 dollari al giorno. Ciò rende più che mai evidente che affrontare la mancanza di lavoro dignitoso in Africa è una priorità a livello regionale e globale.

Il rapporto tra occupazione e popolazione — ovvero la percentuale di persone occupate tra la popolazione in età lavorativa — varia molto da regione a regione. Il Medio Oriente e il Nord-Africa hanno il rapporto più basso, 47,3 per cento nel 2006. Quello più alto si registra nell’Asia dell’Est con il 71,6 per cento nel 2006, nonostante un calo di 3,5 punti percentuali nel corso degli ultimi 10 anni. Tuttavia, se la diminuzione del rapporto tra occupazione e popolazione è la conseguenza di una più alta partecipazione all’istruzione, come nell’Asia dell’Est, il fatto è positivo. In America Latina il rapporto tra occupazione e popolazione è salito di 1,8 punti percentuali, con il 60,3 per cento di persone occupate rispetto al totale della popolazione in età lavorativa.

Secondo le stime dell’ILO, dal 2001 al 2006 il numero totale di lavoratori poveri che vive con 1 dollaro al giorno è diminuito in tutte le regioni, ad eccezione dell’Africa sub-sahariana, dove si registra un aumento di altri 14 milioni, nonché in America Latina, Nord Africa e Medio Oriente, dove il numero rimane più o meno immutato. Durante lo stesso periodo il numero di lavoratori poveri che vive con 2 dollari al giorno è sceso più significativamente in Europa dell’Est (non-UE), nella Comunità degli Stati Indipendenti, e in modo molto marcato nell’Asia dell’Est con una diminuzione di 65 milioni. Al contrario, si registra un aumento nell’Asia del Sud Est e nella regione del Pacifico, nell’Asia del Sud, in Medio Oriente e Nord Africa; l’aumento più grande, di 26 milioni, è stato registrato nell’Africa sub-sahariana.

« Ogni regione del mondo deve affrontare sfide nel mercato del lavoro », dice il rapporto ILO. « I giovani incontrano maggiori difficoltà degli adulti nel mercato del lavoro; le opportunità sono minori per le donne che per gli uomini; la mancanza di posti di lavoro dignitosi è tuttora alta; il potenziale della popolazione non sempre viene sfruttato al meglio per la mancanza di sviluppo del capitale umano o perché non si riesce a far incontrare domanda e offerta di lavoro ».

« L’idea che il lavoro dignitoso sia l’unica via sostenibile per ridurre la povertà raccoglie oggi ampi consensi. Per questa ragione, a partire dal 2007 “il lavoro pieno, produttivo e dignitoso” sarà inserito fra gli obiettivi di sviluppo del millennio (MDG). È quindi giunto il momento per i governi e per la comunità internazionale di fare in modo che le condizioni economiche favorevoli nella maggior parte del mondo siano tradotte in crescita di lavori dignitosi », conclude il rapporto.

http://www.ilo.org/public/italian/region/eurpro/rome/info/press/cs0702.htm

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