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MPS: DRAGHI E GRILLI MEZZOGIORNO DI FUOCO

Scritto il alle 14:55 da icebergfinanza

Chissà che l’audizione del pomeriggio alle 15  davanti alle Commissioni riunite Finanze di Camera e Senato audizione sul Monte dei Paschi del ex ministro dell’Economia e delle Finanze, Vittorio Grilli non assomigli a quella del leggendario Bianconiglio…

Bianconiglio: Maestade, membri della giuria, leali sudditi, nonché re: l’imputata è accusata di aver spinto sua Maestade, la Regina di Cuori, a una partita a croquet e quindi possa di aver urgentemente con malizia premeditato, stuzzicato, tormentato e annoiato la nostra ben…
Regina di cuori: Sorvola queste fanfalucche! Vieni al punto in cui io perdo le staffe.

Vittorio Grilli, potendo scegliere, probabilmente, avrebbe volentieri fatto a meno di presentarsi in Parlamento in qualità di difensore d’ufficio del governo sulla decisione di salvare il Monte dei Paschi di Siena. Il passaggio e’ delicato. Non solo perché oggi in commissione finanze dovrà fare da bersaglio per tutti i parlamentari che vorranno sparare ad alzo zero sulla vicenda, (e data la campagna elettorale avranno pochi riguardi nei confronti del ministro), ma soprattutto perché si troverà nella scomoda (per lui) posizione di dover fare da avvocato anche alla Banca D’Italia. Persino una semplice elencazione di dati e di fatti, se raccontata in un certo modo, potrebbe imbarazzare l’istituto centrale.

Quanto il passaggio sia delicato lo dimostra l’incontro segreto di ieri tra Grilli e Mario Draghi, il governatore della Bce ai tempi dell’operazione Antonveneta alla guida di Bankitalia. Draghi qualche preoccupazione ce l’ha. Quando è scoppiato lo scandalo dell’inchiesta Grilli si è lasciato sfuggire una frase che aveva messo in allerta persino il Quirinale. Antonveneta? I controlli spettavano a Banca d’Italia. Ci sono voluti due giorni a ricucire l’incidente. Anche perché i trascorsi non aiutano. Grilli aspirava a fare il Banchiere centrale, voleva lasciare il Tesoro (lo raccontano persino le intercettazioni dell’inchiesta su Ponzellini). Ma nella corsa vinse Ignazio Visco, sostenuto fortemente da Draghi.

Dunque per Grilli la tentazione di togliersi qualche sassolino dalla scarpa potrebbe essere forte. Meglio essere sicuri. Da qui, probabilmente, il chiarimento faccia a faccia tra i due.

Scandalo Mps, i dubbi di Vittorio Grilli, difensore d’ufficio

FRANCOFORTE,  (Reuters) – Il presidente Bce Mario Draghi ha incontrato ieri il ministro dell’Economia Vittorio Grilli. Lo conferma da Francoforte una portavoce dell’Eurotower, senza però aggiungere alcun dettaglio.

Inoltre non bisogna dimenticare la Consob, si quelli che cercano il pelo nell’uovo ma quando si tratta di trovare una trave in mezzo allo stesso uovo nessuno la vede…

Ci sono diverse cose che abbiamo imparato dall’improvvisa ribalta del caso Mps, che così nuovo ed inatteso non è.
La prima è che nel frenetico mondo della finanza globalizzata, i derivati sono il motore “turbo” che serve a far correre tutta l’attività delle banche più velocemente, ma se non lo sai governare vai a sbattere. Mps ha usato l’auto truccata su dissestate strade di montagna, assumendosi grandi rischi senza strumenti efficaci di controllo.

La seconda è che i controllori del “gran premio delle banche” non si sono preoccupati di verificare la capacità degli istituti finanziari di saper controllare effettivamente i rischi; questi rischi sono dappertutto nell’attività ordinaria di una banca, i derivati consentono di assumerne di più per poter vincere il gran premio.
E non c’è solo Banca d’Italia (che dovrà dimostrare a cosa hanno portato le sue ispezioni e quali provvedimenti ha adottato), ma anche la Consob, che ha poteri simili a quelli dell’autorità giudiziaria e dovrebbe imporre che questi rischi vengano monitorati, controllati e resi noti a tutto il mercato.
Non a caso alcune violazioni che stanno emergendo dal caso Mps sono la “turbativa dei mercati” ed il “falso in bilancio”, entrambe territorio d’azione della Consob.

Ma questa Consob governata rigidamente dall’ex Vice Ministro dell’Economia e dal capo del legislativo di Tremonti dell’ex-governo Berlusconi (Vegas e Caputi) non sembra interessata a far sì che le informazioni sugli intermediari finanziari, quelle importanti, circolino realmente.
C’è un solo modo per conoscere con precisione e rendere trasparenti le esposizioni ai rischi delle banche e finanziarie quotate, ed è attraverso i calcoli degli scenari di probabilità.
Tali scenari consentono di sapere quanto e con che probabilità un investimento in derivati fa guadagnare o perdere la banca, per poter così dare un prezzo a questi prodotti, visto che i prezzi si fanno con le probabilità.

E cosa ha fatto la Consob negli ultimi due anni?
Ha riorganizzato tre volte i propri uffici e marginalizzato in un ruolo secondario e subordinato proprio quell’Ufficio che potrebbe controllare l’esposizione ai rischi di banche, holding e società quotate.
Nel caso di Unipol, l’Ufficio Analisi Quantitativa è stato incaricato di verificare quanto valgono i 6 miliardi di strutturati che ha in pancia con 6 mesi di ritardo, quando ormai l’operazione di fusione con Fonsai è partita, e solo dopo che la stampa ha sollevato il problema.
Questo fatto indica che non c’è indipendenza, né autonomia di azione; basta leggere l’organigramma dell’Ufficio sul sito della Consob per capire che l’Ufficio in questione non vigila come gli altri, ma sembra costretto a lavorare all’interno di procedure burocratiche che sembrano essere messe apposta per impedirgli di fare il proprio lavoro, cioè evitare che le banche possano assumersi rischi incontrollati senza dirlo al mercato e operare vendendo ai risparmiatori prodotti tossici.

Forse il peccato originale di questo Ufficio è l’aver chiesto regolamenti che rendevano automatica la pubblicazione e la divulgazione dei rischi degli investimenti finanziari proprio attraverso le probabilità,in maniera tale che tutti sul mercato potessero sapere chi rischiava e quanto rischiava. Ma questa trasparenza riduce i margini di azione di chi magari preferisce gestire i controlli in maniera più personale.

I sindacati e le associazioni dei consumatori sono in allarme: una Consob che ingabbia sé stessa per impedirsi di fare il proprio mestiere non sta lavorando al servizio del Paese. È un motivo sufficiente per ricorrere al Tar? Loro pensano di sì, noi anche.
Se poi si considera che i principali responsabili dei guai Mps sono stati promossi invece di essere rimossi, e il fatto che il conto salato per il salvataggio del Monte lo andremo a pagare noi contribuenti, ci si aspetta che il prossimo governo intervenga con adeguate riforme.

È noto che la trasparenza dei rischi previene comportamenti scorretti e promuove la fiducia nel sistema finanziario, circostanza che reimmetterebbe virtuosamente nel circuito il risparmio (la cui quota investita in attività finanziaria è di oltre 4 volte il Pil), stimolando le banche a fare il loro mestiere, cioè riattivare le erogazioni di prestiti verso il sistema produttivo e le famiglie, con benefici su produzione ed occupazione.

I silenzi della Consob e quell’ufficio senza poteri –

Guarda l’inchiesta “I garanti” andata in onda a Report il 7 ottobre 2012

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4 commenti Commenta
icebergfinanza
Scritto il 29 Gennaio 2013 at 15:49

Per chi ha seguito Machiavelli 2013 consiglio di seguire il rendimento del decennale italiano lo spread non è più attendibile come riferimento … vista l’ambiguità del bund!

icebergfinanza
Scritto il 29 Gennaio 2013 at 18:32

Su twitter segui la vicenda Mps in diretta https://mobile.twitter.com/icebergfinanza

kry
Scritto il 29 Gennaio 2013 at 22:12

icebergfinanza,

In questi giorni anche i rendimenti dei bond usa sembrano saire. Primi segnali premonitori?

icebergfinanza
Scritto il 29 Gennaio 2013 at 22:49

kry@finanza,

Tutto ciò che sale verso la fine xxxxx come dice il mio amico Machiavelli scende ;-D

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