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ORO VERDE: LA MALEDIZIONE CONTINUA!
Sembra quasi un’altra epoca quando lo scorso anno pubblicai in febbraio un paio di post dal titolo ORO_VERDE_LA_NUOVA_FRONTIERA_DELL’ETANOLO! e ORO_VERDE_MALEDIZIONE_O_OPPORTUNITA’, nessuna opportunità quindi da questa demenziale idea di trasformare un dono di Dio, dono all’Umanità in etanolo, un alcol ottenuto mediante un processo di fermentazione di prodotti agricoli ricchi di zuccheri e carboidrati, un’idea che stà trasformandosi in maledizione, sollevando la protesta di intere popolazioni mondiali, una protesta che accomuna anche il riso, elemento essenziale per la maggior parte delle popolazioni asiatiche, alimento entrato nel mirino degli speculatori internazionali.
In sintesi si tratta di togliere dalle mani della speculazione, acqua e derrate alimentari di primaria importanza, essenziali alla sopravvivenza di milioni e miliardi di persone, si tratta di dare il diritto alla SOVRANITA’_ALIMENTARE!
Per Sovranità alimentare si intende un semplice concetto che proviene dalla lontana Africa, un concetto basato su tre elementi fondamentali:
La sovranità alimentare implica tre elementi:
1. è un diritto dell’uomo: il diritto di lavorare in quanto contadini e di produrre ciò che noi vogliamo mangiare è fondamentale;
2. è un valore per i contadini; nei villaggi non si trovano i mendicanti, sono nelle città; per l’africano essere dipendenti è grave, contrariamente a ciò che sentiamo nei discorsi degli uomini politici. Questi hanno fatto dell’Africa un continente che è sempre con la mano tesa a chiedere. Il contadino africano invece crede al valore del lavoro. La sovranità alimentare ci riconosce il diritto a esercitare questo lavoro;
3. la sovranità alimentare riconosce il grande ruolo che gioca l’alimentazione nella vita dei contadini.
In sintesi anche se proviene dal continente nero è l’anima stessa della cultura contadina, il contadino crede al valore del lavoro, non può essere un mendicante, non conosce il senso della richiesta di carità, il diritto a lavorare e produrre il necessaqrio per la sopravvivenza.
"L’Omc, gli Usa e l’Europa ancora tentano di far credere il contrario, ma l’uomo non potrà mai fare a meno dell’alimentazione. Non si può trattare l’alimentazione come altri prodotti nel mercato internazionale. La sovranità alimentare rovescia la banalizzazione che mette sullo stesso piano l’alimentazione e l’automobile o l’aeroplano da vendere e comprare sul mercato internazionale. Per noi, in Africa, la sovranità alimentare è la sola opportunità che abbiamo oggi. Si arriva a far soffrire milioni di persone solo perché c’è qualcuno che approfitta del sistema d’importazione. Le questioni connesse alla sovranità alimentare sono molto gravi. Oggi milioni di persone stanno perdendo i loro diritti perchè alcuni commercianti della città, alleati di qualche politico, continuano a sfruttare il Paese distruggendo le loro economie."
Ebbene noi occidentali siamo da sempre i colonizzatori, abbiamo creato le varie " WORLD BANK " o il Fondo Monetario Internazionale, per controllare la situazione, abbiamo arato e saccheggiato in campi incontaminati per lunghi anni utilizzando le nostre multinazionali in nome di un benessere superiore.
Se qualcuno di Voi non crede più di tanto in questi organismi, se pensa che sia possibile migliorarne l’organizzazione allora questo è un sito alternativo per sentire e vedere l’altra faccia della medaglia, quella che spesso nessuno vi fà intravedere: CRBM_Campagna_per_la_Riforma_della_Banca_Mondiale.
Scarsa trasparenza, insufficiente consultazione della societa’ civile, mancato rispetto delle sue norme socio-ambientali, ed applicazione di un modello di sviluppo esclusivamente basato sul mercato, queste le principali critiche alla Banca.
Oggi la Banca Mondiale crea ad arte dei fondi di investimento sull’ambiente, lo scorso 3 aprile l’istituzione guidata da Robert Zoellick aveva reso noto il suo piano per la formazione di almeno due fondi – il cui valore oscillerebbe tra i 7 e i 12 miliardi di dollari – che agirebbero al di fuori del contesto della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. Ad oggi Stati Uniti, Regno Unito e Giappone hanno espresso interesse per i nuovi fondi. Un interesse che non sarebbe affatto addizionale rispetto agli impegni presi per l’aiuto allo sviluppo dagli stessi governi.
Se volete approfondire sul ruolo e sulla composizione della Banca Mondiale questo è l’ indirizzo_su_WIKIPEDIA.
Sembrerà strano ma anche il premio nobel Joseph Stiglitz, non uno qualsiasi dice che il Re è nudo, e spesso critica duramente le scelte del Fondo monetario internazionale, nemico delle politiche che non sradicano la povertà ma l’aggravano, che indeboliscono le democrazie invece di rafforzarle, che fanno i ricchi più ricchi e i poveri più poveri.
“Alla Banca mondiale –ha detto- ho verificato in prima persona l’effetto devastante che la globalizzazione può avere sui paesi in via di sviluppo, specialmente sui più poveri”.
Dice ancora Stiglitz: “L’economia può sembrare una disciplina arida, ma può cambiare la vita dei poveri. Dico qualcosa di molto ovvio, ma è necessario ripeterlo sempre, senza smettere mai”.
Ebbene non so neanche io perchè mi stia entrando nel sangue questa disciplina arida, io non sono un economista, ma forse senza accorgermene ne ho sempre avuto la passione o forse no, forse con il tempo mi sono convinto che la sua comprensione, il suo risvolto etico, ovvero finalizzato alla reciproca convenienza, è indispensabile per cambiare le sorti dei sotterranei dell’ Umanità, ma non basta, serve anche la consapevolezza che senza l’aiuto della società civile, di ognuno di noi, il cambiamento non può germogliare tra le erbacce di un capitalismo senza scrupoli, un capitalismo che distrugge l’anima buona dell’economia stessa, l’essenza morale degli studi di Adam Smith.
Prosegue Stiglitz….“Credo che la globalizzazione, eliminando le barriere al libero scambio e la maggiore integrazione delle economie nazionali, possa essere una forza benefica. E’ un’opportunità per aumentare il benessere di tutti, soprattutto dei più poveri. Ma credo anche che sia necessario ripensare a fondo il modo con cui la globalizzazione è stata gestita. Bisogna rivedere gli accordi commerciali internazionali che hanno contribuito all’eliminazione di queste barriere e le politiche imposte ai paesi in via di sviluppo nel corso della globalizzazione”.
tratto da TORINOCAPITALEMONDIALEDELLIBROCONROMA.
Si, abbiamo imposto tutto a tutti in nome del nostro benessere, abbiamo globalizzato il mondo a nostra somiglianza e abbiamo istituito organismi che spesso hanno agito in nome e per conto dei loro principali finanziatori, organismi che spesso all’improvviso lanciano segnali di allarme quando ormai la storia stà per fare il suo corso, organismi che seguono spesso gli avvenimenti senza essere in grado di interpretarli in nome e per conto dei paesi che dovrebbero beneficiare della loro presenza.
In questo articolo sul SOLE_24_ORE dal titolo EMERGENZA ALIMENTARE Altri sette anni di rincari a cura di Sissi Bellomo possiamo inoltre intravedere la preoccupazione della Banca Mondiale.
Cresce di giorno in giorno il livello di allarme delle istituzioni internazionali per gli eccezionali rincari dei prodotti agricoli, che rischiano di aggravare la fame nel mondo e di moltiplicare le tensioni sociali.
Il fenomeno non appare transitorio, avverte la Banca mondiale in un documento che ha predisposto per gli incontri di questo fine settimana a Washington con le maggiori istituzioni finanziarie mondiali: i prezzi degli alimentari resteranno sicuramente elevati per tutto il 2008 e il 2009, poi cominceranno gradualmente a scendere, grazie agli aggiustamenti tra domanda e offerta………..
E quando scenderanno quante cuori avranno cessato di battere, quante vite saranno diventate concime per i campi, quante speranze distrutte?
Lo so è difficile esserne coinvolti, restarne coinvolti emotivamente, non ci tocca sino a quando l’inflazione speculativa oltre che strutturale coime nel caso del petrolio incomincia a svuotare le nostre tasche, sino a quando ci accorgiamo che in fondo basta veramente poco per essere consapevoli di un abuso immenso!
I consumi in America stanno riportanto il popolo americano nei confini della sostenibilità, piano, piano, lentamente, stanno rientrando da quel mondo fantastico creato artificialmente dall’impero del debito e questo diventa una tragedia.
Non è più possibile fermare il meccanismo, una recessione non viene più intesa come una malattia necessaria a ritrovare l’equilibrio, l’essenzialità, ma come un male da combattere a tutti i costi con vaccinazioni di massa monetarie e fiscali, dopo aver infettato il mondo con il virus della finanza creativa, dopo aver scatenato la più colossale bolla immobiliare che la storia ricordi, in nome e per conto di un ciclo che non deve conoscere soste, terrorizzati dal ricordo della Grande Deflazione Giapponese, in nome e per conto della massimizzazione a breve termine di qualsiasi progetto, qualsiasi profitto.
Oggi rotto il giocattolo immobiliare e le sue derivazioni, distrutta la leva finanziaria, demolito lentamente l’impero del debito si punta la prua sulle materie prime con fondi e strumenti adatti soprattutto a recuperare le perdite e le svalutazioni di questo tempo.
Abbiamo già visto come la differenza con molte altre attività di investimento, anch’esse basate sul concetto di valore atteso, stà nell’attività speculativa dove il valore atteso non si fonda su stime statistiche robuste, o quantomeno significative, ma deriva da una attività previsiva puramente soggettiva.
In sintesi un scommessa, una scommessa che spesso nasconde l’altra faccia della medaglia.
Ogni nostro atto di investimento o speculazione che sia, presuppone l’utilizzo di denaro o l’assunzione di un rischio rivolto al conseguimento del maggior risultato possibile! Spesso come accade oggi, in un mercato votato alla massimizzazione a breve termine del profitto o risultato che sia, le esigenze degli azionisti contrastano con l’ambiente sociale e naturale dove l’azienda investe.
Adottare un comportamento socialmente e ambientalmente responsabile, presuppone una tensione continua alla ricerca della miglior strategia per rispondere alle richieste economiche dei cosidetti stakeholders, portatori di interesse, una tensione che non può non prescindere da un sviluppo e da un processo produttivo sostenibile nel lungo termine.
Consumare è un atto quotidiano dalla potenza devastante se sommato a quello di milioni di individui, un atto visto spesso esclusivamente sotto la luce del prezzo o della qualità. Consumiamo noi occidentali, l’ 80 % delle risorse della terra e non siamo in grado di assicurare un futuro vivibile ai nostri figli.
Si cari compagni di viaggio, un atto dalla potenza devastate in grado di modificare e condizionare qualsiasi impresa, la produzione stessa, un atto che serve ad avere la consapevolezza tra i bisogni reali e quelli imposti oggi le nostre vite sono condizionate dalle multinazionali, ieri dal Fondo Monetario Internazionale oggi dal WTO ovvero l’Organizzazione Mondiale per il Commercio, la quali decidono spesso il nostro futuro.
Abbiamo visto anche come sia possibile investire in maniera responsabile e consapevole, abbiamo scoperto insieme il significato di INVESTIMENTO_ETICO, ogni nostro atto, il nostro stesso stile di vita è una responsabilità che abbiamo nei confronti del nostro pianeta e delle generazioni future, oltre ovviamente nei confronti dei più deboli.
Voi sapete quanto ami Gibran, la sua poesia, la sua saggezza, ebbene a proposito del Commercio ci ricorda che:
" A Voi la terra dà i suoi frutti, e non vi mancheranno se solo saprete riempirvene le mani. E’ scambiando i doni della terra che troverete l’abbondanza e sarete soddisfatti.
Ma se lo scambio non sarà nell’amore e nel segno di una giustizia benevola, porterà solo alla fame e all’ingordigia."
Poche e semplici parole, che faranno ridere alcuni, che altri considereranno di un’altra epoca, ma mai così attuali, mai così profetiche.
Amartya Sen dice che se si esamina l’equilibrio delle varie accentuazioni nelle pubblicazioni dell’economia moderna è difficile non accorgersi di quanto venga elusa l’analisi normativa a livello profondo, e di quanto sia trascurata l’influenza delle considerazioni di natura etica nella caratterizzazione del comportamento umano effettivo.
Quasi che ogni comportamento economico e finanziario venga “inquinato” da atteggiamenti quali la buona volontà o i sentimenti morali, che non aiuterebbero affatto alla massimizzazione del profitto.
Sono convinto che l’argomento richiederebbe una profondità e una sensibilità maggiore, ma credo che anche così si possa arrivare a comprendere il significato di quanto stà accadendo.
In fondo il cambiamento è già in atto, un cambiamento che ben conosciamo, un cambiamento che nasce dal basso, per contrastare l’idea che la Povertà sia un cancro incurabile, ……….approcci nuovi al finanziamento d’iniziative di non grandi dimensioni e che cercano di evitare i circuiti bancari o quelli delle istituzioni finanziarie tradizionali. Alcune di queste iniziative si rifanno in qualche modo alla lezione del microcredito e comunque è al successo della Grameen Bank e all’attribuzione del Nobel per la pace a M. Yunus che vanno attribuite le funzioni di catalizzazione dei progetti più disparati accomunati da una grande insoddisfazione per le modalità di finanziamento dei circuiti finanziari in essere e la cui parabola si sta ora, almeno in parte, infrangendo contro gli scogli della crisi.
Ma molte iniziative sono invece lontane da quella ispirazione anche ideale. In queste note vogliamo semplicemente dare un rapido panorama di attività, sicuramente molto parziale e non sistematico, ma in qualche modo indicativo della ricchezza delle iniziative in essere nel quadro indicato.
tratto da FINANSOL.it " Alcune nuove forme di microfinanza ". un post che vi consiglio di continuare a leggere per scoprire le nuove realtà mondiali ….
Chissà, se riteniamo di non poter far nulla, se riteniamo che nulla può cambiare, se preferiamo continuare a dormire nell’oblio della nostra esistenza, forse, almeno, abbiamo il dovere di smetterla di lamentarci, per il rispetto di coloro che vivono i minuti e le ore come una immensa e continua battaglia della sopravvivenza.
LA_CARESTIA_DEL_XXI_SECOLO_BUSSA_ALLA_PORTA!
LA_GUERRA_DEI_CEREALI._ORA_IL_MONDO_HA_FAME!
GOOGLE_NEWS_RAPPORTO_FAO_"_LO_SVILUPPO_AFFAMA_"
GOOGLE_NEWS_FMI_"_RISCHIO_CATASTROFE_UMANITARIA_"
GOOGLE_NEWS_BANCA_MONDIALE_UN_MILIARDO_DI_PERSONE_SOTTO_LA_SOGLIA_POVERTA’
Cia Andrea, che ne pensi del bell articolo apparso nel blog dell amico Paolo Barrai:
CHE SIA LA STRADA GIUSTA?
“La benzina? Non ci servirà mai più. Raffino i rifiuti al posto del petrolio”
di Stefano Lorenzetto Luciano Patorno, ingegnere, titolare di brevetti rivoluzionari dalla chirurgia al riciclaggio. In società con una biologa molecolare ha progettato un impianto per produrre un bioetanolo che vale tre volte quello ottenuto dai cereali Un ingegnere genovese di 63 anni, insieme con una biologa statunitense di 71, ha liberato il mondo dalla schiavitù del petrolio e dalla morsa dell’inquinamento per i secoli a venire. Luciano Patorno e Nancy Ho sono riusciti a rimpiazzare la benzina con l’etanolo ricavato dai rifiuti urbani. Un giacimento inesauribile. Lo so, detta così può ricordare la più impraticabile delle trovate: mettere in moto l’automobile dopo aver fatto pipì nel serbatoio. Ma questa non è una barzelletta. In Canada già funziona una bioraffineria «made in Italy» che produce il carburante e lo vende alla Shell. E85 è il nome alla pompa del nuovo oro verde: 85% di etanolo, 15% di benzina. Una miscela, per il momento. Con un piccolo ritocco ai motori domani potrà essere utilizzato al 100%, essendo un alcol etilico concentrato pressoché anidro, cioè privo d’acqua. L’etanolo (bioetanolo, per l’esattezza) che la professoressa Ho, docente universitaria di origine cinese immigrata da molti anni negli Usa, è stata in grado di fabbricare su larga scala grazie all’impianto creato dall’ingegner Patorno, imprenditore trasferitosi dalla Liguria a Modena, ha qualche altra caratteristica talmente unica da farlo sembrare un inaspettato dono del cielo all’umanità giunta sull’orlo del baratro: «Può alimentare da subito i propulsori Flex fuel montati su numerosi modelli di vetture. Non affama il Terzo mondo e non fa aumentare i prezzi del pane, della pasta, del latte, della carne perché non fagocita le coltivazioni di cereali destinate all’alimentazione umana e animale, anzi non le intacca minimamente, e di conseguenza non dissipa le già limitate risorse d’acqua del pianeta. Presenta un contenuto netto di energia tre volte più alto dell’etanolo tradizionale. Elimina il 70-75% del peggiore dei gas serra, l’anidride carbonica, principale responsabile dell’innalzamento delle temperature. Abbatte del 5-10% le emissioni di ossidi d’azoto e di zolfo. È privo di metalli pesanti. Azzera i particolati, meglio noti come polveri sottili. È totalmente biodegradabile. Libera il globo da larga parte dell’immondizia. E, ultimo ma non ultimo, ha un prezzo alla produzione di 0,30 euro il litro, 580 lire, esattamente come la benzina verde. Mentre l’etanolo distillato dal mais o dalla canna da zucchero costa il doppio». Guardatevi intorno, o scoperchiate la pattumiera: tutta roba buona per far marciare la vostra auto. Giornali, riviste, involucri per alimenti, fogli di carta, corrispondenza, cartoncini, cartoni, opuscoli. E poi la lolla del riso e del frumento, i cartocci delle pannocchie, le bagasse della canna da zucchero, gli steli del mais, i residui e le eccedenze di coltivazioni agricole, il legno, la segatura, l’erba, le ramaglie, i rifiuti industriali delle cartiere. Insomma Patorno tramuta in carburante per autotrazione tutto ciò che contiene cellulosa. Contitolare con un socio della Sipatech di Sassuolo, laurea in ingegneria elettrotecnica e meccanica, l’inventore s’è sempre occupato di automazioni industriali: per la Caterpillar, per la New Holland (Fiat), per la Hoechst (Sanofi-Aventis). In campo biomedicale ha brevettato strumenti rivoluzionari, dall’Endofixer, una suturatrice endovascolare che nell’aneurisma dell’aorta consente di fissare un manicotto dentro l’arteria senza intervenire chirurgicamente sul paziente, all’Anastomosis, che ricollega elasticamente i vasi sanguigni recisi in sala operatoria oppure dissecca le vene varicose con le onde elettromagnetiche evitando il bisturi. Patorno è tornato alla sua antica passione, l’energia, dal 1999, quando gli hanno chiesto d’escogitare un sistema per il riciclaggio degli pneumatici usati. Nel nostro Paese se ne accumulano 400.000 tonnellate l’anno: metà finiscono in discarica e metà vengono trasformati in gomme rigenerate, conglomerati per bitumazioni, materiale per pavimenti antiscivolo. L’inventore ha fatto anche qui il miracolo: un brevetto che li riconverte negli idrocarburi d’origine. Come c’è riuscito? «Sono nato ingegnere. Mio padre era tecnico all’Ansaldo di Genova. La nostra casa si trovava dentro lo stabilimento. A 5 anni già giravo per i reparti. Ho visto dal vivo l’infinità di sottoprodotti, almeno un centinaio, che escono dal ciclo di depurazione del carbon coke: benzolo, naftalina, etilene, catrame». Com’è arrivato all’etanolo ricavato dai rifiuti cellulosici? «Mi ha contattato la Purdue University, che si trova a West Lafayette, nell’Indiana, 200 chilometri da Chicago, 100 da Indianapolis. Avevano bisogno di alcuni sensori particolari per le macchine dei loro laboratori. E là ho incontrato Nancy Ho, biologa molecolare premiata al Congresso dal presidente George Bush per aver messo a punto dopo 14 anni di ricerche un enzima geneticamente modificato. La professoressa è partita dai Saccharomyces cerevisiae, microrganismi che hanno una funzione fondamentale nelle fermentazioni da cui si ottengono il vino e la birra». Che cosa fa questo enzima? «Trasforma il glucosio e lo xilosio, due zuccheri, in etanolo. Invece chi distilla l’etanolo dai cereali non riesce a modificare lo xilosio, e ciò riduce del 40% la resa finale di carburante. Ma alla professoressa Ho mancava l’impianto in grado di industrializzare il processo. Ha chiesto a me di farlo. Così ho progettato una raffineria di alcol, anziché di petrolio». Vi siete messi in società. «Per gli Usa il brevetto se lo gestiscono gli americani. Per l’Europa io. Nel resto del mondo siamo partner». Ma le bioraffinerie sono di là da venire. «Non direi. Una è già stata aperta a Toronto dalla Iogen corporation: da una tonnellata di paglia spreme 350 litri di etanolo. In quattro anni è già arrivata a 128 milioni di litri. Un’altra è in costruzione in Pennsylvania. Torno adesso da un viaggio in Cina, dove già operavo con la Aodevices per progettare stabilimenti che purificano il silicio indispensabile alla produzione di pannelli fotovoltaici in Europa e Medio Oriente. Gli enti governativi di Pechino mi sono piombati addosso come falchi. I cinesi sono affamati di energia». Gli italiani no? «In Italia è tutto difficile. Ho interpellato la Hera, il gruppo quotato in Borsa che eroga elettricità e gas ai Comuni dell’Emilia Romagna: parole. Ho interpellato il Cpl, Consorzio productions logistics della Legacoop: parole. Ho interpellato la Confcooperative coinvolta nel rigassificatore di Brindisi: parole». Ha interpellato le persone sbagliate. «Non ho agganci politici. Ho interpellato le banche: parole anche lì». Siamo sicuri che esistano biomasse cellulosiche sufficienti per estrarre l’etanolo? «Mi offende. Ogni anno l’Italia produce 100 milioni di tonnellate di rifiuti: 40 milioni sono urbani. Il 35% di questi sono cellulosici, cioè carta, cartone e legni, però non riciclabili. Quindi stiamo parlando di 14 milioni di tonnellate che oggi si buttano in discarica. Si potrebbe ricavarne, con 30 dei miei impianti, 4,8 miliardi di litri di etanolo. Vale a dire il 30% del fabbisogno nazionale, visto che gli italiani consumano ogni anno 16 miliardi di litri di benzina». E il restante 70% del fabbisogno? «Ci sono da sfruttare i residui legnosi industriali: cassette della frutta, trucioli di falegnameria, segatura, mobili vecchi, pallet, traversine ferroviarie, bobine di cavi elettrici, imballaggi. Una città di medie dimensioni, come Perugia, sciupa ogni anno 15.000 tonnellate di potature. Valgono 5 milioni di litri di bioetanolo. E poi pensi solo alla pulizia dei boschi». Ma se ancora non bastassero? «Ho letto l’intervista che Mauro Tede
schini, direttore di Quattroruote, ha fatto col professor Carlo Rubbia nel numero di settembre. In questo Paese vi sono un milione d’ettari di terreni non coltivati, ha spiegato il premio Nobel. Potremmo metterci a dimora piante non commestibili la cui resa energetica è enorme. Il miscanthus, per esempio. È una canna ricchissima di cellulosa che cresce spontaneamente in Cina e in Giappone. Supera i 4 metri d’altezza, la densità delle foglie è tale che una persona non riesce a passarci in mezzo, prospera nei climi temperati come il nostro, richiede poca acqua, dura circa 15 anni e si raccoglie d’inverno, un momento ideale per gli agricoltori. Idem la canapa, adatta per i terreni aridi del nostro Sud. Idem i pioppi. Un pioppeto lungo 10 chilometri e largo altrettanto potrebbe alimentare all’infinito, col suo ciclo vegetativo, la più grande delle bioraffinerie che ho progettato, 160 milioni di litri di etanolo annui». Bioraffineria che costerà un patrimonio, suppongo. «È un investimento da 65 milioni di euro. Calcolati i costi di produzione con l’ammortamento, i ricavi dalla vendita del bioetanolo e l’extra utile derivante dalla defiscalizzazione, fin dal primo anno genera un profitto netto di quasi 44 milioni di euro. Tenga presente che in Italia l’etanolo è defiscalizzato al 20%, ma dovrebbe arrivare almeno al 47%, anche perché in Germania, Spagna, Belgio e Slovacchia è al 100%, in Francia al 57%, in Finlandia al 55%. Mettiamo che lo Stato o l’Eni aprissero 100 bioraffinerie: con un investimento di 12.500 miliardi di vecchie lire, circa un terzo della manovra economica annunciata dal governo per il 2007, avrebbero affrancato per sempre il Paese dalla benzina». Non credo che gli sceicchi arabi siano molto contenti di lei. (Allarga le braccia). Non teme per la sua vita? «Le dirò:…
In realtà l’uso dei cereali per realizzare biofuels è solo una delle tante ragioni per cui il prezzo di queste commodities è aumentato. Uno dei driver principali è stato l’aumento del prezzo del petrolio e del gas. Dato che i pesticidi e i fertilizzanti chimici derivano da queste due materie prime, il loro costo è aumentato a dismisura. Ovviamente questo si è riflettuto sul prezzo di vendita finale. L’incredibile aumento dei costi ha reso anche più pericoloso seminare cereali, perchè se è vero che ora è possibile ottenere un profitto decente, è altrettanto vero che in caso di siccità si va incontro a una perdita molto consistente. Un’altra causa per l’aumento del prezzo dei cereali è l’aumento della popolazione mondiale. Nel 1920 eravamo 2 miliardi, l’anno prossimo saremo sette. Qualcuno crede davvero che questo non avrebbe mai portato ad alcuna conseguenza? La produzione di grano l’anno scorso è stata record, eppure non si è riusciti a soddisfare la domanda. La verità è che si dovrebbe fare qualcosa per arrestare la crescita della popolazione mondiale… ma stime indicano che arriveremo a 11 miliardi di persone prima che la crescita si fermi… Se poi si considera che per ottenere un chilo di carne, bisogna usare circa sei chili di cereali da dare alle bestie, e che il consumo di carne da parte di Cina e India è in aumento a causa della formazione finalmente di una classe media benestante, si capisce che la situazione non potrà che peggiorare. Il problema dei biofuels è solo una piccola parte dei problemi complessivi che si dovranno affrontare sul fronte dell’alimentazione in futuro.
ciao andrea e tutti i naviganti , io sono un contadino tutti gli anni semino , grano ,mais, e erba x la stalla sociale , non x vantarmi ma sempre e dico sempre il 20% lo lasio in beneficenza :minghin :
Ragazzi, mozzi, pirati della malora, avanzi di galera… … Ci siamo.
Prima notizia al TG1 delle 20: i banchieri ammettono le loro colpe per i mutui subprime, ma accusano le agenzie di rating di non aver dato le giuste valorizzazioni nei tempi giusti. Draghi intervistato promette moralizzazione, “ma ciò non eviterà ulteriori scossoni”.
Anzi li creerà, aggiungerei io, che leggo libri interessanti, tipo quello di “proiezioni di borsa”, che, ripeto, contiene una bella idea degli autori, ma non hanno azzeccato il timing (pubblicano in un momento raro o unico nella storia).
Per quanto riguarda Luciano Patorno, già nel mese di ottobre 2007, o giù di lì, l’avevo fatto presente a voi tutti rimandandovi al link
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=206400&START=0&2col=
In parte può essere una soluzione, ma ce ne è una migliore che troverete su questo link
http://www.disinformazione.it/automobiletesla.htm
Quest’ultimo è il mio ideale e quando parlo di caduta tanto in basso del mondo da risorgere in un mondo migliore è questa “utopia” che mi fa sognare.
Energia all’infinito, a costo zero e per tutti: niente male, no?!!
Oggi ho letto un articolo, un’altro articolo che parla di ” Capitalismo Responsabile ” ed allora non ho potuto farne a meno ho preso carta e penna, si proprio carta e penna per cercare di analizzare questo termine ricorrente e ne è uscito un fiume in piena, da condividere insieme sabato prossimo.
Caro Anonimo è vero il biodiesel è solo una delle ragioni dell’aumento del prezzo delle derrate alimentari, tutte quella da te elencate sono valide o meglio erano valide in passato per testimoniare le variazioni del prezzo tra domanda e offerta, tutte variabili importanti e spesso determinanti, ma è inutile nasconderci dietro un dito se il prezzo del grano o riso che sia aumenta o meglio balza in un solo giorno talvolta del 20 o del 30 % qui vi è solo ed esclusivamente la mano della speculazione e nient’altro, mano armata dalle stesse banche centrali che forniscono liquidità infinita.
Oggi il sistema è terrorizzato, paralizzato, oggi faccio fatica a comprendere sino in fondo come si possa arrivare sempre all’ultimo stadio della malattia, nessuna prevenzione, nessun controllo, sempre e solo quando ormai resta ben poco da fare.
Non è una novità, l’essenza del mercato è negli ” animal spirits ” un concetto mercatista, un’ideologia selvaggia, oggi purtroppo l’altra faccia della medaglia è terribile, come terribile è la quotidianità fatta di milioni di persone che non hanno alcun futuro, nessuna speranza e in nome di un’alternativa di un presunto problema strutturale alimentare si scatenano guerre e rivolte legittime, perchè ognuno di noi combatterebbe per la sua stessa sopravvivenza, legittime perchè vi sono dei diritti sacri nella vita di un uomo o di una donna, il diritto all’esistenza!
Noi che siamo consapevoli di quanto avviene non possiamo in alcun modo, girare il capo dall’altra parte, nascondendoci dietro la nostra presunta inutilità, la nostra responsabilità non ce lo permette!
Un abbraccio Andrea
andremo a votare oltre 47.000.000 ml di persone ,se invece donassimo 1 euro a testa !! ( QUANTI BAMBINI SALVEREMMO??) CIAO A TUTTI (minghin)
ciò che dici in questo post sulla politica di fmi,bmi, ecc.. non è un opinione ma un dato oggettivo che chiunque dotato di ragione dovrebbe imparare ha riconoscere. E’ ora di svegliarsi tutti, non si possono tollerare certe cose, altro che progresso… il medioevo era molto più umano, ne sono cero
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olà,
capitano,tu lo avevi prevvisto
ma sembrava quasi impossibile …….e invece ci siamo.
gli “scontri della fame” sono cominciati, prima argentina ,haiti egitto,adesso camerum, costa d’avorio,ghana,zambia.
è devastante.
noi ci preoccupiamo xkè saremo + poveri e la crisi colpirà i nostri privilegi, ma qui ci sono persone , bambini che rischiano di morire di fame.
e x quanto + poveri,noi ,se adesso consumiamo l’80% dei prodotti della terra, quando questa crisi sarà al massimo ne consumeremo il 90-95% ;xkè saremo gli unici in grado di comprare qualcosa.
è una cosa aberrante ,mostruosa .
qua se non si cambia la strategia si torna al basso medio evo
maat