UNA RIVOLUZIONE NELLE UNIVERSITA'!
Quello che ho letto in questo articolo di J.Bradford De Long pubblicato su PROJECT SYNDACATE ha dell'incredibile, specialmente se si considera che viene dal pensiero di uno dei principali responsabili della madre di tutte le crisi, uno dei padri della deregulation, quel Larry Summers che ha espresso tutto il suo fallimento come capo della strategia economica della Casa Bianca a fianco di Obama…
BERKELEY – Il momento più interessante della conferenza tenutasi a Bretton Woods, New Hampshire (anche luogo della conferenza del 1945 che definì l’assetto dell’economia globale odierna), si è verificato quando Martin Wolf, editorialista del Financial Times, ha posto una domanda all’ex Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Larry Summers, ed ex assistente del Presidente Barack Obama sulla politica economica. Nello specifico Wolf chiese se ciò che si è verificato negli ultimi anni non sta semplicemente ad indicare che gli economisti (accademici) non hanno capito quello che stava succedendo.
Nella parte migliore della sua risposta Summers ha affermato che [Walter] Bagehot aveva fatto riferimento ad un contesto simile a quello che ha poi portato alla crisi recente, così come ulteriori elementi sono stati indicati da [Hyman] Minsky e forse ancor di più da [Charles] Kindleberger. Questa risposta potrebbe non aver alcun significato per un non economista, ma si è invece trattato di un atto d’accusa sconvolgente.
E' incredibile sentire uno dei principali degli artifici di questa crisi nominare i testi di alcuni libri e autori che negli anni precedenti alla crisi mi hanno aiutato ad individuare da lontano la tempesta perfetta, incredibile comprendere come sono stati ignorati questi insegnamenti.
Io non sono un economista, ma un appassionato di storia, di economia e filosofia, ecco perchè e' ora che nelle nostre università si rivoluzioni il pensiero unico e dominante.
Come ho scritto nel mio libro, l’educazione finanziaria deve partire dalle giovani generazioni, non può ridursi a una mera trasmissione di nozioni, nozioni che spesso appaiono solo un pretesto per inculcare una visione delle cose che nulla ha a che vedere con la realtà. È importante incominciare a immaginare un rotta che guardi al di là dell’orizzonte «scientifico» dell’economia e della finanza. La ricostruzione della scienza economica e della cultura finanziaria deve necessariamente passare da una riscoperta complementarietà tra la cultura umanistica e quella scientifica, attraverso la filosofia morale e la sociologia, l’economia cognitiva, la storia economica e politica, limitando il peso della componente matematica pura.
Ecco perchè "Viaggio attraverso la tempesta perfetta" non troverà mai posto nelle biblioteche universitarie, ecco perchè non verrò mai invitato a parlare in alcuna università. Questo è un libro eretico! Quest
La ricostruzione della scienza economica e della cultura
(…) Bagehot (1826-1877) era uno dei direttori dell’Economist nel XIX secolo e autore di un libro sui mercati finanziari, Lombard Street, del 1873. Summers ha senza dubbio ragione nel dire che nel libro ci sono diversi elementi sulla crisi dalla quale ci stiamo riprendendo.
Per quanto riguarda Minsky (1919-1996) invece, gli aspetti legati alla crisi sono in realtà presenti non tanto nella raccolta dei suoi saggi intitolati Can “It” Happen Again?, bensì nell’interpretazione di Kindleberger (1910-2003) del suo lavoro presentato nel libro Manias, Panics, and Crashes: A History of Financial Crises, del 1978. Quando gli è stato chiesto di citare qualche nome di autorevoli economisti a cui rivolgersi per capire la crisi del 2008, Summers ha citato questi tre uomini del passato, un libro scritto 33 anni fa’ ed uno scritto due secoli fa’.
Si un libro scritto 33 anni fà e uno scritto due secoli fa, mentre io sono andato ben oltre, sino al '600, sino alla bolla dei tulipani.
Ma l'incredibile non finisce qui, Summer parla anche di Shiller, Akerlof, Eichengreen… tutti autori in particolar modo di primi due maestri di economia comportamentale, altra materia in cui mi sono specializzato in questi lunghi anni…
Ha poi ampliato la sua riposta citando alcuni economisti contemporanei tra cui Eichengreen, Akerlof, Shiller e “molti, molti altri”. Ha parlato della rivoluzione all’interno della finanza dettata dal fatto che l’ampio margine di volatilità dei prezzi dei beni non ha rispecchiato i principi fondamentali, e ha poi aggiunto che la macroeconomia non è riuscita a mantenere il passo con questa rivoluzione. A discapito della macroeconomia contemporanea, gli economisti non sono stati, di conseguenza, in grado di capire l’andamento dei prezzi dei beni, le manie, il panico e la liquidità.
Per Summers il problema è legato al fatto che ci sono troppi elementi di distrazione, di confusione e di negazione dei problemi nel primo anno di corso di diversi programmi di dottorato. Ne risulta che, sebbene gli economisti acquisiscano un’ampia conoscenza, tendono a dimenticarne parte che risulta poi essere rilevante e ad essere distratti dalla mole di nozioni.
Ma ascoltate ora…
(…) Mi sorprende l’entità della catastrofe, ma quello che mi sorprende ancor di più è l’apparente fallimento degli economisti accademici nel prepararsi per il futuro. Sulla scia della crisi mi aspettavo che i dipartimenti economici di tutto il mondo affermassero che bisogna cambiare i modelli impiegati.
Il fatto è che abbiamo bisogno sempre meno di teorici di mercati efficienti e sempre più di persone che lavorino (…) sui pregiudizi nozionistici. (…) Abbiamo bisogno di più storici delle politiche monetarie ed economiche e meno ideatori di modelli. Abbiamo bisogno di più economisti come Eichengreens, Shillers, Akerlofs, Reinharts, e Rogoffs e soprattutto come Kindleberger, Minsky, o Bagehot.
Incredibile no, tutti autori citati e seguiti e condivisi da Icebergfinanza in questi lunghi anni ma …
Tuttavia, non è questo quello che dicono i dipartimenti economici.
Forse non mi rendo perfettamente conto di quello che sta succedendo. (…) Ma se per caso mi sono perso qualche cambiamento epocale in atto, mi piacerebbe che qualcuno me lo indicasse.
Forse gli economisti accademici perderanno la condivisione delle loro teorie e la loro influenza sugli altri attori -dalle scuole di business ai programmi sulla politica pubblica, ai dipartimenti di scienze politiche, di psicologia e sociologia-. Mentre poi i rettori e gli studenti universitari chiedono più rilevanza ed utilità, forse questi colleghi inizieranno ad insegnare le funzionalità dell’economia lasciando agli accademici una disciplina che insegna semplicemente la teoria della scelta logica.
O forse l’economia rimarrà una disciplina che dimentica gran parte delle nozioni di una volta e che si fa continuamente distrarre, mandare in confusione e negare. Se dovesse veramente succedere, staremo tutti molto peggio.
J. Bradford DeLong, ex assistente segretario al tesoro degli Stati Uniti, è professore di economia presso l’Università della California di Berkeley e ricercatore associato al National Bureau for Economic Research.
Purtroppo loro stanno perdendo tempo a parlare del sesso degli angeli , in pochi vogliono un cambiamento reale di mentalità e i conflitti di interesse sono enormi in ogni campo.
Una rivoluzione nel pensiero accademico ecco quello che ci vorrebbe, quello che sostengo da tempo! Purtroppo però non accadrà, perchè anche in alcune università, spesso e volentieri, ma non sempre per fortuna, il sequestro delle menti, la dittatura delle nozioni è totale!
In giornata un nuovo post, mentre nel frattempo chiedo a tutti coloro che fossero interessati a partecipare all'incontro del 4 di giugno in concomitanza con il Festival dell'Economia a Trento, di segnalarlo come descritto in cima al blog alla seguente mail entro il 10 di maggio, un'occasione di stare insieme, condividere i nostri pensieri e le nostre sensazioni.
le università dovrebbero in particolare insegnare ai grafici ad usare meglio Fhotoshop- e i fotomontaggi – vedi , peacereporter Osama……………………
A proposito di università e di luoghi – convegni preposti alla diffusione
– scambio della cultura economica
Draghi oggi sul sole 24 ore manda un “messaggio in codice“
«Il fattore del rischio del debito sovrano é collegato allo stato di salute delle banche: tutte queste politiche sono complementari e devono essere coerenti». Solo assicurando coerenza «il sistema finanziario potrà fronteggiare» gli choc.
Bene sembra che gli choc finanziari siano imminenti allora… forse
ci sta dicendo proprio questo .. come se sapesse che sta arrivando
un bel Tzunami da debito sovrano…
come noterete l'articolo titola con una nota e noiosa formula: "segnali di ripresa ma… etc. etc. " c'è sempre un ma e un forse…
Paolo Cogorno
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Rick è saltato dall'altra parte dopo 40 anni: rimangono solo Mish e Pretcher.
Fra breve saltano anche loro.
Per lo meno Rick ha argomentato correttamente e fatalità non l'ha convinto Gary, Lew, Schiff, ma un blogo anonimo FOFOA.
Aspetti che saltino sull'altra sponda anche gli ultimi due irriducibili o salti prima?
In realtà credo di aver capito cosa intendi per deflazione: devi essere pieno di oro come un uovo, e ragionando da questo punto di vista, c'è una deflazione pazzesca.