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RATING DELLE MIE BRAME DOVE STA' IL VERO VALORE DEL REAME! La fiducia nei rating.
Il venerdi successivo alla notizia che l’esposizione di Banca Italease per perdite potenziali sui derivati sarebbe stata di circa 600 milioni di euro, di cui il 60 % concentrata su una ventina di clienti, l’agenzia Fitch ha deciso di rivedere al ribasso il rating emittente di Banca Italease , passando da “A-“ a “BBB+” e mantenendo al contempo la valutazione sotto osservazione con implicazioni negative.
La decisione è stata presa alla luce della maggiore esposizione al rischio credito, con particolare riferimento alla concentrazione dei prestiti e alla vendita di prodotti derivati alla clientela.
Come per illuminazione a ruota il lunedì successivo, gli analisti di Moody’s hanno declassato il rating su Banca Italease portandolo a Baa1 da A3 specificando che la decisione è da imputare alla crescita della potenziale esposizione in derivati.
Secondo un articolo sul SOLE 24ORE a firma Isabella Bufacchi, l’agenzia Standard & Poor’s ha retrocesso due tranche di cartolarizzazioni per il calo dello standing di Banca Italease. La retrocessione è spiegata dal fatto che una manciata di tranche, su una trentina di classi di bond, ha un rating che tiene conto anche di un legame (credit link) tra la cartolarizzazione
Rating delle mie brame, dove stà il vero valore del reame?
Secondo Wikipedia il rating viene espresso attraverso un voto in lettere in base al quale il mercato stabilisce un premio per il rischio da richiedere all’azienda per accettare quel determinato investimento. Scendendo nel rating aumenta il premio per il rischio richiesto e quindi l’emittente deve pagare uno spread maggiore rispetto al tasso risk-free.
I rating sono periodicamente pubblicati dalle agenzie di revisione contabile dei bilanci: Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch.
Le agenzie di rating talora sono banche d’investimento private che effettuano per conto proprio e per conto terzi operazioni sui titoli di cui stabiliscono anche il rating. Non raramente, la maggior fonte di finanziamento dei costosi studi che portano a valutare il rating, non sono le agenzie di stampa e la comunità finanziaria, ma le stesse società emittenti oggetto dell’indagine e singoli investitori con molta liquidità. In questi casi, è evidente un conflitto d’interesse.
Ciò espone al rischi di aggiotaggio e insider trading, ovvero all’omissione di comunicazione al mercato di informazioni in grado di abbassare il prezzo del titolo, che correttamente per la teoria economica deve incorporare nel prezzo tutte le informazioni disponibili in un dato istante.
In questo caso, nel caso di Banca Italease viene spontaneo chiedersi che senso abbia talvolta l’uscita di rating da parte di istituti specializzati, rating o studi talvolta pagati a peso d’oro che hanno lo scopo unico di ratificare una situazione oggettiva che il mercato ha già scontato. La storia finanziaria è piena zeppa di situazioni al limite del paradossale!
Come è possibile fare affidamento su analisi del seno di poi, a scoppio ritardato, analisi che non sono in grado minimamente di prevedere ed anticipare un evento che credo, si potesse evidenziare come un reale pericolo di fronte ad una scommessa che andava contro un rialzo dei tassi di interesse, dico scommessa e non copertura sia ben chiaro!
Il bello arriva adesso. Credo che chiunque abbia un minimo di buon senso, una capacità di analisi anche solo minimale, può e poteva comprendere che la “scommessa di gruppo” di Banca Italease non era certo su derivati che proteggono contro il rischio di un rialzo dei tassi.
Esposizione esplosa da 225 milioni di euro a 600 in soli sei mesi! Signori, la cifra è triplicata quindi l’effetto leva, il carattere speculativo è evidente!
Leva, leva ed ancora leva esponenziale sia nei guadagni che nelle perdite! Solo che i profitti non fanno rumore, ma fanno parte di questa era artificiale, onnipotente, mentre le perdite fanno rumore, eccome se fanno rumore specialmente nei bilanci dove poi vengono socializzate con gli azionisti.
Gli ormai famosissimi hedge fund di Bear Stearns erano pieni zeppi non solo di strumenti esotici ad alta ingegneria finanziaria, di armi di distruzione di massa come dice uno dei più grandi speculatori del secolo, ma pure di “semplici” obbligazioni strutturate, CDO un misto di mutui e debiti a base “subprime”.
Vediamo ora brevemente cos’ è una CDO ovvero una Collateralized Debt Obligation.
Secondo il sito ufficiale di Borsa_Italiana, i CDOs sono strumenti di debito a valere su un portafoglio di attività eterogenee fra loro: obbligazioni, strumenti di debito, titoli in generale.
Le CDO possono essere a loro volta classificate in diversi gruppi di attività che differiscono in base alla tipologia di titoli presenti nel pool sottostante. Si hanno così le CBO (Collateralized Bond Obligation), con sottostante un portafoglio obbligazionario oppure le CMO (Collateralized Mortgage Obligation), con sottostante un pool di prestiti/mutui.
Gli strumenti inclusi nel portafoglio differiscono per il grado di rischio e per la qualità dell’emittente; naturalmente, quanto più il portafoglio sottostante è composto da strumenti a basso merito creditizio tanto più elevato è il tasso di interesse associato alle CDO.
Nonostante il sottostante possa avere un rating anche piuttosto basso (junk bonds), le CDO possiedono in genere un rating di "investment grade", ossia un rating migliore; ciò è possibile poichè l’elevato numero di strumenti presenti nel pool consente di ottenere un buon grado di diversificazione e quindi una diminuzione del rischio.
L’emissione delle CDO avviene solitamente a seguito di una operazione di cartolarizzazione che prevede la cessione di un pool di titoli/strumenti da un intermediario (detto Sponsor) ad una società appositamente costituita (detta Special Purpose Vehicle, SPV); quest’ultima, a fronte dell’acquisto del pool, si finanzia emettendo appunto CDO.
Normalmente lo SVP emette diverse tranche di CDO caratterizzate da un diverso grado di rischio e da una diversa priorità nei rimborsi: la "senior tranche" è quella che viene rimborsata (capitale ed interessi) per prima, la "junior tranche" (detta anche mezzanine) viene rimborsata con una priorità secondaria, mentre la "subordinated tranche" (detta anche equity tranche) viene rimborsata per ultima.
Sul sito troverete il resto della descrizione!
Ovviamente abbiamo parlato di cartolarizzazioni ma talvolta non sono semplici cartolarizzazioni, ma vere e proprie opere di ingegneria finanziaria. Come detto in precedenza quindi i rating sono sostanzialmente “investment grade” in quanto si suppone che la diversificazione dello strumento possa compensare anche gli eventuali strumenti”junk bond” nel nostro caso i cosiddetti prodotti “subprime”.
Una diversificazione scientificamente matematica che nonostante il mercato immobiliare stesse stabilizzandosi per gli ingenui dell’ottimismo di maniera, non ha permesso di evitare alla casa madre una probabile iniezione di 3,2 miliardi di dollari, questi si socializzati nelle pieghe di un bilancio futuro che renderà ancora più amara la medicina dell’ultima ora.
Ripeto t r e virgola d u e miliardi di dollari di mancati dividendi o possibili perdite!
Nel caso di Banca Italease si dice che il patrimonio di 1 miliardo di euro è sufficiente a coprire le eventuali perdite da derivati. Magra consolazione!
Come detto prima quindi è pura magia talvolta riuscire ad individuare la reale composizione ed il valore di una CDOs, specialmente nel caso di strumenti infarciti dal fenomeno “subprime”.
Ma vediamo ora un articolo apparso su Bloomberg.com che consiglio vivamente di leggervi per intero. Troverete tutti i link al riguardo sul mio blog.
In sintesi secondo il Credit Suisse Group nel dicembre del 2000 sono stati acquistati circa 340 milioni di dollari di CDO, una collezione di securities backed sostenute da bonds, ipoteche ed altri prestiti con un ritorno sino al 10 %, ovvero sino al 25% in più dii un qualsiasi altro corporated bond.
Tali CDO hanno avuto la benedizione delle tre maggiori società di rating, ovvero Standard & Poor’s, Moody’s Investors Service and Fitch Group Inc., badate bene benedizione al 100 % ovvero AAA o Aaa.
Nessuna possibilità di sapere come era composto il pacchetto in questione o quelli che erano i relativi rischi. Per la fine del 2006 le perdite ammontavano a circa 125 milioni di dollari ovvero più di un terzo. Le vendite totali di CDO sono salite dal 2004 a 503 miliardi di dollari ovvero un aumento di cinque volte secondo dati rilasciati da Morgan Stanley.
In alcuni casi gli investitori non sanno neanche che i valori dei propri CDOs sono caduti, in un tale mercato non è facile scoprire cosa vale realmente un CDO.
Ma nel mondo finanziario chi possiede tali strumenti, conta sui rating per avere un’idea del valore di ciò in cui investono.
Bene se leggete i disclaimer di ogni valutazione vi troverete alcune interessanti indicazioni: “Any user of the information contained herein should not rely on any credit rating or other opinion contained herein in making any investment decision.”
Secondo le tre aziende di rating sorvegliare il valore dei CDOs non è il loro compito, loro offrono solo dei pareri iniziali ma l’investitore non deve basare alcuna decisione di investimento sulle loro analisi.
Bene quindi torniamo al problema principale. Ache servono rating su strumenti altamente complessi ed alle volte difficilmente rintracciabili e decifrabili.
La semplicità non fa parte di questo mondo, la fiducia è un valore relativo!
Vi riporto ora alcuni passi di un articolo apparso sul Wall_Street_Journal ovvero un’intervista ad uno dei pionieri di questi derivati finanziari, Richard Bookstaber.
“I mercati che abbiamo costruito ora, sono così complessi e le transazioni così veloci che situazioni apparentemente isolate ed eventi secondari, possono avere conseguenze catastrofiche”
Nel suo libro dal titolo “ Un Demone nei nostri disegni: I mercati, gli hedge fund e i pericoli dell’innovazione finanziaria”, Bookstaber racconta che ogni derivato, con alcune eccezioni può essere facilmente rintracciato, ma se lo strumento è composto da troppe “fette” di ulteriori strumenti diventa sempre più complesso, in maniera che da un piccolo evento può nascere la sorpresa.
Il signor Bookstaber dice che il suo punto di vista è stato richiesto dai responsabili di governo e che stà preparando un rapporto sugli hedge fund. Il problema subentra quando quando gli hedge usano gli stessi strumenti come quando vendono contemporaneamente allo scoperto i future sugli indici, tirando giù l’intero mercato azionario.
Troppe strategie simili! Il signor Bookstaber dubita della possibilità che le autorità monetarie e di controllo possano impedire un disastro. I mercati finanziari sono sistemi altamente complessi che richiedono una correlazione per funzionare insieme, ma questa stretta correlazione permette si, che quando vi è un problema questo si trasmette velocemente attraverso il sistema, producendo disastri.
“La soluzione è che Wall Street cerchi maggiore semplicità per non negoziare ogni strumento finanziario che possa essere inventato”
Utopia pura, la semplicità non è di questo mondo!
Comunicazioni ufficiali non corrispondenti alla verità, bilanci opachi, metodi di valutazione superficiali che non sono in grado di riscontrare il possibile rischio di una scommessa a senso unico: dove erano iscritti a bilancio i famosi swap esotici?
“Bisognerà attendere luglio, con il primo report sull’ultima securitisation, per avere ulteriore conferma che le potenziali perdite sui derivati della clientela non si sono trasformati in una aumento delle insolvenze sui contratti di leasing, un segnale negativo per le securitisation e per il core business di Italease.”
I numeri però lasciano ben sperare, si legge sul SOLE 24ORE, le perdite in derivati che si concretizzerebbero solo se i clienti decidessero di chiudere tutti gli swap in perdita…….
Rating delle mie brame, dove stà il vero valore del Reame!