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L'ORA DELLA VERITA'!

Scritto il alle 02:01 da icebergfinanza

Sembra passato chissà quanto tempo da quando nel lontano aprile del 2007, in piena euforia da rialzo secolare, non appena il mercato ebbe digerito la grande paura della consapevolezza del fenomeno subprime, scrissi un post dal titolo:

RECESSIONE_O_NON_RECESSIONE,_QUESTO_NON_E’_UN_DILEMMA!

un post che, certamente sarebbe stato solo l’inizio di un cammino di analisi attraverso quella che sarebbe stata la " madre " di tutte le crisi finanziarie della storia della finanza mondiale.

Devo ammettere che non è stato un cammino semplice e privo di difficoltà, perchè viaggiare da solo controcorrente, tra lo scetticismo generale, spesso tra coloro che ti sono accanto nella vita quotidiana implica un lavoro di conoscenza ed approfondimento non indifferente, richiede la capacità di porsi in gioco, cercando di confrontare le proprie convinzioni con la realtà e l’oggettività dei dati, degli avvenimenti.

Analisi dopo analisi, la mia convinzione in questi mesi si è rafforzata in nome di una semplicità, che spesso determina la chiave di svolta, di lettura, di argomenti talmente complessi da nascondere una facile comprensione. RECESSIONE_ECONOMICA

L’eccesso di questa epoca di alchimia e grande creatività finanziaria, la sua opacità, la sua complessità e la leva finanziaria erano delle meteore supportante dalla convinzione generale, dal consenso nella nascita di una nuova finanza ed economia, basata sulla diffusione del rischio.

Oggi David Rosenberg, uno degli economisti più ascoltati di Wall Street, Bank’s chief North American economist di Merrill Lynch ci comunica che l’America è appena entrata nella sua prima vera recessione economica in 16 anni decretando l’ingresso nel suo primo mese di recessione, dovuto ai dati sulla disoccupazione di cui ho appena parlato nell’ultimo post!

Merrill Lynch è la prima banca americana che dichiara ufficialmente che la recessione oggi non è una previsione, ma una realtà!

Chi mi segue da mesi sà che questa mia visione ha avuto il supporto di due autorevoli e geniali economisti americani come Nouriel Roubini e Paul Kasriel, la strada è ancora lunga, resta da definire l’intensità e la durata di questa recessione, ma la soddisfazione di aver condiviso con tanti di Voi questo cammino è una sensazione irripetibile.

Non sò se un giorno vedrò riconosciuto questo lavoro, ma ciò che ho provato su questo veliero grazie a Voi miei compagni di viaggio non lo scorderò mai, come non posso dimenticare il velo di tristezza che avvolge il mio e nostro viaggio nel vedere come il ripetersi degli eccessi finanziari di pochi determino il  "decesso" di una moltitudine imprecisata di uomini ed aziende che spesso vivono inconsapevolmente la " privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite ".

Rosemberg, richiama a sostegno della sua tesi tutta una serie di dati negativi compresi i qauttro barometri principali utilizzati dalla National Bureau of Economic Research, ovvero il reddito reale personale, la produzione industriale la reale attività di vendita al dettaglio e il settore manifatturiero. US_RECESSION_IS_ALREADY_HERE!

Vorrei ricordare inoltre come abbiamo già visto che, tralasciando l’immobiliare residenziale con la sua dinamica deflattiva il settore commerciale tende a declinare spesso a recessione in corso e la stessa regola vale anche per il settore dei servizi, ovvero l’ISM no manifacturing.

Ovviamente questa è una delle tante visioni che popolano il mondo finanziario americano, tanto che Lehman Brothers sostiene dieci ragioni per cui l’ America non cadrà in recessione. NO_RECESSION_BUT!

Nel frattempo tornano a farsi insistenti le voci di una possibile bancarotta da parte di COUNTRYWIDE, primo operatore americano nel campo dei mutui, recentemente ricapitalizzata da Bank of America e da altre istituzioni finanziarie, unica banca commerciale settoriale che ha accesso alla DISCOUNT WINDOW della Federal Reserve.

Il crollo di AT&T che comunica al mercato la probabile contrazione dei consumi con ovvi riflessi sulla telefonia fissa e sull’utilizzo della banda larga e il persistere di indicazioni pesantemente negative dal mercato immobiliare con l’indice PENDINHG HOME SALE crollato del 2,6 %!

Ricordo che l’indice in questione è un importante segnalatore delle condizioni economiche delle famiglie in quanto prima di firmare un preliminare di compravendita chiunque deve essere ben consapevole della propria redditualità presente e futura.

Vorrei soffermarmi per un attimo sulle dichiarazioni della capo economista della NAR che in riferimento alla revisione al rialzo del mese precedente prosegue nella sua politica di riscontrare ormai da più di 10 mesi una stabilizzazione prossima del mercato.

Ricordatevi sempre di cercare di intravedere quali siano i possibili conflitti di interesse di ogni fonte di informazione!

Concludo ricordando la folgorante " ALBA SEMI-KEYNESIANA " in atto nelle intenzioni dell’amministrazione americana, prima attraverso delle moratorie di carattere palliativo su un piccola parte dei mutui in fase di reset, poi attraverso politiche fiscali che dovranno far i conti con il deficit federale.

Keynes sosteneva che le crisi economiche sono un carattere permanente del capitalismo e sposava nella sua " Teoria Generale ", la necessità dell’intervento politico, attraverso programmi di spesa pubblica.

Nel post relativo alla GRANDE_DEPRESSIONE scrissi che Keynes ha sempre sostenuto che il capitalismo non può salvarsi dai propri eccessi senza l’aiuto e l’intervento dello Stato, attraverso il ricorso ad iniezioni di liquidità, investimenti pubblici e una politica di redistribuzione dei redditi con un certo grado di protezione doganale.

Uno dei cardini della teoria keynesiana è che il finanziamento della spesa pubblica può essere sostenuto ricorrendo al deficit di bilancio, senza per questo aumentare la tassazione. In sintesi non si tratta della stessa cosa, ma la priorità dell’intervento statale di fronte al fallimento del mercato è davanti agli occhi di tutti.

Si moltiplicano le pressioni sull’Amministrazione per scendere in campo a sostegno di una congiuntura estremamente fragile, soprattutto dal Congresso a maggioranza democratica insieme agli appelli di Larry Summers e Martin Feldstein con tagli alle tasse destinati a rilanciare i consumi ed investimenti.

Per quanto riguarda infine la "polvere magica" della politica monetaria le scommesse per un taglio di 50 punti basis sono all’ordine del giorno, ma vorrei ricordare che la stessa ANNA SCHWARTZ autrice assieme a Milton Friedman della Monetary History of the United States sostiene che …

"Liquidity doesn’t do anything in this situation," says Anna Schwartz, the doyenne of US monetarism and life-time student (with Milton Friedman) of the Great Depression.

"It cannot deal with the underlying fear that lots of firms are going bankrupt. The banks and the hedge funds have not fully acknowledged who is in trouble. That is the critical issue," she adds."

La TRAPPOLA della LIQUIDITA’ è in sostanza virtualmente in atto, dove al rendimento dei FED FUNDS al 4,25 % fa da riflesso l’inflazione al 4,30 % che teoricamente annulla la validità di qualsiasi investimento a breve termine, tranne che per la conservazione del capitale.

Ne abbiamo già parlato con PAOLO_BARRAI, la sua sensazione era quella che la FED potesse costringere il mercato a sostenere l’azionario sulla base di un rendimento pari a zero o negativo, ma ad oggi in un " BEAR MARKET " il tentativo è fallito e l’unica alternativa resta sempre e solo l’ORO!!!

Ormai leggendario è il fallimento della " LIQUIDITY TRAP " durate la GRANDE_DEPRESSIONE_del "29 dove le banche non vollero più concedere prestiti e i potenziali mutuatari contrarli.

Oggi l’essenza stessa del credit crunch, la mancanza di fiducia nelle controparti, nasconde uno dei sintomi e fattori scatenanti della Grande Depressione, dove il sistema bancario entra in crisi oggi per le vicende ben note, tende a non fare più prestiti, chiede il rientro di quelli esistenti a rischio presunto, togliendo l’ossigeno ad un’economia sulla via della recessione. I fallimenti individuali unitamente a quelli del sistema corporate ricaddero sul sistema bancario, i prezzi delle attività a garanzia crollarono e le banche chiusero i rubinetti determinando un circolo vizioso che culminò con il fallimento di molte istituzioni finanziarie.

Oggi il potenziale default del sistema è semplicemente devastante, la mia sincera speranza è che si riesca ad ammortizzare ed evitare un effetto domino sul sistema.

Secondo il segretario al Tesoro Paulson, non esiste una singola e semplice soluzione per risolvere gli eccessi degli ultimi anni e una correzione immobiliare è inevitabile e necessaria.

Beato cielo, dove è stato in tutti questi mesi, perchè gli amici di Goldman Sachs non lo hanno avvertito che stavano scomettendo pesantemente contro il mercato immobiliare, quasi unica banca d’affari al mondo?

Una globale e colossale sottovalutazione del potenziale contagio unitamente ad una politica in stile " laissez faire " ha contribuito a contaminare nel profondo la stessa economia, ultimo baluardo attraverso il mondo del lavoro dove secondo gli ultimi dati la realtà ci porta ad osservare che oltre ad un balzo della disoccupazione, le aziende riducono gli orari di lavoro e i lavoratori a part-time sono ai livelli dell’anno 2003.

Solitamente durante una recessione come abbiamo già visto lo S&P 500 scende in media dal 21 al 29 % e qui resta il grande interrogativo di quanto profonda e prolungata sarà questa recessione.

Le perdite saranno profonde e se ciò non avverrà, allora il concetto di rischio sparirà per sempre dal Vostro vocabolario, in quanto vorrà dire che è l’alba di un nuovo sistema finanziario ed economico immune da qualsiasi crisi duratura.

Credo nel mio piccolo,  di aver contribuito in questi mesi ad proteggere i capitali di tutti coloro che hanno riposto in me la loro fiducia, magari non dal punto di vista strettamente tecnico ed operativo ma con due regole forti e chiare:

 " CASH IS KING & GOLD……THE QUEEN "

….appena possibile vedremo insieme strategie e strumenti in…

 

RE ARTU’ E I CAVALIERI DELLA TAVOLA ROTONDA!

http://www.fucinadeldrago.com/index.php?main_page=index&cPath=4

 

27 commenti Commenta
utente anonimo
Scritto il 9 Gennaio 2008 at 08:42

Complimenti Capitano!!!
La rotta era giusta.
Io non lo ho mai messo in dubbio.
E’ un privilegio far parte di questo equipaggio.

Mas

utente anonimo
Scritto il 9 Gennaio 2008 at 09:50

Andrea Carissimo,

Il valore del tuo lavoro è così grande, così importante da rendere inadeguato ogni ringraziamento e ogni plauso al tuo operato.

Per quello che può valere, spero ti farà piacere sapere che grazie ai tuoi post, ho migliorato le mie cono scenze finanziarie, il mio equlibrio emotivo la mia vison del mondo.

Credo di essere uno dei tanti che leggono, a doverti ringraziare.
Se potessi lo farei personalmente, donandoti i prodotti della mia terra, la Liguria.

Ti esorto a valutare un eventuale incontro, vicino a qualche “porto” a te + congeniale, sarebbe un’eperienza fantastica.

Ogni bene a te a chi ti è vicino.

Roberto.

Scritto il 9 Gennaio 2008 at 10:12

Sei un grande Andrea . . . .!!!
Un saluto con stima dalla Romagna, by Zanotti Roberto di Cesena.

utente anonimo
Scritto il 9 Gennaio 2008 at 10:35

Caro capitano,

che cona ne pensa di Countrywide come investimento in azioni?

utente anonimo
Scritto il 9 Gennaio 2008 at 10:52

Premetto che amo molto il mare quindi aver trovato un capitano come te non può far che piacere.C omplimenti vivissimi per l’intelligenza e l’onestà intelettuale doti molto rare in questo mondo di pecore

utente anonimo
Scritto il 9 Gennaio 2008 at 12:18

Premesso che come ho detto in altro post faccio l’economista e quindi non sono del tutto digiuno in materia di previsioni economiche, devo pubblicamente ringraziare Andrea per aver portato alla mia attenzione già da mesi una mole di dati e opinioni assai convincenti che mi sarebbe stato assai arduo andare a cercare da solo. Anche grazie alla lettura di questo Blog, sono oggi 90% liquido, e attendo con impazienza di leggere i futuri post in materia di evoluzione della situazione globale, che prevedo difficile per almeno un anno, ma che nei prossimi mesi dovrebbe offrire interessanti spunti per rientrare sui settori più penalizzati dal panico che attualmente serpeggia nella vasta prateria degli investitori appartenenti al parco buoi.
Codialmente,
Guido

utente anonimo
Scritto il 9 Gennaio 2008 at 13:02

Un complimento al capitano sperando che continui a segnalarci la retta via con tutti i suoi blog.
Dal primo giorno di visita nel sito del capitano Andrea, abbiamo trovato una miniera d’oro di informazioni e notizie.
Un grazie per tutto questo.
Cordiali saluti.

Muec65

utente anonimo
Scritto il 9 Gennaio 2008 at 14:15

Grazie capitano per i tuoi post che sono la prima cosa che vedo ( o spero di trovare) quando mi collego in internet. A questo punto vorrei chiederti un consiglio; vedo che forse l’unico investimento sicuro in fase di recessione è l’oro ma quali sono gli strumenti finanziari che abbiamo a disposizione per acquistarlo. Ed ai prezzi attuali è un buon investimento.
Non so se risponderai alla mia domanda ma ti ringrazio anticipatamente e continua così.

utente anonimo
Scritto il 9 Gennaio 2008 at 14:43

l’ ennesimo (mio) grazie al Capitano.
Tra tutti i meriti ti riconosco maggiormente la raccolta dei dati giusti che facevano presagire ciò che oggi è concreto – non hai mai detto : mi sento che l’occupazione calerà!
Riconosco la bravura di Roubini e Kasriel , ma non posso ritenere incompetenti tutti gli altri economisti che leggevano altri dati, arrivando poi a conclusioni diverse.
Se prevedere la recessione fosse come eseguire un’espressione matematica probabilmente … prevedendola tutti … beh non arriverebbe. In fondo sono convinto che altri dati presagivano uno scenario diverso, altrimenti le banche non avrebbero perso montagne di soldi.
Per questo, forse, oh Capitano, i tuoi meriti sono grandi.
Per quanto riguarda i guadagni in borsa, ritengo che sia un altro campo …
Fogar

utente anonimo
Scritto il 9 Gennaio 2008 at 16:42

Caro Andrea, credo che tutti ti riconoscano una onestà intellettuale e personale che non è facile riscontrare nel mondo di oggi. Sei una persona preziosa e al di là della conferma dei dati che ci hai anticipato in tutti questi mesi e puntualmente confermati , andando controcorrente e ricevendo anche critiche ingiuste, hai svolto un gran bel lavoro! Franco

Scritto il 9 Gennaio 2008 at 18:07

Grazie ancora a tutti, oggi ho un pò di tempo quindi cercherò di rispondere ad alcune domande o proposte.

Caro Roberto non posso promettere nulla ma forse un giorno chissà ci si potrà trovare tutti insieme, mi immagino spesso come uscire da questo ” mondo virtuale ” che è internet ed avere la possibilità di conoscerci tutti non solo per nickname ma nella realtà! Una sorpresa dal gusto speciale.

Per quanto riguarda Countrywide la mai sensazione è che il default sia sostanzialmente inevitabile, non è possibile bruciare capitali a quel ritmo!

Ciao Guido, confesso che per quanto riguarda gli sviluppi futuri i miei sentimenti sono contrastanti, nel parleremo in futuro ma a differenza del consenso non vedo alcun valore da cogliere in quest’anno, panico o non panico, non avrei alcuna fretta. Vi sono troppi fattori potenzialmente negativi, non ancora prezzati dal mercato. D’ora in poi incomincia un’altra avventura che consisterà nel saper cogliere i segnali di cambiamento all’orizzonte, senza alcuna pregiudiziale.

Per quanto riguarda la Borsa invece Fogar è vero è tutt’altra cosa anche rispetto alle possibilità di guadagnare ma vi sono dei periodi nella storia nei quali è meglio non essere affatto investiti in equity!

Il problema è quello che accadeva al sottoscritto in passato ovvero quello di dare per scontate certe cose, vivere di sensazioni, come ha fatto sinora la stragrande maggioranza del mercato ovvero credere all’onnipotenza di questa nuova creatività finanziaria.

Come detto più volte amo la saggezza popolare, riflettere ed scrutare in profondità, ama la semplicità dove è nascosta la risposta ad ogni domanda della nostra vita.

Questa volta non sarà affatto come ognuna delle precedenti bolle azionarie P/E ratio o non, compresi.

Per quanto riguarda l’ oro ne abbiamo già parlato in un commento nel post ” ROTTE di NAVIGAZIONE, STRATEGIE DI INVESTIMENTO ” ma ne riparleremo un maniera approfondita nel prossimo post.

Non so quando ma prima o poi ci arriveremo. Grazie ancora a tutti Voi, siamo solo all’inizio e credo che da ora in poi il vento soffierà a forza infinita!

Andrea

utente anonimo
Scritto il 9 Gennaio 2008 at 22:19

Grazie Andrea, grazie di non negare a nessuno di salire sulla tua Arca. Aspetto ogni tuo nuovo blog come quando da bambino aspettavo l’uscita di Topolino. Grazie per avermi riportato indietro nel tempo, ad amare le cose semplici, pulite, sincere. Paolo

utente anonimo
Scritto il 9 Gennaio 2008 at 23:10

A mio modesto avviso è ancora un po’ prestino per parlare di recessione con sicurezza… i dati non sono ancora proprio del tutto univoci e poi gli analisti di Merrill non parlano mica per verità divina anche perché, se vogliamo, gli esperti di Lehman li hanno di già smentiti.
A settembre/ottobre io prevedevo un forte rallentamento ma non recessione, tuttavia ora credo anch’io che la via imboccata non lasci alternative (basta guardare la famiglia della porta accanto: la gente ha decisamente sempre meno soldi) e quindi mi sento di dire che hai ragione Andrea.
Ora si tratta di riuscire a capire le prossime mosse.
Io, forse prematuramente, ho iniziato con piccoli aquisti su titoli in portafoglio del grande Buffet entrando a prezzi più bassi dei suoi(vedi USG e Bank of America).
Che ne pensi Andrea?
Guardare le grandi aziende che hanno perso molto ed entrare da ora a piccole dosi sarebbe troppo prematuro secondo te?
Auguro una buona notte a tutti e spero che questo blog rimanga a lungo così incontaminato, con persone che vogliono parlare di finanza ma anche dell’uomo

utente anonimo
Scritto il 10 Gennaio 2008 at 10:40

Capitano mio Capitano…
Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare…e credo che non siamo che al riscaldamento di quanto possa succedere ! Ma con un equipaggio ben affiatato credo si possa andare lontano molto lontano !
Massimo

utente anonimo
Scritto il 10 Gennaio 2008 at 10:48

GRAZIE A TUTTI

utente anonimo
Scritto il 10 Gennaio 2008 at 21:31

Grazie ancora di tutto capitano

Un saluto a tutti
(ogni tanto torno a far visita)
By Fabio

utente anonimo
Scritto il 10 Gennaio 2008 at 23:10

Ciao Andrea, ciao ragazzi, scusate se mi permetto, ma voglio porvi una domanda.
Secondo voi in quale settore economico sara la prossima bolla? Inverita gia in formazione.

Ps Andrea, il fatto che non ti si faccia i complimenti in maniera esplicita, non vuol dire che tu non li meriti, o che non ti venga riconosciuto il merito.

Ciao, Matteo M

utente anonimo
Scritto il 11 Gennaio 2008 at 00:09

Carissimi, non è adesso ma tra un pò di tempo (dopo marzo come già scritto mesi fa, dopo che si sarà consumata questa correzione) che la bolla più grande si formerà sul nasdaq, e tanti ma tanti soldi affluiranno lì per lo più su società non americane (che però ne beneficeranno). Quando il nuovo presidente dirà: è tutto a posto non c’è da temere, allora è li che bisognerà scappare dalle borse (ma saremo nel 2009, per adesso mi sembra prematuro (anche se non sto dentro in quanto aspetto per l’appunto marzo)
Giulio

Scritto il 11 Gennaio 2008 at 14:39

Non devo far altro che complimentarmi: Andrea sei veramente in gamba. Leggo sempre i tuoi articoli, che ritengo eccezionali.
Marco Calì, consulente finanziario indipendente.

utente anonimo
Scritto il 11 Gennaio 2008 at 16:56

A proposito del prossimo settore…il credito a comingiare dalle carte di credito…AMEX credo che traini l’affondata a tanti altri.
Senza credito niente acquisti e cosa tagli per primo ? Il lusso.
Saluti
Massimo

utente anonimo
Scritto il 11 Gennaio 2008 at 17:21

Andrea cosa ne pensi di questa storia paventata – immaginata – provocata – che produce sempre uno strano formicolio al basso schiena. Un fastidio polveroso attraverso il quale non si sa cos’aspettarsi.

RIPORTO L’ARTICOLO .

ed apriamo la discussione :

«L’Italia dovrà uscire dall’euro»
Maurizio Blondet
10/01/2008
Tommaso Padoa-Schioppa e Christine Lagarde ad un meeting UE tra i vari ministri dell’economia

Ambrose Evans-Pritchard, ben informato giornalista economico del Telegraph, torna sull’argomento preferito suo, e dei circoli britannici che frequenta: ora che comincia la recessione, l’Italia e la Spagna saranno espulsi dall’area euro per la loro gestione finanziaria allegra (1).

Stavolta, la fonte è uno studio di BNP Paribas: un decennio di minore produttività e rigore nei Paesi del sud-Europa (oltre a Italia e Spagna, Grecia e Portogallo) sta per provocare una tensione con i Paesi europei del Nord, più virtuosi nel mercato globale.
«Inflazione, costi per unità di prodotto e bilanci dei conti correnti stanno divergendo», avverte il rapporto Paribas: «Tali tensioni hanno potuto essere camuffate durante il boom economico, ma vengono in primo piano in tempi di crisi. Non è un caso che precedenti unioni monetarie si sono spaccate durante periodi di crisi economica».
Come si manifesta la «tensione»?

Con una diversa valutazione, da parte dei «mercati» (leggi: speculazione) dei titoli di debito, e anzitutto dei Buoni del Tesoro, emessi dai vari Paesi europei.
I BOT tedeschi e quelli italiani sono emessi entrambi in euro.
Dunque, dovrebbero fruttare lo stesso interesse.
Invece non è così.
Per comprare i BOT italioti, gli investitori (speculatori) chiedono un interesse maggiore, a compenso del rischio-Italia.
E’ lo «spread», e questo divario fra i BOT tedeschi e quelli italiani si allarga.
Prima che scoppiasse la grande crisi del sub-prime, innesco della recessione mondiale incombente, questo divari era piccolo: 0,2 per le Spagna e 0,18 per l’Italia.
Oggi, lo spread è aumentato di 8-10 punti-base in tutti i paesi del gruppo dei paesi mediterranei, insieme poco competitivi e spreconi in spesa pubblica, che gli inglesi chiamano spregiativamente Club Med.

Hans Redeker, analista-capo di BNP Paribas per il settore monetario, prevede che questo divario «rispetto ai Bund tedeschi (i BOT germanici) salirà a 0,50-0,60 per l’Italia, e forse ancor più per la Spagna, molto più esposta allo sgonfiamento del suo mercato immobiliare. I mercati puniranno le cattive gestioni».
Un simile divario di interessi sul debito non s’è mai verificato prima nella zona euro.
Italia, Spagna e Club Med in generale vedranno un aggravio degli interessi che devono pagare sul loro debito pubblico, e ciò li costringerà a tagliare ancor più il deficit di bilancio.

«I politici di Italia e Spagna non sembrano comprendere quanto siano incancreniti i loro problemi», dice Redeker: «Dovranno tagliare ancor più i salari reali, e questo sarà spiacevole».
Quelli del Club Med, aggiunge, fanno i furbetti, scaricando i loro problemi sulla Germania virtuosa. Sotto forma di inflazione.
«Ma io dubito che la Germania possa accettare una tale situazione. Questo creerà frizioni nell’eurozona, con l’indebolimento dell’euro come conseguenza».

I Paesi del Sud Europa hanno perso, dal 1998 ad oggi, un buon 30% in competitività della loro forza lavoro rispetto alla Germania: per quanto i salari italiani siano i più bassi della zona, i mancati investimenti che davvero aumentano la produttività del lavoro (innovazioni industriali, infrastrutture veloci) fanno sì che i salari debbano scendere ancor più.
Per l’Italia, il problema è aggravato dall’astronomico debito pubblico (responsabile: la Casta e i suoi clienti), pari al 108% del PIL.
Forzata ad aumentare i frutti dei suoi BOT di 0,60 punti rispetto a quelli tedeschi, Roma rischia un tale aggravio della spesa pubblica da rischiare di entrare in una spirale debitoria di tipo argentino.

Non a caso Fitch e Standard & Poors hanno declassato il debito nazionale nostrano.
La Spagna ha un debito pubblico minore – è meglio governata – ma il suo tallone d’Achille è la bolla immobiliare, che ha trascinato un boom malsano e si sta rovesciando in un crack nazionale. Inoltre, la Spagna ha un deficit commerciale più grosso, 10% del PIL, e la Grecia del 13%.
La politica monetaria condotta dalla Banca Centrale Europea aggraverà i problemi di tutti, le cicale e le formiche.
«E’ una politica monetaria a taglia unica: che può risultare troppo restrittiva per alcune economie, e troppo rilassata per altre».
Lo stesso tasso europeo può essere troppo basso per la Germania (che così imbarcherà inflazione) e troppo esoso per Spagna e Italia (aggravandone il costo dell’indebitamento).
Nella recessione avanzante, la Germania vorrà pagare il prezzo della sua unione all’Italia e alle altre cicale?
Certamente no.

In generale, le varie unioni monetarie tentate in passato si sono spaccate, perchè non seguite dall’unificazione politica – che spalma i pesi e i benefici nella solidarietà nazionale.
E’ accaduto ai Paesi scandinavi in passato.
E’ accaduto anche al Gold Standard, spaccato dalla grande crisi del ’29.
La UE è stata voluta così dai suoi burocrati-ispiratori, che hanno messo il carro dell’unione monetaria davanti ai buoi dell’unione politica, sperando che la prima avrebbe obbligato alla seconda.
Tipicamente, Padoa Schioppa alla UE.

Il suo «ragionamento» è stato: la moneta unica provocherà una crisi da divergenze asimmetriche?
Tanto meglio, così gli Stati disperati saranno forzati a chiedere in ginocchio a noi eurocrati di assumere la sovranità sovrannazionale.
E’ per questo che Padoa Schioppa passa per un genio nella eurocrazia, perché ha pianificato il disastro monetario come una opportunità per il potere a-democratico.

Così l’Europa va verso la grande recessione priva degli organi sovrani per attenuarle: essenzialmente una Tesoreria politica, e un sistema di sicurezza sociale comune che distribuisca i sacrifici fra le diverse societa nazionali.
Ma l’effetto più probabile non sarà quello previsto da Padoa Schioppa il bamboccione.
Sarà la spaccatura della UE in due zone monetarie, quella debole a Sud e quella forte a Nord.
O forse, l’espulsione dell’Italia dalla zona euro per palese indegnità e furberia.

Come si ricorderà, nel 2005 la banca olandese HSBC esplorò l’ipotesi che Roma potesse, per volontà sua o per invito degli altri, tornare alla lira.
Conveniva o no?
«Forse», fu la risposta.
Da una parte, l’Italia potrebbe tornare a compensare la sua minore competitività svalutando.
Ma dall’altra, visto che il suo debito pubblico e i debiti in generale resterebbero denominati in euro «forte», non potrebbe più servire quel debito ormai schiacciante in termini di lira svalutata, ma dovrebbe dichiarare bancarotta.
Come l’Argentina appunto.
Un destino che la City ci sta predicendo, sardonicamente, da anni.

E’ una fine che Londra aspetta e spera, visto che non ha voluto entrare nell’euro e vuole che i fatti le diano ragione.
Ma dovrebbe, piuttosto, pensare ai guai suoi – di prima della classe del capitalismo globale – che non sono inferiori a quelli del Club Med.
Anzi.

Un rapporto del Davos Economic Forum sancisce che «la Gran Bretagna è più vulnerabile al collasso finanziario (imminente) che ogni altro Paese, dal momento che la sua economia dipende più delle altre da questo settore» (2).
I «valori» finanziari (le carte e cartacce vendute come investimento, confezionate con sub-prime ed altra monnezza) stanno crollando.
Secondo il Davos Forum, ciò prelude ad un «re-pricing dell’intero mercato finanziar
io» globale.
I cartellini dei prezzi apposti su quelle cartazze e obbligazioni e futures dovranno essere tutti riveduti al ribasso.
Tutti gli «attivi» saranno meno attivi che nella scorsa primavera.
Azioni, obbligazioni, immobili, tutto il «mercato» su cui Londra ha campato alla grande da un quindicennio.

La popolazione inglese è più indebitata di quella italiana (per ora), spesso avendo ottenuto denaro a prestito dando la propria casa come garanzia: e il valore della casa è oggi in calo.
La relativa buona amministrazione del debito pubblico è contrastata dalla gestione pessima dei debiti privati; i privati sono stati incoraggiati ad indebitarsi per il bene della finanza speculativa.
Il rapporto di Davos, «Global Risks 2008», ritiene che «il rischio più immediato, e dal punto di vista del costo economico, più grave per l’economia globale, è il collasso sistemico».
E prezzi energetici riducono la «resilienza» del sistema finanziario liberista, ossia la sua capacità di superare la crisi.
Nel prossimo ventennio, prevede, il petrolio resterà carissimo.

Il rapporto invita a «un maggior dialogo a tutti i livelli, tra Paesi sviluppati ed emergenti e tra il capitalismo privato e i governi», insomma un accordo politico globale, magari tipo Bretton Woods, ma un po’ meno, che «guardi avanti» e non freni troppo i movimenti di capitali.
Tuttavia, auspica persino «una cornice di regolamentazione» per le follie della speculazione planetaria che ci ha rovinato.
Troppo tardi, direi.

Maurizio Blondet

utente anonimo
Scritto il 11 Gennaio 2008 at 17:22

SCUSATE PER TUTTO LO SPAZIO OCCUPATO DALL’ARTICOLO.

saluti – nautilus

utente anonimo
Scritto il 11 Gennaio 2008 at 17:38

… e leggetevi anche questa dal nostro medioevo. Epoca in cui il “ SARCASMO” si è in parte dovuto sostituire alla rassegnazione

di Roberto Saviano

UN REGALO BIOLOGICO PER LE NUOVE GENERAZIONI. CHE
si trasformerà direttamente in azioni societarie, capitali, squadre di calcio, palazzi, flussi finanziari, imprese, voti.
http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/rifiuti-campania/roberto-saviano/roberto-saviano.html

Varrebbe la pena ricordare la lezione di Beowulf, l’eroe epico che strappa le braccia all’Orco che appestava la Danimarca: “il nemico più scaltro non è colui che ti porta via tutto, ma colui che lentamente ti abitua a non avere più nulla”. Proprio così, abituarsi a non avere il diritto di vivere nella propria terra, di capire quello che sta accadendo, di decidere di se stessi. Abituarsi a non avere più nulla.

Quando si getta qualcosa nell’immondizia, lì nel secchio sotto il lavandino in cucina, o si chiude il sacchetto nero bisogna pensare che non si trasformerà in concime, in compost, in materia fetosa che ingozzerà topi e gabbiani ma si trasformerà direttamente in azioni societarie, capitali, squadre di calcio, palazzi, flussi finanziari, imprese, voti. E dall’emergenza non si vuole e non si po’ uscire perché è uno dei momenti in cui si guadagna di più.

– nautilus –

utente anonimo
Scritto il 11 Gennaio 2008 at 17:39

l’ora della verita’ e’ ormai giunta, ogni giorno si sente sempre piu’ forte il rumore, ormai hanno capito che la politica monetaria ha fallito, ci manca solo che provino a fare qualcosa sulla politica fiscale e poi siamo alla frutta.
spero solo che non si passi al caos perche’ sarebbe veramente la fine.
comincio a pensare veramente a un new deal, ma non saprei su che basi si possa riparitire.
mi permetto un battuta sulla operazione di carta BOF/COUNTRYWIDE, ma non e’ che si fondono tutte in sieme per farne fallire una sola???
scusami se e’ po che non mi faccio sentire ma ho avuto parecchio da fare.
complimenti
Mariano

utente anonimo
Scritto il 11 Gennaio 2008 at 18:00

Io non credo che ci sbatteranno fuori dall’euro: ora che non possiamo svalutare non rappresentiamo un pericolo per nessuno, mentre il rientro dal debito basato prevalentemente sull’acuirsi della pressione fiscale ci sta progressivamente strangolando.
Temo che chi potrà se ne andrà dall’Italia ed allora si che sarà veramente la fine.

Saluti a tutti

Mas

Scritto il 11 Gennaio 2008 at 18:52

Questo veliero solca l’oceano in tempesta a volte silenzioso a volte pieno di vita, pulsa di emozione ed ogni volta che ritorna a bordo qualche pendaglio da forca che si era allontanato è sempre una festa!

Grazie Marco per i complimenti, non scherzi neanche tu in quanto a tener sveglio l’equipaggio dei mari finanziari, bentornati a Voi Mariano e Fabio era un pò che non ci si sentiva e benritrovati a tutti Voi!

Vorrei velocemente ricordare al nostro compagno di viaggio anonimo che mi chiese un consiglio sulle azioni Countrywide al quale risposi che era impossibile continuare a bruciare capitali a quel ritmo e che erano destinate sula rotta del fallimento che l’esplosione di ieri specialmente se pilotata con il benestare di un arbitro imparziale come la Federal Reserve è un gioco troppo grande e troppo sporco per noi comuni mortali e domani vedremo insieme perchè!

Mariano, bella la battuta sul ” FONDI DUE, DEFAULT PER UNO! “prendi un pugnale ed incidila sull’albero maestro!

Per quanto riguarda la nostra cara Italia, caro Nautilus vorrei proteggere indipendentemente dall’enorme ammasso di rifiuti che circolano nella nostra società, politica, giuridica, sociale, finanziaria od economica che sia quel mondo sommerso che non fà rumore, il mondo del volontariato, il mondo di coloro che credono nel prossimo, nella giustizia, nella verità professionisti con una coscienza, un’etica che sostengono da soli quanto di buono la società produce!

Se poi vogliamo dare un’occhiata intorno non credo che abbiamo bisogno di ricevere lezioni da nessuno, possiamo solo imparare a raccogliere quanto di buono gli altri possano insegnarci, dobbiamo riflettere sulle nostre miserie, sui nostri limiti e i nostri errori ma ogni paese ha i suoi limiti, l’Inghilterra stava per essere travolta dalla sindrome di Marry Poppins, la patria del capitalismo anglosassone, in Norvegia i comuni sono pieni di CDo, in Germania alcune banche sono state salvate dall’ intervento statale, in Francia hanno creato unmini Super Siv per garantire il loro ” BOND INSURER “, il Spagna stà crollando l’illusione immobiliare come in Irlanda, Inghilterra e mezzo Mondo, l’ America svende i suoi gioelli finanziari e manda sulla strada milioni di famiglie, mentre da noi la nostra presunta arretratezza finanziaria o chissà saggezza di altri tempi ci permette di stare un pò meno peggio. Se poi lasciamo la finanza ed entriamo nella realtà quotidiana, allora la musica cambia eccome se cambia, ci sarebbe da scrivere un poema come un’intera enciclopedia sui sotteranei della nostra Umanità!

Amate la Vostra terra, siate fieri di Voi stessi e dei Vostri figli, il cambiamento nasce da noi dalle nuove generazioni altrimenti la speranza è come un lumino che si spegne inesorabilmente!

Ciao Andrea

utente anonimo
Scritto il 12 Gennaio 2008 at 09:26

complimenti sei l’unico che mi faccia capire qualche cosa

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