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LA LEGGENDA DEL CONSUMATORE AMERICANO
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Non vi è dubbio che nell’opinione pubblica europea e mondiale a parte forse la sola Inghilterra dove l’aumento dei prezzi negli ultimi dieci anni ha sfiorato il 200 % , non vi fosse la benché minima idea del significato del fenomeno “subprime”!
Un fulmine a ciel sereno! In passato e non da ieri, io stesso ho sempre pensato al mercato immobiliare mondiale come una grande bolla “alternativa” di diversa intensità, a seconda dei continenti e delle singole nazioni, determinata principalmente dalle valutazione eccessive determinatesi in questi anni.
Ma del fenomeno “subprime”, solo l’eco lontano di una creazione della fantasiosa industria finanziaria mondiale.
Il valore del mercato immobiliare mondiale, corrisponde praticamente al doppio di quello azionario decretando un’anomalia che ha visto negli ultimi anni la realizzazione di un effetto leva sui patrimoni a scapito dei redditi personali.
Come detto in precedenza la casa per gli americani è il simbolo del “Grande Sogno Americano” il centro di gravità permanente economico, a differenza del valore esclusivamente patrimoniale che la casa riveste per il resto del mondo.
Il fenomeno tutto americano e parzialmente inglese del MEW ( MORTGAGE EQUITY WITHDRAWALS) ovvero la possibilità di utilizzare la propria abitazione come una miniera da cui estrarre il valore dell’incremento di prezzo, consolidando e rifinanziando i mutui ha permesso all’economia di sostenersi in questi anni sul pilastro del consumatore americano.
La “leggenda” dello stoico consumatore americano.
Ora l’America è un paese dove la democrazia convive con un’asprezza sociale, dove le tutele sociali non sono certo all’ordine del giorno e quindi, gli sfratti vengono eseguiti in tempi decisamente brevi.
E’ evidente che il problema delle famiglie che, trovandosi ad affrontare un impegno finanziario più grande delle loro possibilità finiscono sulla strada, non tocca certo la comunità finanziaria quanto l’ipotesi di rischio default o minori utili delle istituzioni finanziarie.
Il fenomeno MEW basa le sue fragili fondamenta nel terreno argilloso di un meccanismo che presuppone l’incremento costante e progressivo del valore degli immobili, quindi si ripresenta il paradigma della “crescita infinita”.
Solamente con una stabilizzazione dei valori immobiliari la miniera d’oro esaurirebbe tutti i suoi filoni necessari ad alimentare i consumi. A differenza del passato nel quale questi filoni d’oro venivano monetizzati attraverso la speculazione, nelle compravendite, oggi, l’effetto moltiplicatore è determinato anche dal consolidamento e dalla rinegoziazione dei mutui.
Come è nata la “leggenda” dello stoico consumatore americano.
Semplicemente dal fatto che a differenza di altri paesi, in America, la quota relativa ai consumi interni costituisce più dei due terzi dell’intero Prodotto Interno Lordo ovvero GDP Gross Domestic Product.
Se analizziamo la composizione del PIL, attraverso il sito della BEA, ovvero il Bureau of Economic Analysis vi troveremo che i consumi totali (Consumer Spending), attraverso il dato relativo alle vendite al dettaglio, incidono circa il 36 % sul PIL con la componente servizi al 23 %, la componente relativa alle spese per l’abitazione, per l’arredamento, ristrutturazioni e rifinanziamento mutui al 10,5% per un totale di circa il 70 % .
La restante parte è determinata dal 12,5% dalle spese per costruzioni e il 17,5 % è prodotto dall’export e dall’incremento delle scorte industriali.
Quindi risulta chiaro ora, come il settore edilizio incide in maniera rilevante sia sulla determinazione del PIL che sulla capacità di spesa delle famiglie attraverso l’estrazione di valore dalla miniera residenziale.
In un articolo apparso su Blomberg.com si evidenzia come secondo alcune statistiche per ogni dollaro di ricchezza accumulata sulla casa, la gente spende dai 4 ai 9 centesimi per i consumi, mentre per il Fondo Monetario Internazionale sono 18 e per Goldman Sachs ben 50 centesimi. Ciò evidenzia che non vi è collegamento unanime tra il MEW e la spesa per consumi, per quanto riguarda le percentuali, ma si sa che le statistiche e le ricerche dipendono dal metodo di analisi.
Dal 2001 al 2005 i redditi sono rimasti pressoché invariati, mentre a partire dal 2005 il reddito medio di una famiglia era sotto di 500 dollari. L’inflazione reale incomincia a dispiegare i suoi effetti nefasti sull’intera capacità di spesa americana.
Nel 2005 è stata pubblicata dalla FED, una ricerca che evidenziava come nell’ultimo decennio, il MEW era passato dall’ 1 % all’8% con un picco corrispondente a 1 trilione di dollari e una suddivisione tra vendita dell’abitazione e rifinanziamento dei mutui.
Ebbene dal ’95 siamo passati da 37 miliardi di dollari a 532 miliardi con un’espansione valutata in 17 volte le disponibilità di 10 anni prima.
Secondo RealtyTrac le “foreclosure” sono aumentate del 47 % con un numero di 150.000 solo nel mese di marzo, il più alto numero da quando è incominciata la rilevazione nel gennaio 2005, le morosità nel pagamento delle rate sono aumentate ai massimi quadriennali, la fiducia dei costruttori è in continua e costante discesa e secondo Moody’s la parte più consistente dei mutui che diventeranno da fissi a variabili scadra nei mesi finali dell’anno!
Ora appare difficile continuare a sostenere che l’incidenza di questa variabile sarà contenuta!
A dire il vero sono in tanti che sostengono questa tesi, come ad esempio il segretario del Ministero del Tesoro Paulson, secondo il quale la situazione è in gran parte contenuta, la stessa FED e i suoi componenti, analisti, economisti, ma tant’è le grandi crisi economiche finanziarie sono scritte nella storia, e la storia racconta che le istituzioni cercano di infondere coraggio, e le dichiarazioni tipo “ la situazione economica è fondamentalmente solida” oppure “ le fondamenta dell’economia sono buone” precedono ogni recessione o grande depressione che sia.
Quotazioni in lento e progressivo declino, stock di abitazioni invendute in rapido aumento, contrazione dell’accesso al credito, fattore psicologico determinante sui consumi descritto dagli indici di fiducia in arretramento controbilanciato dalle plusvalenze azionarie e dal mercato del lavoro che sottovaluta la cosiddetta “ disoccupazione nascosta”?
L’effetto MEW si è dimostrato molto resistente, ma ci potrebbe essere un ritardo di circa 6 mesi nella correlazione tra riduzione dell’attività di rifinanziamento e effetto sui consumi.
E l’inflazione è un fenomeno inevitabile in questo oceano di liquidità, l’inflazione è in rapida ascesa anche nel paesi che con l’effetto delocalizzazione del lavoro contribuivano a ridurre questa pressione sui costi, in Cina, in India e non da ultimo il caso inglese, dove il rischio di un collasso immobiliare è non solo evidente, ma se i tassi continueranno a salire diventerà praticamente certo.
La svalutazione dei redditi continua in una progressione pericolosa, come la storia ci insegna!
Ora in molti paesi, l’inflazione supera le stime delle rispettive banche centrali e ricordo che solo l’effetto calmierante della lunga onda deflattiva, relativa alla delocalizzazione del lavoro nei paesi asiatici ha permesso di contenere questa spinta incessante.
Recentemente le crescite economiche cinese ed indiana si stanno surriscaldando e le rispettive banche centrali interverrano sui tassi.
A breve la Banca d’Inghilterra, seguirà la stessa via e cosi avverrà anche per la Banca Centrale Europea.
E la Federal Reserve che farà? Il dollaro minaccia una crisi di una certa importanza e se la FED non si adeguerà all’inflazione, stimolando invece lo sviluppo economico attraverso una politica di attesa o di possibile riduzione sui tassi, le importazioni "importeranno" inflazione attraverso minor poter di acquisto del dollaro.
Aggiungiamoci pure le pressioni di un mercato del lavoro che sembra in buona salute, gli effetti nel medio termine della crisi immobiliare che, nel breve termine invece stà determinando un generale aumento nel costo degli affitti e avremo la ricetta di una situazione che il passato ci ha più volte proposto e che spesso è sfuggita di mano.
Ciao Andrea,
Piccola chiosa, ma il rendimento di beni reali tradotto in soldoni non è proprio dato dal tasso di inflazione?,
Non è che questi non frenano l’inflazione e le spinte ci sono tutte, a partire come giustamente da te indicato dall’inflazione importata causa dollaro fiacco, e da un mercato del lavoro ai suoi max in termini occupazionali.
Insomma i consumatori continueranno a mungere la vacca ipotecaria delle case, grazie a quest’inflazione fintamente temuta, ma dannatamente auspicata……
Visto il 70% di cui si parla nel tuo articolo.
Cmq un articolo sui MEW ti invito a scriverlo dettagliatamente, rendi un servizio a tutti.
CIAO GRANDE,
GIACOMO