Economia di guerra, dopo la pandemia diffusa ad arte, in maniera strategica, non restava che la guerra per continuare a produrre shock economici in sequenza, dinamiche che la storia ripresenta puntualmente.
Oggi non vi vogliamo parlare dei guerrafondai che popolano la politica europea e globale, falliti come Macron e Biden, che cercano in tutti i modi di provocare la terza guerra mondiale.
Inviare missili a lunga gittata o truppe in Ucraina, equivale a dare fuoco alla stessa miccia di Sarajevo.
Il recente attentato al primo ministro Fico, per quanto casuale è anche il frutto dell’odio politico che una certa sinistra diffonde.
Fanno sorridere, i media, è un poeta, scrittore, attivista della non violenza, l’attentatore, solo perchè il bersaglio non era allineato allo status quo dell’oligarchia e plutocrazia europea. Fosse stato un altro il bersaglio, sarebbero spuntati fascisti ovunque.
Il realtà, fascisti sono già ovunque, il fascismo finanziario dilaga, qualcuno li chiama diavoli, ma tra i politici e i banchieri, dominano gli psicopatici che cercano guerre e pandemie, per fare soldi.
La morte del presidente iraniano Raisi, porterà altre novità all’interno dello scacchiere mediorientale, l’ultimatum interno a Netanyahu, una barzelletta.
Provo disgusto per un mondo, nel quale pochi o nessuno hanno il coraggio di chiamare con il vero nome, il massacro, genocidio, olocausto palestinese.
Una vera guerra sta per iniziare ed è la stessa guerra che circa 100 anni fa portò alla grande depressione del ’29.
Biden o Trump non cambia, anzi, se parliamo di guerra commerciale, Biden si è spinto molto più in la di Trump, nei confronti della Cina, il vero ed unico bersaglio.
Ad esempio, da quando Trump ha imposto dazi sul legname canadese, i prezzi sono aumentati del 32%, un costo brutale per i costruttori e gli acquirenti di case americani.
Ma non solo, in tutto il mondo, le guerre commerciali hanno creato solo disastri nella storia.
Un problema la Cina, ma un problema, messo in piedi dall’occidente, dagli americani, con le loro politiche commerciali, come i telebani, i vari Bin Laden o Isis, un problema “fabbricato”.
La shock economy green, la stupidità di un manipolo di politici, ovviamente ben foraggiati dalla finanza che pensava di imporre una rivoluzioni, per certi versi necessaria, in qualche secondo.
Soprattutto politici europei, i più ignoranti e stupidi in circolazione, che hanno offerto su un piatto d’argento alla Cina, il più colossale shock economico della storia.
Come scrive Wolfgang Münchau su Euro Intelligence, la tecnologia è il motivo per il quale stiamo perdendo.
Gran parte dell’attenzione di questa settimana sarà focalizzata sui dazi previsti dagli Stati Uniti sulle auto cinesi, che secondo gli economisti europei porteranno le eccedenze delle esportazioni cinesi nel mercato europeo.
Il problema molto più grande, almeno per l’industria tedesca, non ha nulla a che fare con la politica commerciale, ma con l’affollamento della Cina su mercati precedentemente monopolistici e oligopolistici dominati dalle aziende tedesche.
… i tedeschi si sono specializzati in auto a carburante e i cinesi in auto elettriche. La Cina sta ora sfidando la Germania nelle aree precedentemente dominate dalla Germania. Queste sono le parti più grandi dell’economia industriale tedesca: macchine, ingegneria chimica ed elettrica. Lo studio afferma che in molti segmenti del mercato i cinesi hanno più successo dei tedeschi. Ludovic Subran, capo economista di Allianz, prevede che al boom cinese seguirà uno shock cinese.
Quello che è successo è che la Germania si è affidata insensatamente alle esportazioni manifatturiere, e che la Cina ora sta giocando allo stesso gioco, solo in modo migliore. La strategia economica tedesca era insostenibile su così tanti livelli.
Un buon esempio di ciò che sta accadendo a livello micro è la storia secondo cui Mercedes ha rinunciato a un progetto di investimento multimiliardario per una nuova piattaforma di produzione per le versioni elettriche delle sue limousine più grandi. Inizialmente l’obiettivo era che Mercedes iniziasse a spostare tutta la sua produzione sulla nuova piattaforma a partire dal 2028. Ma poiché la domanda di auto elettriche di lusso è crollata, questo investimento non darà i suoi frutti. Quindi la Mercedes sta cercando di rafforzare i suoi profitti futuri non attraverso investimenti ma risparmi e guadagni di efficienza. Questo è il classico libro di gioco del declino industriale.
Ci siamo suicidati in questa Europa, un’Europa ad egemonia tedesca, Germania, sinonimo di fallimento nella storia, in guerra, nella geopolitica e ora anche nel commercio.
Scive Beda sul Sole 24 ore…
Improvvisamente sulle elezioni europee si allunga l’ombra drammatica del passato. La settimana appena trascorsa è stata segnata dall’attentato contro il primo ministro slovacco Robert Fico, e da nuove aggressioni di impronta politica in Germania e in Francia. Aumenta il timore di una nuova polarizzazione tra i partiti, in un contesto dominato dall’incertezza provocata dalla debolezza economica, dalle gravi ineguaglianze sociali e dalla perdurante guerra russa in Ucraina.
Secondo le stime del governo, in Germania i delitti contro personalità politiche sono saliti da 1.806 nel 2022 a 2.790 nel 2023. Lo sguardo corre alle tensioni della Repubblica di Weimar, quando tra le vittime ci furono anche Matthias Erzberger (1875-1921) e Walther Rathenau (1867-1922), entrambi troppo moderati agli occhi dei più nazionalisti. Per decenni, dopo la Seconda guerra mondiale, la Germania fu vaccinata contro gli estremismi politici. Oggi il ricordo dell’Olocausto si va tragicamente dissolvendo.
I nazisti oggi si nascondono nella finanza globale, i banchieri, soprattutto quelli centrali, mandano letterine alle Nazioni, imponendo la loro legge,come abbiamo visto nell’ultimo manoscritto di Machiavelli uscito ieri.
I banchieri hanno sequestrato il mondo e soprattutto l’attuale Europa, Draghi e Macron, solo gli ultimi due, politici, travestiti da banchieri.
Da sempre i politici più influenti sono stati banchieri o connessi e conniventi con la finanza.
Il popolo fesso, al quale basta un telecomando e qualche spicciolo per sopravvivere, non sa nulla di tutto ciò.
Il popolo fesso, a breve si recherà alle urne, per sottoscrive la propria condanna, mettere una crocetta al proprio suicidio economico.
Perchè come ben sappiamo, l’essenza di questa Europa è la frode, la deflazione salariale, la distruzione della domanda interna, come suggerivano Draghi e Monti.
L’Europa dei capitali e delle monete, prima che dei popoli, il bene comune è carta straccia.
Mi raccomando, alle prossimi elezioni europee, continuate a sostenere lo status quo, fatevi male, ora avete pure gli Stati Uniti d’Europa da votare, oltre a vere e proprie lobbies come il Partito Democratico e Forza Italia.
Oppure votate i Cinque Stelle, che per un pugno di soldi, hanno fatto nascere il governo più criminale della breve storia europea, quello della von der Leyen, un altro tedesco, tanto per non sbagliarci.
Si la stessa von del Leyen, che scambiava messaggini per rifilare vaccini al popolo fesso, vaccini di marca Pzizer.
Ma è la stessa Ursula, il cui marito a dicembre 2020, fu nonimato direttore medico della società biotech statunitense Orgenesis, specializzata in terapie cellulari e geniche, che sembrerebbe essere di proprietà della stessa Pfizer.
Tutto casuale, ovviamente!
Ma torniamo all’argomento del giorno, oggi abbiamo il grilletto facile, meglio tornare su cose più serie.
Sta iniziando una guerra commerciale globale e la Cina è al centro di essa. La resa dei conti per il modello economico di Pechino, progettato per promuovere l’industria cinese a scapito del resto del mondo, è arrivata da tempo. I partner commerciali della Cina ne hanno avuto abbastanza. Il risultato sarà un’ondata di protezionismo, con conseguenze potenzialmente disastrose sia per la Cina che per l’economia globale.
Una premessa!
Chi pensa che una nuova guerra commerciale porterà inflazione o è stupido o ignora la storia.
Una guerra commerciale porta depressione, deflazione!
Leggetevelo tutto l’articolo di The Atlantic, semplicemente spettacolare.
La Cina ha semplicemente troppe case automobilistiche con troppe fabbriche che producono troppe automobili. Considerando sia i veicoli elettrici che quelli con motore a combustione interna, secondo la società di consulenza Automobility Limited con sede a Shanghai, l’industria automobilistica cinese ha ora la capacità di produrre quasi il doppio dei veicoli di quelli acquistati dai consumatori cinesi. Sebbene l’eccesso di offerta nel settore dei veicoli elettrici, dove la domanda è ancora in crescita, non sia così grave come nel settore tradizionale, le case automobilistiche cinesi stanno ancora aggiungendo catene di montaggio. BYD, ad esempio, prevede di più che raddoppiare la propria capacità di produzione di veicoli elettrici entro il 2026.
La Cina ora ha il più grande mercato automobilistico interno del mondo, ma nemmeno i consumatori cinesi possono sostenere così tante fabbriche, soprattutto perché l’economia del paese rallenta. Pertanto le case automobilistiche stanno scaricando i loro prodotti in eccedenza nel mercato globale. Lo scorso anno la Cina ha gareggiato con il Giappone per il titolo di maggiore esportatore di automobili al mondo.
E all’improvviso, qualcuno si è svegliato.
Questo massiccio deflusso di auto cinesi ha attirato l’attenzione sgradita dei politici negli Stati Uniti e in Europa. Sostengono che il governo cinese sostiene e promuove indebitamente il gonfiato settore automobilistico cinese; di conseguenza, le loro stesse case automobilistiche sono minacciate da un diluvio di veicoli cinesi a buon mercato. Durante una visita ufficiale in Cina alla fine di aprile, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha affermato che la questione dell’eccesso di capacità della Cina è “al centro dell’attenzione” di Washington. L’industria cinese, ha aggiunto, “sta inondando i mercati, minando la concorrenza, mettendo a rischio i mezzi di sussistenza e le imprese in tutto il mondo”. Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in visita in Cina ad aprile, ha espresso preoccupazioni simili.
Questo problema non riguarda solo le automobili. L’industria siderurgica cinese ha mantenuto la sua produzione anche se la domanda interna è in calo.
Lo abbiamo scritto molte volte, la Cina sta tornando ad esportare deflazione!
Xi Jinping sembra intenzionato a peggiorare le cose. Il suo principale obiettivo economico, ovvero raggiungere l’“autosufficienza”, mira a ridurre ciò che la Cina acquista da altri paesi e a sostituire i beni prodotti da società straniere con alternative cinesi, soprattutto in settori, come l’energia verde, che altri governi ritengono strategici. In tal modo, Xi sta praticamente invitando a controversie commerciali più intense.
Secondo Xi, la crescita economica “deriverà dallo sfornare molta di questa roba e dall’esportarla nel mondo”, mi ha detto Leland Miller, co-fondatore della società di ricerca China Beige Book. “Perché pensano di farla franca quando stanno già registrando surplus commerciali giganteschi e politicamente impegnativi con la maggior parte del mondo, compresi gli Stati Uniti, e stanno per potenziare quei surplus e pensano che avrà successo… non ha molto senso.”
Protezionismo e guerre commerciali ovunque in arrivo.
Il punto importante è che la Cina non sta solo esportando troppe cose; sta anche esportando i suoi problemi economici. Xi intende mantenere i posti di lavoro e le fabbriche cinesi a scapito dei lavoratori e delle aziende di altri paesi, per evitare riforme necessarie ma potenzialmente distruttive in patria. Ciò significa che Xi sta effettivamente minando la grande speranza dell’ascesa della Cina. Una Cina più ricca avrebbe dovuto essere il motore della prosperità globale. La versione di Xi promuove il protezionismo e il confronto che minacciano quella prosperità.
Di fronte alla pressione politica interna, i politici di tutto il mondo sono costretti a difendere le proprie economie dalla strategia di Xi, anche se ciò porta a guerre commerciali che inaspriscono le relazioni con Pechino. Questo non è un buon risultato per l’economia globale o per la stabilità geopolitica. Ma le politiche di Xi lo hanno reso inevitabile.
Inevitabile, inevitabile, inevitabile…
Nel fine settimana è uscita una nuova puntata del nostro Machiavelli, un’analisi a 360° sulle elezioni europee, dietro l’angolo, rischi e opportunità di una nuova crisi dell’euro, dal titolo…
“EUROPA ELEZIONI 2024”
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Se vuoi sostenerci, troverai molte informazioni che da altre parti nessuno ti regalerà.
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Questa è l’Europa delle lobbies, dei mercenari, dei banchieri, un’Europa che i tedeschi usano come il salotto di casa propria, un’Europa fondata esclusivamente sui capitali e sulle monete, sugli interessi delle corporation.
E soprattutto sulla guerra, la guerra è l’essenza stessa del terrore, ora vogliono i vostri soldi per alimentare gli investimenti nella guerra, nella difesa, dicono loro.
Vogliono l’esercito europeo, vogliono la guerra.
Manca ormai solo un mese alle elezioni, non abbiamo molta fiducia sull’esito, ma speriamo di essere smentiti come nel caso della Brexit.
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Ciao Andrea, non credo di essere stupido, forse ignorante si ma che una guerra commerciale non porti inflazione mi risulta difficile crederlo, hai riferimenti o studi da proporre a sostegno della tua affermazione?
Grazie