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HOLE HOUSE: POWELL…ASPETTANDO GODOT!

Scritto il alle 07:11 da icebergfinanza

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Oggi incominciamo da qui, dalla meraviglia che le persistenti idiozie relative alle attese sull’inflazione sta realizzando, ovvero un’esplosione dei tassi sui mutui americani…

Il risultato finale è una spettacolare esplosione nelle vendite di nuove abitazioni…

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Usa: -7,8% vendite case nuove a gennaio, peggio delle stime

A gennaio le vendite di case nuove negli Stati Uniti sono inaspettatamente calate. Secondo quanto riportato dal dipartimento del Commercio americano, il dato è sceso del 7,8% rispetto al mese precedente al tasso annualizzato pari a 593.000 unità. Per il mese scorso gli analisti attendevano un rialzo del 4% a 650.000 unità. Il dato di dicembre è stato rivisto a 643.000 unità da 625.000. Rispetto al gennaio 2016, il dato è sceso dell’1%.

Il passo delle vendite di case nuove resta ben al di sotto dei livelli alti visti prima della crisi del 2007-2009. Le vendite di case nuove rappresentano circa un decimo del mercato immobiliare americano. Il picco risale al luglio 2005, quando sfiorarono quota 1,4 milioni. I minimi invece sono stati visti nel febbraio 2011 a 270.000. Per esaurire completamente le case disponibili per la vendita servirebbero 6,1 mesi, massimi della metà del 2014. Il prezzo mediano si è attestato a 323.000 dollari.

O si certo, il freddo, la neve, ma cosa cavolo osservano gli analisti che in media avevano previsto un aumento del 4 %? In un’azienda normale, questa gente verrebbe messa ad analizzare le toilette.

In fondo da + 4 a quasi – 8 non c’è tanta differenza!

A beneficio di chi ha la memoria storia corta, suggerisco quello che accadde nel 2013 quando i tassi sfiorarono il 4,80 % nel mese di settembre,,,

Il contesto finale è abbastanza deprimente…

Come ho scritto nel mio libro, dopo la mania arriva la fobia, le bille immobiliari di Germania e Giappone sono una pietra miliare da studiare attentamente, inoltre milioni di giovani escono dalle università con un regalino che non permette altri lussi…

Tremila default al giorno (+17%): studenti Usa strozzati dai debiti 

Aggiungetevi pure che il lavoro stabile è pura illusione e i cosidetti “compratori principianti” ovvero single e giovani coppie, quelli che davano propulsione al mercato immobiliare, sono solo un ricordo del passato.

Ma veniamo alle attese odierne per l’intervento alla Camera, del nuovo governatore della FED, Powell

Fed: testimonianza semiannuale di Powell al Congresso anticipata al 27 febbraio

E’ stata anticipata di un giorno la testimonianza semiannuale che il governatore della Federal Reserve di turno deve tenere al Congresso per descrivere l’andamento dell’economia e la politica monetaria Usa. L’intervento di Jerome Powell, il primo nei panni di numero uno della banca centrale americana, era previsto il 28 febbraio prossimo alla commissione Servizi finanziari della Camera, che oggi ha annunciato di avere anticipato l’appuntamento al 27 febbraio alle 16 italiane. Salvo cambi di programma, Powell l’1 marzo si presenterà con la stessa testimonianza scritta alla commissione Servizi finanziari del Senato. A cambiare saranno chiaramente le domande dei legislatori e le relative risposte. Il governatore di turno della Fed è chiamato a presentarsi due volte l’anno al Congresso, generalmente a febbraio e a luglio, in quelle che sono chiamate le testimonianze Humphrey-Hawkins, in riferimento alla legge del 1978 che le richiede. Solitamente la testimonianze avvengono in due giorni consecutivi.

Loro nel frattempo si sono accorti che qualcosa non va e quindi cercano di raccontare la verità…

Tesoro Usa e Fed tranquillizzano (in modi diversi) i mercati sull’inflazione

L’amministrazione Trump è impegnata in una nuova missione: tranquillizzare chiunque tema che le sue politiche economiche e fiscali – in primis il taglio delle tasse e un budget che farà ampliare il deficit – portino a un aumento dell’inflazione, che potrebbe costringere la Federal Reserve ad alzare i tassi in modo più aggressivo del previsto. Il tutto mentre la banca centrale Usa, per motivi diversi, ha fatto capire di non condivire le preoccupazioni di Wall Street relative alle pressioni inflative sui salari.

Prima il presidente del Council of Economic Advisers della Casa Bianca, Kevin Hassett, aveva detto ieri che è possibile raggiungere una crescita del 3% [annuo] senza provocare un aumento dell’inflazione”.

Nessuna possibilità di avere una crescita intorno al 3 % ZERO ASSOLUTO!

Poi in una intervista a Bloomberg, il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha detto che “ci sono tanti modi per avere una economia in crescita. Si possono avere pressioni inflative sui salari ma non necessariamente un’inflazione in generale”.

Questo è uno che ha capito tutto della vita, l’ignoranza abbonda a Wall Street!

Secondo l’ex Goldman Sachs nonché ex produttore di Hollywood, non c’è dunque un nesso tra un aumento dei salari e un rialzo dell’inflazione, come a dire che gli investitori sono andati inutilmente nel panico quando dal 2 febbraio hanno fatto scattare un sell-off dell’azionario per via del balzo annuo dei salari di gennaio (+2,9%), il maggiore dal giugno 2009.

Non c’è alcun reale rialzo dei salari lo abbiamo dimostrato recentemente ma soprattutto non ci sarà alcun rialzo dell’inflazione senza inflazione salariale a smentire l’ignoranza di Mnuchin.

A calmare gli animi sul fronte dei salari è stata oggi la Federal Reserve, che nel rapporto semestrale che deve presentare al Congresso ha detto di aspettarsi un rialzo “moderato” dei salari, tenuti a freno principalmente da “un passo debole della crecita della produttività”. La banca centrale Usa, inoltre, dubita che negli Stati Uniti i datori di lavoro siano generalmente in difficoltà a trovare personale specializzato: carenze concrete dei lavoratori desiderati si accompagnerebbero ad aumenti più forti dei salari. “Anche a livello industriale, è difficile vedere molte prove” di quelle carenze, recita il documento. Inoltre la Fed ha aggiunto che “vari fattori persistenti” potrebbero spiegare la limitata crescita dell’inflazione osservata nel 2017.

FED: L’INFLAZIONE AL PALO UN “MISTERO”, TREND “TRANSITORIO”

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) – New York, 23 feb – E’ da ormai cinque anni che negli Stati Uniti l’inflazione non cresce al tasso annuo del 2% fissato come target dalla Federal Reserve, che di questo ancora non riesce a capacitarsi. Nel suo ultimo Monetary Policy Report, i membri della banca centrale Usa hanno descritto i bassi dati core dell’inflazione – misurati dal personal consumption expenditures price index – registrati nel 2017 come un “mistero” e hanno offerto varie possibili spiegazioni del loro andamento: un livello piu’ basso del previsto della piena occupazione o delle aspettative sull’inflazione. Anche un aumento della competizione globale e il rialzo del retail online potrebbero spiegare la debolezza del dato cosi’ come l’invecchiamento della popolazione.

Credetemi mi sono commosso, quelli della Fed hanno compreso che i “fattori persistenti” che non permettono all’inflazione di arrivare a target sono autentiche BOMBE DEFLATTIVE, ovvero demografia, tecnologia, la distruzione del settore commerciale ad opera delle vendite on line, la globalizzazione e per prima hanno dimenticato quella più importante, ovvero le bolle finanziarie che contribuiscono a creare con la loro demenziale politica monetaria, che quando scoppiano sono come la bomba ad idrogeno, distruggono intere generazioni. 

Non c’è nessuno mistero, al massimo il mistero è l’ignoranza di questi soloni, ma anche qui nessun mistero, sono pagati per far finta di nulla.

Fedsalari non visti crescere rapidamente.

La Federal Reserve continua ad aspettarsi un rialzo “moderato” dei salari, tenuti a freno principalmente da “un passo debole della crecita della produttività”. Con queste parole, la banca centrale Usa potrebbe tranquillizzare gli investitori che il 2 febbraio scorso avevano digerito male il rapporto sull’occupazione americana di gennaio, dal quale emerse il balzo maggiore dei salari orari dal giugno 2009 (+2,9% annuo).

Infine le attese sono tutte per quello che dirà il nuovo braccio destro di Trump, della Fed ad immagine e somiglianza di Trump, Powell.

La recente volatilità del mercato è stata attribuita alle pressioni inflazionistiche che costringono i mercati a riprendere le loro aspettative sul ciclo di crescita della Fed. Dopo l’esperienza del FOMC sulla “taper tantrum” nel 2013, sarà cauto nel gestire le aspettative del mercato. Alla sua cerimonia giurata Powell ha alluso alla recente volatilità del mercato, affermando che la Fed “resterà vigile” per i rischi di stabilità finanziaria presentati dalle rotazioni di mercato. “Ma sarà ugualmente energico nell’affermare che la Fed non si affretterà ad alzare i tassi contro ciò che crede sarà un’inflazione in aumento ma difficilmente accelerata”.

Alla fine si dovranno arrendere i “bond vigilantes” come nel 2013, nessuna possibilità per l’inflazione, nessuna possibilità che il rendimento sul trentennale sfondi DEFINITIVAMENTE la nostra linea Maginot.

La prossima settimana appuntamento con MACHIAVELLI: REVOLUTION!

7 commenti Commenta
signor pomata
Scritto il 27 Febbraio 2018 at 12:13

Posso fare un esempio molto pratico di come funziona o dovrebbe funzionare un cambio tra paesi?
Del resto è il motivo per cui mi sono voluto chiamare pomata, ossia quel personaggio oramai storico impersonato da montesano del mondo delle corse ippiche.
Avete presente quei numeri che si leggono al fianco dei cavalli del galoppo prima delle corse?
Sono kg che devono portare i cavalli durante la corsa.
Perche un cavallo durante la stessa corsa dovrebbe portare 60 kg e un altro 50?
Il motivo risiede sulle prestazioni precedenti.
Ossia se tu perdi costantemente e un altro vince , il primo scende di peso e il secondo lo aumenta.
Se continui a vincere passi di categoria.
Il massimo sono i gran premi in cui tutti hanno lo stesso peso.
Per chi ha capito cosa ho detto tradurlo in rapporti di cambio sarà facilissimo.
Chi esporta di più gli si apprezza la moneta e chi esporta meno gli si svaluta.
Stessa corsa, stesso movimento, stessa dinamica.
Ora far correre un paese come la grecia o spagna o portogallo a parità di peso con la germania se fossero corse di cavalli ti riderebbero in faccia.
Invece per i cambi la cosa è placida.
Per molti tutto normale….tanto la moneta quella che prendi prendi basta che non svaluti.
Il mio è un racconto folcloristico ma alla fine a forza di sentire assurdità economiche arrivi al punto che preferisci evitare il discorso.
Tanto lo si capisce subito se una persona ha un ragionamento sensato sotto , se ha compreso la dinamica o parla senza un minimo di conoscenza della materia.
E quel che è peggio che spesso mi sono imbattuto in persone con percorsi di studio universitari anche con un indirizzo economico che cazzeggiano su concetti talmente confusionari da chiedersi come sia stato possibile prendere quella laurea senza nemmeno capire dinamiche fondamentali per economia odierna.
Alla fine ti rassegni.

andreblanz
Scritto il 27 Febbraio 2018 at 12:37

fate resuscitare John Ludd e Punto Sella sono un grande loro fan! Mi mancano

pdf79
Scritto il 27 Febbraio 2018 at 14:40

segnalo refuso 4% non 4,80%:
A beneficio di chi ha la memoria storia corta, suggerisco quello che accadde nel 2013 quando i tassi sfiorarono il 4,00 % nel mese di settembre,,,

stanziale
Scritto il 27 Febbraio 2018 at 19:19

Una sola parola, e’ venuto a mancare una grande italiano, Gian Marco Moratti. Stasera ero dal baribiere, mi sono commosso a leggere, sul giornale la nazione, il suo impegno per la comunita’ di san patrignano. Non solo la finanziava (ultimo dato conosciuto, 19 milioni nel 2010), ma partecipava in prima persona all’attivita’ lavorava dentro, umilmente. Piu’ di una volta andava a ricercare quelli che scappavano, per parlarci, per cercare di non perderli. Ricorda molto un’altra grande persona, Olivetti.

icebergfinanza
Scritto il 27 Febbraio 2018 at 23:06

Grazie, ma si tratta dei tassi su mutui e non dei tassi sul trentennale USA…

icebergfinanza
Scritto il 27 Febbraio 2018 at 23:09

Ne parleremo domani di questa meraviglia… 😉

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