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FUTURA … E FED: LA NUOVA FRONTIERA DELLA POLITICA MONETARIA!

Scritto il alle 08:30 da icebergfinanza

Fed Debates Whether to Reinforce Low-Rate Pledge with Yield Caps

Ieri per la prima volta dopo anni e anni, settimane e settimane a raccontarvi che non c’è alcuna alternativa a seguire la strada del Giappone, ovvero a tornare a condividere con il settore privato e le famiglie italiane il nostro debito pubblico, il Governo e il MEF sembrano aver ascoltato il nostro suggerimento, il suggerimento che anche Alberto e Claudio, da tempo insieme ad altri “illuminati” stiamo dando per cercare di evitare la trappola del MES e del RECOVERY FUND, la trappola europea…

Sembra, ripeto sembra che non ci siano limiti all’offerta anche se il Tesoro si riserva di chiudere l’offerta in qualunque momento.

Futura… come canterebbe il mitico Lucio…

E chissà come sarà lui domani
Su quali strade camminerà
Cosa avrà nelle sue mani, le sue mani
Si muoverà e potrà volare
Nuoterà su una stella
Come sei bella
E se è una femmina si chiamerà Futura

Il nuovo Btp Futura

Sarà un Btp di durata di otto-dieci anni (la scelta definitiva sulla scadenza avverrà il 19 giugno) destinato espressamente agli investitori retail, i piccoli risparmiatori che hanno già risposto con una domanda record all’ultima edizione del Btp Italia anti-Covid. “Attualmente i piccoli risparmiatori sono detentori diretti dei titoli di Stato nell’ordine del 4%, mentre ai primi anni Duemila eravamo sopra il 10%”, ha ricordato il dg del Tesoro, Alessandro Rivera, sottolineando che i bassi rendimenti e il collocamento di altri prodotti finanziari da parte degli istituti hanno eroso questa incidenza negli ultimi tempi (molti italiani posseggono Btp, ma indirettamente attraverso fondi, polizze, etf).

Il collocamento a luglio

I piccoli risparmiatori sono dunque la leva sulla quale il Tesoro vuole fare affidamento per diversificare i canali di finanziamento del bilancio pubblico, con le esigenze di chiedere denaro al mercato esplose per la pandemia. Il nuovo titolo sarà in collocamento tra lunedì 6 e venerdì 10 luglio, una finestra più ampia rispetto a quel che avviene solitamente nella prima fase di vendita dei Btp Italia (quella dedicata al retail, cui fa seguito quella per gli investitori istituzionali che per il Btp Futura non ci sarà). Tutte le domande (previsto un lotto minimo di 1.000 euro) presentate saranno accontentate, ma il Tesoro avrà la possibilità di chiudere anticipatamente l’offerta qualora raggiunga i propri obiettivi di raccolta prima del previsto.

Facciamo una premessa, visto che in molti mi hanno giustamente ricordato le CACs il rischio sul debito pubblico italiano, visto che da tempo suggerisco di fare molta attenzione.

Il fatto che ci sia il rischio sul nostro debito, non significa che una parte del nostro portafoglio non possa essere allocato anche in titoli di Stato italiani con le famose clausole, non vedo il problema ad acquistare titoli come questi STEP UP a tasso fisso crescente e non la fesserie di titoli legati all’inflazione come i BTP Italia, questa è da sempre la netta distinzione che suggerisco.

Ma davvero credete che sia un problema detenere un 10 % del nostro debito pubblico, visto che il rischio ristrutturazione è un’ipotesi e non una certezza?

Non ero forse io l’unico o quasi nel 2011 a suggerirvi di non lasciarvi prendere dal panico e svendere i nostri titoli di Stato? O lo stesso che nelle fasi di panico, di stress dello spread suggeriva di prendere al volo le occasioni?

TRIA ? SALVINI ? DI MAIO ? STRONG BUY ITALY! | icebergfinanza

Ora è importante che il tasso offerto sia generoso, le cedole resteranno in Italia con tanti saluti agli investitori esteri, al MES e amenità varie. Vedremo nel dettaglio i termini, ma soprattutto è importante che il MEF non metta limiti alle risorse da raccogliere, diversamente pensare male si fa peccato, ma si indovina, si indovina che questo Governo vuole commissariare il Paese, vincolarlo all’Europa con strumenti insufficienti, inutili e soprattutto non ancora disponibili in alcuna maniera.

Ma ci voleva tanto, santo Cielo, non sai mai cosa pensare di fronte all’ignoranza o forse di fronte a dinamiche politiche che lasciano sbigottiti.

Ora il mondo intero applica quello che scriviamo da anni, monetizzazione del debito e tassi reali negativi, l’effetto placebo per combattere la deflazione da debiti è incredibile che gente come noi, venuta dal nulla sia riuscita ad anticipare tendenze storiche solo sulla base dello studio e della passione, ma la serietà paga sempre, la verità è figlia del tempo.

Infatti in America si stanno preparando a controllare la curva dei rendimenti, studiando le mosse della Banca centrale australiana, vi dice nulla Australia, il mitico Forrest Gump, il manoscritto scritto alcuni anni fa dal nostro Machiavelli che prefigurava un collasso dei rendimenti anche in Australia?

Ma prima di proseguire, mentre la manipolazione impera ovunque e si sta preparando la più spettacolare tonnara della storia finanziaria, ieri il National Bureau of Economic Research ha decretato ufficialmente l’inizio della recessione in America, la prima recessione con i mercati azionari sui massimi.

Badate bene, il NBER ha stabilito che la recessione è iniziata a febbraio, quindi ben prima delle chiusure di marzo, aprile e maggio e il picco si è registrato nell’ultimo trimestre del 2019.

La presunta espansione, la più anemica della storia con tassi di crescita medi appena sopra il 2 % è stata la più lunga della storia dal 1854, 128 mesi.

Nel datare il picco trimestrale, il comitato fa affidamento sul PIL reale e sul GDI reale pubblicato dalla BEA e sulle medie trimestrali degli indicatori mensili chiave. Il PIL reale trimestrale e il GDI reale hanno raggiunto il picco nel Q4 2019.

Il credito al consumo è letteralmente crollato di quasi 70 miliardi di dollari, giusto per capire cosa ha sostenuto l’economia in questi anni, debito, debito, debito, debt deflation!

Ma veniamo a noi, alle cose importanti, come riportava ieri il WSJournal, per stimolare l’economia negli ultimi dieci anni con i tassi di interesse vicini allo zero, la Federal Reserve ha promesso quanto a lungo rimarrebbero bassi. Ora, i funzionari della Fed stanno riflettendo intensamente su un nuovo strumento che rafforzerebbe tali promesse  impegnandosi ad acquistare titoli del Tesoro  per qualsiasi importo necessario per limitare determinati rendimenti e tenerli a livelli bassi, secondo il Wall Street Journal.

  • Yield Caps : i funzionari della Fed credono che la politica monetaria aiuti a stimolare la domanda se il tasso è vicino allo zero perché imposta le aspettative del pubblico sulla politica futura, che influenza i tassi stabiliti dai mercati. Il modo in cui calibrano questi due strumenti potrebbe determinare se e come  limitare i rendimenti. La Fed non ha mai limitato i rendimenti dei titoli del Tesoro dal 1951, quando ha smantellato uno schema di controllo e stimolo utilizzato durante la seconda guerra mondiale, ha osservato il WSJ.
  • Per gli Stati Uniti, i massimali potrebbero funzionare in questo modo : se la Fed decide che probabilmente i tassi resteranno vicini allo zero per almeno tre anni, potrebbe amplificare questo impegno limitando i rendimenti su tutti i titoli del Tesoro che maturano prima del giugno 2023.

In effetti dopo la sparata di venerdì sull’entusiasmo per un dato farlocco come abbiamo dimostrato ieri, i rendimenti a lungo termine sono rientrati di quasi 3/4 punti in termini di prezzo.

Secondo il pezzo del WSJournal, mentre la Fed sta discutendo se mettere l’accento sui rendimenti obbligazionari a lungo termine in aumento sotto forma di limite di controllo sulla curva dei rendimenti, sembra che i funzionari della Fed non sono pronti ad annunciare alcuna decisione già da domani.

Eppure se osserviamo quello che è successo venerdì e soprattutto ieri è come se il mercato stesse scontando la decisione della FED di non permettere fughe in avanti dei tassi. Certo il controllo sta avvenendo sulla parte brevissima della curva, ma è significativo il movimento a rientrare anche sulla parte lunga.

La realtà è che i mercati non hanno in alcuna maniera abbandonato l’idea dei tassi negativi, anche perché nei prossimi mesi si vedrà che fine avrà fatto il famigerato recupero a V

La Fed sta “pensando molto” a puntare su rendimenti specifici dei titoli del Tesoro per garantire che i costi di indebitamento rimangano bassi, ha dichiarato il presidente della Fed di New York John Williams alla fine del mese scorso.

La Banca centrale australiana sta mirando ad un rendimento dello 0,25 % a tre anni. 

Se la banca centrale dovesse prendere una foglia dall’Australia, prenderebbe di mira solo la parte anteriore della curva. L’RBA punta a circa lo 0,25% sul tasso triennale.

Vorrei solo ricordare a tutti che i tassi a 10 anni in Australia sono passati dal 4 % dell’inizio della nostra scommessa allo 0,60 % di marzo, il nostro Machiavelli è un cecchino di prima scelta.

A proposito di dollaro, alcuni nostri lettori sono grati da tempo ad alcuni consulenti e bancari che in questi anni, hanno suggerito loro di stare lontani dai Tbond e dal dollaro, suggerendo un giorno si e un altro ancora la fine del dollaro…

Dollaro debole? Decisamente no… il dollaro continua a regnare incontrastato sul mercato globale delle valute, nonostante le analisi e le previsioni che periodicamennte lo vogliono in declino.

Dollaro debole? Dollaro forte? Da quando Nixon quasi 50 fa sganciò il valore della moneta americana dall’oro la domanda assilla investitori e mercati, anche perché nel biglietto verde non solo sono denominati i titoli azionari e di debito del più grande mercato finanziario del mondo, ma anche tutte le materie prime che fanno girare l’economia globale. Girando per i siti finanziari americani e non solo, in questi giorni si trovano un mucchio di analisi che parlano di dollaro debole, perché negli ultimi tempi ha ceduto qualche punto nei confronti delle principali valute, a cominciare dall’euro.

DA SEI ANNI IL DOLLARO SOVRASTA L’EURO

Di qui qualche guru parte per la tangente scrivendo di declino inevitabile dell’egemonia del biglietto verde, citando deficit e debito americani spinti alle stelle dallo stimolo fiscale. Ma un dollaro a 1,1 contro euro, vale a dire poco sopra la parità, quando subito prima della Grande Crisi ce ne volevano 1,6 per comprare un euro e fino al 2014 ne servivano 1,4, può essere definito debole. La moneta unica rappresenta il principale rivale del biglietto verde, perchè nel paniere dell’indice DXY che misura la forza del dollaro pesa per quasi il 60%, mentre il resto è rappresentato da Yen giapponese, Sterlina britannica, Dollaro canadese, Corona svedese e Franco svizzero.

Raramente abbiamo sbagliato obiettivo negli ultimi 10 anni, ci vuole pazienza ma alla fine si va dove suggerisce la storia e dopo aver previsto i trend dei BTP, dei TBOND, del dollaro e del petrolio, stiamo per vincere la nostra ultima grande scommessa.

Ci vediamo nelle prossime settimane con una nuova puntata del nostro magico Machiavelli, appuntamento negli “ABISSI DELLA STORIA.”

Chiunque volesse sostenere il nostro viaggio riceverà in OMAGGIO le analisi di Machiavelli. Per contribuire al nostro viaggio basta cliccare SUL BANNER  a fianco dei post sul lato destro della pagina o andare alla sezione DONAZIONI…

SEMPLICEMENTE GRAZIE!

7 commenti Commenta
phitio
Scritto il 9 Giugno 2020 at 12:25

Australia… Terra sull’orlo del burrone climatico. Le mie fonti dicono che nel tempo di una generazione, quella terra diventerà inabitabile. Ho molti parenti che vivono li. Ma si, dai, per ora pensiamo ai tassi di interesse negativi.

sapiosexual
Scritto il 9 Giugno 2020 at 12:43

Beh con il petrolio in saldo, euro a picco, sospensione dei vincoli europei, qualche miliarducolo da Bruxelles, e se veramente i nostri BTP vedranno il segno meno, togliendoci dal groppone uno dei problemi cronici del nostro Paese.. Con tutto ciò mi pare di vedere una congiunzione economica abbastanza peculiare e favorevole che forse aiuterà ad ammortizzare gli effetti della depressione in arrivo.
Peccare d’ottimismo è gratuito, o forse costa solo un pizzico di ingenuità.

icebergfinanza
Scritto il 10 Giugno 2020 at 07:21

Si certo il picco del petrolio la fine del mondo…

idleproc
Scritto il 11 Giugno 2020 at 09:21

phitio@finanza,

Quando ero ragazzino mi piaceva andare per ghiacciai anche se il mio mondo naturale è il mare sopra e sotto ed era evidente a detta degli adulti con solide basi scientifiche la contrazione dei ghiacciai coi relativi quesiti conseguenti se fosse un fenomeno locale o come si dice oggi “globale” e cosa sarebbe successo se il permafrost avesse rilasciato il gas nell’atmosfera.
Non gliene fregava niente a nessuno, hanno cominciato a fregarsene quando hanno pensato di privatizzarsi e finanziarizzarsi il clima fino all’ultima risorsa naturale globale pubblica come l’acqua che chiamano “oro blu” con relative tasse, derivati da giocarsi nella bisca e operazioni oligopolistiche globali ove anche la creazione artificiale della “scarsità” è un modo di far soldi parassitario sistemico.
Non esistevano geologi sbavanti in TV, catene di esperti, studi più o meno tarocchi, l’immensa rottura di maroni con relative propagandiste a cottimo globale con rilascio complessivo spaventoso di CO2.
Ritengo che il nostro apporto “antropico” non sia il fattore scatenante decisivo e che sia un ciclo naturale complesso.
Non è una valutazione scientifica che baserei solo sull’elaborazione di dati certi che dovrei raccogliere e verificare personalmente, elaborare personalmente e nel confronto con altri che ne mettono alla prova empirica le conclusioni, è semplicemente che dell’ufficio marketing di truffatori finanziari globali che ha penetrato fino alla radice qualsiasi settore scientifico applicato o puro e gestisce la propaganda coi media, non mi fido più.
Possono urlare, sculettare e sgolarsi quanto vogliono ma per quanto mi riguarda, affidabilità zero il che sta diventando un sentire molto vasto.
Una volta che ci si gioca la credibilità e l’affidabilità con l’applicazione del “metodo finanziario”, il gioco si chiude per la scienza, resta solo patrimonio di singoli e di gruppi limitati, anche questo è un aspetto fine della strada.

Non metterla così male basta convincere un noto e rumoroso esperto meteo di uno stato confinante che potrebbe agire sul meteo impegnandosi di più invece di occuparsi di crocere, a casa nostra ultimamente non sta andando male con l’umido. Onore al merito e all’mpegno.

phitio
Scritto il 11 Giugno 2020 at 14:24

icebergfinanza,

Andrea, se niente di quello che ho detto dovesse accadere, saro’ MOLTO più contento di te. Intanto,

phitio
Scritto il 11 Giugno 2020 at 14:41

idleproc@finanza,

Essendo uno che lavora nel settore studio del clima, ti stupira sapere che condivido le tue opinioni su come sia stato condotto il discorso del cambiamento climatico, e io stesso sto rivedendo le mie convinzioni sull’apporto antropico. La scienza ultimamente ha dato alla gente comune solo gran bei discorsi e pessimi esempi, ed infatti non capisco come possono stare insieme scienziati che vanno a fare discorsi sulla limitazione delle emissioni di CO2 usando poi jets per girare in lungo ed in largo, e decine si altre menate simili. Come vedere un medico che avvisa sui rischi del fumo mentre spipazza un sigaro toscano.
Detto questo, e constatato che il movimento ecologista ha complessivamente fallito, per questa e per una pletora di altre ragioni, resta pero’ l’analisi dei trends climatici oggettivi i quali, naturali o meno che siano, dicono chiaramente che avremo un riscaldamento globale serio. Qui non si tratta di emettere carbon tax e climate bonds: si tratta di capire come dovremo regolarci col mare che si innalzerà di qualche metro ovunque, con ghiacciai continentali che potrebbero proprio sparire, specie quello himalaiano, e come smussare l’urto dello sconvolgimento dei patterns climatici.
Noi ci preoccupiamo troppo dei soldi: la globalizzazione in cui siamo vissuti fin ora è stata colpita ed affondata, e le ripercussioni economiche globali stanno solo ora cominciando a mostrare tutta la loro gravità. Localizzare le economie non è più na scelta, è un destino. La decrescita non è più una scelta, è un fatto proaticamente compiuto. La disgragazione delle entità sovranazionali è un processo ormai irreversibile. Che questa disgregazione e decrescita sia poi felice o infelice, dipende dalle posizioni di ciascuno rispetto alla vita.
Poi, a complicare il mio quadro, ci sono tutta una serie di informazioni che mi arrivano da sorgenti non convenzionali, che sto tenendo sotto monitoraggio, perchè sono una più scompensante dell’altra… per ora, se non avro’ prove certe che siano in fase di accadimento, è del tutto inutile parlarne. Queste cose le ho anche elencate qualche tempo fa in un altro thread, ma in effetti avrei dovuto evitarlo.
Per ora pensiamo alla incipiente nuova grande depressione economica e alla incombente crisi energetica.
Saluti
Phitio

idleproc
Scritto il 11 Giugno 2020 at 22:14

phitio@finanza,

Non sono stupito ma non sarei così pessimista sulla possibilità di affrontare i risolvere i problemi considerando anche la tara da mettere sul marketing sulle possibilità della scienza reale che ha bisogno di tempo stando sempre sui limiti.
Sull’Australia ho letto che interagiscono anche altri problemi come la gestione “sistemica” “programmata” del territorio e speculativo-malavitosa che alcuni sostengono siano state determinanti, sono cose da verificare.
Il mondo è piccolo da certi punti di vista globalizzati.
I movimenti “ecologici” sono parziali, facilmente teleguidabili stravolgendo il significato e gli obbiettivi che le brave persone si danno col loro apporto anche roversciandolo, sono sempre destinati a sparire o a risolversi in un nulla di fatto.
Quella della “decrescita” è un’ideologia introdotta artificialmente e con un preciso obbiettivo, non è il tuo “concetto” di uso razionale delle risorse, di un’espansione senza debito di risorse, spreco di risorse, danneggiamento ambientale ma allargando il sistema oltre i suoi attuali confini che a mio giudizio resta una condizione obbligata di lungo termine di sopravvivenza della specie.
Lo “andate e moltiplicatevi” ha un certo senso, qui siamo già un po’ stretti, quindi un po’ più in là.

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