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FUGA DALLE BORSE: MACHIAVELLI: IL LEONE E LA VOLPE

Scritto il alle 10:56 da icebergfinanza
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Se rileggete l’utima parte del nostro ultimo manoscritto, direi che ancora una volta le visioni del nostro Niccolò sono state profetiche. Chi sta con noi da tempo sa che noi non guardiamo al breve termine, siamo concentrati su quello che accadrà all’orizzonte e la corsa ai beni rifugio è solo l’antipasto di quello che avverrà nei prossimi anni…

Ora con i mercati americani vicini ai massimi e quelli europei lateral negativi, influenzati soprattutto dall’indice settoriale bancario che ha perso oltre il 6 % la settimana diventa decisiva.

Il cuneo che caratterizza l’andamento del nostro indice e soprattutto quello dell’indice bancario europeo ha tutta l’aria di richiamare un movimento al ribasso.

Attenzione perché ormai la volatilità è di nuovo vicina ai minimi!

Alcuni segnali di vendita sono evidenti e il punto tornante di inizio giugno dovrà fare i conti con l’appuntamento ciclico di metà mese, massimo il 20 di giugno. Ora si tratta di comprendere se loro, le banche centrali accompagneranno i mercati in prossimità dell’evento BREXIT senza traumi, o se si scatenerà il panico in prossimità del 23 giugno. Il movimento dell’euro, il suo rafforzamento richiama un’ulteriore discesa dei mercati azionari europei.

All’inizio di dicembre mentre tutti prospettavano chissà quali meraviglie, non c’è alternativa all’equity gridavano tutti,  noi, solo osservando la nostra bussola empirica suggerivamo prudenza e girando la prua del nostro veliero controcorrente, seguendo il lato di regata con il vento più favorevole, il mercato obbligazionario che ieri in più Paesi ha registrato nuovi minimi storici! Lo stesso è avvenuto ad inizio maggio e questa settimana.

La verità è figlia del tempo, dell’analisi empirica e del buon senso!

Ringrazio ancora una volta tutti coloro che hanno avuto fiducia in noi, nel nostro lavoro e nelle nostre analisi, barra a dritta Ragazzi e avanti tutta.

Purtroppo per un inconveniente tecnico alcuni Vostri indirizzi mail sono stati cancellati dalla mailing list del nostro Machiavelli e stiamo cercando di ricostruire l’origine del problema e soprattutto di ricollegare tutte le Vostre mail. Durante la settimana siamo riusciti a reinviare l’ultimo manoscritto e nel fine settimana lavoreremo per completare l’opera.

Colgo l’occasione per rinnovare la richiesta di segnalarci ogni qualvolta  i nostri manoscritti per un motivo o per l’altro non dovessero giungere a destinazione. Talvolta capita che l’indirizzo di un singolo dominio viene disguidato, altre volte che finisca nella casella spam, altre volte ancora che venga semplicemente respinto da firewall presenti presso l’indirizzo indicato.

Ricordatevi di lasciare un indirizzo mail possibilmente privato! Comunque lasciate sempre un riferimento inviandolo a icebergfinanza@yahoo.it

Ci scusiamo di eventuali disguidi che cercheremo di risolvere nel minor tempo possibile!

10 commenti Commenta
noldor
Scritto il 12 Giugno 2016 at 09:19

Buongiorno a tutti
I titoli di stato australiani a 15 anni in questo momento rendono il 2,323%, valore più basso di sempre, secondo voi dove possiamo arrivare? Li vedremo a tassi negativi o prossimi a zero come quelli svizzeri o tedeschi?

veleno50
Scritto il 12 Giugno 2016 at 10:19

Milioni di titoli buttati nella spazzatura a parte qualche eccezione. Ultima speculazione uscita Brexit. Il parco buoi cestina titoli e continua e continua qualcuno compra e continuerà a comprare.La maggioranza silenziosa in Inghilterra voterà per rimanere? secondo me si, quindi grande occasione di acquisto? i sondaggi dicono il contrario, ci vuole coraggio e un po di spregiudicatezza. Panico in arrivo ? mi viene da ridere che una nazione con un piede fuori e uno dentro possa causare un disastro, unico problema se ce ne sono altri che seguono a ruota allora si complicano le cose.

veleno50
Scritto il 12 Giugno 2016 at 10:19

Milioni di titoli buttati nella spazzatura a parte qualche eccezione. Ultima speculazione uscita Brexit. Il parco buoi cestina titoli e continua e continua qualcuno compra e continuerà a comprare.La maggioranza silenziosa in Inghilterra voterà per rimanere? secondo me si, quindi grande occasione di acquisto? i sondaggi dicono il contrario, ci vuole coraggio e un po di spregiudicatezza. Panico in arrivo ? mi viene da ridere che una nazione con un piede fuori e uno dentro possa causare un disastro, unico problema se ce ne sono altri che seguono a ruota allora si complicano le cose.

charliebrown
Scritto il 12 Giugno 2016 at 17:52

Tutti fortunatamente disinteressati alla fuga dalle borsei?
Solo VELENO ne è toccato?

Ma la domanda più sensata mi sembra: veramente è il parco buoi che vende e “qualcuno”(non parco buoi) compera come dice VELENO o piuttosto sono le mani forti che vendono e il parco buoi che si illude di mediare comperando adesso?
Anche se spero di sbagliarmi, propendo per la seconda ipotesi.

dorf001
Scritto il 12 Giugno 2016 at 18:24

il punto è un altro ragazzi. la UE è in totale dissoluzione. e meno male. che si schianti cosi’ ce la leviamo dai coglioni. comunque stiamo sul tecnico. da un articolo de LE MONDE.

LA DISSOLUZIONE DELL’UE: SUITE MODALITA’ FORTISSIMO
FONTE: DEDEFENSA.ORG

Le Monde ci affidava la confidenza di una “fonte diplomatica” dell’UE, molto laconica nella sua brevità, ma altrettanto rappresentativa dello sfinimento del personale del Sistema, uno sfinimento che nutre un disincanto, col sottofondo di una musica dove c’è quasi della disperazione per la scomparsa di quel bene che chiamiamo speranza, diventata irreperibile tra queste falangi di valorosi.: « “Ciò che bisogna considerare è che abbiamo una crisi in più da gestire” si lamentava mercoledì una fonte diplomatica di Bruxelles».

Un’osservazione tipica dei tecnocrati di base, soprattutto i tecnocrati della burocrazia brussellese che in materia ha fondato una sorta di archetipo: una crisi in più non è un aggravarsi della situazione, una modifica dei fatti, un concetto ribaltato, la necessità di rivedere dei giudizi di merito, la messa in discussione dei fondamenti, una “crisi in più” è una “gestione” in più… L’UE è totalmente estranea al minimo pensiero concettuale, alla minima analisi storico-politica; è una specie di Danton della postmodernità, si occupa dell’operatività, e ancora dell’operatività, sempre dell’operatività, anche quando ha la testa piantata in una latrina, intasata dai suoi propri eccessi e da altri scarti diversi e avariati.

La maggior parte degli articoli di fondo della stampa allineata al sistema europeo, in particolare quella francese, ed anche varie dichiarazioni più o meno ufficiali dell’UE, (alcune del tipo adatto a suscitare la nostra compassione, come questa: “Il Signor Juncker ha esternato al sua tristezza” e noi immaginiamo Juncker che piange lacrime di birra), non ci aggiungono niente di particolarmente esaltante per la causa che difendono tutti insieme. E’ vero che loro sono altrettanto esaltanti quanto la loro causa. Sono letteralmente di ostacolo a tutto ciò che concerne la saga dell’Europa.

Il referendum di iniziativa popolare in Olanda, il cui risultato è stato calibrato perfettamente come se la gente pensasse con un’ eccellente matematica (partecipazione appena sopra il 30 % [32%], dunque sufficiente a rendere valido il voto), con i risultati adatti (62% di rifiuto di ammettere l’Ucraina nell’UE), è un colpo che in linguaggio pugilistico può essere descritto contemporaneamente come un diretto ed un uppercut. Vale a dire che sembrava partito in una sola direzione e poi ha raggiunto diversi bersagli, alcuni direttamente, altri indirettamente. Ormai è un’abitudine: ci sono talmente tante crisi in corso che un colpo calcolato per lasciare un segno in una di esse si tira dietro dei danni collaterali in qualche altra; e capita a volte che i danni collaterali siano alla lunga più distruttivi del colpo al bersaglio principale. In questi tempi di crisi tutto è possibile, anche ciò che è peggio per il Sistema.

Ecco qualche citazione particolarmente piagnucolosa di Markus Becker, dello Spiegel (prese dalla versione francese di Sputnik del 7 Aprile), che descrivono il campo di rovine che è diventata l’UE grazie all’attività degli imprenditori (dirigenti dell’UE-dirigenti interni al Sistema) che sembra che lavorino con dei progetti concepiti da un architetto della famosa scuola decostruttivista, secondo la tecnica detta “costruire decostruendo”: “In aggiunta alla crisi dei profughi, al conflitto con la Russia e al dramma ancora irrisolto circa il debito greco, abbiamo questo nuovo problema: gli Olandesi si sono pronunciati contro l’accordo di ammissione dell’Ucraina. […] Non si tratta di un qualunque accordo di libero scambio, ma di quello che aveva provocato una sommossa popolare in Ucraina nel Novembre del 2013. Il fatto che gli Olandesi si siano pronunciati chiaramente contro quell’accordo è altamente simbolico. […] [Il risultato è la vittoria] non solo del Presidente russo Vladimir Putin, ma anche di tutti quelli che vorrebbero vedere l’UE dissolversi il più rapidamente possibile… [E’] un doppio schiaffo per l’UE. […] E’ la testimonianza che l’UE è attualmente molto impopolare nei Paesi Bassi, che fino a pochi anni or sono erano considerati come uno degli Stati più favorevoli all’Europa. E per di più evidenzia che il 70% della popolazione o non si interessa a questa questione europea che pure è molto importante, o pensa che il suo voto non conti niente. La responsabilità di questa situazione ricade sull’UE e sul Governo olandese…”

Quando la “fonte diplomatica”, citata prima dal rispettabile Le Monde-di-riferimento dice con tono affranto che “abbiamo appena una crisi in più da gestire”, vuol dire che abbiamo una questione di democrazia in più da soffocare, da sviare, da dissolvere, da ribaltare, ecc., come hanno fatto con i referendum del 2005 (proprio in Francia e in Olanda), con il trattato di Lisbona, con il voto danese e altri… Ma non sarà facile perché questa direzione è sempre più difficile da seguire quanto più si accumulano crisi, e dunque questioni democratiche da liquidare, perché il lavoro di liquidarle produce sempre più, con la sua azione, delle crisi ulteriori e dei guasti collaterali.

Il referendum olandese stesso è un risultato di questo tipo, il frutto di un danno collaterale, e un’evidente dimostrazione. Dopotutto gli Olandesi hanno votato su un fatto che in origine (Novembre 2013) era un accordo presentato dall’UE come un ultimatum al Presidente ucraino Janukovitch, che provocò un rifiuto, poi una sorta di insurrezione (marchio depositato Maidan- BHL) più o meno verso Kiev, poi un colpo di Stato modello CIA-Nuland in Ucraina, poi un conflitto, che resta tuttora latente con una divisione di fatto del Paese, mentre la Russia si riprendeva la Crimea… Come conseguenza indiretta si è creata una tensione massima con la Russia, il crollo dell’Ucraina, la reazione russa con la riaffermazione della sua potenza (Siria), e poi di seguito: una catena di crisi trasformata in un vortice partendo da un diktat totalmente irresponsabile, senza né preparazione né un serio mandato europeo, lanciato da una delegazione dell’UE e da un commissario particolarmente vendicativo come un’operazione di annessione, che ha innescato una serie di crisi che comunque hanno colpito principalmente l’UE. Dopo tre anni il risultato è apprezzabile, da considerare un modello del genere raffazzonato, straccione, demolitore, produttore di porcate e puttanate.

Dall’altro lato c’è questo prodotto arcaico e di altri tempi che è la popolarità dell’UE. La manovra probabile di soffocamento del referendum (la coppia più “swing” dell’UE, gli audaci Hollande-Merkel, ha già annunciato che ci poserà sopra “democraticamente” il suo comune e focoso posteriore), metterà ampiamente in agitazione, come se ce ne fosse bisogno, il movimento euroscettico olandese, che sta per trasformarsi rapidamente in un movimento per l’uscita dalla UE- e come lo chiameremo? “Olexit”?, “ Nexit”? o “Nedexit”? Sulla falsariga del britannico “Brexit”. Olandesi e Britannici sono sempre stati molto vicini e questa vicinanza di stile nel suffisso “exit” dimostra bene che le grandi amicizie europee sopravvivono; non solo rimangono, ma stanno per fare veramente l’Europa, (o di fare la Vera Europa), perché con dei tipi gagliardi come i Francesi, gli Ungheresi, e forse anche gli stessi Tedeschi (categoria Bavaresi) e tanti altri, il movimento “fuori dall’UE” sta per diventare da solo una vera Europa…

…Così passeremmo dall’Europa-UE all’ “Europexit” e dagli euroscettici agli eurosexit – una roba molto sexy. Da qui si potrebbe ben concepire- eccome!- che il fenomeno “exit” non sarà più congiunturale (esclusione o ritiro di uno Stato membro) ma strutturale (costruzione di un’Europa fatta da Stati membri che hanno lasciato o vogliono lasciare l’Unione Europea per organizzarsi a modo loro). Troviamo l’idea seducente e con tutte le qualità per fare la sua strada nel disordine-diventato-caos. L’”Europexit” potrebbe dire quindi che lei va bene come gli USA modello Trump.

In un articolo che spiega bene gli annessi e i connessi della questione olandese, Gilbert Doctorow, Coordinatore europeo dell’ American Committee for East West Accord, segnala questo particolare molto interessante come esempio delle agitazioni in corso: “Si moltiplicano i segnali che sta per crollare il consenso a una politica estera dell’UE ispirata da Angela Merkel. Persino in Germania i suoi detrattori diventano sempre più audaci. All’inizio di questa settimana i giornali tedeschi titolavano sull’invito fatto dall’anziano cancelliere Kohl al primo ministro ungherese Viktor Orban perché venga a rendergli visita la settimana prossima.” (Il testo di Gilbert Doctorow è una buona descrizione e spiegazione del referendum olandese e si trova su ConsortiumNews del 7 aprile [i non-Europei quando si occupano seriamente delle questioni europee, sono più interessanti dei commentatori europei accreditati, i commentatori interni al sistema].)

Il referendum olandese infine ha dimostrato soprattutto che il virus “exit”, anti-UE, ecc. non è circoscritto ai paesi della periferia, siano essi i più poveri indicati col facile epiteto di “profittatori”, o i più isolazionisti come i Britannici, o i paesi dell’Europa dell’Est. L’Olanda è un paese fondatore dell’UE, uno dei sei delle origini. Per la seconda volta (dopo il referendum del giugno 2005), ma questa volta in condizioni drammatiche perché era veramente questione dell’adesione all’UE, nella psicologia degli elettori, perché ogni votazione sull’UE in questo momento coinvolge questa scelta logica, per la prima volta un paese fondatore si pronuncia indirettamente contro l’Europa. Questa interpretazione non è affatto sollecitata. Per questo è fondamentale e misura quanto la dissoluzione dell’Europa sia a uno stadio avanzato… “Una crisi in più da gestire”: se ci riflettesse seriamente, la “fonte diplomatica “ di Le Monde, invece di pensare alla pura gestione si accorgerebbe che si tratta della sua sopravvivenza, e che pertanto l’atto della “gestione” non basta più, oppure che dovrà gestire proprio il suo funerale.

Fonte: http://www.dedefensa.org

Link: http://www.dedefensa.org/article/dissolution-de-lue-suite-fortissimo
ve­le­no50@fi­nan­za,

char­lie­bro­wn@fi­nan­za,

char­lie­bro­wn@fi­nan­za,

char­lie­bro­wn@fi­nan­za,

dorf001
Scritto il 12 Giugno 2016 at 18:26

L’UE è totalmente estranea al minimo pensiero concettuale, alla minima analisi storico-politica; è una specie di Danton della postmodernità, si occupa dell’operatività, e ancora dell’operatività, sempre dell’operatività, anche quando ha la testa piantata in una latrina, intasata dai suoi propri eccessi e da altri scarti diversi e avariati.

ha la testa piantata in una latrina, ha la testa piantata in una latrina, ha la testa piantata in una latrina, ha la testa piantata in una latrina, ha la testa piantata in una latrina,

ha la testa piantata in una latrina, ha la testa piantata in una latrina, ha la testa piantata in una latrina, ha la testa piantata in una latrina, ha la testa piantata in una latrina, ha la testa piantata in una latrina, ha la testa piantata in una latrina, ha la testa piantata in una latrina,

noldor
Scritto il 12 Giugno 2016 at 19:17

Se vincerà la BREXIT (e se fossi un cittadino inglese non avrei dubbi su cosa votare) si potrà speculare in tutta tranquillità comprando titoli di stato inglesi sull’onda del panico che si scatenerà nei giorni successivi. Poi nel giro di qualche settimana tutto si normalizzerà. Questo il mio pensiero, che nel caso tradurrò in azione.

charliebrown
Scritto il 12 Giugno 2016 at 19:20

dor­f001@fi­nan­za,

Chi è esposto in borsa la domanda che mi faccio io sicuramente se la fa. E’ una parte piccola del problema ovviamente, ma chi ci è dentro una risposta sicuramente la cerca.

Tu presenti il problema nella sua globalità e mi aggiorni su un fatto che mi era sfuggito (distratto da altro): questo referendum in Olanda. La realtà devastante dell’Europa comunque sembra chiara ai semplici come me e meno chiara ai sapienti (penso a Monti e compagnia). Sapienti con la testa in una latrina? Bella immagine quella che ribadisci, ma il problema è che in questa latrina ci hanno portato tutti.

Se mi legge il professor Cacciari sono fregato, dicono queste stesse cose Salvini e la Meloni che, leggevo oggi, sono secondo il professore il massimo dei problemi. Evocato Massimo Cacciari salta fuori il “massimo” dei problemi e l’idea che anche Cacciari è un sapiente.

Comunque umilmente mi ritiro per stasera, i sapienti mi fanno ancora soggezione. Se poi avessero ragione loro e i populisti fossero destinati all’inferno?

gnutim
Scritto il 13 Giugno 2016 at 11:11

dimenticate che possono tranquillamente truccare l’esito del voto.

La democrazia è solo di facciata

aorlansky60
Scritto il 13 Giugno 2016 at 11:21

dimenticate che possono tranquillamente truccare l’esito del voto.

sono d’accordo;

coloro che sono nella stanza dei bottoni del mondo (governi dei principali paesi industrializzati & finanziari e relative banche centrali) hanno già fatto le proiezioni degli scenari più critici -senza far sapere gli esiti potenziali al popolo e parco buoi in genere :

se le loro previsioni sono per un crollo funereo del sistema – in caso di Brexit –

hanno già opportunamente studiato come far prevalere il BREX-IN negli scrutini finali, anche se di fatto dovesse prevalere il Brex-it…

e non sarebbe nemmeno la prima volta che accade…

…così come la gente e il popolo mondiale in genere -dei paesi a maggiore sviluppo industriale- crede di vivere in democrazia, anche in paesi “democraticamente” dichiarati…

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