SPESA PUBBLICA, MULINI A VENTO E STATO CANAGLIA!

Scritto il alle 14:17 da icebergfinanza

 

Chi mi conosce da tempo sa che non amo le polemiche accademiche che da tempo stanno imperversando sui media e sui giornali, quella sorta di sugo all’amatriciana che è il risultato delle diatribe tra liberisti e statalisti, tra keynesiani e austriaci, tra telebani e pasdaran di entrambe le parti e con il contorno di scemo…lino che galleggia intorno al dibattito sulla spesa pubblica o sull’austerità.

Probabilmente in pochi sanno che il sugo all’amatriciana è nato in Abruzzo, un sugo antichissimo fatto semplicemente di lardo, pecorino e ricotta prima che qualcuno vi aggiungesse il peperoncino, il pomodoro e ovviamente l’immancabile vino bianco, un pò come quello che accade oggi per confondere le idee e mescolare soluzioni con le cause senza sapere di cosa si parla o meglio ancora cercando di nascondere la realtà.

In molti mi hanno chiesto cosa ne penso della quotidiana crociata del Don Chisciotte Giannino contro i mulini a vento dello stato canaglia. Tralasciando la condivisione su alcuni punti che in realtà non porta alle stesse conclusioni e lungi da me l’intenzione di allontanare le responsabilità di uno stato amministrato da un manipolo di speculatori politici degni parenti dei peggiori parassiti,  lascio alla competenza del professor Bagnai su Goofynomics il compito di descrivere la dimensione di questo immenso mulino a vento…  La spesa pubblica  al bar dello Sport   ( Ps. per i grafici cliccare sul link )  

E’ un pò tecnico ma qua e la ci si arriva lo stesso e uno sforzo è necessario per evitare di combattere sempre e comunque con i mulini a vento!  

Domanda:

Bene, dall’analisi costi/benefici di una permanenza nell’euro vs un’uscita potrebbe anche risultare conveniente uscirne. Non ci devono essere tabù.

E poi? Lo stato resta, con la sua famelica voracità ed in più il potere di maneggiare la nuova Lira…col solo nuovo vincolo costituzionale sul deficit… ma non sulla spesa. Cosa sarebbe peggio? Forse, prima di decidere di restare o andare, ammesso che tale scelta sia mai all’ordine del giorno, bisognerebbe agire sulla reale origine dei mali italiani: la spesa pubblica che drena le risorse produttive del paese. Che ne pensa? Grazie mille, Giampaolo Ongaro

Risposta: Penso che lei è uno che crede a quello che le dicono, il che può essere un bene o un male. L’idea che la spesa pubblica “dreni” le risorse produttive del paese è un ottimo luogo comune da prima serata.

Replica: Mi aspettavo una risposta nel merito piuttosto che una battuta. Giannino è pazzo?


Controreplica: Vede, lei se la prende perché l’ho liquidata con una battuta, e vuole una risposta “nel merito”? E io gliela do, sperando di essere chiaro. Dopo di che forse intuirà perché a certi argomenti chi i dati li conosce è fortemente tentato di rispondere con una battuta.

La sua idea che la spesa pubblica “dreni” (un economista direbbe “spiazzi”) risorse è estremamente semplicistica, si appoggia a modelli discutibili, e le assicuro che sul piano dottrinale è molto più controversa di quanto non sia nei dibattiti da bar. Va bene così?

L’Italia ha sì un problema strutturale di deficit pubblico, credo di essermene accorto in venti anni che lo studio. Le faccio notare che questo problema è strutturale, preesisteva alla crisi, e anzi prima della crisi l’Italia stava lentamente rientrando dal deficit pubblico:

2001    -3.1  2002    -3.0 2003    -3.5 2004    -3.5 2005    -4.4 2006    -3.3 2007    -1.5

(i dati sono in punti di Pil e vengono dal database del Fmi).

Vede? Dopo aver raggiunto un picco nel 2005 per motivi congiunturali, nel 2007 (anno precedente alla crisi) il deficit si era dimezzato rispetto al valore del 2001. Il deficit pubblico quindi non è la causa dei nostri problemi attuali (ma certo rimane una circostanza aggravante). Ma certo, lei forse si ricorderà come funzionava al tempo della cosiddetta aviaria: “un’altra vittima dell’aviaria!” (titolo strillato)… poi, sottovoce, nascosto fra le righe: “il virus è stato trovato su un vecchio ottantenne malato di tumore al polmone che si è gettato dalla finestra”… Si sa come i giornali graduano le cause e gli effetti: allora il problema era far vendere il vaccino alle industrie farmaceutiche. Oggi il problema è salvare le banche. E quindi dare la colpa allo Stato cattivo (mentre gli si chiedono i soldi).

Il nostro deficit è composto essenzialmente da spesa corrente per interessi, cioè è legato alle dimensioni del debito, che effettivamente costituiscono un problema. Da cosa si vede? Semplice: dal fatto che il saldo primario (al netto degli interessi) è costantemente e consistentemente positivo: 

1999    4.6 2000    5.2 2001    2.9 2002    2.4 2003    1.4 2004    1.1 2005    0.1 2006    1.1 2007    3.2 

Le chiarisco un punto che potrebbe sfuggirle. Se, ad esempio, nel 2007 il nostro saldo primario era di 3.2, ma il saldo complessivo di -1.5, questo significa che la spesa per interessi era di 4.7 punti di Pil (complessivo=primario-interessi=3.2-4.7=-1.5).
Ci siamo, nel merito, come piace a lei?
Quindi il problema a monte della spesa è chiaramente il debito, che determina l’enorme spesa per interessi (della quale possiamo solo aspettarci che riesploda nei prossimi anni, a causa dello spread). A spanna, se il nostro debito fosse quello che i parametri di Maastricht richiedono, cioè quello che era alla fine degli anni ’70, noi nel 2007 avremmo pagato 2.5 punti di Pil di spesa per interessi, e quindi avremmo avuto un surplus complessivo di quasi un punto di Pil (3.2-2.5=0.7).

Sa quando è sorto il problema del debito? Glielo dico subito: dopo il divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia del 1981, effettuato come parte integrante del percorso verso l’Euro(pa), contestualmente all’ingresso nel Sistema Monetario Europeo. Perché? Semplice. Perché l’ingresso nello Sme obbligava l’Italia ad adottare una politica monetaria restrittiva (alti tassi di interesse) per “difendere” il valore del cambio. Il tasso di interesse reale ha superato il tasso di crescita e l’Italia ha cominciato a indebitarsi per pagare gli interessi sul debito. Vuole vederlo? Eccolo qua: 

È ampiamente riconosciuto da chi non adotta un approccio ottusamente ideologico che il percorso “europeo”, intrapreso per questi nobili scopi, ha avuto come “danno collaterale” l’esplosione del debito pubblico, con la quale la spesa primaria c’entra poco, perché mentre il debito raddoppiava, essa restava costante in rapporto al Pil (32% nel 1980, 36% nel 2000), mentre c’entra quella per interessi, che raddoppiava (dal 5% nel 1980 fino a oltre l’11% a metà degli anni ’90, per poi ridiscendere quando il debito, come vedrà dalla Fig. 1, si stabilizza). Vuole vederlo? Eccolo qua:

Vede? La spesa primaria sale fino all’inizio degli anni ’80, poi si stabilizza. Ma in Fig. 1 vedrà che è proprio da allora che il debito comincia a correre. 

Vuole il parere di un esperto? Nicola Acocella “La politica economica nell’era della globalizzazione”, p. 122: “Quanto poi la scelta di ricorrere a un fattore esterno di disciplina sia stata coronata da successo… e quanto invece abbia imposto sforzi eccessivi in termini di elevati tassi di interesse e, quindi, di aggravamento del debito pubblico è materia che deve essere ancora serenamente valutata, in particolare alla luce della svalutazione della lira avvenuta nel 1992”. Direi che alla luce della crisi che stiamo vivendo, i benefici del vincolo esterno non si vedono, i costi invece ci sono tutti, e si vedono bene in Fig. 1.

Tornando all’età dell’euro, nel periodo dell’euro, dal 1999 al 2007, l’Italia è stata più virtuosa degli altri paesi europei. Ce lo dice la media del saldo primario in rapporto al Pil: 

Ireland            2.9 Italy                2.4 Spain               2.2 Netherlands    1.7 Austria            0.7 Germany         0.4 Greece             0.4 France             -0.1 Portugal          -1.2

Solo l’Irlanda ha avuto uno stato più “risparmioso”, ma non le è servito perché essa aveva ben altri squilibri strutturali, che noi non abbiamo (ancora), dovuti agli ingenti afflussi di capitale estero, i quali non sono sempre benefici, talora sono venefici, come ho spiegato su lavoce.info. La Germania, tanto virtuosa, ha avuto un saldo primario pari a un sesto del nostro, e del resto abbiamo visto che la sua crescita è stata trainata in buona parte dalla spesa pubblica, e abbiamo anche visto per quali motivi: sostanzialmente per finanziare una svalutazione reale competitiva ai danni della periferia, violando il patto diStabilità per sostenere i costi sociali delle sue “riforme” del mercato dellavoro (deprecate perfino dalle Nazioni Unite per il loro carattere unilaterale, foriero di instabilità strutturale per l’intera area euro).

Certo, il governo italiano ha risparmiato anche perché era costretto a farlo, data la pesante eredità che aveva. Ma una eredità simile ce l’avevano anche altri governi, che non si sono comportati altrettanto bene. Quindi finiamola anche con la storia che la colpa è di Berlusconi sempre e comunque, perché questo nei dati non c’è.

Ah, ma lei parla di spesa, quindi, mi dirà, non è significativo parlare di deficit, perché in fondo lo Stato italiano potrebbe essere risparmiatore a spese del contribuente: spende tantissimo e tassa tantissimo. Orrore! Solo che le cose non stanno così. Nel periodo 1999-2007 il rapporto fra spesa pubblica complessiva e Pil nei paesi dell’eurozona è stato questo:

France             53 Austria            51 Italy                48 Germany         47 Netherlands     46 Greece             45 Portugal          43 Spain               39 Ireland             33

L’Italia arriva terza, dopo la Francia (5 punti di Pil in più) e l’Austria (tre punti di Pil in più), mentre la Germania, la virtuosissima Germania, è indietro, distante, distantissima, a, si figuri, ben un punto (dicesi 1 punto) di Pil in meno di spesa pubblica. Lo sapeva? Credo di no. Ecco, ora lo sa. Quindi “spesa pubblica” è una parola che al bar Sport dice più di quanto dica nella realtà e anche nella teoria economica. Tant’è vero che il paese meno spendaccione chi era? Guarda un po’, or vedi sorpresa: l’Irlanda. Che infatti aveva un debito pubblico bassissimo e un debito estero altissimo. Secondo lei, cosa l’ha mandata per aria?

Ricapitolando: la rigidità del cambio, che lei lo colga o meno, è stata evidentemente una parte del problema della spesa (imponendo politiche di alti tassi di interesse e avviando l’Italia nella spirale del debito), e la sua rimozione dovrà essere una parte della soluzione. Se le interessa la Francia, per dirne una, ha avuto dinamiche simili dopo il suo “divorzio” (nel 1973).

Giannino è un simpatico showman, del quale talora apprezzo le analisi e sempre apprezzo l’unica cosa che certamente abbiamo in comune: il narcisismo. Sta a lei decidere adesso chi se lo può permettere di più, se Goofy, o Giannino. Siamo in democrazia. Nel frattempo sto valutando l’ipotesi di farmi crescere dei baffi a manubrio. Fanno molto Maupassant, che resta uno dei miei autori preferiti.

E la morale della favola è che se non volete essere liquidati con una battuta… non cominciate voi!

Ah dimenticavo nei prossimi giorni lavoreremo anche dietro alle leggende metropolitane sulle conseguenze della fine dell’ euro, sul secondo, sul minuto e sull’ora esatta in cui tutto ciò avverrà, il tutto in esclusiva su segnalazione di Mago Merlino e ovviamente Gollum l’immancabile presidente della fui siccome immobile…comunità europa!

Una dettagliata analisi su quanto sta accadendo  ” Euro fu…siccome immobile!” è stata inviata a tutto coloro che hanno sostenuto questo viaggio e a disposizione di tutti coloro che vorranno liberamente sostenerci ora…Semplicemente GRAZIE!

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9 commenti Commenta
dorf001
Scritto il 24 Maggio 2012 at 16:53

siamo stati fottuti in un golpe soft. Dobbiamo uscire dall’euro adesso – Intervista a Paolo Becchi

qui il video. http://www.youtube.com/watch?v=BOPS234cjGY&feature=related

e vi mando una cosina sulla decrescita. quel buffone di augias prendere in giro pallante. come dice goofy è un povero demente piddino. qui il video. http://www.youtube.com/watch?v=xnAvb3bfjck

by DORF

enricop2
Scritto il 25 Maggio 2012 at 09:51

Mi perdoni,ma ci sono nell’intervista al professore molte cose che non capisco………
Allora,L’ITALIA E’ IN AVANZO PRIMARIO, cioè il Saldo Primario è positivo. Ma il Saldo primario è data dalla differenza tra le ENTRATE dello Stato e la sua SPESA ,al netto degli interessi che questo stato paga sul debito. Cioè SP=T-G dove SP è il saldo primario, T le entrate G le spese al netto degli interessi.Giusto??
Ora visto che è notizia di questi giorni (fonte dall’Ufficio Studi Confcommercio)che in Italia la pressione fiscale(T) è per il 2012 al 55% (primi al mondo!!), non è difficile capire il motivo per cui SP è positivo!!!!!! dato che è dato dalla differenza tra T e G..
Ma poi scusi,perchè considerare una grandezza al netta degli interessi sul debito???Perchè,questi non contano?? Eccome se occorre considerarli!!Il loro pagamento ,fatto proprio per coprire,senza riuscirvi tra l’altro,la spesa pubblica,è generato da un debito reale ed esistente!Il DEFICIT è più trasparentemente l’ammontare della SPESA PUBBLICA non coperta dalle ENTRATE….E checchè ne dica quindi il prof Bagnai, sì,l’Italia è in DEFICIT perchè l’ammontare della SPESA PUBBLICA DRENA RISORSE!!! Troppo facile trincerarsi dicendo che questo è discorso da bar……….
Tanto più che è lo stesso Bagnai che,contraddicendosi, subito dopo dice che il problema è proprio il DEBITO PUBBLICO :…”Ci siamo, nel merito, come piace a lei?
Quindi il problema a monte della spesa è chiaramente il debito, che determina l’enorme spesa per interessi”…Caro Prof,ma la domanda nasce spontanea..: ma se gli interessi si pagano sul debito, e quindi sono una conseguenza non la causa del debito, non è forse proprio l’ECCESSO di spesa pubblica che ha generato il debito che lei stesso evidenzia come il problema del Paese???

Molte,molte inesattezze…..

icebergfinanza
Scritto il 25 Maggio 2012 at 13:35

Caro Enrico dai un’occhiata in giro al livello di tassazione dei vari paesi europei e all’incidenza della spesa pubblica sul GDP e poi ci sentiamo …saluti Andrea

giobbe8871
Scritto il 25 Maggio 2012 at 15:00

Ottimo post Andrea , come sempre.

io comunque trovo Oscar Giannino, simpatico, preparato e utile, molto utile per ridimensionare uno Stato Autoritario ingordo quale è il Nostro.

ciaoo

giobbe8871
Scritto il 25 Maggio 2012 at 15:02

è dal 2004 , quando il prof. Guarino insisteva di ridurre il debito pubblico di un 25% per rendere le imprese italiane più competitive, e riuscire a fare concorrenza ai Crucchi 😉

giobbe8871
Scritto il 25 Maggio 2012 at 15:06

Mi costa parecchio oggi dare ragione a chi era euro scettico.
PAOLO SAVONA
NINO GALLONE

ma anche l’ex Governatore Baffi

eil prof. Federico Caffè

i cambi fissi uccidono intere regioni produttive.

La colpa principale resta una classe dirigente corrotta . 😈 Politici e pseudo industriali e professori vigliacchi , traditori verso il popolo italiano.

giobbe8871
Scritto il 25 Maggio 2012 at 15:15

…..Sa quando è sorto il problema del debito? Glielo dico subito: dopo il divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia del 1981, effettuato come parte integrante del percorso verso l’Euro(pa), contestualmente all’ingresso nel Sistema Monetario Europeo. Perché? Semplice. Perché l’ingresso nello Sme obbligava l’Italia ad adottare una politica monetaria restrittiva (alti tassi di interesse) per “difendere” il valore del cambio. Il tasso di interesse reale ha superato il tasso di crescita e l’Italia ha cominciato a indebitarsi per pagare gli interessi sul debito. …..

Nino Galloni racconta che Carlo Azelio Ciampi era severissimo 😈 , e spesso sentiva al telefono il Crucco Helmut Kholl

enricop2
Scritto il 25 Maggio 2012 at 15:16

icebergfinanza,

Mi perdoni sig.Mazzalai,……Fonte :Elaborazioni su dati Eurostat : Incidenza della spesa sul pil (in%)–Anno 2009
Italia 51,9
Germania 47,6
Francia 55,6
Spagna 45,9
UEM 50,6
UE27 50,7
poi,
Roma, 29 feb. (Adnkronos) – Tra i grandi dell’Ue siamo nel gruppo di Paesi che presentano il livello di tassazione sulle imposte dirette più elevato. A sottolinearlo è la Cgia di Mestre che, dopo le dichiarazioni rilasciate dal premier, Mario Monti, ha verificato il peso delle tasse (siano esse dirette od indirette) sui contribuenti di tutta Europa. Ebbene, l’Italia presenta un livello di tassazione sulle imposte dirette (Irpef, Ires, etc.) pari al 14,5% del Pil, mentre le indirette (Iva, accise, imposta di registro, etc.) incidono, sulla ricchezza prodotta, per il 13,9%. Solo la Danimarca (29,6%), la Svezia (19,4%) e il Regno Unito (15,6%) registrano a livello europeo dati relativi al peso delle dirette superiori al nostro.
Ed è meglio non parlare poi del debito pubblico..I numeri sarebbero ancora più impietosi…
Con stima,Enrico

giobbe8871
Scritto il 25 Maggio 2012 at 15:21

Ogni 10 anni il Governo svalutava la £ira e tutto tornava a posto…. :mrgreen:

poi è arrivata la fine dell’URSS, il crollo del Muro, la riunificazione dei Crucchi….e lo SME, tassi fissi del ca..z..o e l’Ecu, e dal 2001 Globalizzazione totale, spinta con 1,5 miliardi di cinesi con i loro Lager

Se ci fossero EuroBond, e Bei si avrebbe una “solidarietà” in Europa.
Ma i Crucchi non sono solidali.

Chi andava raccontando che : la Pace è una Tregua tra 2 guerre ? :mrgreen:

oppure : i Trattati internazionali valgono meno del valore della carta su cui vengono scritti :mrgreen:

www Morgenthau 😉

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