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BUND MANIA…BTP FOBIA!

Scritto il alle 10:00 da icebergfinanza

La scorsa settimana sono volato via allontanandomi  per un istante da quello che accadeva nella Realtà, senza particolari informazioni, isolato da questo mondo di psicopatici e schizzofrenici che sembra ormai diventato il sistema finanziario.

E’ stato affascinante ritornare e osservare che nulla è cambiato nelle dinamiche di questa vera e propria guerra finanziaria, la terza guerra mondiale!

Gli immancabili Financial Times e Wall Street Journal continuano a seminare il verbo anglosassone del fallimento … Distraggono l’attenzione dai loro errori spostando sistematicamente la colpa su altri. L’inganno diventa lo strumento per creare l’illusione di un progresso…i nostri giornali e la blogosfera fanno da cassa di risonanza mettendo in risalto il sibilo di un serpente che sussurra un giorno si e un’altro ancora che la crisi si fa sempre più letale riempiendo di ovvietà l’ambiente, uno che guadagna miliardi da anni scommettendo sulla fine della lira, della sterlina,  dell’euro e altri che si scandalizzano perchè i rendimenti dei nostri titoli di stato sono raddoppiati o perchè il governo non ha collocato tutto il fabbisogno.

Ecco quindi un bel pezzo di Federico Fubini sul Corriere  che evidenzia come in realtà alcune dinamiche stanno piano piano cambiando…

È stato un piccolo segnale che la gran parte degli operatori finanziari ha sostanzialmente ignorato, forse a ragione. Ma in quello che è successo mercoledì in Germania è racchiusa una sintesi delle distorsioni che stanno logorando l’ area euro, perché a produrre risultati più deludenti del previsto questa volta è stata un’ asta di titoli di Stato della Repubblica federale tedesca. Il ministero delle Finanze di Berlino avrebbe voluto vendere bond decennali per cinque miliardi di euro. Alla fine dell’ asta, invece, ha raccolto solo 3,87 miliardi.

Paura del debito tedesco? Niente affatto. Piuttosto, paura del potere della Germania di forzare gli investitori ad accettare tassi d’ interesse di fatto negativi.

Berlino offriva l’ 1,75%: ciò significa sussidiare il governo tedesco in cambio di una perdita certa sull’ investimento in termini reali (al netto dell’ inflazione), pur di avere la certezza del rimborso.

 Ma mercoledì i tedeschi hanno un po’ sopravvalutato il loro potere di fissare il prezzo.

L’ interesse offerto era così basso che molti si sono tenuti alla larga e il rendimento del Bund ha dovuto essere ritoccato a 1,77% (ieri sera era a 1,79%). Che c’ entra tutto questo con la crisi dell’ euro? Nulla, se non fosse che i rendimenti minimi della Germania sono il prodotto della risalita degli spread in Spagna, in Italia o anche in Francia.

Sul mercato infatti esistono ormai molti meno titoli ritenuti «sicuri» che fondi in mano a investitori che chiedono sicurezza. La fuga da Italia, Francia o Spagna in cerca di investimenti certi premia la Germania e ne schiaccia dunque i rendimenti.

Più aumentano i tassi d’ interesse sui bond della periferia europea, più scendono quelli di Berlino. Più denaro esce dall’ Europa del Sud, più ne affluisce in Germania: l’ effetto distorsivo della crisi, in questo senso, raddoppia.

Ciò a sua volta produce effetti politici e incomprensioni. I tedeschi vedono che la loro economia è invasa dalla liquidità uscita dall’ Europa del Sud, dunque non capiscono perché la Banca centrale europea ne debba fornire ancora di più al sistema. I tedeschi pensano che i tassi bassi sui Bund siano solo un premio per la loro austerità, non anche l’ effetto della fuga dei capitali dal Sud, dunque chiedono all’ Italia e alla Spagna ancora più austerità.

 E, nel frattempo, il contribuente della Repubblica federale ne ha dei benefici: mentre il fianco Sud stringe la cinghia, i tassi minimi sui Bund creano spazio di bilancio per tasse (relativamente) più basse e spese un po’ più generose.

La corsa del Bund, ma non solo  è finita… ancora un’ultima illusione e poi la bolla della presunta sicurezza deflagherà!

Bene qualcuno sta incominciando a farsi qualche domandina, ovvero se vale la pena di subire rendimenti negativi per una presunzione di virtuosità che non esiste o perlomeno che si basa solo sulle disgrazie altrui disgrazie sulle quali i tedeschi stanno marciando dopo aver contribuito a creare un’ondata di credito subprime necessario a sostenere la vendita dei loro gioielli manifatturieri e creare quindi un surplus commerciale con la complicità di cicale meridionali che hanno acquistato macchine usa e getta che non potevano permettersi se non attraverso credito al consumo e uno tsunami di leasing, oltre natturalmente a tutto il nero e il sommerso di cui il nostro Paese è capace.

Per quanto riguarda le nostre emissioni…

 «Abbiamo fatto la scelta di non accogliere tutta la domanda che c’ era, perché non abbiamo urgenza di fare funding a tassi che, secondo noi, non sono giusti», sono cioè, fuori mercato… ha sottolineato Grilli la scorsa settimana.

In molti stanno probabilmente dimenticando che questo era l’ultimo grande ostacolo di quest’anno o perlomeno quello che chiude un trimestre di fuoco come abbiamo condiviso più volte nelle ultime analisi dedicate …

ROMA – Al Tesoro, nonostante i costi ben più alti di cui ha dovuto farsi carico, si tira un sospiro di sollievo dopo la due giorni di aste di Bot e Btp, di ieri e mercoledì. Innanzitutto perché la fiammata del martedì nero che aveva fatto temere la ripresa della rincorsa dei rendimenti evocando i momenti drammatici di novembre e dicembre non ha avuto seguito. Anche se ha lasciato, tutte lì, l’ incertezza e la preoccupazione per ulteriori future oscillazioni. In secondo luogo perché la domanda di titoli, sia ieri che mercoledì, è risultata molto sostenuta e le scadenze più impegnative sono in pratica finite. Manca quella di fine mese dei Ctz (12,3 miliardi) e poi il trimestre di fuoco (febbraio, marzo e aprile) sarà finito e l’ esigenza di finanziamento dell’ Italia sarà più rilassata. Il 2012 è complessivamente un anno faticoso, visto che il Tesoro deve collocare titoli, tra breve, media e lunga scadenza, sul mercato complessivamente per 450 miliardi. Ma a fine aprile sarà coperto tra il 40 e il 45% del totale e non ci saranno scadenze da onorare fino a luglio così da consentire ritmi meno impegnativi agli appuntamenti con le aste. E così da far forse tentare, magari partendo con un’ asta di prova, l’ emissione di titoli decennali a più lunga scadenza. Ieri il primo test con la riapertura di una vecchia emissione, il Btp con scadenza 2023 è andato bene, perché c’ è stata un’ altissima domanda e i tassi sono stati in linea con quelli di mercato. Che è l’ obiettivo perseguito all’ asta di ieri, come ha detto Grilli facendo sapere alle banche primary dealers che il Tesoro non accetta e accoglie balzi in avanti. «Le aste riflettono le condizioni del mercato, l’ importante è avere una buona domanda» ha osservato parlando a Milano il viceministro dell’ Economia, secondo il quale la situazione è delicata per tutti in Europa e l’ Italia ha «intrapreso con successo un percorso lungo».  In questa strada, dunque, il Tesoro ritenterà, con molta cautela, l’ emissione di titoli a più lungo termine utilizzando ovviamente sempre il metodo introdotto nell’ ottobre 2008 della forchetta di offerta, tra un minimo e un massimo, per modularla in base alla domanda e i prezzi proposti. Rientrando gradualmente dalla strategia messa in atto con l’ aggravarsi della situazione sui mercati nell’ ultimo scorcio dello scorso anno: cioè l’ emissione di titoli a breve e brevissimo, in particolare i Bot, in un ammontare superiore a quello in scadenza per limitare nel tempo i costi dei maggiori rendimenti da pagare a causa della crisi dei debiti sovrani e delle tensioni sui mercati. Il processo è stato comunque già iniziato tanto che è stata sospesa, per esempio l’ emissione del Bot flessibile prevista per fine marzo. Certo ha aiutato anche il successo del primo collocamento del Btp Italia, il nuovo titolo indicizzato all’ inflazione italiana che può essere acquistato anche direttamente online. E che probabilmente sarà riproposto. «Bisogna stare sempre con gli occhi bene aperti per vedere gli scogli nascosti che possono affiorare all’ improvviso» è il motto che si ripete negli uffici del ministero di via xx Settembre. Ma la situazione viene definita decisamente più tranquilla anche se la navigazione, tanto per restare nel paragone, «resta a vista». Come ha dimostrato l’ accendersi delle preoccupazioni martedì scorso, la giornata nera dei mercati in cui lo spread Btp/ Bund tedeschi è tornato sopra i 400 punti. Un’ impennata, a prima vista ingiustificata, aggravata dalla mancanza di scambi e di investitori in azione, ma che ha innestato, seppure solo per una giornata, la paura di una nuova rincorsa. E la necessità di rivedere le previsioni di budget sui costi del debito per l’ anno in corso da inserire nel nuovo Def (Documento di economia e finanza) che sarà presentato probabilmente la prossima settimana. I calcoli sono stati fatti sulla base degli spread e dei tassi in corso due settimane fa rivelando costi (la cifra potrebbe essere attorno agli 80 miliardi) nettamente più bassi di quelli ipotizzati nella precedente previsione fatta a dicembre. Quando le cose andavano proprio male. RIPRODUZIONE RISERVATA

Stefania Tamburello CorrieredellaSera

Ho letto in giro che qualcuno sostiene che sia in corso una rimpatriata di capitali con vendita di assets denominati in dollari alla ricerca di una maggiore liquidità.

Suggerisco di non dimenticare questo fattore, l’arsenale europeo…

Al termine della giornata di ieri, 12 aprile 2012, i depositi delle banche europee presso la Bce si sono attestati a 705,625 miliardi di euro. Si tratta di un dato in crescita rispetto alla rilevazione del giorno prima pari a 652,943 miliardi di euro, quando i depositi overnight erano scesi rispetto agli oltre 780 miliardi di euro delle ultime settimane.

Nel fine settimana un disperato Krugman ha commentato il suicidio europeo e la lenta eutanasia di origine teutonica dell’infermiera Angelina…

New York – L’Europa sta letteralmente commettendo un suicidio economico. Parola del premio Nobel per l’economia Paul Krugman, che esprime chiaramente la propria opinione in un articolo pubblicato sul New York Times.

Questi i punti cruciali che Krugman mette in evidenza: le economie dei paesi periferici, soprattutto la Spagna, sono a pezzi, ma nonostante questo si continua a chiedere loro di fare ulteriori sacrifici, dunque di peggiorare la loro situazione con le misure di austerity in corso, così come comandato dalla Germania e dalla Bce.

Non solo, afferma l’economista: l’economia sta peggiorando, e l’Europa in questo contesto non sta andando neanche nella direzione di migliorare i propri conti pubblici. I tassi sono ancora in rialzo e, come la Grecia ha mostrato, le misure di austerity non migliorano le dinamiche dei debiti..

Krugman commenta l’articolo pubblicato sul The Times, lo scorso sabato: “Suicide by economic crisis”, ovvero “Suicidi provocati dalla crisi economica”: un articolo che mette chiaramente in luce la tragedia di molti cittadini europei che, disperati per le tasse da pagare, consapevoli della povertà che si avvicina, incapaci di pagare il mutuo o di far fronte alle imcombenze più semplici della vita, decidono di porre fine alla loro vita.

“Fino a qualche mese fa, avevo ancora qualche speranza sull’Europa. Vi ricorderete come lo scorso autunno l’Europa appariva sull’orlo di un crollo finanziario – scrive Krugman – ma la Bce, la controparte europea della Fed, è intervenuta per salvare il Continente”. Il riferimento è alla maxi iniezione di liquidità operata dall’istituto, sotto forma di cospicui prestiti alle banche.

L'”interrogativo, in quel momento, è se questa azione coraggiosa ed efficacia avrebbe siglato l’inizio di un ripensamento più ampio, se i leader europei avrebbero utilizzato lo spazio concesso dalla Bce per riconsiderare le loro politiche (…) Ma non l’hanno fatto”. Krugman alza le mani e ritiene che a questo punto sarà difficile che l’Europa capisca davvero quello che dovrebbe e non dovrebbe fare.

L’esempio più indicativo degli sbagli commessi dall’Europa, e in particolar modo da Francoforte, è la Spagna. “La Spagna versa in una condizione di depressione piena, con un tasso di disoccupazione complessivo del 23,6%, pari a quello che l’America sperimentò durante gli anni della Grande Depressione, e con un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 50%. Questa situazione non può andare avanti, e la consapevolezza del fatto che non potrà andare avanti è il fattore che sta portando i tassi sui bond spagnoli a schizzare verso l’alto”.

Il punto, continua, è che la storia della Spagna non ha nulla a che vedere “con le favole sulla moralità che sono così popolari tra i funzionari europei, soprattutto in Germania. La Spagna infatti non era un paese che sperperava il proprio denaro pubblico. Alla vigilia della crisi, l’economia era caratterizzata infatti da un basso livello del debito e da un surplus di bilancio. Detto questo, “aveva anche un enorme bolla sul mercato immobiliare, bolla in parte resa possibile grazie agli enormi prestiti che le banche tedesche erogavano alle loro controparti. Quando la bolla esplose, l’economia spagnola si prosciugò. Ma è importante sottolinea che i problemi fiscali sono la conseguenza della depressione, non la sua causa.

“Nonostante ciò, la medicina che arriva da Berlino e Francoforte, pensate un po’, quella di una austerity fiscale ancora più rigida”. Parlando senza mezzi termini, questa situazione è semplicemente da pazzi.

Sconfortato dalla testardaggine europea e soprattutto tedesca, Krugman arriva ad d affermare che un’alternativa, a questo punto, dovrebbe essere l’uscita dall’euro, unita al ripristino delle valute nazionali. “Potreste dire che si tratta di una cosa inconcepibile, e che l’effetto sarebbe enormemente distruttivo sia economicamente che politicamente. Ma continuare su questa strada, imporre misure di austerity su paesi che stanno soffrendo già tassi di disoccupazione da Depressione, è questo che è davvero inconcepibile”.

Se davvero si vuole salvare l’Europa e l’euro, allora che i leader accettino che “il continente necessita di politiche monetarie ulteriormente espansive, dunque esprimano la loro volontà con un annuncio su una Bce disposta ad accettare in qualche modo un tasso di inflazione più elevato; l’Europa ha bisogno anche di politiche fiscali più espansive”. Certo sarà dura, ma ci sarà qualche speranza di ripresa.

Invece, “piuttosto che ammettere di aver sbagliato, i leader europei sembrano determinati a portare la loro economia – e la loro società- sull’orlo del baratro. E il mondo intero pagherà il prezzo”. WALL STREET ITALIA

…il mondo intero pagherà il prezzo!

Inutile quindi cercare di costruirsi un rifugio antiatomico quando un’esplosione termonucleare sconvolgerà l’economia mondiale questa almeno è la mia opinione anche se in molti stanno provando a simulare diversi scenari. La fantasia è al potere nella finanzan e nella contabilità mondiale.

Non c’è fretta ma nel frattempo se i tedeschi tireranno troppo la corda, se continueranno a soffiare con ardore sul fuoco dell’austerità a casa altrui mentre loro interpretano il ruolo della cicale spendendo e spandendo in lungo e in largo, fallendo i loro stessi obiettiviti di austerità e aumentando stipendi in chiave elettorale, dicevo che ne pensate di un eventuale boicotaggio dei prodotti ” made in Germany ” per far loro comprendere che senza l’Europa la loro presunta solidità e sicurezza fondata esclusivamente sull’export sparirebbe come neve al sole!

In fondo tra autoritarismi e protezionismo globale non siamo poi tanto lontani dal fantasma della Grande Depressione!

La discussione  è aperta!

12 commenti Commenta
deportivotralarala
Scritto il 17 Aprile 2012 at 10:24

Secondo me l’obiettico finale di questo gioco alla massacro nei confronti dell’Europa ha come obiettivo finale la germania. Non credo che i tedeschi, e non solo, se ne rendano conto.
Boycott Germany, perche’ no.
raffaele

kry
Scritto il 17 Aprile 2012 at 10:39

Non è la prima volta che capita. Mi sembra fosse successo la prima volta in novembre e la polemica era che per coprire l’asta fosse intervenuta la bundesbank. Certo il continuare a ripetersi dell’evento dovrebbe dimostrare ai tedeschi di non essere infallibili e agli investitori di stare più attenti oltre a dare una sveglia ai giornalisti nel fare più informazione corretta.

mannoz
Scritto il 17 Aprile 2012 at 12:08

io ipotizzzo che la germania sia ” alleata” con londra, il deflusso di capitali dal sud europa va si in germania, ma anche nella gruviera anglosassone, poi appena le cose peggioreranno le fanfare finanziarie britanniche non ci penseranno un attimo a scaricare pure i teutonici evidenziando le loro magagne che attualmente si guardano bene dal mettere in risalto, ma i tedeschi si credono furbi…

kry
Scritto il 17 Aprile 2012 at 13:00

Attualmente raccoglie consensi chi meglio sa raccontare le balle. Si vede che vendere il bund a 140 prendere i profitti e reinvestire in bot a 12 mesi con rendimeni superiori al 1,8% non è un affare. Basterebbero 6 mesi di vendita dei bund da parte delle istituzioni nostrane con reinvestimento in bot per vedere come cominciano a tremare anche i tedeschi, ma loro sono più solidi,seri e sicuri e sanno raccontare meglio le balle e noi più stupidi a crederci.

giobbe8871
Scritto il 17 Aprile 2012 at 14:56

kry@finanza,

Ben detto !

giobbe8871
Scritto il 17 Aprile 2012 at 14:57

Non ci si deve mai fidare dei Tedeschi perchè son quasi tutti Crucchi ! 😈 😀

Non ci fanno, ci sono. 8)

giobbe8871
Scritto il 17 Aprile 2012 at 14:59

Per condizionare i Crucchi , in attesa del Progetto Morgenthau, bisogna “spalleggiare” Destino Manifesto e la perfida zia Albione.
Da soli noi italiani facciamo , meglio dire ci fanno fare una brutta fine.

icebergfinanza
Scritto il 17 Aprile 2012 at 20:32

giobbe8871@finanza,

non e’ detto Giobbe non e’ detto noi italiani siamo come i gatti con le sette vite la storia lo dimostra…

giobbe8871
Scritto il 17 Aprile 2012 at 21:29

Allora rimaniamo in attesa di un nuovo eroe Prezzolini, che ci liberi dei samputelli professori di Governo. Tu fai molto Capitan Andrea Mazzalai . 8)
grazie

kry
Scritto il 18 Aprile 2012 at 12:58

Rendimento dell’asta tedesca a due anni 0,14%. Cose da giapponesi. Quando sarà che pagheremo 100,10 in nome della sicurezza. Non c’è che dire allo stato tedesco continua ad andare a gonfie vele.

pikkiapo
Scritto il 18 Aprile 2012 at 13:21

Credo sia una valida idea evitare di comprare prodotti tedeschi. In famiglia la stiamo già perseguendo da qualche mese all’atto della spesa nei supermercati. Ma anche qualche parente, dovendo decidere tra un’automobile tedesca e una italiana, alla fine ha scelto quella italiana. E anche tra i colleghi in azienda mi pare si stia materializzando questa sorta di boicottaggio. Chissà!

billbill
Scritto il 18 Aprile 2012 at 18:38

Già da tempo tendo a comprare italiano, nei limiti del possibile.
Però questo medico tedesco merita tutto il nostro rispetto e ammirazione:

http://www.youtube.com/watch?v=J7IYq8JOP_c&feature=share

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