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LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA: AMERICAN REVISION

Scritto il alle 08:48 da icebergfinanza

Mentre la festa di non compleanno prosegue sui mercati finanziari e in settimana avremo le prime avvisaglie delle tempeste autunnali ( … nel frattempo la leggendaria Abenomics ha prodotto il topolino, ha fatto crescere il Pil giapponese di un fantastico 0,6 % contro attese di uno 0,9 % riducendo una crescita già rivista al ribasso del 1° trimestre, festeggia l’oro e si disperano i mercati orientali, con i cambi che danzano sull’orlo di un vulcano mentre qualche trilione in più o in meno di debito non fa mai male…), andiamo a dare un’occhiata a due grafici molto importanti, intrisi di empiricità storica, più volte condivisi su Icebergfinanza…

… spesso e volentieri l’economia americana ha prodotto almeno 200/300.000 posti di lavoro anche nei 6 mesi precedenti ad una nuova recessione…

A noi poco importa se l’ultima bilancia commerciale migliorerà il dato relativo al secondo trimestre del GDP a noi importa ricordare che …

“… La realtà è che come abbiamo visto più volte serve almeno una crescita del 3/3,5 % del PIL per produrre un livello accettabile di occupazione.

La media dell’ultimo decennio non ha ancora raggiunto il 2 %! Anche con una crescita del PIL(GDP) vicina al 3 % può accadere che l’economia non sia in grado di produrre più di 100.000 posti di lavoro al mese. Le recenti dinamiche del quarto trimestre 2009 e del primo trimestre 2010 lo testimoniano. E’ un’eccezione e non la regola la creazione di 200.000 posti al mese solitamente con una crescita del PIL vicina al 4 % . Oggi siamo intorno al 1 % con prospettive di crescita recessiva. D) Con crescita tra sotto zero e il 2,5 % la perdita di occupazione è diffusa

Questa è ANALISI EMPIRICA, il resto è semplicemente fantasia attendiamo in riva al fiume le revisioni che verranno!

Inoltre secondo questo bel grafico appena pubblicato da Bill McBride di CalculatedRisk …

…o si incrementa il ritmo di creazione dei posti di lavoro oltre i fisiologici 125.000 che servono solo per attenuare le pressioni demografiche e migratorie, non solo a tempo determinato o part-time o si deve attendere almeno la fine del 2015 per rivedere i numeri pre recessione, sempre che non arrivi veramente un’altra recessione.

Ma andiamo a vedere le ultime riflessioni degli analisti di Goldman Sachs, ultime perchè sino ad oggi hanno alimentato l’euforia facendo finta di niente… Goldman Admits Payroll Data Is “Economically Meaningless” 

Numeri sull’occupazione economicamente senza senso! Ma no chi l’avrebbe mai detto.

Thus, neither indicator seems to contain statistically significant information for growth when evaluated on a first-release basis.

… non sembra contenere informazioni statisticamente significative per la crescita sulla base dai primi dati rilasciati!

Il resto dell’analisi di Jan Hatzius, vecchia volpe telecomandata dell’analisi macro di GS, intriso di simpatici grafici lo lascio alla Vostra attenzione accompagnato da una sana dose di consapevolezza a proposito di mercati efficienti e asimmetrie informative.

Appuntamento alla prossima revisione e buona Consapevolezza!

In giornata sarà con Voi nuovamente il nostro amico Machiavelli… con il suo “Luglio con il bene che ti voglio…”, per tutti coloro che hanno contribuito o vogliono liberamente contribuire al nostro viaggio.

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Inoltre Vi aspettiamo tutti per la nuova avventura su   METEOECONOMY  per condividere insieme nuove informazioni e analisi non solo economico/finanziarie attraverso la tempesta perfetta.

13 commenti Commenta
bergasim
Scritto il 12 Agosto 2013 at 10:16

…o si incrementa il ritmo di creazione dei posti di lavoro oltre i fisiologici 125.000 che servono solo per attenuare le pressioni demografiche e migratorie, non solo a tempo determinato o part-time o si deve attendere almeno la fine del 2015 per rivedere i numeri pre recessione, sempre che non arrivi veramente un’altra recessione.

Peccato che la disoccupazione dal livelli ufficiale del 10% non sia mai scesa se non a livello statistico, grazie ai quasi 90 milioni di fantasmi dei non presenti nella forza lavoro,aumentati di oltre 9,5 milioni di unità dal 2009. 😆

john_ludd
Scritto il 12 Agosto 2013 at 10:42

Per ottemperare agli obblighi di Basilea 3 le banche europee devono ridurre i propri attivi di circa 3,2 trilioni di euro entro il 2018, le banche minori (le nostre per esempio) sono le più esposte dovendo ridurre di circa 2,6. Credere che sia possibile avere crescita economica in un contesto di deleveraging massivo è illusione. Nel contempo da qui al 2018 i costi delle materie prime energetiche che in questi due anni sono rimasti circa flat saliranno considerevolmente (non riflesso dalle curve dei futures). Per gli europei che importano il 100% del petrolio la situazione è cupissima, gli americani vivono invece nella terra del Trallallero Trullalà dove vagoni di petrolio stanno per materializzarsi permettendo ai SUV da 2 tonnellate un nuovo periodo di raids. Peccato che le cose non stiano così e quando la realtà busserà alla porta di Dick il ciccione saranno guai. Infatti, accade questo…

…The shale revolution is “a little bit overhyped,” Shell CEO Peter Voser said last week as his company announced a $2.1 billion write-down, mostly owing to the poor performance of its fracking adventures in U.S. “liquids-rich shales.” Which of its shale properties have underperformed, Shell didn’t say, but CFO Simon Henry admitted that “the production curve is less positive than we originally expected.”

…Second-quarter earnings were dismal for the so-called oil supermajors. Shell, BP, Exxon Mobil, Chevron, Total SA, Statoil, and Eni SpA all reported sharply lower profits…

Quando il petrolio la cui produzione calerà di 6 MBD da qui al 2020 nella migliore delle ipotesi prezzerà 160 – 180 dollari (più l’inflazione) mi chiedo quanti saranno quelli rimasti a immaginare la prossima grande ripresa e quanto varrà lo S&P 500 e le borse di perifieria.

Buona depressione eterna a tutti.

silvio66
Scritto il 12 Agosto 2013 at 12:55

Mi pare assodato, che l’eventualità di un forte ribasso degl’indici azionari americani….ricordo agli astanti che se scendono quelli americani, scendono tutti gl’altri a livello globale…, peraltro ai massimi storici, non tutti in verità, sia una possibilità da far propendere ogni risparmiatore prudente ad agire di conseguenza. Beninteso ciò, che possiamo dire dei mercati obbligazionari globali? che tipo di ripercussioni, positive o negative possiamo aspettarci? Ripeto globali, in quanto una singola area geografica risente di troppe variabili. Nessuno di noi prevede il futuro, ma scambiare opinioni ha sempre arricchito tutti.

giobbe8871
Scritto il 12 Agosto 2013 at 12:56

Credere che sia possibile avere crescita economica in un contesto di deleveraging massivo è illusione.

john_ludd@finanza,

è grave quello che scrivi John Ludd. Ma sei un saggio molto esperto nel settore energetico uno dei pochi.
Non diffondi pessimismo ma Realtà, purtroppo amara. Anche un altro economista la pensa come Te, Michele Spallino, che vede il crudo al tuo target, un target già raggiunto nel recente passato.

io spero che con lo storno degli indici di borsa anche il crudo scenda… 😉 😥
nel frattempo dovrò migliorare l’efficienza energetica di casa

ciao
giobbe

italywip
Scritto il 12 Agosto 2013 at 14:18

Pensare di crescere con una sovra produttività di tutto ( beni direvoli, auto , case , energia), debit pubblici enormi che ormai hanno miusre incalcolabili (Vedi Japan, Usa e Italia) e i Pil nazionali che servono in quota parte a pagare gli interessi dei debiti , quindi zero spazio ad investimenti e nuove servizi , beh in questa situazione cresscere è impossibile.

Siamo l’unica generazione post guerra che non vedrà un boom di crescita. Dobbiamo solo iniziarlo a capire e razionalizzare ciò che abbiamo e viverlo meglio: lavoro, stipendi,spede, cibo, energia…è tutto da rivedere e riprogrammare….ma tutto ciò farà male tanto male..

john_ludd
Scritto il 12 Agosto 2013 at 14:31

giobbe8871@finanza,

Siamo una civiltà “investita” a breve. Alcuni lo sanno che siamo diretti verso una crisi energetica. Anni fa le informazioni erano riservate e avvicinabili solo da insiders o da gente che aveva ottimi rapporti con insiders come il sottoscritto. Oggi tutte le informazioni sono pubbliche ma il condizionamento sociale è arrivato a un punto talmente elevato che le leggono solo quelli che già in precedenza ne avevano accesso. Anche i governi che contano lo sanno, da almeno un decennio, ma non sembrano operare nella direzione che sarebbe auspicabile, ma stanno operando eccome, solo nella direzione tipica in cui si muove l’essere umano da quando ha assunto la posizione eretta: prima io e la mia tribù, gli altri prenderanno quel che resta. Eppure a nessuno dovrebbe essere concesso di essere così stupido di pensare di potersi salvare da una crisi energetica. Normalmente sono un tipo socievole e un compagnone da baldoria e quindi vorrei essere più ottimista, solo che è impossibile.

giobbe8871
Scritto il 12 Agosto 2013 at 15:33

john_ludd@finanza,

John, hai sentito parlare dell’invenzione di Andrea Rossi di Bologna,con la sua Leonardo, fusione controllata a basse temperature – Lern ? c’è da sperare con i motori elettromagnetici ?

bergasim
Scritto il 12 Agosto 2013 at 16:01

john_ludd@finanza,

Scusa ma che tu abbia ottime informazioni con gli insiders mi sembra troppo

john_ludd
Scritto il 12 Agosto 2013 at 17:31

bergasim,

senti caro leggi bene quello che scrivo invece di inventare… UNA VOLTA le avevo, quando lavoravo e frequentavo gli sgabuzzini di certi ambienti, da qualche tempo sono in “vacanza” come del resto sai, e conto di rimanerci almeno un decennio e le informazioni che ho le potresti avere anche tu, dato che sono pubbliche, ma non ti interessa, preferisci baloccarti dell’idea che tanto accadrà tra tanti tanti anni e nel frattempo comprare (o far comprare) tanti bei bond. A ognuno la sua dose di illusione.

bergasim
Scritto il 12 Agosto 2013 at 17:58

john_ludd@finanza,

Ti sbagli di grosso, io credo q quello che tu dici, fino ad un certo punto, cercando di capire come e quando l’inflazione colpirà, credo che per un p’o di tempo ancora complice la futura recessione usa e globale ci sarà più un problema di inflazione, dopo evidentemente dovrò comprare commodities e fondi obbligazionari collegati all’inflazione, per l’equity vedremo a quella data quali saranno le prospettive macro e l’inflazione attesa per capire se verrà la pena di comprare, ma prima di ciò il nuovo 2008 ( leggasi margin-debt ) deve scoppiare, oggi mi preoccupo più di questo evento forse meno drammatico rispetto al secondo ma più immediato nel tempo.
le tue parole sul picco del petrolio e sull’energia a basso prezzo sicuramente non mi hanno lasciato indifferenti, così che anche io sto cominciando a documentarmi, utilizzando anche i link dei tuoi vecchi commenti.
Io, dovresti averlo capito non lavoro guardando lo specchietto retrovisore ma al contrario in prospettiva.

bergasim
Scritto il 12 Agosto 2013 at 17:59

un problema di deflazione, correggo

john_ludd
Scritto il 12 Agosto 2013 at 18:20

bergasim,

Bene, mi fa piacere. Tutto quello che so l’ho imparato da altri, gente molto più brava di me che gratis et amore dei ha dedicato e dedica tempo a tentare di spiegare come siano le leggi della natura e non quelle dell’economia a guidare il mondo e quindi le nostre vite. Purtroppo hanno poco seguito ma perseverano, la favola di Pinocchio è più attuale che mai e i più preferiscono credere al Campo dei Miracoli di turno. Se qualcuno recepisce questo “messaggio” e poi si dedica ad approfondire per avere alla fine una propria autonoma visione, allora vuole dire che ho speso bene qualche ora a rimbalzare su qualche blog un pò di quanto ho appreso negli anni. Per quanto riguarda i consigli per gli acquisti, è il tuo mestiere e non il mio. Non saprei farlo, ma credo che con abilità e tanta fortuna sia possibile mantenere per qualche anno ancora il valore facciale dei propri assets finanziari, poi non credo sarà possibile. Personalmente preferisco spendere quanto possiedo sperando mi venga concesso il tempo per farlo.

icebergfinanza
Scritto il 12 Agosto 2013 at 20:35

Per l’inflazione c’è ancora tempo molto poi tempo di quello che servirà per cancellare retaggi e fantasmi del passato Questa e ‘ un’immensa DEBT DEFLATION non dimentichiamocelo!

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