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IRAN: L’OMBRA DEGLI AYATOLLAH!
Come probabilmente i lettori di Icebergfinanza avranno notato da quando in Medioriente gli animi si sono surriscaldati non ho fatto alcun accenno a quanto stava accadendo in Siria ma sopratutto in Iran.
Ho ancora nella mente il pensiero di un economista americano il quale alla domanda su come risolvere la crisi subprime rispose che «L’America non corre un rischio immediato di recessione – afferma Lawrence Klein, premio Nobel per l’economia del 1980 – la nostra è infatti un’economia di guerra dove, per esempio, la caduta verticale dei prezzi immobiliari può essere compensata dalla domanda di armamenti e nell’occupazione delle nostra gioventù al fronte».
” L’Iran mostra i muscoli alla comunità internazionale. La televisione della repubblica islamica manda in onda immagini di esercitazioni militari alla vigilia dell’ispezione dei tecnici dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e, nelle stesse ore, il regime decide di sospendere la vendita di petrolio alle compagnie francesi e britanniche.La mossa iraniana non pare destinata ad avere un grande impatto sui bisogni energetici di Londra e Parigi, poiché la prima non importa più petrolio iraniano e la seconda compra da Teheran solo il 3% dell’oro nero che importa. La strategia della tensione inaugurata dal regime tocca anche la questione siriana. Le due navi da guerra guerra iraniane entrate nel Mediterraneo con l’intento di mostrare la potenza della repubblica islamica contro Israele e a sostegno del presidente siriano, Bashar al Assad, hanno attraccato nel porto di Tartus. E Israele avverte: la decisione se colpire o meno l’Iran sarà presa in totale autonomia.(EuroNews)
Come scrive sul FATTOQUOTIDIANO Debora Billi …La sensazione principale che si prova , nel leggere le continue news sull’embargo all’Iran, è quella di uno straniamento anacronistico. Mi sembra di assistere a provvedimenti che avevano forse un senso trent’anni fa. Il mercato del petrolio è da un pezzo diventato del venditore, vuoi per il calo delle riserve e per i costi di estrazione crescenti, vuoi per l’avvento di grossi competitors nell’acquisto della materia prima (Cina e India). Fatto sta che pensare di punire un produttore smettendo di comprare il suo petrolio è una sciocchezza che si ritorce solo contro chi la compie. Un po’ come avere la polmonite, e non comprare gli antibiotici per far dispetto al farmacista. E infatti l’Iran, che fornisce all’Europa -Italia in primis- quotidianamente 500 mila barili di petrolio, non ha fatto altro che annunciare che venderà da subito il suo greggio ai numerosi altri compratori che si affollano alla sua porta col cappello in mano. Eh si, non siamo proprio più nel 1980. Allarme poi sospeso: l’Iran ha convocato gli ambasciatori, ha detto di provare tanta pena per la nostra ondata di gelo, e quindi di non avere proprio il cuore di privarci dell’energia in questi giorni. Bella figura da imbecilli abbiamo fatto. Ma intanto la minaccia incombe ed è arrivata forte e chiara.
Ultima cosa. Qualcuno ha la tentazione di dare la colpa agli americani e alle loro fisse coi rogue states. Per carità, verissimo. Ma noi non siamo americani, e l’embargo lo abbiamo firmato noi con le nostre mani pur sapendo che saremmo stati gli unici a pagarne le conseguenze. Di chi è la colpa, allora?
Al di la delle questioni relative al nostro fabbisogno energetico non c’è dubbio che qualcosa si sta muovendo nello scacchiere mediorientale, la paura è che qualche provocazione faccia il passo più lungo della gamba, una gamba che come vedremo potrebbe portarci dritti, dritti a qualcosa che assomiglia all’Apocalisse in tutti i sensi!
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Nell’analisi di debora billi, mancano la conseguenze sulla popolazione; per quanto può valere una testimonianza personale ieri ho parlato con mia ex collega iraniana e i suoi familiari le riferiscono che i prezzi dei generi alimentari sono aumentati moltissimo e la situazione comincia ad essere difficile.