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I sintomi della Grande Depressione: " MARGIN DEBT" Guadagni facili e Soldi senza fatica!
mathcentral.uregina.ca/…/ExpValue.html
Nel precedente post riferito alla Grande Depressione dissi che, l’attenzione delle banche centrali concentrata quasi esclusivamente sulla massa monetaria, non riesce a vedere due ostacoli imprevisti.
Uno è l’immane dose di creazione creditizia alla quale l’economia ed il sistema finanziario si sono assuefatti negli ultimi anni, mentre l’altro e’ il canale di tale creazione del credito avvenuta prevalentemente al di fuori del sistema bancario, attraverso i mercati finanziari.
Dopo aver raggiunto negli anni ottanta la più alta percentuale di riserva obbligatoria ( 22,5 %), ovvero quella riserva che le banche sono tenute ad operare per tutelare coloro che hanno effettuato depositi , obbligando queste ultime ad investire una quota della loro raccolta in attività liquide ed a rischio nullo, tale percentuale è progressivamente discesa, per arrivare alla quota del 2% comprendente i depositi a vista e overnight, e quelli con scadenza a due anni.
Oggi quindi tutto ciò che concerne i prestiti commerciali, al consumo non ha nulla a che vedere con le riserve obbligatorie, seppur esigue, alle quali sono sottoposte le banche.
Come si legge su Wickipedia le riserve bancarie coprono solo una frazione dei depositi dei clienti (si parla di riserve frazionali), così che nessuna banca può trasformare in contanti tutti i depositi dei clienti contemporaneamente. Se i clienti chiedessero tutti insieme la restituzione dei loro depositi, la banca sarebbe costretta a dichiarare bancarotta. Non avviene perché i clienti hanno fiducia nel fatto che ciò non accadrà e che se dovesse eventualmente accadere interverrebbero le autorità pubbliche, e tra queste la banca centrale che potrebbe stampare moneta per far fronte alle necessità di liquidità della banca. Inoltre i clienti sanno che forme di assicurazione dei depositi garantiscono loro la restituzione del denaro depositato, almeno per un certo ammontare. Tuttavia la funzione principale delle riserve obbligatorie non è quella di rendere sicuri i depositi, ma di consentire alle autorità monetarie di controllare l’ammontare dei depositi a vista che le banche possono creare, limitando la crescita dei depositi bancari.
Nel ’29, lo stesso sistema bancario non avendo particolari controlli, poté sviluppare con facilità una politica di credito facile e di speculazioni legate alla borsa, attraverso acquisti diretti o acquisizioni, favorendo operazioni allo scoperto attraverso il margine di debito consistente in affidamenti atti a speculare in borsa.
In quegli anni quando un privato comperava delle azioni, non doveva necessariamente disporre di tutto il capitale.
Come scritto nel libro di Fabrizio Galimberti “Economia e Pazzia” lo strumento preferito era il “riporto”, una forma di prestito tuttora presente che consente di ricevere un prestito per un valore del 80/90 % del capitale impiegato nell’acquisto di azioni. I “caller loans” erano concessi non solo dalle banche, ma anche dalle imprese che partecipavano alla frenesia speculativa attraverso l’impiego delle proprie disponibilità liquide. Oggi in maniera impropria potremo paragonarli ai capitali impiegati nelle operazioni di acquisizioni in atto nel settore del private equity ed eventualmente ad operazioni ad alto rischio nelle acquisizioni e fusioni. Secondo Galimberti il denominatore comune delle crisi finanziarie è il ricorso alla “leva” qualunque essa sia, la possibilità di moltiplicare le fonti di guadagno con gli strumenti finanziari senza rischiare i “rigori” dell’economia reale.
Il cosiddetto “margin call” ovvero chiamata del margine consentiva di tenere sotto controllo con il margine del 10 % il prestito, ma nascondeva il rischio evidente che in caso di collasso o panico le perdite sarebbero state amplificate!
Nessuno se ne preoccupava in quegli anni, in quanto il mercato non faceva altro che salire ed ogni correzione era considerata una imperdibile “ finestra di acquisto”.
Vi ricorda niente questa espressione, il tempo perduto a riflettere, a spaventarci di ogni puntuale e inevitabile correzione, le occasioni di acquisto che ogni correzione porta con se sollecitate in continuazione da analisti e operatori finanziari!!
Guadagni facili e soldi senza fatica!
Oggi i mercati a parte qualche incidente di percorso sono attraversati da un’intramontabile brezza ottimista, eppure a quei tempi persino l’allora presidente degli Stati Uniti Hoover dichiarava che la nazione era in forma eccellente e quindi gli unici preoccupati erano i banchieri centrali.
Galbraith economista di origine canadese, soleva ricordare che le frasi tipo” La situazione economica è fondamentalmente solida” oppure “Le fondamenta della nostra economia sono solide” rilasciate nei momenti di difficoltà dalle autorità preludono ad un cambiamento.
Nel libro di Galimberti, si ricorda che negli anni sessanta William McChesney Martin, allora presidente della Federal Reserve, ricordava che il ruolo delle autorità monetarie è quello di “ portare via il carrello dei liquori quando il party incomincia a scaldarsi troppo”.
Oggi invece le autorità monetarie americane, da una parte professano un moderato ottimismo che immancabilmente contrasta con la realtà e dall’altra tolgono i liquori che abbondano nella festa semi-inflattiva che stà per trasformarsi in stagflazione.
Galbraith nel suo libro “ The Great Crash” prende a riferimento dal mercato immobiliare la pratica del “compromesso” che consentì di alimentare la speculazione del mattone nella Florida degli anni 20. Il compromesso presuppone un diritto intrinseco ad acquistare ad un prezzo stabilito un immobile dietro un pagamento in contanti di circa il 10 % con la possibilità di rivenderlo ad altri lucrando l’incremento di valore che interviene nel frattempo.
Nel mercato azionario, l’acquirente di titoli a “riporto” ottiene il diritto di proprietà ad una vendita incondizionata dietro l’assunzione di un debito con l’agente di cambio. In quell’epoca i dividendi erano talvolta un quinto degli interessi pagati per il debito e quindi si puntava solo sull’incremento di valore.
All’apice dell’euforia alla fine del 1928, i prestiti agli operatori di borsa superarono la ragguardevole cifra di 6 miliardi di dollari in quanto la gente si precipitava in massa a comprare azioni a riporto con ritorni medi del 12% circa.
Nel mondo a Montreal, Shangai, Londra e HongKong chiunque era disponibile a finanziare questa corsa all’oro!
Nacquero così i predecessori degli attuali “carry traders”, al punto tale che le stesse banche di New York indebitandosi presso la Federal Reserve al 5% potevano finanziare la corsa alle azioni sancendo la più vantaggiosa operazione di arbitraggio di quei tempi!
Poco prima del “ Terrible Tuesday” del mese di febbraio e precisamente il 25 di febbraio lessi una notizia proveniente dall ‘ASSOCIATED PRESS a firma Joel Bel Bruno che riportava come gli investitori stessero chiedendo affidamenti ad un ritmo record per investire in borsa e come la cosa stesse suscitando inquietudine nelle sale operative di Wall Street riguardo a cosa avrebbe potuto succedere nel caso vi fosse stata un’importante correzione. Ora la cosa non mi aveva sorpreso più di tanto in quanto più volte ultimamente era stato rimarcato questo particolare fenomeno.
Successivamente leggendo un racconto dettagliato di quelle che furono le cause e i sintomi del grande crollo di Wall Street del 1987 nel quale un’ondata di vendite fece precipitare gli indici del 22 % in un solo giorno sancendo la peggiore flessione dal 1885, mi sono chiesto se questo fenomeno per quanto normale in un’economia e un sistema finanziario fondato sul debito potesse risultare come un campanello di allarme per prevedere eventuali crash delle borse mondiali.
Questi sono in sintesi i numeri relativi all’inchiesta del reporter Bruno: “La quantità di “margin debt” ovvero margine di debito, così come i mediatori definiscono questo genere di prestiti ha raggiunto il record di 285,6 miliardi di dollari sulla borsa valori di New York. In caso di brusca inversione di tendenza, gli investitori più esposti potrebbero essere costretti a vendere velocemente le azioni od altri beni per rimborsare la cosiddetta chiamata di margine cioè quando un broker richiede effettivamente il pagamento del prestito. Gli Orsi e i Tori potranno dibattere su ciò che accadrà nel 2007 ma un fatto è certo che l’ultima volta che il margine raggiunse la cifra record fu durante la bolla della new economy del 2000!
Tombola! Si scopre così che tale margine contributi al crollo del 29, fu documentato in quello dell’87 e lasciò pure tracce nel 2000.
Secondo Bruno, vi è una correlazione diretta tra i picchi del mercato e la quantità di investitori che ricorrono alla cosiddetta “ BORROWING ON MARGIN “ ovvero la richiesta di finanziamenti a fronte di garanzia di titoli per acquistarne altri. Ovviamente secondo l’indagine a Wall Street imperversava l’ottimismo sulla base di profitti infiniti e una Fed vigilante che potrebbe intervenire tagliando i tassi. Risulta ora a distanza di un mese chiaro come gli indici nei giorni successivi arrivarono a perdere un numero cospicuo di punti a tal punto che a Wall Street intervennero i meccanismi automatici di blocco delle contrattazioni. Gira molto margin debt nei mercati finanziari e potrebbe amplificare un’eventuale seconda gamba ribassista con conseguenze da panico!
Ora non vorrei sembrare il solito gufo che scova tra le pagine della storia ogni appiglio per condannare il mercato, ma in una fase come questa dove la maggior parte degli operatori è fermamente convinta che il mercato non può che salire, il sostenere che ci troviamo di fronte ad una nuova fase, ad una nuova era, potrebbe riservare brutte sorprese e una improvvisa e definitiva avversione al rischio. Ovviamente qualche analista ben informato, qualche economista e sicuramente qualcuno di Voi sosterrà che le azioni in questo perido storico non sono assolutamente sopravalutate o perlomeno sono giustamente prezzate, ma la storia è in agguato e non sempre si ripete per la stessa via.
Supponiamo che il prossimo shock provenga dall’economia reale, oltre che da quella finanziaria attraverso il mercato immobiliare che non ha nulla da invidiare in quanto a progettazione, costruzione ed epilogo, rispetto alle grandi crisi della storia.
Ricordo per l’ennesima volta che si tratta di un mercato che naviga nell’oceano di oltre 10.000 miliardi di dollari, nel quale il 76 % sono prestiti di prim’ordine! Nel grande crollo di Wall Street dell’87, come in tutte le grandi bolle del secolo, le correzioni intermedie vennero vissute semplicemente come un incidente di percorso, una “finestra di acquisto”, un’occasione irripetibile! Il mercato non poteva che salire!
Ma qualcuno di Voi si è accorto che la correzione del maggio 2006 e quella più recente ha bruciato in una o due settimane, la salita di circa 4 mesi!
Si sale con le scale e si scende con l’ascensore!
Come dicevo nell’’87 dal 26 agosto al 21 settembre il mercato perse circa 8,4 % e con l’inversione successiva si decretò la fine dell’Orso e l’inizio di una nuova cavalcata.
In un attimo il mercato annullò la caduta precedente, ma successivamente una serie di notizie negative cominciarono a scuotere i mercati e un mix combinato dal dato sul deficit commerciale americano e dalla minaccia di abbandonare il dollaro in caduta libera se la Bundes Bank non avesse diminuito i tassi, determinò un mini crollo che culminò il 19 ottobre con l’epilogo in un solo giorno!
Le cause furono ricondotte alle strategie di trading e sistemi automatici di negoziazione che non prevedevano eventuali ondate di panico, evidenziando una mancanza di liquidità nel momento opportuno senza mai comprendere perché contemporaneamente incominciarono le vendite sui mercati di mezzo mondo!
Carattere ricorrente della crisi fù l’eccessiva volatilità come in tutte le crisi dell’ultimo secolo, anche se in questa rientrò velocemente!
Ora prima della fine di febbraio, la volatilità nei mercati era ai minimi storici ed improvvisamente è esplosa, impennando il Panic Index con un livello paragonabile solo all’attacco alle torri gemelle, ma tuttora staziona in area 14 segnale di diffidenza mentre l’ampiezza di mercato ovvero il numero di azioni che parteciparono alla tendenza principale di mercato ha raggiunto il 90 % determinando il più alto margine tra azioni rialziste e ribassiste degli ultimi 100 anni!
Concludo ricordando che non esiste nessuna certezza che la storia possa ripetersi, in quanto rispetto al passato i meccanismi di controllo ed intervento delle autorità dovrebbero essere sicuramente adeguati, ma attraverso la storia appunto si può dedurre che alcuni fattori scatenanti delle grandi crisi finanziarie ed economiche si ripresentano puntualmente a distanza di anni ed in epoche e contesti assolutamente diversi.