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DRAGHILEAKS… IL TEMPO DEGLI AVVOLTOI!
Puntuali come orologi svizzeri gli anglosassoni hanno fatto da megafono alle “presunte” dichiarazioni mai scritte ma solo appuntate dell’ex segretario al Tesoro americano Geithner, utilizzando la carta straccia inglese, in un articolo che ha fatto il giro delle sale operative, facendo volare il testosterone alle stelle…
Draghi’s ECB management: the leaked Geithner files – Blogs …
Qui Quanti spifferi sui Draghi Leaks e qui Bce: FT gioca pesante con Draghi-leaks una sintesi delle ” rivelazioni” interessate del Financial Times, sempre in prima linea quando si tratta di farsi le palle di maiale altrui…
Il futuro di Mps tra “teste di maiale”, “spezzatini” (e il Financial Times)
Ieri alle 4:35 pomeridiane ora di Londra, il Financial Times ha fatto risuonare la campana – non inattesa ma pur sempre sinistra – dei “Draghi-leaks”. Letteralmente: “Draghi’s Ecb management: the leaked Geithner files” è il titolo di un lungo post firmato da Peter Spiegel sul BrusselsBlog, l’osservatorio online del quotidiano della City su tutto quanto avviene nell’Ue. Proprio in questi giorni, dunque, FT è venuto in possesso delle minute delle interviste preparatorie a “Stress test”, il libro di memorie pubblicato lo scorso maggio dall’ex segretario al Tesoro americano Tim Geithner.
(…) mise assieme un sacco di frasi tipo whatever it takes. Ridicolo” . Geithner rincara la dose: “Andai poi a vedere Draghi e, a quel punto, non aveva alcun piano. Aveva buttato lì nient’altro che una frase. Ma quelli la presero per buona”.
Ma perché i commentatori anglosassoni accendono luci tutt’altro che favorevoli sul “loro” banchiere centrale, sull’ex top manager della Goldman Sachs spinto a gran voce dai mercati prima alla guida della Banca d’Italia, poi di quella d’Europa? Perché accusare di improvvisazione – se non di dilettantismo – il banchiere centrale che vorrebbe replicare in Europa gli stimoli monetari con cui la Fed ha abbondantemente innaffiato la ripresa economica negli Usa ma soprattutto il rilancio di Wall Street? Ci sbaglieremo, ma l’ansia di riportare nell’eurozona un’instabilità strutturalmente “benefica” per chi realizza profitti sulle oscillazioni dei mercati è troppo forte.
Qui una piccola parte del pezzo apparso sul Sussidiario, quello che a noi interessa è che gli amici di Machiavelli non dimentichino quello che vi ha raccontato nei primi mesi dell’anno a proposito di un viaggio di Asia di Geithner e del suo discorso a porte chiuse…
MACHIAVELLI INCONTRA FORREST GUMP un viaggio appena incominciato, un viaggio lungo tre anni…
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Fuori argomento. https://it.finance.yahoo.com/notizie/prossima-bolla-sar%C3%A0-nera-210-085200116.html a tutti gli interessati in particolare gnutim e pithio.
” Ci sbaglieremo, ma l’ansia di riportare nell’eurozona un’instabilità strutturalmente “benefica” per chi realizza profitti sulle oscillazioni dei mercati è troppo forte.” —– EPPUR SI MUOVE … o … CHI SI FERMA E’ PERDUTO. Certo che una nazione che soppravvive di finanza della capitale mi rende sereno nel vivere in italia anche se ormai in molti la considerano una fogna. Gran Bretagna grazie d’esistere ma se gurdi un pò meno alle pagliuzze negli occhi degli altri mi/ci fai un piacere.
@Kry : grazie per il link, 🙂
questo è un argomento davvero interessante, più solido di qualsiasi altro tipo di considerazione…
…penso agli anni 70, quando le stime di allora prevedevano l’esaurimento dei giacimenti dell’oro nero poco dopo il 2000… poveri sprovveduti, mai profetizzazione fu più errata di quella…
da ridere(sempre pensando a quei profeti…) che la continua scoperta di nuove riserve petrolifere stia minacciando seriamente tutto il sistema : vecchia regola, quando l’offerta diventa alta poi altissima come le prospettive paiono suggerire per il futuro uniti ad un drastico calo dei consumi complice la crisi, la frittata è servita.
Piuttosto interessante -meno che per i diretti interessati coinvolti- il dato di molte società legate al business petrolifero che si sono sbilanciate sui prezzi alti della materia prima non prevedendo una repentina discesa della quotazione… ci sarà da ridere, 😆 come evidenza l’articolo…
aorlansky60,
Poco dopo il 2000 su un ordine di 200 anni che si fa uso del petrolio può essere anche il 2035/40. Tieni conto che la stima piu ottimistica delle riserve petrolifere è di 900 miliardi di barili. Ne stiamo consumando più di 90 milioni al giorno ormai 91 “stranamente ” in aumento in un mondo in rallentamento. Matematicamente parlando sono 27/28 anni siamo in ritardo per trovare un alternativa per le future generazioni. Miei ricordi di pensieri di JOHN_LUDD. ( ormai è quasi ora che torni )
Che dire di questo articolo, ci sono diversi errori clamorosi.
Il primo, e’ il numero di riserve stimate dello shale oil. Purtroppo, le riserve riportate sono state ampiamente decurtate da un recente survey della USG, di circa il 96%. Avete capito bene, novantasei per cento. Il 96% di quella stima e’ pura fuffa. Quanto fa il 4% di 60 miliardi? 2.4 miliardi di barili? Bene, quella e’ la stima ricorretta. una bonanza molto asfittica, vi diro’. fanno in totale, se per magia li potessimo estrarre senza problemi di colpo, manco 30 giorni di consumo mondiale.
Secondo errore: C’e’ per caso indipendenza energetica di petrolio in USA? Ma manco per un accidente. Certo, la produzione di shale oil ha permesso di ridurre le importazioni di petrolio USA dall’estero di circa la meta’ , ma gli USA ancora importano.
E allora vuol dire che il petrolio e’ rimasto invenduto all’estero? Mah, non si direbbe viste le serie storiche di produzione, sono quasi 5 anni che il prezzo restava inchiodato sui 100 dollari al barile, mentre la produzione shale sale solo marginalmente da un paio di anni a questa parte, ed e’ previsto inizi a declinare tra il 2015 ed il 2016 anche a prezzi del genere (per questioni diverse dai ricavi ottenibili).
Che forse forse sta crollando la domanda? Mah, che ne dite voi? non siamo forse al settimo anno di stimoli monetari come non se ne sono mai visti nella storia? E che non stanno ottenendo che risultati striminziti? Non e’ che forse sono i consumatori che non riescono piu’ a tollerare 100 dollari a barile?
Se la domanda cala, allora i produttori dovrebbero ridurre l’offerta per tenere alti i prezzi, e qui forse il pezzo ha qualche ragione, i Sauditi non vogliono ridurre la quota sperando di tagliare fuori concorrenti che non riescono a produrre in attivo. IN fatti chcche’ ne sparlino gli spin doctors negli usa, lo shale oil e’ una tecnologica costosissima con ritorni che decadono rapidissimamente, sotto ai 100 dollari sono gia’ in perdita, e per questo non serve la sfera di cristallo, basta guardare i bilanci societari delle ditte che estraggono shale oil. In rosso, totale, da almeno sei anni in qua. Stanno in piedi a debiti, lo sapevate?
E allora, in un certo senso, si, negli USA c’e’ sovrapproduzione di petrolio: sovrapproduzione di petrolio troppo costoso alla fonte. Venduto in perdita.
Cattivi cattivi Sauditi, direte. Eppure, non e’ che loro lo stiano facendo per pura malvagita’. Loro hanno bisogno di denaro per le loro politiche sociali, visto che sovvenzionano a manetta la popolazione per tenerla buona (dal carburante a prezzo di costo, ai sussidi di disoccupazione ecc ecc), per non parlare del fatto che devono importare TUTTO il cibo che magiano. NOn e’ detto che riducendo la loro quota il prezzo finirebbe per tornare a 100 dollari, se la causa prima del calo e’ propio che non tutti i consumatori non riescono a pagare 100 dollari a barile…
Avete un po’ capito dove sta il problema? L’economia si avvita, e i Sauditi sono costretti anche loro a inseguire e cercare di fare il meglio che possono per trarre vantaggio dalla situazione. Ma il main driver, tanto per fare gli sboroni, e’ che parte del petrolio disponibile oggi ha un prezzo alla sorgente che e’ strutturalmente fuori mercato.
Non energia no economia, boys.
Saluti
Phitio
@Phitio : grazie delle dritte, tutto altrettanto interessante.
Quindi circa i potenziali giacimenti su suolo nord-americano da sfruttare tramite tecnologia “shale”, avrebbero esagerato con le stime?… dov’è la verità su questo??
se poi leggo di tutte queste società USA legate a questo tipo di teconologia che stanno lavorando in perdita SE il prezzo al barile scendo sotto un certo livello di soglia (< 90 us $ per es), allora è chiaro che gli Arabi -intendo Arabia Saudita in quanto maggiore produttore mondiale- hanno iniziato una strategia precisa non solo contro quei paesi (Libia, Irak, Iran, Venezuela in particolare, e la stessa Russia) che soffrono sensibilmente per un costo inferiore di 100 $ al barile (il petrolio è notoriamente la fonte principale dell'economia di questi paesi) ma anche contro gli stessi USA… che stia finendo davvero un epoca, quella del legame ARABI-USA che per reciproco beneficio -Arabi garantiti dall'arsenale militare americano, USA garantiti dal petrolio arabo valutato in DOLLARI- hanno di fatto segnato il potere assoluto sul mondo civilizzato -e non- per oltre un secolo???
http://ugobardi.blogspot.it/2014/11/il-collasso-dei-prezzi-del-petrolio-e.html sempre in novembre ci sono altri articoli.
Kry ha linkato le pagine giuste, leggile 😉
Altro posto da guardare e’ questo
http://ourfiniteworld.com/2014/11/05/oil-price-slide-no-good-way-out/
un sito che ha fatto dello studio delle conseguenze della depletion petrolifera sull’economia uno dei suoi punti cardine.
Nei fatti, aorlansky60, le stime di riserve estraibili per lo shale hanno seguito un pattern piuttosto consueto, cioe’ quelli che desideravano fare business sull’estrazione hanno gonfiato le prospettive di sviluppo per attrarre investitori. E’ successo per il petrolio deepwater nel Golfo del Messico, per il petrolio offshore brasiliano, per i giacimenti del Kashagan… tutti giacimenti che sulla carta dovevano essere di decine, anzi centinaia di miliardi di barili, poi allo stato dei fatti nemmeno la ventesima parte di quanto sbandierato diviene effettivamente estraibile, e questo in tempi il triplo di quelli promessi ed a costi vivi in genere quadruplicati.
Per lo shale, dal canto suo, c’e’ stato un hype pazzesco da parte degli agenti del mercato finanziario (il mantra era riassunto dalla sigla “Saudi America”). Questo a modo suo e’ un bel segnale d’allarme di quanto sia affamata la finanza di occasioni da sfruttare, dettate a loro volta dalla percezione di una penuria di opzioni disponibili.
In effetti sempre su uno dei due siti linkati da me e da Kry, si evidenzia di come le grandi firme (tipo la shell) stessero quietamente abbandonando la nave dello shale business, da tempo, cercando di tagliare le enormi perdite.
http://ourfiniteworld.com/2014/02/25/beginning-of-the-end-oil-companies-cut-back-on-spending/
oppure questo, che prende la notizia del disinvestimento della Shell come la potrebbe prendere uno che vuole credere ancora al Saudi America (e’ un pezzo di un anno fa, nota bene come le cmpagnie avessero gia’ annusato aria di cattivo affare)
http://www.energyandcapital.com/articles/why-is-shell-leaving-the-eagle-ford-shale/3880
In definitiva, anche se per ragioni completamente sballate, il pezzo precedentemente linkato da Kry ha ragione: sta per scoppiare una nuova mega-bolla, questa volta nel settore petrolifero, il che la rende una mega-bolla al quadrato, in quanto e’ contemporaneamente anche la spoletta di una massiccia crisi energetica.
@ Kry e Phitio : grazie a entrambi; molto istruttivo quanto avete scritto e suggerito.
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Sinceramente non ho capito una cosa: xchè sono tutti contro Draghi? Cosa non fa che dovrebbe fare? Alla fine, all’interno della BCE, penso il suo giudizio pesi come quello degli altri membri… no?