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PAYROLLS: AMERICA THE DAY AFTER!
Si lo so, lo so son o cose che non vi interessano, la fuori stanno parlando delle polizze della Raggi o del ritorno al voto o ancora dell’euro a due velocità della Merkel o dei miliardi che l’Italia dovrebbe dare alla Germania per lasciare l’euro, ma noi continuiamo a raccontarvi la storia di un Paese dal quale è nata la crisi e la crisi tornerà più cruenta di prima.
Nel fine settimana le volpi di Trump sono tornare a parlare nei pollai della middle class americana, in mezzo al fumo delle leggi sull’immigrazione stanno per piazzare un’autentica bomba ad orologeria…
Trump smantella la riforma della finanza di Obama
La grande controriforma di Donald Trump arriva a Wall Street. La legge Dodd-Frank, varata dall’amministrazione di Barack Obama per scongiurare nuovo collassi provocati dagli abusi della finanza, ha i giorni contati. Donald Trump questa volta ha firmato ordini e memorandum per dare il via alla demolizione anzichè alla costruzione di un «muro», quello delle regole per le banche. «Oggi firmiamo i principi chiave per la regulation del sistema finanziario: taglieremo molto della Dodd-Frank», ha annunciato dallo Studio Ovale apponendo il proprio nome in calce ai documenti. (…)
L’intero disegno di controriforma finanziaria ha un artefice ed è uno dei più stretti e potenti collaboratori di Trump: Gary Cohn, ex direttore generale di Goldman Sachs adesso capo-consigliere economico della Casa Bianca. Ne ha rivendicato la paternità prima della stessa firma, alla quale era presente, dalle colonne del Wall Street Journal e dagli schermi tv di Fox. Cohn ha assicurato gli scettici che siamo davanti a «un ritorno al passato», semplicemente alla constatazione che «abbiamo le banche migliori e più capitalizzate al mondo come le più appesantite da regolamentazioni».
Quindi la miccia è stata accesa, noi non abbiamo alcuna fretta, un nuovo Minsky Moment è assicurato a partire dall’Europa, ma l’onda che arriverà dall’America darà il colpo di grazia.
Nel fine settimana avevamo ragione, la sorpresa dagli USA è arrivata l’unico dato positivo di venerdì era quello relativo ai nuovi posti di lavoro di gennaio, ma non mi meraviglierei se fosse rivisto sensibilmente al ribasso nei prossimi mesi come è accaduto per i dati di novembre e dicembre rivisti a meno 39,000 posti complessivi.
Con le revisioni del 2016 l’occupazione americana tanto decantata è aumenta di 1.548.000 posti ovvero solo 129.000 posti in media al mese appena sopra il limite di 125.000 necessari a tenere stabile l’occupazione.
Ben 164,000 posti di lavoro negli ultimi tre mesi rispetto a quelli comunicati dal Ministero della Veritù USA Da tempo, ogni mese i posti di lavoro vengono rivisti al ribasso . Solo settembre è stato rivisto al rialzo.
Per chi ama le medie siamo ben lontani dai 260.000 del 2015 e dai 225.000 del 2015.
Come potete vedere qui sopra i salari sono saliti di un misereo 0,12% contro aspettative di un 0,3 % e il dato del mese precedente è stato rivisto al ribasso da 0,4 % precedente a 0,2 %.La durata della settimana media di lavoro è rimasta invariata.
Lasciate che i fanateci delle aspettative di inflazioni continuino a crogiolarsi nelle loro illusioni, no salari no inflazione!
Non importa cosa vi raccontano li fuori, i dati testimoniano la fine del ciclo che sta per arrivare, il resto ci penserà il protezionismo a demolirlo.
Fa sorridere per l’ennesima volta la volpe Trump che in campagna preelettorale si sgolava a denunciare un pessimo mercato del lavoro e ora che fa è il presidente , si dichiara molto contento dei dati. Tutti uguali questi fenomeni da baraccone.
Loro hanno un disperato bisogno di tener viva l’illusione mentre si fanno la guerra tra di loro, non hanno alternative, ma ormai la strada è segnata lo dice la storia lo dicono le loro stesse considerazioni e dichiarazioni.
Quello che è certo è che a noi i dati danno ragione nessuna inflazione la grande menzogna sta per finire.
Una domanda ad Andrea se è possibile.
Si parla apertamente di Europa a due velocità, si avvicinano molte elezioni importanti, la Grecia è di nuovo sull’orlo del default quindi dell’uscita.
Se la UE si splitta in due ci sarà una zona con una moneta forte che presumibilmente sarà considerata quella dell’euro “vero” e un’altra con una moneta meno forte o con singole monete nazionali che si svaluterebbero.
In quel caso nonostante la gravissima crisi per l’Unione la valuta “euro forte” salirebbe di molto e anche rispetto al dollaro…?
Grazie