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ITALIA: BANCHE A RISCHIO…CARNEY L’INCENDIARIO!

Scritto il alle 11:15 da icebergfinanza

Gli inglesi devono essersela legata al dito, non hanno certo preso bene le minacce degli europei e tantomeno la fretta con la quale gli stessi europei non vedono l’ora di far uscire il Regno Unito dall’Europa, sempre che ci sia mai stato.

Ieri Renzi nella sua proverbiale ingenuità ha dichiarato che …

Renzi, provo a portare a Milano un pezzo finanza della City

Ad esempio noi stiamo provando con Beppe Sala a portare a Milano un pò di istituzioni finanziarie che sono a Londra e stiamo ragionando sull’ipotesi di un passaporto europeo a chi studia alla Bocconi”. Lo annuncia il premier Matteo Renzi, a Rtl, legando le ultime stime sulla crescita all’esito del referendum inglese.

Deve essere stato il suo amico Serra a suggerire una simile fesseria, figurarsi se la finanza lascia la City per trasferirsi a Milano, dentro l’euro, nel bel mezzo della crisi.

Nei giorni scorsi il nostro eroe si è messo in prima fila insieme a Francia e Germania nel chiedere che gli inglesi se ne vadano in fretta dall’Europa e agli inglesi non è parso vero di poter prendersela con il ragazzo del gelato.

Infatti mai come in questi giorni, la carta straccia inglese, i cani da guardia della finanza londinese, dicevo mai come in questi giorni si sono messi a latrare contro il nostro Paese, cercando di sbranarci con le loro menzogne.

Non è parso vero al governatore della banca centrale inglese Carney, naturalmente ex Goldman Sachs, di poter accodarsi ai suoi amici nel bittare benzina sul falò delle banche italiane, che ieri hanno registrato performance stellari sulla base di semplici illusioni.

Banche Italia, qualche forma di ricapitalizzazione sarà necessaria …

LONDRA, 12 luglio (Reuters) – C’è un rischio macroeconomico in Italia a causa del suo sistema bancario di cui le autorità italiane sono consapevoli, ed è pertanto probabile che ci sarà qualche forma di ricapitalizzazione per alcuni istituti.(…) “In termini di gravità della situazione in Italia, sì, questo è un settore che ha il 18% di crediti non performing sullo stock complessivo dei crediti. L’outlook dell’economia è modesto in questa fase e, naturalmente, è rafforzato dai problemi con le banche”, ha detto Carney.

Sino a qui nulla di particolare ha scoperto l’acqua bagnata, ma il bello arriva ora…

Banche, Carney: “Esposizione Gb a Italia limitata e gestibile”

L’esposizione a che? Ma si curi delle sue banche signor Carney che sono un colabrodo ormai nazionalizzato ovunque, roba da matti, l’esposizione all’Italia è gestibile, per forza non c’è nessun rischio con i no performing loans.

Ma vada a lavorare signor Carney! Se qualcuno le ha chiesto di gettare ulteriore benzina sul fuoco, per aiutare la finanza londinese a comprarsi i nostri NPL a prezzi stracciati per poi rivenderli tra qualche anno a quotazioni stellari, lo dica chiaramente, se no torni ad occuparsi dei suoi problemi, e si prepari a stampare miliardi di sterline per monetizzare il suo di debito che è il secondo in assoluto al mondo!

Ma guarda te cosa ci tocca sentire, un piromane che ha la casa che brucia che va in giro a fare corsi su come prevenire gli incendi altrui!

Davvero non sapevate che il signor Carney è un altro Goldman Sachs Boys?

Buona consapevolezza Ragazzi e attenti a non scottarvi!

8 commenti Commenta
aorlansky60
Scritto il 13 Luglio 2016 at 11:54

tra l’altro, Andrea,

il graph assolutamente esemplificativo che hai postato

– ad evidenziare chi veramente stà allegramente ballando su una bagnarola “simil TITANIC”
😆 (65 mln di inglesi e 120 mln di giapponesi, ah ah ah) senza averne la benchè minima consapevolezza –

è datato al 2011… da allora molte cose -cadaveri, carcasse, aumenti di debiti e quant’altro- sono passate sotto i ponti,

per esempio,
porre attenzione all’evoluzione del debito pubblico UK dal 2011 al 2015 – fonte Eurostat :

2011 = 1585,2 miliardi
2012 = 1740,8 miliardi
2013 = 1794,2 miliardi
2014 = 2057,0 miliardi
2015 = 2265,8 miliardi

con particolare attenzione al trend evolutivo degli ultimi due anni (!!!)

…and now, mr Carney,
visto che la sterlina è destinata ad una svalutazione sensibile [in conseguenza della scelta sovrana appena attuata],
visto che siete un paese per nulla produttore e quindi per nulla esportatore -a questo servirebbe soprattutto la nuova debolezza della sterlina- ma un paese che vive e si sostiene prevalentemente di servizi e di finanza, mi dica come vede il futuro … (ah ah ah)

aorlansky60
Scritto il 13 Luglio 2016 at 12:08

peraltro, avendo ancora sottocchio la tabella dati uff.le EUROSTAT,

un particolare che balza immediatamente all’occhio è che il debito pubbl Italiano è passato

dai 1907 miliardi del 2011 ai 2171 miliardi del 2015, con un gap negativo di 264 miliardi,

mentre il debito pubblico Britannico consolidato, dai dati appena elencati sopra,

annovera un gap negativo [per lo stesso periodo di tempo preso in considerazione] di 680 miliardi

TUONI e FULMINI !!

ma noi italiani che siamo campioni assoluti universalmente riconosciuti di DEBITO PUBBLICO

dobbiamo annoverare qualcuno –la GRAN BRETAGNA– che è riuscita a superarci, e non di poco!!!

oh, ma, in Europa e nel mondo, c’è rimasto ancora qualcuno che ragiona COI NUMERI,

o per farlo si basano soltanto sull’aria fritta delle parole e della loro propaganda [ipocrita]
per spargere letame verso chi in realtà (l’Italia) è messa MOLTO meno peggio di loro ??!?!!

reragno
Scritto il 13 Luglio 2016 at 12:36

Ogni giorno ormai assistiamo alla Corrida ” Ovvero dilettanti allo sbaraglio”
Ho ancora dei dubbi su chi sia il vero presentatore ovvero l’indimenticato Corrado.

john_ludd
Scritto il 13 Luglio 2016 at 13:28

aor­lan­sky60,

il debito pubblico inglese viene pure calcolato con criteri non identici al nostro ma è un dettaglio. Il debito privato inglese invece è al top del mondo, in questo senso i simpatici giapponesi hanno ancora molte più cartucce da spendere. Ma è la composizione di quel debito privato che lo rende ammorbante. I debiti pubblici sono dal 2008 solo cloache dentro le quali si butta la parte di debito privato che si riesce a ficcarci nell’ignoranza beduina delle masse, indipendentemente dalla nazionalità. D’altra parte possiamo verificare day by day che le ipotesi di bail-in sono politicamente inattuabili, un vorrei ma non posso tipico del teutonico di oggi, l’episodio della crisi bancaria svedese risolto in quel modo resterà per l’appunto un episodio permesso dalla ridotta interconnessione del sistema bancario svedese degli anni 80. E così si tira avanti, con i debiti pubblici che si gonfiano all’inverosimile, banche centrali che lo ricomprano per farlo sparire nei propri bilanci limitati solo dalla dimensione dei propri database e tutti, felici e infelici, contenti o incazzati, a seguire il proprio personale pifferaio di Hamelin.

francia r
Scritto il 13 Luglio 2016 at 13:38

@ john_ludd
…. puro Vangelo, e non riportato dalle mani “innocenti” di qualche furbone …
Peccato che non ci sia un “giornalista” o grande pensatore della nostra libera stampa che abbia il coraggio di abbozzare un discorso simile. Sono troppo impegnati a tenersi le chiappe a cui sono attaccati per mollare la presa 🙂

john_ludd
Scritto il 13 Luglio 2016 at 14:46

fran­cia r@​finanza,

perché c’è un abisso di capacità tra chi è parte del ceto politico (qualunque partito di qualunque paese) o di chi si occupa di informazione (di massa) e quelli che in questo blog vengono ingenuamente denominati “LORO”. Perché una persona brillante e ambiziosa dovrebbe occuparsi di “cosa pubblica” per trovarsi impelagato in infinite e sterili discussioni con gente ignorante come una capra e principalmente interessata a mantenere il proprio ruolo (qualunque esso sia) nonché a dovere agire (per quel poco che riuscirebbe a fare) senza alcun mezzo, in un deserto sempre più secco, essendo il denaro privato e quindi altrove, essendo il potere vero altrove. Cosa fa dunque la persona brillante e ambiziosa ? Si unisce a “LORO” perché c’è solo quella fontana, solo quell’abbeveratoio, il resto è secco. Come pensi di cambiare qualcosa se ciò di cui disponi sono truppe scalcagnate ? Come fai se per accendere il “motore” prima e guidare la macchina poi devi chiedere a qualcun’altro, dato che non lo sai fare ? Più un sistema è complesso, più la struttura gerarchica è ripida e impenetrabile, più il divario informativo è ampio. Maggiore la dipendenza da una tecnologia che non controlli maggiore è la tua debolezza. Restano solo azioni autolesioniste a metà strada tra Sansone e Tafazzi. Bisognava pensarci prima, molto molto prima.

quesalid
Scritto il 13 Luglio 2016 at 14:49

The market consensus is that Britain’s economy will grow in 2017 but everyone is being “too optimistic,” say Credit Suisse analysts.

In fact, according to Andrew Garthwaite and his team at Credit Suisse, all signs are pointing towards Britain being in a mild recession and we should all be preparing for the worst.

“We think consensus is too optimistic on UK growth for 2017. Our European Economics team expect the UK economy to contract by 1% in 2017 against a consensus of 0.5% GDP growth (and this is just for the subset of economists who have updated their forecasts since Brexit).

“We fear that, ahead of the referendum, two of the best lead indicators for UK growth – service PMI new orders and vacancy growth – were already consistent with a mild recession.”

Credit Suisse warns as well that there are five major risks to the UK economy watch out for:

1. Companies have no Brexit contingency plans — Credit Suisse warns that 49% of FTSE 350 boards in the FT–ICSA Boardroom Bellwether survey, May 2016 did not put a plan in place to cope with a Brexit from happening. In other words, a bulk of businesses thought a Brexit vote was probably not going to happen, so they did not plan on what the firm should do in the event of Britain leaving the European Union.

2. Exports to the EU are going to be “discriminated against” — Credit Suisse points out that Britain’s service sector exports to the EU, account for 4.5% of GDP, and “could come under pressure as we believe the EU is likely to discriminate against these exports especially in the financial sector if the UK pursues a policy of restricting freedom of movement.” Basically, a vital piece of our economy is probably going to be punished for the Brexit vot

3. People are going to stop investing in Britain — Foreign Direct Investment is going to dry up quickly. Credit Suisse says “FDI could easily slow by a half or more (taking c0.5% to 1% off GDP growth).”

4. Companies have stockpiled goods — Credit Suisse points out that inventory levels — the number of ready-for-sale products— were not low prior to the referendum and “there had been an inventory build in Q1 on the GDP data, and inventory levels on survey data were mid-ranged.” This means firms have a lot of goods waiting to be sold and a downturn in the economy could hamper selling those goods.

5. “The UK consumer was not prepared for a shock” — Analysts worry that Britons are just not saving enough money to weather a downturn in the economy. “The saving rate prior to the Brexit vote was a low 5.9% (not far off the near all-time low of 4.3% in 2008) with consumer credit growth of c.11% year-on-year,” says Credit Suisse.

john_ludd
Scritto il 13 Luglio 2016 at 15:04

que­sa­lid@fi­nan­za,

sia report di questo tenore sia opinioni opposte come quelle che potete leggere al solito posto contano zero sebbene per motivi opposti. Credit Suisse ha una sua agenda e le sue opinioni sono ampiamente “soggettive”, fa parte del project fear dei mercati. Opinioni opposte vengono da amatori, completamente esclusi dalle aree dove avvengono le decisioni che contano cioè laddove risiede il denaro. Possono avere 1000 buone ragioni ma non contano una fava, non hanno seguito e vengono lasciati fare. Molto più interessanti sono quindi le opinioni di chi è dentro la finanza britannica. Quindi certo nominalmente c’è stato il Brexit e non ci sarà alcun referendum confermativo ma alla fine assai probabilmente non ci sarà all’atto pratico alcun Brexit perchè costa troppo alla finanza inglese, non conviene all’Europa e non lo vogliono a Washington. La polvere si depositerà, Andy Capp e la moglie Flo torneranno alle loro case e stuoli di legali inizieranno a stilare nuovi e voluminosi trattati che regolano lo scambio delle merci, paradigma unico dell’era post moderna. Il resto è per lo più chiacchiera da bar, simpatica talvolta ma inconcludente.

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