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SIAMO IN TRAPPOLA! DEBT-TRAP

Scritto il alle 08:08 da icebergfinanza

Ieri sembrava una bella giornata per i titoli di Stato italiani, con il gap sul future chiuso in un istante, poi all’improvviso…

É allarme sui rialzi dei tassi di interesse, secondo il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti che esprime preoccupazione per la politica monetaria targata Bce.

Posto che la Banca Centrale europea ha deciso che la corsa dei tassi non si fermerà dopo la stretta di marzo, il ministro ha ribadito il rischio per i conti pubblici. Dice: «La gestione della politica monetaria, finalizzata a contrastare l’inflazione, sta portando a dei rialzi dei tassi d’interessi sconosciuti a un mondo che era abituato a vivere con tassi d’interesse negativi». Per Giorgetti «questo pone dei problemi seri a chi ha dei bilanci fortemente indebitati come quello italiano».

Io non so se Giorgetti ha davvero detto queste cose, la fantasia e la manipolazione dei giornali italiani in genere suggerisce cautela, ma ci vorrebbe più pragmatismo e astuzia prima di fare simili dichiarazioni.

Alzari tassi non serve a nulla, in mezzo ad una secolare deflazione da debiti.

La cosa da fare è togliere la liquidità alla speculazione, velocemente e in fretta, togliere denaro alle banche.

Astuzia significa ignorare le provocazioni delle banche centrali, tanto non cambia nulla per il debito italiano.

I tassi torneranno a scendere e in fretta, questo suggeriscono oltre 150 anni di storia.

Le scorse settimane è uscito un paper dalla Fed di San Francisco che suggerisce…

Mantenere la politica monetaria troppo espansiva per troppo tempo può portare a un “grande” aumento del rischio di una crisi finanziaria, rileva una nuova ricerca in un’area controversa della politica. Maximilian Grimm, Òscar Jordà, Moritz Schularick e Alan Taylor affermano di essere “i primi a dimostrare che, in quanto questione causale, una posizione accomodante ha forti implicazioni per l’instabilità finanziaria a medio termine”.

Non ci vuole un genio per comprendere che politiche monetarie a tassi zero sono droghe che distruggono l’economia.

Di sicuro i banchieri centrali questi studi non li leggono o se li leggono, hanno altro da fare.

Lo abbiamo visto qualche anno fa, è tutto così semplice, come ci ricordava un importante economista americano, Brad DeLong … 

Uno dei peggiori segreti dell’economia è che non esiste una teoria economica. In pratica, non esiste una serie di principi fondamentali su cui poter basare i calcoli che spiegano i risultati economici del mondo reale. Dovremmo tenere a mente questo limite della conoscenza economica quando spingiamo al massimo l’austerità fiscale in tutto il mondo.

I principi economici che sostengono le loro teorie sono un inganno: non sono verità fondamentali ma mere manopole da girare e regolare in virtù delle giuste conclusioni che emergono dall’analisi.

Le giuste conclusioni dipendono da quale dei due tipi di economisti si è. Il primo sceglie, per ragioni non economiche e non scientifiche, un orientamento politico e una serie di alleati politici, e gira e regola le sue ipotesi fino a giungere alle conclusioni che meglio si adattano al suo orientamento e che possono compiacere gli alleati. Il secondo prende tutte le ossa della storia, le butta in una casseruola, accende il fuoco e le fa bollire, sperando che le ossa trasmettano degli insegnamenti e suggeriscano i principi per guidare gli elettori, i burocrati e i politici della nostra civiltà, mentre avanzano lentamente verso l’utopia. ( Sole24Ore )

Ma il pragmatismo suggerisce che in giro è pieno di drogati, troppo debito fuori controllo.

O continui a distribuire droga o metadone o avrai decessi ovunque, fallimenti.

Le regole sono semplici!

ONDA D'URTO DEFLATTIVA! - icebergfinanza

Ma veniamo quindi alle possibili soluzioni nascoste tra le pieghe della storia e dell’analisi empirica.

Incominciamo per prima dall’analisi empirica e precisamente da uno studio uscito qualche anno fa ad opera della McKinsey, “Debt and deleveraging: The global credit bubble and its economic consequences”

Lo studio analizza 45 episodi storici di deleveraging accaduti in alcuni settori delle 10 principali economie occidentali e 4 relative ai Paesi emergenti.

Il risultato è che in 23 episodi la crisi si risolse con una crescita futura del debito inferiore a quella del Pil, attraverso un calo del debito in termini nominali.

In 12 episodi vi fu un aumento nominale della crescita attraverso la creazione di inflazione, la quale riduce il rapporto debito/crescita economica.

In 7 episodi la contrazione del debito avvenne ad opera di fallimenti generalizzati pubblici e privati.

Solo in tre casi l’economia mostrò un livello di crescita in grado di far diminuire il rapporto debito/PIL.

Purtroppo, al momento attuale l’evidenza sembra far propendere tutto verso la terza ipotesi, ovvero la contrazione del debito attraverso fallimenti generalizzati o ristrutturazione del debito.

“Le banche centrali si trovano in una trappola del debito e non possono continuare ad aumentare i tassi di interesse”, afferma. “C’è così tanto debito nel sistema che se aumentano i tassi di interesse a sufficienza per combattere l’inflazione, ci sarà un vero e proprio atterraggio duro che porterà a gravi insolvenze del debito”, aggiunge Roubini.(Investing)

E’ tutto così semplice empiricamente!

Negli ultimi 150 anni ci sono volute decine di anni per risolvere una deflazione da debiti.

Ovvero, vedere risalire i tassi oltre certi livelli.

SIRIA E INFLAZIONE: MISSILI INTERCONTINENTALI! - icebergfinanza

37 e 42 anni e oggi la deflazione giapponese è ancora in corso con 33 anni di durata.

E qualcuno pensa che dopo 15 anni sia davvero finta, nel bel mezzo della più spettacolare crisi di debito della storia?

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1 commento Commenta
darkerside
Scritto il 7 Marzo 2023 at 20:09

Grazie Powell! Vai dollaro vai. Se la sterlina scivola bisognera’ chiamare Atlante ma forse non bastera’.
Il gioco e’ scoperto vogliono un dollare extraforte, da dolori.

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