ITALIA E SPESA PUBBLICA: PRIVATIZZARE…LE PERLE DEI PORCI!
Tempo fa sul Corriere è apparso il solito editoriale di Giavazzi il quale ci illuminava sull’orgoglio ritrovato, suggerendo un oceano di ovvietà, ovvero che noi non siamo la Spagna… Ce la facciamo anche da soli
” Si cominci a vendere qualche società pubblica, ad esempio quote di Terna e Snam Rete Gas: i prezzi di Borsa sono depressi, ma anche i rendimenti dei Btp sono straordinariamente elevati. Vendere con la rapidità necessaria è tuttavia tecnicamente impossibile. Le azioni di queste società sono già state trasferite alla Cassa Depositi e Prestiti che può scontarle alla Bce e con la liquidità così ottenuta acquistare Btp.
La Cassa ha una licenza bancaria e lo può fare: è quello che da mesi fanno le nostre banche. Si può riprodurre il meccanismo con altre società pubbliche e veicoli diversi dalla Cassa. Affinché una simile operazione sia credibile non deve essere un’alchimia finanziaria, ma un «anticipo in conto vendita», cioè si deve cominciare a vendere. Si potrebbe anche pensare ad attrarre il risparmio delle famiglie con emissioni di titoli non soggetti a imposte per i residenti. Il ministro Grilli avrà certamente idee migliori: l’importante è la rapidità. Cento miliardi sarebbero sufficienti per cancellare la maggior parte delle aste di qui a marzo.
Sette mesi senza l’assillo delle aste dovrebbero essere impiegati, come diceva Prodi (che però purtroppo non lo fece), per «smontare l’Italia come un meccano e rimontarla in modo che funzioni»: ridurre le spese, tagliare il debito vendendo, riprendere riforme (liberalizzazioni e mercato del lavoro) che sono state lasciate a metà, fare una legge elettorale decente. Se lo farà, Mario Monti ci avrà regalato un Paese indipendente e moderno.
Stavo pensando alle galline dalle uova d’oro, Snam Rete Gas e Terna e ai barbari che premono alle porte del villaggio Italia, gli Unni e gli altri, quasi che qualcuno abbia preso accordi per dividersi i polli e le galline ovviamente.
Non dimenticate di rileggerVi Giavazzi e il leggendario rischio Paese!
La stessa fretta e frenesia dei mitici e ruggenti anni novanta!
Come ha scritto Alberto Bagnai sul suo Goofynomics a proposito di privatizzazioni gettiamo uno sguardo a quello che sta accadendo in Portogallo…
Come stiano le cose lo sapete: le crisi fotocopia, delle quali vi ho descritto il meccanismo qui, qui, e qui, prevedono una fase espansiva, nella quale la periferia si indebita coi soldi del centro per comprare i beni del centro, e una recessiva, nella quale la bolla scoppia. Questa fase, come sapete se avete letto Frenkel, si conclude generalmente con una crisi valutaria. Gli speculatori, seguendo il meccanismo che ho descritto qui e qui, giocano al ribasso sulla valuta del paese fragilizzato dal debito estero, vendendone grandi quantitativi. La Banca centrale prova a “difendere” il cambio assorbendo l’eccesso di offerta di valuta nazionale, cioè vende, di fatto, valuta estera a un prezzo calmierato (il cambio fisso) agli speculatori, per sostenere il prezzo della valuta nazionale. Quando le riserve di valuta estera nelle casse della Banca centrale (le riserve ufficiali) finiscono, si è costretti a svalutare, e gli speculatori, tutti contenti, rivendono la valuta estera per comprare valuta nazionale a un prezzo molto inferiore (ricevendone quindi molta di più).
L’attuale governo, che mira ad eseguire alla lettera le indicazioni della troika perché “é importante l’idea che all’estero hanno di noi”, ha intenzione di proseguire sulla strada delle privatizzazioni con la vendita di INAPA (carta), Edisoft (hardware e software), EID, Empordef (industria pesante), Sociedade Portuguesa de Empreendimento, parte da Caixa Geral de Depósitos (banca), e la privatizzazione parziale di Galp (energia, una impresa molto nota nel Paese, con utili che sono cresciuti del 56.7% nel primo semestre, raggiungendo 178 milioni di Euro:), Companhia de Seguros Fidelidade-Mundial (assicurazioni), Império Bonança (banca) e Emef (ferrovie). Oltre alle imprese citate in apertura. L’idea é sempre la stessa: uno Stato piú “magro” significa uno Stato piú efficiente, anche se ció implica rinunciare ad alcune imprese che forniscono utili, sembra di capire. D’altronde, il mantra che si trova alla base del pensiero unico dominante é quello secondo cui i Portoghesi hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilitá nel corso degli ultimi anni (o decenni, non é ben chiaro), cosa che ha provocato una spesa incontrollata dello Stato e l’aumento del debito pubblico. Ora é necessario fare sacrifici per poter stare meglio in seguito (parole del Primo Ministro). E fare sacrifici significa distruggere lo Stato, rinunciare ai sussidi delle ferie (13ª e 14ª dei dipendenti pubblici giá tagliata), chiudere ospedali (diverse decine fino ad ora, se ricordo bene), servizi pubblici a pagamento (teoria dell’utilizzatore-pagante). Questo é quanto.
(Chiaro, no? Chissà come si chiama il Giavazzi portoghese? Devo fare una telefonata a Coimbra: uno ce l’avranno pure loro, stai sicuro…).
Inoltre su Phastidio visto che gli argomenti sulle privatizzazioni e sulla spesa pubblica vanno di moda oggi in Italia , ci racconta che dopo aver letto il dato di deficit consolidato di amministrazione centrale e sicurezza sociale del Portogallo, riferito ai primi sette mesi dell’anno si può tranquillamente giungere ad alcune conclusioni….
…conclusioni generali ed esportabili fuori dal Portogallo. In primo luogo, la spesa pubblica non appare agevolmente comprimibile durante una recessione grave. Questa è la scoperta dell’acqua calda, ma è utile ribadire il concetto. Le componenti di spesa non si abbattono con la facilità che trovate in agili e rivoluzionarie proposte di intervento. A meno di azzerare i meccanismi di welfare, s’intende. Resta da vedere se l’ipotesi è realistica o se non ci si debba accontentare di ridimensionarli, come fatto dal Portogallo, subendone comunque i contraccolpi sociali in caso di persistenza del clima recessivo. Inoltre, tagliare la spesa durante una recessione non porta a maggior crescita nel presente, malgrado quello che pensano alcuni. Al più, innalza la crescita potenziale, se e quando la congiuntura ripartirà la crescita effettiva seguirà.
Per fare riforme serve crescita ma la crescita al momento non c’è, oltre ad essere inibita dal processo di consolidamento fiscale in atto in Europa. Come detto sopra, per fortuna in questo periodo godiamo di una certa resipiscenza di sanità mentale, grazie alla quale il target portoghese di deficit-Pil per quest’anno verrà innalzato dal 4,5 al 5 o più realisticamente al 6 per cento. E’ il minimo, dopo aver sentenziato ripetutamente che il Portogallo è un eccellente allievo della Troika. Ma la realtà è sempre molto vendicativa.
Leggetevelo tutto ne vale la pena e se poi, vi avanza tempo, immaginatevi un manifesto qualunque per fermare il declino, dismissioni e privatizzazioni, tagli alla spesa pubblica e ovviamente meno tasse per tutti o Totti non importa, tutto semplice come bere un bicchier d’acqua in piena recessione o depressione economica.
Ancora un pò di pazienza e avrete la risposta… non manca poi molto, in fondo l’Italia non ha bisogno di aiuto, ma di una mano a tenere a bada i monelli dello spread si e allora le ricette del cavallo di Troika, diventeranno realtà!
Ma per l’italiano medio è meglio continuare a credere nella luce in fondo al tunnel, leggendo giornali e ascoltando televisioni nelle quali quotidianamente si dilettano i terroristi dello Stato minimo! Buon divertimento!
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Grazie … http://icebergfinanza.finanza.com/2012/08/09/giavazzi-cdp-e-il-leggendario-rischio-paese/
Giavazzi Giavazzi….ma chi è costui ?
io non perdo tempo a leggere le opinioni di Giavazzi. Ci pensa Mario Monti che lo paga come consulente del Governo. 😈
io aspetto la tua analisi Andrea . 😉 Quella si che la leggo 😀
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Sul tema c’è anche una risposta diretta di Bassanini (CDP) che “riprende” Giavazzi…
In particolare:
1- “Cdp non ha una licenza bancaria; è una istituzione finanziaria non bancaria, che tuttavia può accedere alla liquidità Bce”
2- “Non è vero invece che le azioni di Snam o Terna possano essere scontate alla Bce, la quale allo stato non accetta azioni come collaterali”
3- “se anche la Bce dovesse in futuro accettare come collaterali titoli azionari, certo non accetterebbe che fossero nel frattempo messi in vendita”
Di seguito il link
http://archiviostorico.corriere.it/2012/agosto/08/Lettere_interventi_co_8_120808014.shtml