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LIBERALIZZAZIONI: MONTI E I RAGAZZI DELLA VIA PAL!
Mentre bocconiani e Chicago Boys si esaltano ed esultano per questa leggera brezza libertariana che nella sostanza difficilmente sposterà le virgole di un sistema profondamente iniquo che non ha bisogno solo di libertà e crescita ma soprattuto di redistribuzione ed equità, noi andiamo a dare un’occhiata tra i vicoli della Via Pal dove la lotta tra la cosidetta Società delle Stucco e le Camice rosse tanto care a Molnar scrittore e giornalista ungherese.
Nel film in questione due gruppi di adolescenti, che costituiscono la Società dello Stucco e le Camicie rosse, sono spesso e volentieri divisi da una normale rivalità territoriale che diventa conflitto nel momento in cui una delle due bande prende possesso di una vecchia segheria abbandonata. Come ho trovato scritto in una recensione del film, nel contesto della cultura ungherese di inizio secolo, questo tipo di approccio aveva certamente una sua propria ragion d’essere dal momento che l’intera nazione altro non era che un grandissimo impero virtualmente senza imperatore che celava, dietro le maglie di una finta organizzazione statale, le logiche di un sistema feudale che miracolosamente sembrava venire fuori dal buio di un non troppo lontano medioevo.
Rileggendo la vicenda delle liberalizzazioni direi che il romanzo di Molnar calza a pennello, con il conflitto quotidiano ad opera delle corporazioni e i centri di interesse che cercando di difendere i loro privilegi territoriali sottraendo opportunità alle giovani generazioni.
In realtà si è cambiato tanto dando la sensazione di cambiare nulla o poco più soprattutto facendo la voce grossa verso settori marginali e tralasciando settori importanti dove le pressioni delle proprie lobbies hanno prevalso, settori come i petrolieri, le autostrade, le banche e le assicurazioni. La natura tecnocratica del governo ha permesso di osare la dove la politica non sarebbe mai arrivata e sarebbe ingiusto non riconoscere alcune importanti novità anche se le sfumature non sempre danno la dimensione di quanto è accaduto.
Ad esempio vi sarebbero alcune importanti considerazioni da fare sui farmaci a carico del servizio sanitario nazionale che essendo fissati per legge dallo Stato non vengono toccati pur costituendo una sensibile fetta del mercato o sulla barzelletta che permette a solo il 2 % dei benzinai ( …ovviamente quelli proprietari della rete di distribuzione ) di potersi rifornire dal migliore offerente mettendo in moto un concorrenza marginale che non cambierà in alcuna maniera lo status quo.
Oligopoli e monopoli escono quindi rafforzati da questa prima ondata di scontri tra la via Pal e come scrive Sergio Rizzo sul Corriere…
(…) sarebbe ingiusto anche non sottolineare le tante retromarce fatte rispetto alle attese che la cosiddetta «fase due» aveva generato.Confermando la sensazione che gli oligopoli siano riusciti anche in questo caso a limitare i danni. Molti avevano sperato, per esempio, in un intervento molto profondo per liberalizzare il settore dei trasporti. Si è scoperto invece che la separazione fra la società che gestisce i binari dei treni (Rete ferroviaria italiana) e quella che fa marciare locomotive e vagoni (Trenitalia) non era stata mai messa all`ordine del giorno. Potenza delle Ferrovie… Ancora. Dal 1995 si attendeva la nascita di un`autorità indipendente per i trasporti e ora finalmente arriverà: evviva. Anche se il parto si è presentato subito difficile, come dimostra la decisione di affidarne i compiti in una fase transitoria, a un`authority già esistente. Quale? L`Autorità per l`energia elettrica e il gas. Ma che c`entrano i binari e le autostrade con il petrolio e i pannelli solari? (…)
E che dire delle autostrade…
(…) Ma nel Paese dove tutto è transitorio e i tempi non sono mai certi, questo non è affatto una circostanza rassicurante. Soprattutto considerando il formidabile peso lobbistico dei monopoli. Dì cui si è avuta una dimostrazione concreta nel decreto. A chi ci si riferisce? Alle potentissime concessionarie autostradali riunite nell`Aiscat presieduta da Fabrizio Palenzona, nemmeno sfiorate dal provvedimento sulle liberalizzazioni.Esiste un metodo internazionale per fissare le tariffe dei servizi pubblici, conosciuto con il termine inglese di «price cap». Basandosi sul parametro base della produttività, provoca generalmente una riduzione dei pedaggi, eliminando la quota di profitto ingiustificato derivante dal monopolio. In Italia però non viene applicato, nonostante la società Autostrade sia privatizzata da dodici anni. Durante tutto questo periodo le tariffe non sono mai diminuite e il principale concessionario ha realizzato profitti crescenti. Il decreto liberalizzazioni introduce finalmente il «price cap» anche per il calcolo dei pedaggi autostradali. Ma con un particolare non trascurabile: varrà soltanto per le nuove concessioni. Le attuali sono salve. E considerando che quella della società Autostrade scade nel 2038…
Mi fermo qui ma potrei andare avanti all’infinito sottolineando settore per settore i fallimenti delle liberalizzazioni all’italiana, un Paese l’Italia, terra di gatti e volpi che quotidianamente vivono nel campo dei miracoli!
L’unica cosa di cui sono estremamente felice è che il CIPE abbia cancellato l’idiozia del ponte di Messina dirottando le risorse sulla manutenzione della linea ferroviaria, di cui il sud ha estremamente bisogno altro che ponti o strade.
Ma andiamo oltre prechè i giochi di prestigio non sono finiti e nella terra di Trilussa le stime a spanne abbondano soprattutto quando si tratta di giocare con in numeri e le percentuali su come queste manovre influiranno nella vita economico/sociale del Paese.
Secondo Palazzo Chigi portare la concorrenza in Italia al livello medio degli altri Paesi europei avrebbe effetti benefici molto consistenti anche sull’occupazione e gli investimenti. «Una riduzione delle rendite nel settore dei servizi al livello medio degli altri Paesi dell’euro si assocerebbe nel medio periodo a un aumento del Pil dell’11%, mentre i consumi privati e l’occupazione crescerebbero fino all’8%, gli investimenti del 18% ed i salari reali, senza effetti negativi sull’occupazione, di quasi il 12%», sottolinea la Presidenza del Consiglio in una nota sul decreto liberalizzazioni varato ieri dall’esecutivo. Poi, da Tripoli, Mario Monti spiega che quest’ultima considerazione, quella sui salari, riguarda il maggior potere d’acquisto che produrrà il decreto: «L’aumento degli stipendi non dipende dalle liberalizzazioni, ma la maggiore concorrenza modererà il costo della vita». ( Concorrenza, stime del governo «I salari cresceranno del 12%» Fonte: Mario Sensini – Corriere della Sera | 22 Gennaio 2012 )
Addirittura 2 punti percentuali di PIL che farebbero decollare l’Italia secondo alcune stime ma ripeto certe stime fanno sorridere! Senza occupazione e aumento dei salari, senza equità e redistribuzione liberalizzazioni e flessibilità del mercato del lavoro non servono a nulla, nulla!
L’Adiconsum parla di 1800 euro a famiglia risparmiati, 4 persone con 80.000 euro di reddito in una grande città (… ma di che si parla di Marte…) . Adusbef e Federconsumatori parlano di 400 euro, 23 dai trasporti, 18 dai farmaci, 92 dalle professioni, 58 dalla benzina, 82 dal commercio e infine 51 dalle bollette energetiche, un po come nel campo dei miracoli sperando che questa volta il gatto e la volpe mettano loro le monetine!
Se si pensa che secondo la CGIA di Mestre da quando sono stati liberalizzate le autostrade il costo dei pedaggi è salito più del doppio dell’inflazione, direi che il campo dei miracoli in Italia è pura utopia!
A proposito di benzina, ve l’immaginate cosa potrebbe accadere se nel campo dei miracoli un giorno qualcuno decidesse di dare il vai libera ad impianti multimarca dove nello stesso impianto più compagnie si fanno concorrenza a suon di ribassi.
Certo si è fatto il massimo senza arrivare a conflitti sociali ma solo perchè l’ingenuità, l’ignoranza e l’indifferenza degli italiani spesso e volentieri assomiglia a quella del Paese dei balocchi.
In giornata altri appuntamenti da non perdere!
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La ripresa dell’Italia che passa attraverso le liberalizzazioni è una barzelletta che farebbe ridere di gusto; uso il condizionale perchè viene poco da ridere quando si pensa ai risultati delle liberalizzazioni che abbiamo già visto attuate in passato.
…”Certo si è fatto il massimo senza arrivare a conflitti sociali ma solo perchè l’ingenuità, l’ignoranza e l’INDIFFERENZA degli italiani spesso e volentieri assomiglia a quella del Paese dei balocchi.”…
Ecco, mi sembra che l’indifferenza stia iniziando a tramutarsi in mobilitazione. La Sicilia sembra aver messo in moto una sorta di risveglio degli “zombie” italici: quelli che hanno sempre subìto in silenzio. E si sta notando un solidarietà da Nord a Sud che raramente si è vista in passato.
Occhio quindi…
Andrea, visto che sei stato a Taranto ti invito ad ascoltare questo famoso giornalista-scrittore, originario di quella città, Pino Aprile: aiuta a comprendere quello che è avvenuto in Sicilia e quello che potrà avvenire nel resto d’Italia…
http://lemieconsiderazioniinutili.blogspot.com/2012/01/la-crisi-tra-i-forconi-e-la-politica.html