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CYBER MONDAY… PILLOLA ROSSA O PILLOLA BLU?
Chiunque giornalmente non assume pillole rosse nel Paese delle meraviglie, comprende che in queste settimane il sistema ha tenuto in piedi il mercato azionario cercando disperatamente l’ultima occasione per diffondere un clima di serenità nella stagione cruciale per i consumi.
Tra giorno del ringraziamento e black friday, non si sono mossi di un millimetro, anzi già che c’erano hanno fatto crollare pure i rendimenti, con la scusa che l’inflazione si sta lentamente estinguendo.
Il rimbalzino è già finito, il settore manifatturiero e dei servizi insieme lampeggiano da tempo recessione.
I commenti del chief business economist di S&P Global, Williamson sono chiari.
“Le condizioni commerciali negli Stati Uniti sono peggiorate a novembre, secondo i risultati preliminari dell’indagine PMI, con la produzione e la domanda in calo in linea con la contrazione dell’economia a un tasso annualizzato dell’1%”.(…) Sebbene la riduzione dello stress della catena di approvvigionamento sia in parte un sintomo di una domanda inferiore, l’attenuazione dei ritardi nell’offerta rimuove un fattore chiave delle pressioni inflazionistiche e ha contribuito a moderare il tasso complessivo di inflazione dei costi di produzione al minimo di quasi due anni. Novembre ha anche visto un numero crescente di fornitori, fabbriche e fornitori di servizi che offrono sconti per aiutare a incrementare le vendite in calo. Anche le assunzioni sono rallentate fino ad ora nel quarto trimestre, poiché le aziende si concentrano sulla riduzione dei costi. In questo contesto, le pressioni inflazionistiche dovrebbero continuare a raffreddarsi nei prossimi mesi, potenzialmente in modo marcato, ma nel frattempo l’economia continua a dirigersi sempre più verso una probabile recessione”.
Più chiari di così si muore, ma come sempre l’ultima parola toccherà alla banca centrale americana, sempre dietro la curva pronta a fare danni all’economia.
Come scritto le condizioni dell’indice composito sono in linea con una possibile contrazione nel 4 trimestre del 1 % nel pil.
Ma il modellino della Fed di Atlanta non è d’accordo, prevede addirittura una salita di oltre il 4 %. Come reagirà Powell a questi indicatori, una piccola riduzione nell’entità dei rialzi e la minaccia di continuare ad alzare i tassi senza sosta?
In realtà anche l’occupazione “taroccata” da tempo è in recessione, i sussidi continuativi continuano ad aumentare, l’inversione è ormai definitiva e con il fallimento della stagione natalizia, ne avremo la conferma.
Nel frattempo il petrolio continua a scendere!
Ora non resta che attendere l’ultimo mese, solitamente un mese tranquillo e benigno per i mercati, che in reatà sono già saliti anticipando illusioni.
Il ricordo del 2018 è dietro l’angolo, ci sono sul piatto così tante scommesse in un mercato decisamente illiquido che nei prossimi giorni vedremo i fuochi d’artificio. Nel frattempo la banca centrale americana cerca di addomesticare il VIX, l’indice della paura, cercando di trasmettere tranquillità.
Ma come sempre, quando tutti sono tranquilli il fantasma del passato potrebbe tornare, ci sono tutte le condizioni per assistere ad un nuovo gran finale come nel 2018?
Anche i buy back, riacquisti di azioni hanno tenuto in piedi la baracca, ma non a dicembre. La storiella che la Fed ha deciso di ridurre l’intensità dei rialzi è già incorporata nei prezzi, sono spariti i ribassisti sull’obbligazionario, disciolti come neve al sole.
I prezzi delle case inizieranno a scendere sempre più velocemente e con essi le garanzie delle banche, l’interesse per le cryptovalute sta scemando, sono spariti oltre 2 trilioni di ricchezza, la barzelletta sulle catene di approvvigionamento non sta più in piedi, i consumi sono in calo, i magazzini pieni, serve un “black december” continuativo con sconti ogni giorno per svuotarli.
La guerra in Ucraina non è in alcun modo scontata nei prezzi dai mercati, nessuno spiraglio di pace, a meno che Zalensky non decida di scendere a compremessi, ma lo vedo davvero difficile. La Cina è in crisi, figurarsi se chiudono l’intero paese per qualche caso di coronavirus, come hanno sempre fatto.
Manca ancora qualcosa alla ripresa delle obbligazioni ma per quest’anno il più è compiuto, se i mercati scenderanno il dollaro chiuderà l’anno sotto la parità.
Il prossimo anno, l’inflazione sarà uno sbiadito ricordo, le forze deflattive prenderanno il sopravvento, la recessione non verrà più nascosta. Tutto dipenderà dal mercato immobiliare americano, sarà profonda o solo superficiale e a lungo termine.
Concludendo, il settore dei servizi che insieme vale oltre il 75% dell’economia americana è già in profonda recessione, non importa cosa racconteranno i dati ISM, quelli non sono attendibili in quanto “istituzionali” la realtà è questa…
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