Incredibile come la storia si prende gioco della realtà.
Domenica, la depressione economica, la paura di perdere il posto di lavoro e altri fattori, hanno portato due dei più importanti lander della Germania dell’est a votare per due partiti all’estrema destra e sinistra della storia.
Il giorno dopo la batosta per il povero Scholz, Volkswagen un dinosauro in mezzo alla cristalleria tedesca, ha annunciato la prima chiusura di una fabbrica in Germania, in 87 anni di storia.
Seguiranno licenziamenti.
Ma facciamo prima un salto in America.
Ieri si festeggiava il lavoro fantasma, il lavoro che non c’è, il leggendario Labor Day.
In settimana avremo i dati dell’ultimo mese, ADP, lavoro privato e quelli che produce il bar Harris, il BLS. Poi Challenger e claims. Il primo attendibile, il secondo tarocco istituzionale.
Da questi dati dipenderà l’entità dei tagli che la Fed farà nell’unica riunione prima delle elezioni di novembre.
Abbiamo già visto cosa è successo con le revisioni, almeno 100.000 posti di lavoro al mese, sono stati inventati dal ridicolo modellino “nascita/morte” che favoleggia sulla base delle tendenze passate, nuove aperture o chiusure di imprese.
Storicamente il mese di agosto, ha sempre sorpreso al ribasso, rispetto alle previsioni.
Poi dopo mesi e anni, i dati sono stati rivisti al rialzo.
Nessuna previsione con i dati del bar Harris, aspettiamo e vediamo che succede, noi abbiamo altri indicatori molto più affidabili.
Come quello che vede l’inflazione ormai collassata …
Altro che il 2,9 % che il BLS spaccia come la realtà, la mancanza di lavoro, i debiti, le insolvenze sulle carte di credito e i mutui, non permettono agli americani di spendere.
I dati ufficiali sui consumi, sono specchietti per le allodole che andranno a votare.
Nel frattempo in Germania dopo il clamoroso risultato di domenica, si respira aria di Weimar, con la mazzata finale arrivata direttamente da Volkswagen, la quale per la prima volta nella sua storia, chiude una fabbrica in Germania e licenzia.
L’annuncio ha sollevato le critiche dei sindacati tedeschi. Secondo la IG Metall, la decisione «irresponsabile» dei vertici aziendali rischia di «minare le fondamenta» del costruttore, primo datore di lavoro in Germania. La responsabile del consiglio dei lavoratori, Daniela Cavallo, ha rimproverato al management di aver preso molte decisioni sbagliate in questi anni, fra cui il mancato investimento nelle alimentazioni ibride e l’incapacità di sviluppare auto elettriche a basso prezzo.
Pura libidine, hanno completamente cannato la scommessa sull’elettrico.
Ma tranquilli non si tratta solo di quello, Volkswagen si porta dietro anche la frode del Dieselgate.
Una generazione di burocrati che ha suicidato un intero continente con la follia green.
Tutto di corsa, tanto per fare!
Sappiamo che i tedeschi sono campioni nelle frodi e manipolazioni…
Dovranno truccare anche le elezioni, per nascondere il vento gelido che proviene dalla Storia.
Anche il vecchio Peter Hartz, si quello della famosa e criminale, riforma Hartz, che produsse i mini job, ammise di aver corrotto i sindacalisti della Volkswagen, 2 milioni e mezzi in bustarelle, prostitute e viaggi in Brasile.
Ma mettetevi comodi moralisti esterofili che ho un lungo elenco da condividere con voi a proposito di Germania, si quelli che fanno la morale agli altri…
Vogliamo parlare delle tangenti Siemens, uno degli scandali più colossali della storia tedesca o dei bilanci truccati targati Wirecard, il Dieselgate o di Deutsche Bank…
Siemens, quella ragnatela di tangenti – Il Sole 24 ORE
Il Sole 24 ORE.com – Siemens «paga» lo scandalo Enelpower
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Posso proseguire con quelli targati Deutsche Bank che ormai fa concorrenza alla famigerata Goldman Sachs?
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Devo continuare o posso fermarmi.
Ho tralasciato ben altro, ma forse è meglio che mi fermi!
Se l’euro sino ad oggi ha resistito, è perché la Germania, il maggior beneficiario delle politiche suicide di questa unione monetaria era politicamente solida.
Ora non lo è più, in più è nel bel mezzo di una depressione economica.
Nel frattempo in Francia, il banchiere fallito Macron, sta pensando di mettere un Monti o un Draghi qualunque alla guida di un governo tecnico, un’altra delle possibilità che il nostro Machiavelli aveva esplorato!
… diverse fonti hanno menzionato la possibilità che nominasse Thierry Beaudet, presidente del Consiglio economico, sociale e ambientale (CESE).
Beaudet, ex presidente di una federazione di compagnie di assicurazione sanitaria senza scopo di lucro e con esperienza di lavoro a fianco di dirigenti aziendali e sindacati, presiede l’organismo consultivo che ha ospitato le due convention cittadine (su clima e suicidio assistito) avviate dal presidente francese. Formatosi come insegnante di scuola elementare e vicino alla sinistra, ha preso posizione a giugno su La Tribune contro il partito di estrema destra Rassemblement National.
Le Monde ha appreso che l’Eliseo ha già trovato un capo di gabinetto per il prossimo primo ministro: Bertrand Gaume, 49 anni, prefetto del dipartimento del Nord. Gaume, alto funzionario con una carriera fulminea, ha lavorato anche per la Direzione generale dei servizi esterni (DGSE) francese.
Un altro burattino, ma non hanno ancora deciso chi farà il ministro e subito hanno trovato il capo di gabinetto del ministro, ovvero il ventriloquo.
Un settembre decisamente interessante ci attende!
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