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BANCHE: IL SEQUESTRO DELLE NAZIONI …CONTINUA!
Ne abbiamo già parlato in GIU’ LE MANI DALL’IMMONDIZIA del perchè alla Germania fa comodo che nessuno guardi sotto la gonna di Angelina…
La Commissione propone che la Bce sorvegli non soltanto i principali istituti di credito, ma in sostanza tutte o quasi le circa 8400 banche europee. Molti esponenti politici della coalizione di centrodestra al potere in Germania ritengono invece inutile che la Eurotower vigili anche su banche di dimensioni non rilevanti e non transnazionali, insomma su istituti il cui destino non è giudicato di rilevanza sistemica. I tedeschi propongono che la Bce eserciti un controllo europeo soltanto sulle 25 principali banche del continente. E si oppongono duramente a ogni ipotesi di sorveglianza europea sulle loro Sparkassen (casse di risparmio) e banche regionali.
In che condizioni sono le Sparkassen e le banche regionali tedesche, da sempre vicine al potere politico in Germania…
Lo studio contenuto nell’ultimo numero della Quarterly Review della Bri riguarda ben 40 banche dei 14 paesi più colpiti dalla prima ondata della crisi che sono state mantenute in vita grazie alla generosa immissione di 350 miliardi di dollari da parte dell’erario. Questo gruppo di banche (soprattutto americane, britanniche, francesi, olandesi e tedesche) è confrontato con un altro composto da 47 banche delle stesse caratteristiche strutturali, che sono sopravvissute con i propri mezzi.
L’analisi è concentrata sul segmento dei prestiti sindacati (l’unico per cui sono disponibili indicatori attendibili sulla rischiosità pre e post crisi) e che comunque rappresenta una quota cospicua del portafoglio prestiti totale. Il risultato scontato è che le banche che sono state salvate presentavano già prima della crisi un grado di rischiosità nettamente superiore alle altre. La sorpresa viene dal fatto che ad oltre tre anni dal salvataggio, non solo questa differenza permane, ma si è accentuata. Il motivo fondamentale è che nel segmento dei prestiti sindacati sono comprese operazioni altamente rischiose perché orientate a sfruttare all’estremo la leva finanziaria, come le acquisizioni finanziate con debito
Le banche che per sopravvivere sono andate con il cappello in mano dal Governo, non sembrano aver affatto rinunciato ad operare in questi segmenti. Come il lupo, sembrano proprio non perdere il vizio.
In altre parole, la crisi ha indotto le banche sane ad essere più prudenti, ma non sembra aver determinato sostanziali cambiamenti di rotta nelle banche che avevano adottato le politiche più spericolate. E con tutta probabilità questo risultato verrebbe confermato, anzi amplificato, se potessimo ripetere ripetere l’analisi sul portafoglio titoli o sulle posizioni in derivati in cui si annidano rischi speculativi ancora maggiori.(…)
La seconda implicazione riguarda proprio la proposta di accentrare la vigilanza presso la Bce. La ricerca della Bri dimostra che non ha senso la richiesta tedesca di limitare la competenza di Francoforte ai soli istituti di rilievo sistemico.
Una gran parte delle banche salvate erano di dimensioni regionali (soprattutto in Germania, guarda caso) ed è stata proprio una vigilanza tanto distratta quanto attenta a non disturbare i legami fra quelle banche e il potere politico locale che ha portato al dissesto.
Considerazioni analoghe valgono per le casse di risparmio spagnole, che pure non sono comprese nel campione della ricerca Bri, perché il dissesto è stato riconosciuto, sempre per l’eccessiva tolleranza della vigilanza nazionale, solo recentemente.
… e aggiungo io, visto che sono un bancario travestito da blogger che ha fini nascosti ed esoterici come scrive qualche povero idiota e visto che l’autore non lo cita,, analoghe considerazioni valgono per le banche italiane, soprattutto per banche come la popolare di Lodi o il Monte dei Pasci di Siena, dove la vigilanza si è guardata bene dal disturbare il potere politico locale, dove addirittura il sistema è stato in grado di eleggere e riconfermare il mitico Mussari, si quello che ha guidato il Monte di Pietà di Siena verso il dissesto!
Attribuire le competenze alla Bce non avrà necessariamente effetti taumaturgici, ma almeno potrà introdurre criteri omogenei e ridurrà i danni provocati (e ancora tollerati) da regolatori nazionali troppo indulgenti. Ma per raggiungere questo obiettivo, il trasferimento di competenze non può che riguardare l’intero sistema bancario, come in effetti è scritto nella proposta della Commissione che oggi molti cercano di annacquare.
A cinque anni dall’inizio della crisi dobbiamo constatare che il rinnovamento delle regole è ancora insufficiente. A livello globale, i privilegi delle banche, a cominciare da una sorta di diritto al salvataggio, rischiano di rafforzarsi. A livello europeo, la specificità della crisi di Eurolandia mette in evidenza la contraddizione fra l’unione monetaria e la frammentazione delle vigilanze. Quando il risultato è la sconsolata denuncia di Voltaire che plus ça change, plus c’est la même chose, è tempo di scelte finalmente radicali di Marco Onado – Il Sole 24 Ore – leggi su Sole24Ore
Nessuna scelta radicale è possibile, il sequestro delle nazioni e del futuro delle giovani generazioni è in atto, nessuna illusione siamo in trappola, nelle mani di un’oligarchia finanziaria, della corporatocrazia, nelle mani di un ammasso uniforme di pericolosi criminali o poveri idioti che stanno usando la democrazia e le istituzioni per soddisfare i loro peggiori istinti.
Buona fortuna ne abbiamo estremo bisogno!
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Mentre in tanti si masturbano davanti al monitor guardando le quotazioni di borsa che vanno su, il nostro Andrea sembra essere uno tra i pochi a non perdere di vista la fonte principale dei problemi di breve e medio periodo (su quelli del lungo periodo ho tentato di accendere una lucina qualche giorno or sono). La non soluzione di problemi di breve e medio pone una pietra tombale sulla possibilità di risolvere quelli di lungo periodo.
Questo è un breve estratto da un articolo apparso su VoxEu dove pubblicano alcune delle menti economiche più fini (che non traduco per pigrizia, chiedo venia):
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The threat of future crises
The tragedy of the Eurozone appears unavoidable, but it reflects far greater risks that will spread to Japan, the US, and other advanced economies.
Through our financial systems, we have created enormous, complex financial structures that can inflict tragic consequences with failure and yet are inherently difficult to regulate and control. We are at the behest of our politicians and financial sectors to prevent them from creating dangers. Yet around the world, our political and financial systems have aligned to build these dangers rather than suppress them.
The continuing crisis in the Eurozone merely buys times for Japan and the US. Investors are seeking refuge in these two countries only because the dangers are most imminent in the Eurozone. Will these countries take this time to fix their underlying fiscal and financial problems? That seems unlikely.
The lesson from all these troubles is clear: the relatively recent rise of the institutions of complex financial markets, around the world, has permitted the growth of large, unsustainable finance. We rely on our political systems to check these dangers, but instead the politicians naturally develop symbiotic relationships that encourage irresponsible growth.
The nature of ‘irresponsible growth’ is different in each country and region – but it is similarly unsustainable and it is still growing. There are more crises to come and they are likely to be worse than the last one.
Simon Johnson
Professor of Entrepreneurship, Sloan School of Management, MIT and CEPR Research Fellow
http://www.voxeu.com/article/doomsday-cycle-turns-who-s-next
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E’ difficile quantificare quanto pericolanti siano gli attivi delle grandi istituzioni bancarie. Lo sanno solo loro e le analisi dei loro centri studi sono trattate come segreto di stato. Qualche buona e affidabile conoscenza può fornire qualche spunto. Un vecchio amico che bazzica brutti ambienti mi raccontava la primavera scorsa che gli attivi di alcune istituzioni sistemiche presenterebbero attivi che se valutati al prezzo di mercato andrebbero svalutati del 35% circa ovvero non basterebbe neppure convertire le obbligazioni junior e senior in capitale x tenerle in piedi. Vedremo come va a finire. Nel frattempo ci si sorprende se i ricconi di questo mondo hanno fatto incetta di lingotti d’oro nei mesi scorsi. Loro se la cavano sempre.
Cosa dice il croupier mentre la biglia gira…