GIU’ LE MANI DALLE BCC E DALLE BANCHE POPOLARI!

Scritto il alle 14:00 da icebergfinanza

Mettetevi comodi, lasciate perdere le indiscrezioni su cosa farà o non farà giovedi la BCE o come finirà domenica in Grecia, perchè in Italia, nel silenzio totale dei media il Governo sta saccheggiando la storia del nostro Paese.

Un consiglio! Se qualcuno si scandalizza dopo aver letto questo articolo, continui pure a frequentare salotti buoni o usare la diplomazia mentre stanno demolendo pietra dopo pietra il mondo cooperativo.

Nel fine settimana, secondo indiscrezioni di stampa, Renzi ha dichiarato…

” Ci sono troppi banchieri e poco credito per le piccole e medie imprese”  e ancora “ho avuto il coraggio nel ridurre il numero dei parlamentari non sarò di meno nel ridurre il numero dei banchieri” 

Non affannatevi a cercare qualche notizia sui maggiori quotidiani, le banche di sistema sono i loro maggiori azionisti.

Non abbiamo troppe banche, ma troppe banche grandi gestite spesso e volentieri da avventurieri, speculatori o incompetenti, capaci solo di concedere prestiti ai Ligresti o Zaleski di turno, creando voragini ovunque, oppure bancarottieri alla Verdini che usano le banche di credito cooperativo come salotti di casa propria.

Denis Verdini, indagato per bancarotta per fallimento …

Magari Renzi si mettesse a ridurre il numero di banchieri, partendo dagli amici come Verdini, visti i danni che questi geni hanno provocato al Paese, peccato che il tuttologo Renzi, abbia preso di mira le banche sbagliate, invece di prendersela con quelle che hanno contribuito in questi anni al dissesto del Paese.

Ma certo dirà qualcuno di Voi, bravo eliminiamo un pò di immondizia anche tra il mondo cooperativo e quello delle banche popolari. Sono d’accordo con Voi, ovunque ci sono le pecore nere, esaltati incompetenti che hanno distrutto la vera mission di una banca ovvero quella di fare credito, ma fermiamoci un attimo a riflettere, anche se pensando a certi personaggi ti verrebbe voglia di lasciar perdere.

Ciò che conta è la bonta dello strumento e non chi lo utilizza!

Basterebbe pensare a quello che è successo con le Slot-machine o quello che sta accadendo con il TTIP, come l’intenzione demenziale di liquidare gioielli di Stato che danno rendimenti superiori a qualsiasi ipotesi di realizzo, o le demenziali politiche economiche di questi mesi. Potrei continuare a fornire innumerevoli esempi, di come questo Governo e i precedenti siano schiavi del capitale e delle lobbies, ma fermiamoci qui.

E’ forse l’ennesimo suggerimento della Troika, faina di Bruxelles!

(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Roma, 31 gen – Gli attacchi dell’Unione europea al credito cooperativo ‘rischiano di destabilizzare il sistema di finanziamento a livello locale’ di cui le banche popolari sono il primo motore. Lo ha detto il segretario generale dell’Associazione europea delle banche cooperative, Herve’ Guider, in una conferenza stampa. La Commissione europea, ha detto Guider, ha un’impostazione ‘decisamente liberale’ e ritiene che il mercato europeo del credito sia eccessivamente frammentato, limitando in questo modo la competitivita’. La strada che Bruxelles immagina, aggiunge, e’ quella del consolidamento bancario, con i gruppi piu’ piccoli, come quelli cooperativi, progressivamente esclusi dal mercato. Questo, ha detto Guider, e’ ‘inammissibile’. Sole 24 ore

O quello dei sicari dell’economia del Fmi attacca fondazioni bancarie e banche popolari

Ripeto c’è molto da cambiare nel sistema finanziario italiano ormai è un’autentica fogna, ma per favore impariamo a distinguere!

La notizia è questa…

Addio banche popolari. Il governo, stando alle bozze del “pacchetto investimenti” che approderà la settimana prossima in Consiglio dei ministri, intende metter mano al Testo unico bancario (Tub) modificando proprio gli articoli sulle popolari. (…) Uno degli articoli del decreto, in particolare, prevede la cancellazione dell’articolo 30 del Tub. Di conseguenza con un unico tratto di penna si eliminano il cosiddetto “voto capitario“, cioè il principio in base al quale ogni socio ha un voto indipendentemente dal numero di azioni possedute, il divieto di detenere partecipazioni superiori all’1% del capitale e il numero minimo di soci (200).

Lasciamo da parte per un attimo le banche popolari e occupiamoci di cooperazione e di credito cooperativo!

Una premessa è indispensabile, il sottoscritto è in conflitto di interesse, in quanto fa parte del mondo del credito cooperativo.

Detto questo andiamo a vedere cosa è stata la cooperazione in questi anni di crisi…

Le cooperative per la ripresa – Censis

Nel periodo 2007-2011 l’occupazione nelle cooperative è cresciuta dell’8%. Lo rivela il primo Rapporto sulla cooperazione in Italia realizzato dal Censis. Nonostante la crisi, cresce l’occupazione…

Il Credito Cooperativo del domani – Banca d’Italia

In Europa ci sono circa 4.000 banche cooperative con 56 milioni di soci e 215 milioni di clienti. Durante la crisi le BCC hanno continuato ad assumere, creando occupazione e il credito in Italia è salito di oltre 6 miliardi a fronte di un collasso di 52 miliardi dell’intero sistema.

Come scrive Leonardo Becchetti su Repubblica…Il colpo di sole del governo sulle banche

(…) Le banche una-persona-un-voto hanno rapporti impieghi/totale attivo superiori a quelli delle banche massimizzatrici di profitto (5 percento in più nel mondo negli ultimi trent’anni secondo dati Bankscope SU 39 paesi e più di 100,000 osservazioni e addirittura 16% in più in Italia dove ne triennio 2010-2013 hanno prodotto un aumento di credito di 6,3 miliardi contro un calo di 52 miliardi del resto del sistema bancario nazionale); ii) il motivo è che con il credito diventata una commodity in mercati fortemente competitivi (quindi attività a basso rendimento e ad alto rischio) una banca che ha come obiettivo la massimizzazione del profitto e non il credito come vocazione preferisce fare altro (vendere allo sportello qualunque cosa polizze, assicurazioni, schermi piatti) e questo spiega i dati di cui al punto i) spingendo un commentatore autorevole come Martin Wolf che si lamenta sul Financial Times che le banche private masimizzatrici di profitto non trasmettono più gli impulsi della politica monetaria a parlare addirittura di pubblicizzazione delle banche ; iii) la crisi è stata causata dalle grandi e non dalle piccole banche, quando fallisce MontePaschi finisce in fumo la ricchezza di un’intera provincia accumulata nei secoli se fallisce la BCC di Valle di Sotto non succede nulla e viene assorbita da una sorella maggiore; iv) le grandi banche sono tecnicamente fallite e rischiavano di trascinarci del baratro. Sono state salvate dallo stato a spese dei contribuenti con il trucco contabile di trasformare i valori di mercato dei derivati in valori di libro; v) hanno ripreso fiato dopo la crisi e brigato per costruire una nuova regolamentazione prudenziale che aggirano contabilmente mantenendo rapporti di leva (debito su capitale proprio) squilibrati come quelli pre-crisi (vedasi l’audizione di uno dei massimi esperti di finanza Marco Pagano alla Commissione UE qualche settimana fa); vi) il rapporto Liikanen degli esperti UE spiega chiaramente come sopra la soglia di 20 miliardi grande non è bello, aumenta i rischi sistemici e come le piccole e medie banche apportano contributi importanti alle economie.
I sistemi finanziari sono come gli ecosistemi. Hanno bisogno di biodiversità per essere resilienti agli shocks. Se restano solo le sequoie giganti la foresta muore. Sono allergico ai complottismi Ma c’è chi dice che grandi gruppi finanziari stranieri vogliano mettere le mani sul risparmio del paese. Per farlo bisognava prima allentare le tutele del lavoro nel settore ed eliminare gli ostacoli alle scalate. Caro Renzi dicci che non è vero o che forse non ti eri ancora accorto del problema. Ogni tanto, c’è qualche gelida manina che interviene e vuole fare il sacco del paese.

Forse è il caso di fermarsi qui, tanto immagino che a Voi interessa poco o nulla.

Dovunque loro stanno smantellando tutto, privatizzando e liquidando patrimoni statali, diritti e occupazione, stato sociale, cooperazione e terzo settore, ovunque faranno terra bruciata nell’indifferenza di un popolo che non capisce più nulla colpito dallo shock della crisi.

Aveva ragione Friedman… «In uno dei suoi saggi più influenti, Friedman formulò la panacea tattica che costituisce il nucleo del capitalismo contemporaneo, e che io definisco “dottrina dello shock”. Osservava che “soltanto una crisi – reale o percepita – produce vero cambiamento. Quando quella crisi si verifica, le azioni intraprese dipendono dalleidee che circolano. Questa, io credo, è la nostra funzione principale: sviluppare alternative alle politiche esistenti, mantenerle in vita e disponibili finché il politicamente impossibile diventa il politicamente inevitabile”. Alcune persone accumulano cibo in scatola e acqua in previsione di grandi disastri; i friedmaniani accumulano idee per il libero mercato. E quando la crisi colpisce – ne era convinto il professore dell’università di Chicago – è fondamentale agire in fretta, imporre un mutamento rapido e irreversibile prima che la società tormentata dalla  crisi torni a rifugiarsi nella tirannia dello status quo» ().

Buona consapevolezza!

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