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2022 MIDTERM ELECTIONS!
Tutto come previsto dati meravigliosi in arrivo dal mercato del lavoro americano un attimo prima delle elezioni di medio termine, previste per domani 8 novembre, di cui parleremo a breve, un piccolo aiutino a Biden che rischia di diventare un’anatra zoppa a tutti gli effetti…
Si lo so, non avete tempo per leggere, oggi va di moda leggere i titoli, una lettura breve massimo 30 secondi. In molti ci chiedono perchè siamo perplessi sui dati americani, perchè pensiamo che siano aggiustati.
Bene se avete tempo cinque minuti, leggete tutto il post, non due righe e avrete la risposta alle vostre domande, in un mondo totalmente manipolato. Se invece preferite la pillola rossa di Matrix, continuate a sognare e auguri!
Secondo gli ultimi sondaggi, la Camera diventerà al 100% in maggioranza repubblicana, e una sensibile rimonta è in atto anche al Senato dove i democratici rischiano davvero tanto.
Nessuna previsione, sappiamo come funzionano le cose in America, lo abbiamo visto con i dati, figurarsi con le elezioni.
Le previsioni di FiveThirtyEight, uno dei più affidabili siti di analisi politica americana, vedono i repubblicani nettamente favoriti per la vittoria alla Camera mentre al Senato la battaglia sarà in alcuni Stati chiave, soprattutto in Pennsylvania.
In caso di arrivo al fotofinish, tutto si deciderà in dicembre in Georgia se nessuno dei condidati attuali otterrà più del 50% dei voti. Walker, repubblicano è dato leggermente favorito.
Oggi vi spieghiamo per quale motivo, dopo le elezioni, i dati saranno uno peggio dell’altro.
Ma certo, i dati eccedono sempre le previsioni, le aspettative, i salari vi raccontano continuano a crescere, peccato che la tendenza vera è un’altra…
Mese su mese è un fruscio fastidioso e inutile, ciò che conta è la tendenza anno su anno in mezzo a guerre e pandemie, il trend principale della deflazione da debiti sta per tornare.
L’aumento orario medio di ottobre dei salari +4,7% anno su anno lo si deve osservare alla luce del precedente +5%, ovvero sono scesi, non saliti come racconta qualche burlone per giustificare tendenze.
Lo abbiamo già scritto la scorsa settimana, ma ve lo ripetiamo…
I tassi di insolvenza degli affitti tra le piccole imprese statunitensi sono aumentati in modo significativo questo mese, mostra un nuovo rapporto. Circa il 37% delle piccole imprese, che tra loro impiegano quasi la metà di tutti gli americani che lavorano nel settore privato, non sono state in grado di pagare l’affitto per intero in ottobre. Questo è secondo un sondaggio di Alignable, con sede a Boston, una rete di 7 milioni di membri di piccole imprese. (Bloomberg)
Per il momento vi risparmiamo i dati relativi alle isnolvenze sui mutui ipotecari e all’inizio dei pignoramenti, non vogliamo guastarvi i cieli blu infiniti che precedono queste elezioni di medio termine con i mercati venerdì che hanno festeggiato soprattutto in Europa.
I prezzi delle case in America stanno precipitando, ve le immaginate le garanzie delle banche che hanno concesso i mutui negli ultimi anni?
Infatti, mai nella storia si era visto un dato estremamente positivo per il mercato del lavoro americano accompagnato da un crollo del dollaro, come è successo venerdì.
Si certo, l’euro è volato per le scommesse sulla vittoria dei repubblicani in entrambe le camere in America, con conseguente fine della guerra in Ucraina. Peccato che la narrativa è supportata dalle solite chiacchiere da bar di analisti ed opinionisti, l’euro è decollato non appena è uscito il dato sul lavoro, ma come ben sanno i lettori di Icebergfinanza, l’econofisica ha altre regole, ai prezzi del mercato interessano solo le dinamiche fisiche.
In realtà i dati sul lavoro sono davvero brutti, altri indicatori raccontano un’altra verità, ma va bene così, non abbiamo fretta, la verità è figlia del tempo…
Job-cut announcements were up 48% year-over-year in October, with more layoffs “on the way:” Challenger, Gray & Christmas https://t.co/AnQSSYcz4w
— Lisa Abramowicz (@lisaabramowicz1) November 4, 2022
Alcuni di Voi mi chiedono per quale motivo sono scettico su questi dati, perchè ritengo che sono “aggiustati”.
Premesso che 5000 domande su una popolazione di oltre 300 milioni di anime, sono sostanzialmente ridicole, per non parlare come abbiamo visto in passato di qualcuno che le “aggiusta” spuntando dati a seconda delle richieste.
Siamo ormai al settimo mese consecutivo nel quale c’è una netta differenza tra il sondaggio fatto tra le famiglie e quelle alle imprese, in realtà la situazione del mercato del lavoro americano è estremamente fragile a differenze di quello che vi raccontano i titoloni dei media o le parole di qualche giornalista o analista superficiale o interessato.
E’ da marzo che l’indagine sulle famiglie, ovvero le domande dirette ai lavoratori segnalano un calo dell’occupazione, mentre quelle alle imprese assunzioni continue poi mai verificate.
Proprio mentre molte aziende soprattutto tecnologiche segnalano un aumento esponenziale dei propositi di licenziamento.
Inoltre il lavoro a tempo pieno continua a calare sensibilmente, mentre sta accelerando quello a tempo parziale.
Meno 328.000 posti di lavoro segnala l’indagine della famiglia è già il terzo mese dopo aprile e giugno, nel quale c’è una netta divergenze tra i due indicatori.
Thanks to ZeroHedge
Prima di aprile, l’indagine sulle famiglie segnalava sempre un mercato in crescita, poi all’improvviso il crack, che i dati stanno nascondendo.
Siamo ormai a oltre 2,3 milioni di posti di lavoro “fantasma” “inventati” o “aggiustati” come meglio preferite. Da marzo oltre 2,4 milioni di posti di lavoro segnalati nell’indagine sulle imprese, solo 150 mila in quello delle famiglie.
Per non parlare del mitico modellino CES NET BIRTH DEATH, chi ci segue dalla crisi subprime che abbiamo ampiamente previsto sa di cosa parliamo, altri lavori inventati in mezzo ad una recessione.
Siamo andati a verificare quando è successo in passato una simile discrepanza tra i due dati e abbiamo scoperto che era già successo nell’anno della rielezione di Obama…
New York, 19 nov. (TMNews) – Nuove accuse sulla manipolazione dei dati di disoccupazione negli Stati Uniti prima delle presidenziali. Il tasso di disoccupazione negli Usa, nel settembre 2012, fece registrare una diminuzione dello 0,3%, attestandosi sul 7,8 per cento. Fu un dato positivo per l’economia americana, diffuso poco prima delle presidenziali, che aiutò Barack Obama a confermarsi alla Casa Bianca. (…) Secondo il Post, le persone incaricate di condurre i sondaggi – su cui si basano i dati sulla disoccupazione – subirono pressioni per falsificare i dati, completando le schede sullo status lavorativo dei cittadini, in caso di risposte incomplete o assenti. In realtà, il problema dei dati inventati risale al 2010, quando un impiegato del Census Bureau – incaricato dal dipartimento del Lavoro a condurre i sondaggi – fu scoperto mentre ‘fabbricava’ le risposte. “Ma non è l’unico” ad averlo fatto, ha assicurato la fonte del quotidiano, secondo cui diventò un’abitudine per molti impiegati, soprattutto nella campagna elettorale dello scorso anno, e che prosegue anche oggi.
La realtà è che il numero dei disoccupati monitorato dall’indagine delle famiglie, è ora ad oltre 6 milioni, il massimo da inizio anno e i consumi lo dimostrano, letteralmente crollati.
Ora iniziano le svendite, ci sarà da divertirsi, tra black friday e fine settimana in bianco.
Ci vorrà ancora qualche mese per ammettere la realtà, novembre e dicembre non si toccano, forse a dicembre racconteranno la verità. se non decollano i consumi ora, non sarà solo recessione, che è in atto da tempo, ma depressione.
In America i banchieri centrali stanno giocando con un candelotto di dinamite acceso, che si passano uno con l’altro in mezzo ad una santabarbara…
Il cratere che provocherà l’esplosione, riporterà i tassi in negativo nello spazio di un istante, tutto ciò che sale prima o poi scende e credetemi, sarà uno spettacolo!
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I manoscritti da inizio anno sono stati una bussola perfetta dopo un periodo di crisi, ma come sempre la verità è figlia del tempo.
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Capisco che è difficile leggere, capisco che è più facile ripetere le stesse cose, continuare ad osservare lo specchietto retrovisore, magari questo può aiutare …
Che cos’è la deflazione da debiti e cosa comporta
Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta, senza dimenticare che il minimo denominatore comune che ha portato alla deflazione nella storia è quasi sempre stato lo scoppio di una bolla finanziaria prodotta da un eccesso di debito privato e non pubblico.
Come esempio utilizziamo lo scoppio di una delle tante bolle immobiliari che ha caratterizzato questa crisi, ecco quello che in realtà è accaduto:
1. la liquidazione dei debiti attraverso la svendita dei beni patrimoniali: i proprietari sono costretti a svendere la loro abitazione in quanto non riescono più a racimolare il denaro per pagare la rata del mutuo. Nel frattempo, il valore della loro abitazione scende sotto il valore del mutuo residuo. Le banche vedono pertanto crollare il valore dei loro attivi in seguito alle svalutazioni dei beni immobiliari. Gli speculatori debbono a loro volta rientrare immediatamente dai loro debiti svendendo le case o i titoli acquistati;
2. tutti si affrettano a liberarsi delle proprie case, amplificando la caduta della velocità di circolazione della moneta, ovvero la frequenza media con la quale un’unità di moneta è spesa in uno specifico periodo di tempo;
3. questo provoca un crollo generalizzato del livello dei prezzi e un aumento dell’onere del debito espresso in termini reali (ciò che ieri valeva 100 oggi vale 90, ma il mio debito resta nominalmente 100). Il crollo dei prezzi innesca a sua volta reazioni dannose per l’economia, sia per quanto riguarda il valore delle garanzie, che automaticamente scendono (la mia casa vale 90 mentre l’ipoteca resta 100), sia per quanto riguarda la riduzione della ricchezza (o la sensazione della sua riduzione), che provoca una riduzione dei consumi;
4. la riduzione del valore dei patrimoni, unita a quella delle garanzie, provoca quindi il circolo vizioso dei fallimenti privati e aziendali;
5. e il crollo dei profitti delle aziende;
6. ne consegue l’ulteriore crollo degli investimenti, dei redditi, dei salari, delle pensioni e dell’occupazione che porta a una contrazione ulteriore dei consumi;
7. e a un peggioramento del livello di fiducia nel sistema;
8. che invita, a questo punto, al «tesoreggiamento» (accumulo di liquidità infruttifera, ristagno, parcheggio di liquidità che non rende nulla, in attesa di un ulteriore calo dei prezzi degli immobili) oppure alla «tesaurizzazione» (acquisto di oro), con la conseguente ulteriore diminuzione della velocità di circolazione della moneta;
9. che a sua volta provoca infine un’alterazione dei tassi di interesse (con una riduzione del tasso nominale e un aumento di quello reale).
… a si certo, questa volta è diverso! 😉
Vedendo la reazione di venerdì e leggendo l’articolo,credo che l’euro salirà anche non poco da qui alla fine dell’anno.
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Ineccepibile e condivisibile la parte sui dati falsati, ma…. Ancora con sta deflazione???
Non ci sara’ deflazione, neanche se crollano i consumi, perche’ l’inflazione e’ lato offerta: non conta quanto sia richiesto un bene, ma produrlo costa di piu’ degli anni scorsi in termini monetari.
Anche con recessione ci sara’ inflazione, come si fa a parlare di deflazione da 1 anno con inflazione che e’ arrivata a doppiacifra, pure sottostimata??
Altro che comprare bond….