AMARTYA SEN: EUROPA STUPIDA AUSTERITA !
Chi segue Icebergfinanza dall’inizio della nostra avventura sa che Amartya Sen è da sempre il nostro riferimento principale, i suoi studi, le sue teorie e soprattutto il riferimento al binomio ” Etica e economia”.
Chi non ricorda un suo brano riportato nel mio libro…
“Se è vero che gli individui in realtà perseguono incessantemente e senza compromessi solo il loro ristretto interesse personale, allora la ricerca della giustizia verrà intralciata a ogni passo dall’opposizione di tutti coloro che abbiano qualcosa da perdere dal cambiamento proposto. Se invece gli individui, come persone sociali,hanno valori e obiettivi di più vasta portata,che includono la comprensione per gli altri e un impegno verso norme etiche, allora la promozione della giustizia sociale non dovrà necessariamente fronteggiare un’incessante opposizione a ogni cambiamento.”
Affascianante notare che ad una conferenza come quella con Sen, premio Nobel tanto per ricordare non ci fosse alcun politico, nessuno degli speculatori politici che oggi parlano di tutto tranne che di infelicità e disuguaglianza!
E’ per me un onore apprendere che uno dei miei maestri più cari condivide gli stessi pensieri, le stesse preoccupazioni mi fa sentire sulla giusta rotta…
Ironia, oh sì, tanta. Con frecciate e affondi taglienti, degni di un Nobel. Ma c’è poco da stare allegri, ammonisce Amartya Sen, che ieri sera all’Auditorium è stato fiammeggiante protagonista del Festival delle Scienze, prodotto dalla Fondazione Musica per Roma in collaborazione con Codice, in quest’ottava edizione curata da Vittorio Bo e Jacopo Romoli dedicata al tema della Felicità. Così, in splendida forma per i suoi ormai prossimi 80 anni, il grande economista indiano, celebre per il suo esame critico dell’idea di benessere che gli è valso il massimo riconoscimento degli accademici di Stoccolma, non fa sconti. In tempi di crisi, dice, non si può. E va giù duro. Soprattutto con l’Europa o, per essere più precisi, con la politica dell’Unione europea di questi ultimi anni.
Spiega, con un sottofondo di evidente amarezza: «In economia, quando si vara una manovra, sono le sue conseguenze pratiche a stabilire se è buona o no. Se non funziona, si dovrebbe cambiare. Se non si cambia e le cose continuano a non funzionare, a maggior ragione si dovrebbe cambiare… Invece, l’Unione europea continua imperterrita nel praticare una politica di rigida austerità che sta creando disagi sociali inaccettabili. Un fallimento. Eppure si continua su questa strada che ha un impatto recessivo e non risolve la crisi. La perdura e l’aggrava».
IL MALCONTENTO Difficile, in queste condizioni, parlare di felicità. Aggiunge, Sen l’indignato, per mettere meglio a fuoco il suo atteggiamento critico: «Non credo proprio di esprimere una mia personale e soggettiva valutazione. Prendo atto di un malcontento diffuso, del disagio di tantissime persone colpite dalla disoccupazione, dalla mancanza di equità e dalla incapacità di stimolare la crescita». Ed è ancora più chiaro quando vibra l’ultima stoccata: «Questa austerità esasperata, alla fine, si sta rivelando un boomerang anche per il governo che più la sostiene, quello tedesco. La crescita comincia a fermarsi persino in Germania…». D’altro canto, per chi conosce le teorie e le idee del premio Nobel, c’è ben poco da sorprendersi. Sen è stato sempre convinto che l’Unione europea abbia costruito la sua identità su basi inaccettabili, lacerata da divisioni ed egoismi che la rendono spesso un colosso dai piedi d’argilla. Quale dovrebbe essere, allora, la via d’uscita? La risposta è perentoria: «Le situazioni dei singoli paesi non sono il vero problema nè possono incidere sull’esito di una crisi così complessa e globale. Occorre un programma di tutta l’Europa, di tutta l’Unione Europea per la crescita. Altrimenti la crisi e il fallimento perdureranno». ILMESSAGGERO
Mi raccomando se vi avanza ancora un po di tempo non perdetevi L’infelicità delle istituzioni europee! e mi raccomando avanti al grido di più Europa, questa Europa dei burocrati, dei tecnocrati, delle corporatocrazie dimenticando quella dei Popoli che Alcide DeGasperi tanto amava!
Per chi volesse sostenere liberamente il nostro viaggio è disponibile MACHIAVELLI 2013 UN ANNO DOUBLE FACE un post da non perdere sulle prospettive geopolitiche, macroeconomiche e tecniche di un anno che si preannuncia decisamente DOUBLE FACE!
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Io credo che a tutti i livelli, dalla famiglia allo stato si debba arrivare alla condizione che la spesa corrente non supera il reddito disponibile.
Indebitarsi sistemanticamente, ed in modo crescente, per mantenere la spesa corrente è un assurdo matematico il cui risultato non può che essere il discastro finanziario.
Diverso è indebitarsi una tantum per finanziare progetti di sviluppo ed infrastrutture, come per una famiglia non è sbacliato indebitarsi per molti anni di reddito equivalente per acquistare una casa o per un imprenditore a acquistare strumenti di produzione.
Poi ogni famiglia che deve far tornare i conti deciderà se è meglio rinunciare all pay TV o ai libri scolastici.
E’ austerity o buon senso ?
Andrea , è evidente che la strada dell’europa è fallita e sentire parlare di austerità che deve diffondersi anche al bilancio europeo fa cadere le braccia e pure altro.
in fondo se nesuna nazione può spendere perchè non ha soldi e perchè angelina ci vuole tanto bene , allora non facciamo spendere manco l’unione… sperando che almeno Monti ottenga qualche risparmio sui contributi versati.. ma nonc i conto.
però mi chiedo : in una nazione come la nostra , da ribaltare e ricostruire per intero a cominciare dal sostegno alle famiglie, che altra opportunità avremmo avuto? uscire dall’euro ci darebbe una botta di competitività ma senza euro ci siaMO indebitati di brutto , con l’euro abbiamo raddoppiato i debiti…..
redistribuzione mi dirai, d’accordo. Ma fra chi? La ricchezza va scovata e si becca meglio la miseria…
che opportunità diverse abbiamo?
Lo 0,2 % della popolazione mondiale detiene oltre il 40 % della ricchezza e amministra risorse per circa il 70 % vogliamo continuare …?
Porta pazienza Cuculo smettiamo di giocare con le parole come se fossi capitato qui per caso…per quanto riguarda euro o non euro chi può sostenere realmente il contrario chi può dimostrare che fuori dall’euro sarebbe catastrofe?
Solo lui potrà porre rimedio a questo scempio che si compie tutti i giorni, all’agonia e alla sofferenza di milioni di persone per il profitto di poche persone.
L’uomo si ha venduto la sua anima e i suoi fratelli dalla notte dei tempi , in cambio del potere e del denaro.
Ci stiamo auto distruggendo e non lo capiamo ( o meglio chi lo dovrebbe capire è accecato dalla bramosia di denaro,potere,sesso ).
No so in quale modo Dio vorrà punirci ma non sarà certamente una passeggiata.
Come esiste Dio così esiste Satana, ma e meglio far finta di niente.
Finisco qui, è un argomento troppo lungo e pieno di insidie, potrei dare fastidio ai molti non credenti, tutti coloro che credono che l’uomo con la sua intelligenza sia al di sopra di tutto.
Nessuno può dimostrare che fuori dall’euro sarebbe catastrofe ,ma con la nostra classe politica mi sembra una scommessa facile da vincere e credo non vedano l’ora gli avvoltoi che continuano a girarci sopra di una nostra uscita così tanto da dire ” Ci piace vincere facile! “. Chi non vive la storia è costretto a riviverla e il ’92 mi sembra già abbastanza.
siamo stati per centinaia di anni senza euro….una uscita dei paesi meridionali dall’euro sarebbbe una catastrofe per la germania…
ecco come si esce dall’euro nel link quì sotto
http://www.youtube.com/watch?v=fhzwE1oNA30
D’accordo con Ferrari ferrari, l’uscita dei paesi meridionali sarebbe una catastrofe per la Germania, e nei paesi meridionali sarebbe la salvezza dei lavoratori mentre perderebbe chi e’ avvantaggiato dalla rendita.
Poco tempo fa Dorf aveva segnalato il libro “Il tramonto dell’Euro”, del Prof. Alberto Bagnai.
Me lo sto leggendo e lo consiglio anch’io a tutti.
C’è la dimostrazione evidente che l’uscita dall’Euro è piùttosto usata come uno spauracchio per tenerci nella gogna.
E comunque, se a noi fa tanto bene essere nell’Euro, per riuscire a competere nell’era della globalizzazione, come potranno mai farcela allora la Danimarca, la Svezia, o la Turchia, o qualunque altro paese che l’Euro non l’ha affatto?
@bergasim:
Concordo. E se da oltre 30 anni a Medjugorje appare la Madonna, c’è un perchè.
@gnutim
ho letto il programma di Allam e ne condivido un bel po’.
Mi lascia scettico la parte su privatizzazioni e riduzione dell’intervento dello Stato….
stanziale@finanza,
Se l’Italia dovesse uscire domani stesso dall’euro e ritornare alla lira, sappiamo ormai con un certo grado di approssimazione che la nuova moneta nazionale dovrebbe subire una svalutazione di circa il 20% rispetto alla moneta principale di riferimento (il marco tedesco) della precedente area valutaria di appartenenza. Ovviamente ciò significa che la lira si svaluterebbe nei confronti del marco ma potrebbe ragionevolmente rivalutarsi rispetto alle monete di altri paesi con cui manteniamo un saldo positivo negli scambi commerciali e finanziari. Tuttavia assumendo per eccesso una svalutazione media complessiva del 20%, avremo che i prezzi dei prodotti di importazione verrebbero automaticamente maggiorati della stessa quantità, perdendo convenienza rispetto a quelli locali. Ora di tutte le necessità impellenti di una comunità nei periodi immediatamente successivi ad un cambiamento così radicale di struttura economica, l’acqua corrente penso che sia uno di quei bisogni dai quali nessuno possa prescindere: se andiamo a scorrere l’elenco dei maggiori produttori di pompe idrauliche operanti nel mercato europeo scopriremo con nostra sorpresa che si tratta principalmente di aziende tedesche, francesi e “italiane”. Quindi per quanto riguarda l’acqua corrente siamo coperti e con la nostra bella liretta svalutata tanto invisa ai tromboni del regime potremmo comprarci le nostre belle pompe idrauliche “italiane”, in caso di guasto o svecchiamento per usura.
Se ripetiamo l’esperimento con altri beni di consumo, strumentali o intermedi essenziali ritroveremo insospettabilmente che le aziende italiane sono ancora tutte lì, presenti, eroiche a battagliare con cinesi, tedeschi, americani, francesi, giapponesi, coreani, nonostante questi lunghi trenta anni di cattiva politica e indegna guerra al massacro dell’economia nazionale. Se infine riprendiamo la solita solfa sull’arretratezza tecnologica italiana, la mancanza di industrie produttrici di computer, i-phone, i-pad, pensate davvero che con una corretta politica di incentivi e protezioni (come fanno tutti nel mondo) non potrebbe nascere in Italia una nuova filiera della tecnologia? Ma se le migliori schede elettroniche del mondo le costruiscono gli ingegneri italiani alla STMicroelectronics di Catania? Credete davvero che non sia possibile convincere un centinaio di questi ingegneri insieme ad altri cervelli in fuga in giro per il mondo a ritornare in patria per partecipare ad una nuova avventura tutta “italiana”?
Quello che in verità manca all’Italia non è la forza lavoro, le competenze, le professionalità (ripetiamo, sempre per adesso, ma più avanti si va in questa lenta agonia e maggiori sono le possibilità che la meschina classe dirigente attuale riesca a piegare le ultime resistenze ancora vive del paese), ma una vera classe dirigente, fatta di politici e imprenditori capaci di valorizzare queste risorse e di seguire un progetto dall’inizio alla fine, senza ripiegare su facili scorciatoie, intrallazzi, salvacondotti personali.——–Il resto lo trovate qui http://www.qelsi.it/2012/ritorno-alla-lira-la-bilancia-commerciale-italiana-e-i-vantaggi-della-svalutazione/ E’ quello che manca all’italia che mi obbliga a voler restare nell’euro.
impossibile non darti ragione però a maggior ragione mi chiedo e ti chiedosenza alcuna volontà polemica : i passi indietro che stiamo iniziando a fare non li dovremmo comunque fare per redistribuire? intendiamoci , meglio fare passi indietro per questo motivo che per imposizione finanziaria….
e bravo aglio che mi leggi bagnai. ebbè ce l’ho in mano pure io sto libro, lo sto finendo. a proposito mio capitano. ho fatto come dici tu, cioè scrivere ai giornalisti e dIRGLI LA VERITà. HO scritto a beppe severgnini, speravo mi rispondesse. ma x ora scena muta. gli ho mandato il link del tuo blog articolo sulla germania. gli ho detto di te e di bagnai. ma mi pare sia molto sordo. lui è uno di quelli: meno male che c’era l’euro. capisci in che mani siamo? ora uno stralcio da bagnai.
sole 24ore 2011 scrive la cerretelli. prima del crac lehman in europa gli aiuti alle imprese-private-era sui 65 miliardi l’anno. dopo c’è stato il crac lehman e la sola germania ha speso più del doppio (140 miliardi) per salvare un’unica banca – la hypo real estate. il fallimento della finanza PRIVATA-PRIVATA-PRIVATA- ha costretto i paesi del nord a salvare le loro grandi banche. tanto ci sta sempre il popolo coglione che paga! salvò le banche dando aiuti x 1240 miliardi di euro fra setembre 2008 e dicembre 2010, di cui la metà ai 10 maggiori istituti dic credito europei. non so se è chiaro il meccanismo. privato è bello ehh??? quando la crisi è esplosa lo stato (del nord) – crucchi- è intervenuto a salvare i PRIVATI PRIVATI PRIVATI (del nord) sempre crucchi, spendendo una somma pari a 4 volte l’intero debito publico greco. capito mi hai? eppoi le teste di legno dei piddini vogliono più euro, più europa. insomma vogliono più corda x impiccarci tutti. e ci sono 3-4 milioni di idoiti che votano pd. è come farsi hara-kiri. roba da matti!!!
ma torniamo al punto: quelli del luogocomune, vogliono convincervi che lo stao è peggio del mercato (privati). quando abbiamo visto che il mercato-privati-con i suoi fallimenti ha bruciato una quantità di risparmio incommensurabilmente superiore a quella persa nei default sovrani (come si dice oggi). dimentica anche di dirvi che i default sovrani (degli stati) sono spesso causati dal tentativo di salvare il mercato dai suoi fallimenti (ricapitalizzazioni e nazionalizzazioni di banche private decotte, eccetera). capito i furbetti? giannino è dalla parte dei decotti, dei lazaroni che hanno rubato e falito a tutto spiano, dando poi la colpa allo stato, e gli imbecilli che credono a quel venduto. si capisce no, che c’è qualcosa che non và? un piccolo stralcio dal libro il tramonto dell’euro. beh ho fatto qualche modifica, ma il succo è chiaro no?
lo stato se si vuole si può migliorare, dipende dagli uomini. se ne trovaimo tanti come mazzalai ed auriti allora ce la facciamo. i privati, a parte poche eccezioni, sono sempre ladri e falliti. egoisit al 2000%. roba che non potete neanche credere. pensano solo a loro stessi. ha ragionr grillo. NON sono IMprenditori. sono solo PRENDitori. arraffa arraffa. amano solo il breve termine. pendi i soldi e scappa. e chi sè visto sè visto.
by DORF
A mio modesto avviso, il problema economico di oggi è veramente troppo Grosso, in quanto gestito da pochissimi super potenti avidi con alle dipendenze una classe politica inetta ed incompetente pronta ad eseguire i comandi in arrivo dall’alto, senza conoscere ma neanche porsi il problema degli effetti che potrebbe avere un provvedimento sulle “altre” persone, purchè i propri meschini privilegi ed interessi non vengano scalfiti.
Ora, riporto un ragionamento (fatto sul sito di Cobraf), ove si provava ad immaginare se chi si sta proponendo oggi per “abbattere” la classe politica, cioè Grillo con il M5S, riuscisse ad ottenere una maggioranza in Parlamento. Bene, nel suo programma c’è un punto per la quale si chiede un referendum sulla permanenza o meno dell’Italia nell’Euro. Immaginiamo un risultato che ci vedrebbe uscire dall’euro! Cosa potrebbe accadere? FMI,BCE,EU & C. ci mazzolerebbero a più non posso.
Come ritorsione potrebbero per esempio “daziare” le nostre merci per renderle costosissime.
Far lievitare il costo degli interessi sui nuovi titoli di stato. Una vera e propria guerra economico finanziaria mirata a distruggere i “nuovi” politici ed il nostro Paese in maniera rovinosa. Spagna Gracia e Portogallo ne prenderebbero esempio e si farebbero sodomizzare ancora di più(non so cos’altro potrebbero fargli oltre quanto già fatto!). E noi ci ritroveremmo a maledire il giorno che abbiamo deciso di votare per riprenderci il nostro Paese, rinfacciandoci il voto.
La riappropriazione del nostro paese e della nostra sovranità monetaria potrà essere messa in opera solo quando la maggior parte delle persone avrà a cuore l’interesse ed il bene comune, cioè mai.
Oggi ancora troppi imprenditori sono “ammanicati” con i politici.
Ad un lavoratore a cui viene paventata l’ipotesi di perdere il lavoro se un determinato personaggio politico non vince, xchè questo permette all’azienda di mantenere aperte le commesse, quando andrà a votare non penserà al malaffare che c’è dietro, ma bensì (magari da buon padre di famiglia) a garantire la pagnotta ai propri figli, non so se mi spiego!
Al tempo della seconda Guerra Mondiale il fascismo aveva ridotto la maggior parte delle persone alla povertà, così quella grandissima voglia di riprendersi la libertà fu talmente grande che i partigiani misero in gioco addirittura la loro vita.
Tu, io e noi, oggi saremmo disposti a fare lo stesso?
No, xchè comunque cibo, acqua e “comodità varie” non ci mancano, ancora.
Saluti
ciao aglio, la Madonna a Madju ci vuole fare capire qualche cosa in più della sola finanza/politica.
buona consapevolezza
@kry. il problema e’ la bilancia dei pagamenti e la produzione industriale! Quella dell’italia e’ andata giu’, mentre la germania ha forti attivi da quando c’e’ l’euro, il tutto e’ evidentemente dovuto alla nuova valuta! Ripeto, la produzione industriale italiana e’ andata giu’, quindi puo’ essere che siamo stati avvantaggiati con qualcuno, ma nel complesso abbiamo avuto un bel danno! I grafici che dimostrano cio’ possiamo trovarli a bizzeffe in rete, ed anche Andrea via via ne ha prodotti. Anch’io ho letto, e ti consiglio, il libro di Bagnai!
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Andrea,
sai che sono un po’ fissato con le “definizioni”.
Invece in politica ed in economia si usano parole in libertà , ciascuno gli da il significato che vuole ed alla fine non ci si comprende anche perchè non ci si vuole comprendere.
Cosè l’ Austerity ?
Se per austerity intendiamo vivere con la ricchezza che riusciamo a generare senza indebitarci faccio fatica a pensare che al di la di specifiche situazioni non sia una regola generale da seguire.
Cosa si intende per austerity ?
icebergfinanza scrive:
6 febbraio 2013 alle 17:44
ilcuculo@finanza,
Proviamo allora ad usare la parole fiscal drag ovvero drenaggio fiscal ovvero depressione fiscale ovvero razzia fiscale come unico strumento per recuperare cosa ?
Come ho più volte sottolineato il fiscal drag drena risorse e ricchezza fine a se stesso se non lo si accompagna con redistribuzione o ridistribuzione della spesa pubblica e distruzione di quella inefficiente casta o mafia politica in primis ma anche casta o mafia amministrativa.
Se lo sa uno studente al primo anno di economia non vedo perchè non possa saperlo anche un tecnocrate professore universitario e via dicendo a meno che l’ideologia e il fondamentalismo accademico per non dire altro non prenda il sopravvento sulle lezioni della storia.
ilcuculo scrive:
7 febbraio 2013 alle 10:08
Quindi l’Austerity non c’entra nulla, il problem fiscale in Italia è la distribuzione delle risorse, il bilanciameto tra prelievo e spesa pubblica in rapporto al PIL, e soprattuto a come i soldi vengono spesi ovvero sprecati, ovvero rubati.
Almeno qui cerchiamo di non farci ingannare dalle parole.
Francamente in tutto questo credo che l’Europa e la Germania c’entrino poco e che ai creditori stranieri ed ai partenr europei del Traget 2 (Andrea, perchè parli sempre poco del Target 2 e del bilancio della BCE ?) sostanzialmetne interessi che il nostro debito sia sotto controllo.
E’ ovvio che senza una vigilanza ed una copertura BCE il nostro debito potrebbe andare fuori controllo per il solo fatto che la speculazione comincia a pretendere tassi di interesse troppo elevati ma per questo serve più Europa e migliore, non meno.
Domanda ? se l’Italia fosse fuori dall’Euro gli investitori stranieri , tenendo conto dei nostri fondamentali economici e del rischio di cambio che interesse chiederebbero per acquistare il nostro debito pubblico ?