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CHINA POWELL: FINE DI UNA ILLUSIONE!
Ieri qualcuno non ha afferrato il messaggio, la Fed, almeno per ora, non sta valutando i tagli dei tassi, non è preoccupata per la crescita e non vede l’inflazione come problematica.
I membri del FOMC considerano l’attuale debolezza dell’inflazione come “transitoria” e non come qualcosa degna di attenzione, in fondo da sempre i banchieri centrali spesso e volentieri non sono molto attenti. La probobablità di un taglio dei tassi si allontana, per il momento.
Un brivido è sceso lungo la schiena, quando un cronista di Bloomberg, ha chiesto a Powell se il sistema finanziario americano è solido, se si può stare tranquilli. La risposta quasi stizzita, è stata che come sempre è estremamente resiliente e fondamentalmente solido, nessun riscio all’orizzonte.
If Powell is so sure the decline in core inflation is transitory, why wasn't this mentioned in the press statement?
— David Rosenberg (@EconguyRosie) May 1, 2019
La realtà è che sono terrorizzati dal rischio della deflazione da debiti, ma non vogliono ammetterlo, con la disoccupazione sotto il 4 % nessuna traccia di pressioni inflazionistiche ZERO!
Noi siamo gli unici in Italia che dal 2009, da dieci anni sosteniamo che questa è una deflazione da debiti, zero rischio di inflazione, i nostri clienti da dieci anni stanno godendosi i benefici di questa nuova era di stagnazione economica, di deflazione da debiti, con risultati davvero strepitosi rispetto ai rendimenti zero della media…
Il FOMC sembra voglia iniziare a considerare seriamente misure di inflazione alternative come il ” Trimmed Mean PCE Inflation Rate” della Fed di Dallas una misura alternativa dell’inflazione core nell’indice dei prezzi per le spese per consumi personali (PCE) che viene calcolata dalla Fed di Dallas, utilizzando i dati della BEA, il Bureau of Economic Analysis.
Paradossalmente è un indicatore spesso usato dalla Banca centrale australiana, da oggi in poi lo terremo d’occhio anche noi.
Dal punto di vista del mercato, questo incontro è stato nettamnete rialzista sia per il dollaro USA e per i tassi di interesse a breve termine, oltre ad aver invertito la tendenza del mercato azionario, neutro positivo per i tassi a lungo termine.
L’aumento delle spese per alloggio, per il cibo e per la sanità è un problema per molti americani, l’inflazione subdola sta salendo ovunque, quella che colpisce la classe media, il resto è semplicemente deflazione da debiti. Ma i mercati chiedono tagli dei tassi e più QE4 per continuare a salire, Powell ha anche detto che i prezzi di alcune attività sono alti ma non esagerati, pià o meno come il sistema fondamentalmente solido e nessuna bolla in circolazione come nel 2007/2008.
Chi si aspettava un taglio dei tassi si metta il cuore in pace e questo è un bene per il nostro dollaruccio, ha davanti traguardi davvero interessanti, se ne stanno accorgendo in molti, Machiavelli mi dicono è sulla bocca di tutti. Inoltre i bond vigilantes non mollano, di un millimetro, lo sanno che dietro non c’è nulla, prima o poi collasserà tutto.
Le possibilità di un taglio dei tassi entro la fine di sono diminuite dopo l’incontro. È probabile che questa tendenza continui. Sul lato della crescita, la Fed ha riconosciuto che ci sono stati alcuni ostacoli che potrebbero far deragliare le prospettive di crescita abbastanza ottimistiche per il 2019. Ma c’era anche la dichiarazione esplicita che alcuni dei rischi si erano attenuati e che l’Europa e la Cina si stanno riprendendo, commenti entusiasti sulla Cina.
Si l’Europa si sta proprio riprendendo osservando i dati di ieri, soprattutto quelli della Germania, attendiamo che Trump si occupi di macchinine e poi vediamo, come va a finire.
Per quanto riguarda la Cina invece, da Pechino arrivano notizie secondo le quali, l’ultimo round di negoziati commerciali tra Cina e Stati Uniti potrebbe aver avuto un impasse, sollevando dubbi sulle possibilità di un accordo commerciale tra le due principali economie del mondo, secondo quanto riportato dai media ufficiali cinesi.
A differenza dei precedenti negoziati, il 10 ° round di colloqui economici e commerciali ad alto livello, che si sono conclusi mercoledì, ha offerto meno dettagli su discussioni e risultati specifici, secondo quanto riportato dal Global Times.
In una dichiarazione rilasciata mercoledì alla Casa Bianca, “le discussioni rimangono incentrate sul progresso sostanziale su importanti questioni strutturali e sul riequilibrio delle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina”.
“Questo è molto vago e mostra che devono ancora essere discusse alcune questioni difficili”, ha detto Huo Jianguo, vice presidente della China Society per gli studi sull’organizzazione del commercio mondiale.
“Penso che rifletta il fatto che siamo nella fase finale dei negoziati e le cose sono molto più difficili in questa fase”, ha detto.
Stiamo a vedere nel frattempo continua a volare l’occupazione ma nessuna traccia di aumento degli stipendi e scendono le ore lavorate, benvenuti nella fake economy made in USA.
Tutte le economic news, reali o fake, servono soltanto ad un unico scopo. Far registrare nuovi record storici alla borsa americana oramai proiettata sopra la mitica soglia dei 3.000 punti. Che dai minimi del 2009 significa un bel 350% di rialzo. Ca va sans dire
Da profano ed ignorante della materia quale sono mi domando, ma con un inflazione bassa ma presente, perche’ se non erro non ho letto nessun dato negativo in senso stretto su questa componente magari bassa, forse quasi piatta, ma comunque non negativa, mi domando perche’ mai la Fed dovrebbe invertire la rotta su tassi e QE. Forse ha fatto bene a fermarsi per rifiatare, forse era salita troppo rapidamente o troppo rapidamente aveva messo in atto il tapering, ma se i salari non salgono sarebbe illogico e poco salutare che salisse il costro della vita. Infondo siamo al solito dilemma di tutte le bolle, che fare continuare a gonfiare o lasciar sgonfiare con il rischio concreto che esplodano? Comprensibili i timori del secondo caso, ma forse per chiunque sia sano di mente lo sarebbero molto di piu’ quelli del primo. Danno del folle a Powell, ma in realta’ mi sembra che ci sia finalmente uno sano di mente alla FED o almeno uno piu’ sano di mente dei suoi predecessori
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“Un brivido è sceso lungo la schiena, quando un cronista di Bloomberg, ha chiesto a Powell se il sistema finanziario americano è solido, se si può stare tranquilli…
ah ah ah ah ah, da ridere… si certo che lo è, eccome, se è solido, perche
per riuscire a fronteggiare 20.000 miliardi di $ di debito pubblico USA, cifra già impressionante di per se, che non sono ancora nulla sul totale del “pacchetto”,
ovvero :
(rullo di tamburi)
12.000 miliardi di $ di debito privato, ripartiti in :
9.300 miliardi di $ costituiti da mutui ipotecari
3.800 miliardi di $ costituiti da prestiti al consumo
(dati al 2018 – fonte la stessa Federal Reserve Statunitense, così si è sicuri della veridicità dei dati…)
…con i cittadini americani che non sono mica come le formiche italiane in fatto di risparmio privato, le stesse fonti citano infatti che, per lo stesso periodo preso in esame, dei 325 milioni di cittadini statunitensi, la maggiorparte di essi possiede poco più di 1000 $ sul c/c e vive praticamente “di prestiti al consumo”…
i cittadini statunitensi continuano a ricorrere sistematicamente all’indebitamento per mantenere il proprio standard di vita…
dicevo per assicurare a fronteggiare e supportare una simile MASSA DI DEBITO AGGREGATO,
in un periodo caratterizzato da deflazione cronica, consumi al palo ed economia asfitica,
la Fed sarà costretta -magari senza sbandierarlo troppo- a ricorrere al QE perpetuo “per sempre”, se non vuole che si materializzino gli incubi più spaventosi, proprio quelli che quel giornalista di Bloomberg ha accennato, quasi senza saperlo…
come peraltro hanno già cominciato a fare anche i Cinesi dai primi mesi del 2019 (poderose immissioni di liquidità per quasi 1000 miliardi di $, senza strombazzarlo troppo in giro…), alle prese con gli stessi problemi di DEBITO AGGREGATO all’interno della loro economia… e forse anche maggiori degli americani…
…e poi questi sapientoni del FMI e dell’OCSE, controllati e supervisionati dagli stessi USA,
che insistono nel dire che la fonte di preoccupazione maggiore per l’economia mondiale sono i miseri
2300 miliardi di Debito pubblico Italiano,
con molti “polli e fagiane” di casa nostra (politicamente parlando) che bevono e credono a quella fonte…
ci può essere un periodo più divertente e più delirante allo stesso tempo, di quello che stiamo vivendo??? …non credo…