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FESTIVAL ECONOMIA 2013: MIRRLEES…” MINACCIARE USCITA DALL’EURO!”
Come promesso via twitter nel fine settimana in giornata una lunga serie di mini post che hanno l’ardire di sintetizzare in qualche riga gli aspetti salienti e significativi dell’ultimo festival dell’Economia di Trento a partire dalla sua conclusione con un sorprendente James A. Mirrlees, Nobel all’Economia nel 1996 …” per i fondamentali contributi alla teoria economica degli incentivi in presenza di informazioni asimmetriche”… che nel suo intervento ha affrontato l’ipotesi di abbandonare l’euro come soluzione per l’uscita dalla crisi economica.
(ANSA) – TRENTO, 2 GIU – L’uscita dall’euro come una delle opportunita’ da considerare per l’uscita dalla crisi economica per aluni Paesi. E’ una delle opzioni che il premio Nobel all’ economia James A. Mirrlees ha suggerito di considerare nella sua conferenza al Festival dell’economia a Trento, che ha chiuso oggi l’ottava edizione. L’ha proposta anche – ”la fuga o la minaccia di fuga dall’euro” – come ”buona strategia di lotta verso la Germania e i suoi alleati” da parte dei Paesi piu’ in difficolta’.
Chissà forse non era una delle soluzioni concordate ma andiamo avanti…
“Uscire dall’Euro significa fuggire, la crisi si può affrontare resistendo ad essa e combattendo, ma i Paesi che scelgono di combattere lo facciano considerando anche l’opzione della fuga”. Sir James Mirrlees non vuole chiamarlo “ricatto”, preferisce il termine “negoziato”. A negoziare, naturalmente con la Germania e con la BCE, dovrebbero pensare i Paesi che maggiormente sono oggi in recessione e che hanno alti tassi di disoccupazione, per i quali non vi può essere uscita dalla crisi senza politiche statali di espansione della domanda accompagnate da un taglio delle tasse e degli stipendi ai lavoratori delle professioni meno qualificate per sostenere la piena occupazione. (—)
Mirrlees lo ha detto solo alla fine: “Io sono un fan del welfare state e non voglio vedere diminuzioni nell’assistenza. Ma come facciamo a porre termine a queste politiche di austerity? Lasciare l’Euro non è solo una possibilità teorica, ed oggi è più difficile di quanto invece fosse stato entrarci. Con l’Euro i Paesi sono entrati in un sistema di regole molto severo ed hanno dovuto adottare la politica fiscale tedesca. L’espansione di cui abbiamo bisogno dev’essere però finanziata sul versante monetario, mentre gli Stati dovrebbero sussidiare l’occupazione”. Mirrlees ha tratteggiato un panorama europeo a geometria variabile, dove vi sono alcuni Stati “che non se la cavano troppo male” (ancora la Germania, ma anche la Polonia e il Regno Unito), ed altri che hanno invece subìto drastici cali negli investimenti, con conseguenze drammatiche sull’occupazione e “meno drammatiche”, secondo il premio Nobel, sul Pil.
Quanto è importante la questione del debito nel caso italiano? “Il debito è sempre stato un problema pervasivo per l’Italia, ma è difficile capire se è di per sè stesso un così grave problema. Ma perchè dovremmo poi preoccuparci così tanto del debito? C’è il rischio di default, naturalmente, ma il debito è un segno del fatto che un governo spende senza un controllo sulla spesa. La cosa migliore sarebbe riportare gli investimenti ad un livello antecedente all’inizio della recessione. Questo è difficile perchè le banche non hanno voglia di erogare prestiti, e la politica monetaria ha fallito nel suo tentativo di intervento su questo versante. Si è detto che un tasso d’interesse allo 0 % avrebbe aiutato, ma le banche lo avrebbero accettato? Come incoraggiare dunque gli investimenti? Un modo sarebbe avere delle assicurazioni sui prestiti, ma le politiche adottate in Occidente sono state tardive. Creare degli istituti di credito pubblici? La realtà è che forse sono le imprese che non vogliono investire, perchè pensano che forse si uscirà presto dalla crisi. In alcuni paesi un ritorno agli investimenti non risolverebbe comunque il problema, perchè la crisi bancaria ha tolto alle persone l’accesso al credito spingendo i governi a fare deficit. Questa recessione non se ne andrà e dobbiamo chiederci fino a che punto possiamo permetterci dei salvataggi, e chi deve essere salvato?” Festivaleconomia.eu
Mi limito solo a riportarvi alcuni passaggi significativi che spesso e volentieri non solo altro che revival di riflessioni e considerazioni più volte fatte insieme come ad esempio la necessità più volte espressa nel fallimentare e ignorato appello a favore della piccola e media impresa…
La BCE deve agire, e deve agire in fretta. A dirlo è il vicedirettore operativo del Fondo Monetario Nemat Shafik a una platea attentissima. “Riteniamo che la BCE potrebbe fare di più, dal momento che è evidente che il problema della frammentazione finanziaria nell’eurozona non è stato ancora risolto.” La prova ? Il costo del denaro, nell’eurozona, è lo stesso per tutti, ma per le aziende italiane o spagnole indebitarsi è molto più costoso che per le aziende tedesche o francesi. Insomma, un’eurozona in ordine sparso.
Parole, parole, parole e intanto passa il tempo e probabilmente dovremo attendere le elezioni tedesche e il fallimento dei prossimi eventuali e probabilmente inutili summit europei perché la minaccia di lasciare l’euro diventi ormai inutile.
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