UN CIGNO NERO…LASSU’ SOPRA IL CIELO DI BERLINO
Ieri mentre stavo scrivendo che si attende il responso dei “cosidetti saggi” tedeschi, ovvero il pronunciamento della Corte costituzionale tedesca sulla legittimità del fondo ESM, all’improvviso ecco la notizia…
Nuova doccia fredda sui sogni di integrazione eueopea e, prima ancora, sulle chance che si attivino quanto prima meccanismi in grado di mettere al riparo Spagna e Italia dalle conseguenze della crisi finanziaria. Infatti, a causa di una nuova causa pendente la decisione della Corte costituzionale tedesca sulla legittimità del fondo salva-Stati Esm e del fiscal compact potrebbe slittare «molto oltre» il 12 settembre prossimo, data entro cui era originariamente attesa. Lo scrive il sito del quotidiano economico tedesco Handelsblatt. Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/BHPjb
Tralasciando l’ennesima farsa condita con goulash, come ho condiviso recentemente lassù sopra il cielo di Berlino si intravvede un nuovo cigno nero, il referendum pro o contro Europa.
Poi ognuno di Voi può interpretarlo come meglio li pare, come un cigno nero o come una colomba con un ramoscello di ulivo che annuncia la fine del diluvio universale, la fine di questa tragica esperienza europea.
«Potremmo arrivare a un punto in cui il referendum sull’Europa sarà necessario». Così dice Rainer Brüderle, capogruppo dei liberali, una delle voci di spicco nel partito alleato della Merkel, da mesi in rivolta contro la politica europea della cancelliera. E da un’altra sponda recalcitrante della maggioranza, quella bavarese, riprende e rilancia l’idea il presidente della Csu e governatore della Baviera, Horst Seehofer. Non, insomma, un tribuno qualsiasi. Non solo Seehofer pensa a un referendum, ma vede «tre campi, in cui il popolo dovrebbe essere interpellato». Precisamente: 1) il trasferimento di ulteriori poteri a Bruxelles; 2) l’ingresso di nuovi Stati nella Ue; 3) l’aiuto finanziario tedesco ad altri Stati europei. «Solo così possiamo evitare una crisi di legittimità e credibilità delle istituzioni europee». L’idea europea è in crisi? Largo al referendum. Altri Paesi l’hanno fatto, ragionano gli euroscettici, prendendosi — come l’Olanda e la Francia — il lusso di bocciare i trattati: e allora perché la Germania dovrebbe rinunciarvi? Però, se è vero che ad agitare adesso lo spettro del plebiscito sono le forze anti-aiuti, la questione è più ampia. Non c’è paese in Europa in cui i salvataggi Ue siano stati accompagnati da una così insistita discussione sulla democrazia come in Germania. Atene teme di perdere, o di aver già perso, la sovranità aprendo le porte agli ispettori della trojka? Berlino, allo stesso modo, accollandosi i debiti degli altri, ha paura di non aver più margine, né risorse, per una politica indipendente decisa in Parlamento. Non solo. Per mesi si è discusso se la cancelliera, firmando gli accordi a Bruxelles, non abbia travalicato i limiti imposti dalla sovranità nazionale. E proprio questo dovrà decidere la Corte Costituzionale di Karlsruhe, con la ormai famosa sentenza del 12 settembre: se il Fondo salva Stati Esm è compatibile con l’attuale costituzione e l’ordine democratico tedesco, scritto nel 1948. Il referendum, tuttavia, non è solo uno spauracchio euroscettico. Tutt’altro. Il primo ad averlo proposto, a giugno, è stato Wolfgang Schäuble, il ministro delle Finanze che è il volto europeista del governo Merkel. «Comincio a credere — ha detto — che un referendum possa arrivare prima di quanto pensassi». La cancelliera l’ha corretto. Ma è evidente che un profondo conoscitore della struttura europea e un sostenitore di una maggiore integrazione economica e politica, come Schäuble, ritenga inevitabile che l’attuale Stato nazionale dovrà essere superato. Si è spinto molto in avanti anche Sigmar Gabriel, uno dei tre leader del Spd. È lui che sta dando forma, nelle ultime settimane, al programma socialdemocratico. La sua proposta di un «debito condiviso» tra i Paesi europei «a precise condizioni» e la creazione di una vera unione fiscale che sposti risorse tra i Paesi dovrebbero essere approvate — parola di Gabriel — da un plebiscito nazionale. I verdi hanno già detto di essere d’accordo. Referendum, quindi, arma contesa dai due schieramenti, quello «euroscettico» e quello più «federalista»? Pare proprio di sì. E se qualche costituzionalista come Udo Di Fabio, ex «giudice in rosso» italotedesco a Karlsruhe ritiene irresponsabili i politici che giocano alla leggera con un’arma mai usata nella storia della Germania democratica, è anche vero che la domanda non si può più eludere. Andreas Vosskuhle, il giudice che scriverà la sentenza del 12 settembre sull’Esm, ritiene che non ci sia «più molto spazio per ulteriori trasferimenti di competenze all’Unione europea». «Se si volessero varcare questi limiti, come potrebbe essere politicamente accettabile e anche auspicabile — ha detto in un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung — la Germania dovrebbe darsi una nuova Costituzione. Ma allora sarebbe necessario un referendum». Se tutti si aspettano che la sentenza permetta di attivare lo scudo anti-spread, avrà invece molto da dire anche sui limiti degli Stati nazionali. Una questione che non riguarda solo Berlino Mara Gergolet – Corriere della sera 11 Agosto 2012
Affascinante no, hanno scannata viva la Grecia soprattutto quando il loro primo ministro ha condiviso la necessità lo scorso anno di un referendum pro o contro l’ Europa unita, l’Europa delle merci e dei capitali, l’Europa della mancanza di solidarietà, l’Europa unita soprattutto nella miseria e ora tutti a parlare di referendum in Germania.
Noi invece con un manipolo di parassiti e speculatori politici incompetenti ad essere gentili, tutti ad approvare se se e se ma, il famigerato “fiscal compact” guardando allo spread e allo shock economico in atto. Ci siamo impiccati con le nostre stesse mani per i prossimi anni, senza aiuto alcuno.
Probabilmente non avranno il coraggio di andarsene dall’ Europa, hanno troppo da perderci, non ne hanno il fegato, ma per intanto tirare avanti sino alle prossime elezioni non gusta e un altro anno di debito pubblico a gratis non guasta mai.
Godiamoci la quiete prima di una nuova tempesta, a meno di miracoli dal fronte monetario, da settembre tornerà mare molto mosso con piogge tropicali ma non dimenticate il senso di Italia… l’ultima grande occasione!
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Perchè l’Italia è un paese manifatturiero e in queste congiunture soffre più di altri
Perchè i politici Italiani non hanno il Coraggio e la Capacità di fare quelle riforme che ridiano competitività alla nostra industria riducendo il costo del lavoro di 10 punti (da ridurre : cuneo fiscale sui lavoratori , cuneo previdenziale, IRAP sulle aziende industriali con più di 50 dipendenti, così si incentiva le aziende a crescere ed a fondersi).
Perchè gli italiani hanno perso il piacere della produzione, l’orgoglio del fare.
Perchè oggi un imprenditore guadagna di più parcheggiando la liquidità in BOT e BTP che ad investire nella sua impresa così come dieci anni anni fa guadagnava di più mettendo la liquidità sull’immobiliare.
Perchè alla fine per fare i soldi con l’industria bisogna farsi un culo così, ed agli imprenditori di seconda generazione non sembra poi così attraente.
Perchè se tutto il margine ti va per pagare gli interessi e le tasse è meglio chiudere.
Perchè…
Ma cosa dicono tutti, ma perché nessuno va a guardare l’ export italiano, i dati reali Istat di quanto invece ha guadagnato in punti percentuali tra giugno e luglio, secondo esportatore netto europeo dopo la Germania e secondo esportatore netto MONDIALE di tecnologie dopo il Giappone. Non è fantascienza, basta andare sul sito dell’ Istat. Pessimismo e piagnistei da oche del Campidoglio, e incapacità a leggere realmente i dati!
Ma è proprio vero che la madre degli imbecilli è sempre incinta, e allora è meglio lasciare che ci siano pochi imbecilli italiani che si lamentano sempre senza motivo reale invece che spiegare loro come stanno le cose, e tornare a lavorare anche per questi idioti.
Perchè eravamo il primo produttore europeo di elettrodomestici e adesso questa industria si sta desertificando? Perchè oggi gli elettrodomestici europei devono essere prodotti sono in Polonia e Turchia ?
Dobbiamo ricreale le condizioni perchè fare industria in Italia sia redditizio , NON SOLO, in settori di NICCHIA.
Perchè l’IKEA e Decthlon fanno produrre sempre di più in Italia ma l’Italia non riesce a creare un marchio di distribuzione
Perchè il nostro formidabile governo ha adottato politiche procicliche quando il ciclo era ampiamente negativo. Il disastro si deve al mercato interno e in gran parte al settore edile e a quelli collegati, massacrati dall’IMU.
con austerità non ci sono consumi interni…politica europea cieca!….prima debiti a go-go andavano bene adesso l’opposto…
Perchè l’IKEA e Decthlon fanno produrre sempre di più in Italia ma l’Italia non riesce a creare un marchio di distribuzione.—————-Invidia e egoismo. Lo conosci il detto la miglior società è formata da un numero dispari di soci e che non sia superiore a due. Siamo così, questa è la risposta.
Invidia e egoismo. Lo conosci il detto la miglior società è formata da un numero dispari di soci e che non sia superiore a due. Siamo così, questa è la risposta
verissimo Kry
Dante Alighieri ne scrisse nel XIV secolo d.c.
Ma il buon Mazzalai in questi 5 anni ha combattuto contro l’ignoranza e l’esteromania degli italiani, e per una maggiore consapevolezza. 😉
Non tutti gli italiani sono invidiosi.
Abbiamo i nostri Capi ( politici e Associazioni di categoria ) perfidi e corrotti
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perchè, perchè, perchè….non si riesce ad invertire questa tendenza?
MILANO (Finanza.com) I dati Eurostat sulla produzione industriale evidenziano come a giugno l’Italia risulta il Paese membro dell’Europa a 27 che evidenzia un calo tendenziale maggiore. Con la contrazione dell’8,2% annuo l’Italia precede Spagna (-6,3%), Gran Bretagna (-4,6%) e Portogallo (-4,4%). Sul versante opposto a primeggiare sono Irlanda (+9,5%), Lettonia (+5,4%) e Slovenia (+2,8%).