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GERMANIA: LA LEZIONE DIMENTICATA DA BERLINO!
Dopo oltre un anno di storia insieme ad Icebergfinanza ripassando i fantasmi della Repubblica di Weimar e dopo oltre cinque anni a parlare insieme della Grande Depressione del ’29 all’improvviso anche Nial Ferguson e Nouriel Roubini, in un editoriale tra passato e futuro ci raccontano che chiunque dimentica il suo passato è destinato a riviverlo…
Germania Anni 30 e baratro europeo La lezione dimenticata da Berlino Tedeschi ossessionati dall’iperinflazione. E ignorano la storia del XX secolo: la Cancelliera scorda la crisi bancaria di allora che contribuì allo smantellamento della democrazia in Europa … CorrieredellaSera
Manca un minuto alla mezzanotte in Europa? Nutriamo seri timori che la scelta del governo tedesco di «fare troppo poco e troppo tardi» provochi il ripetersi della crisi della metà del XX secolo, che la nascita dell’integrazione europea aveva voluto scongiurare.
Appare sconcertante che proprio la Germania, di tutti i Paesi europei, abbia dimenticato la lezione della storia. Ossessionati dall’inesistente minaccia dell’inflazione, si direbbe che i tedeschi di oggi attribuiscano maggior importanza al 1923 (l’anno dell’iperinflazione) che al 1933 (l’anno che segnò la morte della democrazia). Farebbero meglio a ricordarsi come una crisi bancaria europea, due anni prima del 1933, contribuì direttamente allo smantellamento della democrazia, non soltanto nel loro Paese, ma da un capo all’altro dell’Europa. (…)
Ora i nostri due professori salgono in cattedra condividendo due ovvietà e una bestemmia! Incominciamo con la bestemmia!
Come abbiamo discusso nell’incontro del Nicolas Berggruen Institute una decina di giorni fa a Roma, la ricetta per uscire dalla crisi sembra ovvia.
Innanzitutto, occorre avviare un programma di ricapitalizzazione diretta – tramite azioni privilegiate senza diritto di voto – delle banche dell’eurozona, sia quelle centrali che quelle periferiche, ricorrendo all’Efsf (Fondo europeo di stabilità finanziaria) e al suo successore, l’Esm (Meccanismo europeo di stabilità).
Il sistema attuale per ricapitalizzare le banche con prestiti sovrani dai mercati obbligazionari nazionali – e/o l’Efsf – si è rivelato un disastro in Irlanda e in Grecia, facendo schizzare verso l’alto il debito pubblico, aggravando l’insolvenza del prestito sovrano e il rischio delle banche, per il crescente travaso del debito nelle loro mani.
Secondo, per evitare la corsa agli sportelli nelle banche europee – una certezza nel caso dell’uscita della Grecia e molto probabile comunque – occorre creare un sistema europeo di assicurazione dei depositi bancari.
Per ridurre il rischio morale (e il rischio ipotecario e creditizio che si accollano i contribuenti europei) sarà necessario introdurre misure addizionali.
Primo, il programma di assicurazione dei depositi deve essere finanziato da adeguati prelievi bancari: potrebbe trattarsi di una tassa di transazione o, meglio, di un prelievo su tutti i passivi bancari. Secondo, è necessario impostare uno schema bancario grazie al quale i creditori non assicurati delle banche – sia junior sia senior – vengano penalizzati prima che si faccia ricorso ai soldi dei contribuenti per ripianare le perdite bancarie. Terzo, occorre varare misure idonee a limitare le dimensioni delle banche, per evitare la sindrome del «troppo grande per fallire». Quarto, occorre adottare un sistema europeo di vigilanza e regolamentazione comune a tutta l’area europea.
(…) La Germania dovrà capire che la ricapitalizzazione delle banche, l’assicurazione europea sui depositi e la mutualizzazione del debito non rappresentano più scelte facoltative, bensì i passi essenziali per evitare la disintegrazione irreversibile dell’Unione monetaria europea. Se non è ancora convinta, dovrà capire che il costo dello smantellamento dell’eurozona sarà di proporzioni astronomiche – per i tedeschi, come per tutti gli altri.
Dopo tutto, l’attuale prosperità economica della Germania deriva in larga misura dall’unione monetaria. L’euro ha dato all’esportazione tedesca un tasso di scambio molto più vantaggioso rispetto al vecchio marco. E il resto dell’eurozona rappresenta la destinazione finale del 42 percento delle esportazioni tedesche. Sprofondare metà di quel mercato in una nuova recessione non rappresenta certo una saggia decisione per la Germania.
In ultima analisi, come la cancelliera Merkel ha riconosciuto la settimana scorsa, l’unione monetaria da sempre lasciava presagire una più stretta integrazione verso l’unione fiscale e politica dei Paesi dell’area euro. Ma ancor prima di intraprendere questo passo storico, l’Europa dovrà dimostrare di aver appreso gli insegnamenti del passato. L’Unione Europea è stata creata per evitare il ripetersi dei disastri degli anni Trenta. Oggi è venuto il momento in cui tutti i Paesi europei – ma specialmente la Germania – devono rendersi conto di quanto sono pericolosamente vicini a lasciarsi travolgere dagli stessi errori. (traduzione di Rita Baldassarre)
di Niall Ferguson e Nouriel Roubini