OPEC: PETROLIO DELLE MIE BRAME …
Venerdì all’improvviso mentre tutti scommettevano su un accordo ad Algeri che potesse scongiurare questa notizia…
Il surplus di petrolio sul mercato potrebbe più che triplicare nel giro di pochi giorni, dagli attuali 370mila barili al giorno stimati dall’Aie a circa 1,3 milioni: uno sviluppo che potrebbe essere devastante per le quotazioni del greggio, già tornate sotto pressione per il rinnovato allarme sull’eccesso di offerta (…) La cautela è d’obbligo, perché candidate ad aprire i rubinetti – proprio in vista del vertice informale dell’Opec ad Algeri – sono Nigeria e Libia(…)
Comunque sia, stando alle ultime notizie e indiscrezioni, Abuja potrebbe presto rimettere sul mercato 540mila barili al giorno di greggio, dopo che ExxonMobil e Royal Dutch Shell hanno ripristinato – secondo Bloomberg – infrastrutture danneggiate da attentati.
…ooooops … in un colpo solo MENO QUATTRO PER CENTO!
Dopo due anni di sacrifici, la vittoria sullo shale oil resta una chimera per l’Opec. Il gruppo è stato costretto ad ammettere che i concorrenti, negli Stati Uniti e altrove, hanno resistito meglio del previsto al crollo del petrolio. Al punto che la produzione non Opec l’anno prossimo potrebbe già tornare a crescere, prolungando l’eccesso di offerta sul mercato: se l’Organizzazione continuerà ad estrarre ai ritmi attuali, nel 2017 potrebbe ricomparire sul mercato un surplus di 760mila barili al giorno.L’Opec ammette: più petrolio sul mercato dai concorrenti
Il problema è che il giochetto sembra non aver funzionato, dagli Stati Uniti al Canada al Brasile, dalla Norvegia al Kazakistan, senza dimenticare Iran, Iraq, Nigeria e Libia sempre che non abbiamo dimenticato qualcun altro sono tutti in gran forma e vogliono tornare a produrre al massimo delle possibilità.
Il risultato per l’Arabia Saudita è stato semplicemente disastroso!
Il colpo arriva con questa notizia…
Petrolio, Riad offre un taglio di produzione ma non convince l’Iran
Algeri come Doha. La rivalità tra Arabia Saudita e Iran rischia di rompere di nuovo le uova nel paniere all’Opec, facendo fallire gli incontri di mercoledì prossimo in modo simile a quanto era accaduto ad aprile nella capitale del Qatar.
Il mercato è passato dall’euforia al pessimismo più nero nel giro di poche ore, inseguendo le indiscrezioni che si sono susseguite nel corso della giornata. E alla fine ha concluso che anche stavolta non ci saranno interventi a sostegno dei prezzi del petrolio: il Brent ha lasciato sul terreno quasi il 4%, ripiegando sotto 46 dollari al barile.
(…) Gli ostacoli però sembrano moltiplicarsi. Nigeria e Libia in questi giorni stanno riportando sul mercato circa 800mila bg di greggio, mentre l’Iraq, con un comunicato del ministro Jabar Al Luaibi, ha fatto sapere di voler tornare alla sua «naturale quota di mercato», tra 4,75 e 5 mbg: la sua produzione è oggi di 4,6 mbg.
Non è tutto. La Russia, secondo fonti di Dow Jones, a questo punto intende aspettare un accordo all’interno dell’Opec prima di associarsi eventualmente ai suoi piani. La sua delegazione sta addirittura valutando se lasciare Algeri prima di mercoledì.
Per noi non cambia nulla e nulla cambia dal punto di vista tecnico, la direzione di lungo termine è sempre quella suggerita dal nostro Machiavelli.
precisiamo: non c’è stato un calo della domanda, ma un rallentamento della crescita dei consumi (che è ben diverso). L’efficienza aumentata è storicamente una favola, perchè aumentando l’efficienza si provoca l’aumento dei consumi, quindi l’impatto è circa 0.
Diverso invece in discorso delle guerre civili: questo elemento continuerà a provocare improvvise interruzione di produzione con contestuali fiammate del prezzo del petrolio, ma la realtà è che il mondo non può crescere di Pil con il petrolio a 100$.
Gli ultimi aumenti dei paesi opec sono dati dall’aumento delle trivelle e non da pozzi nuovi, quindi la conseguenza sarà tassi di decadimento di produzione ancora maggiori di quelli attuali, seguendo la curva di Hubbert.
Sullo shale si è già scritto tutto, olio di bassa qualità, non utilizzabile per il diesel da trasporto, super inquinante. I prezzi di pareggio sono mediamente intorno agli 80 $, senza calcolare la distribuzione degli utili da Wall treet pretende per continuare a finanziare questo sfacelo economico.
Basta?
La cosa che mi fa sorridere e’ che nessuno degli economisti mainstream che si chieda come mai, con prezzi del petrolio cosi’ bassi (praticamente una sovvenzione strutturale), non ci sia stato un recupero violento delle economie mondiali, e si che ormai siamo ad almeno un paio di anni di prezzi storicamente bassi.
Vabbe’, forse a nessuno viene in mente che i prezzi attuali sono al livello compatibile con la capacita’ delle tasche dei compratori, ma questa e’ un altra storia
😀
e non solo, prezzi bassi e tassi di finanziamento ai minimi storici!!!
Ovvero le condizioni perfette per far partire i Pil, e invece….
attendiamo l’Araba Fenice
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A mio avviso il surplus e’ provocato da un lato dal calo della domanda nei paesi utilizzatori (causa maggior efficenza e diminuzione dovuta alla crisi) poi dal fatto che ormai quasi tutti i paesi produttori sono in guerra o sotto embargo a parte Saudi Arabia, Libia, Iraq, Russia, Iran e via dicendo hanno bisogno di pompare per aumentare le risorse!
Pero’ la produzione di shale oil e’ crollata del 20% come riporta il sito: http://oilprice.com/Energy/Energy-General/Is-US-Shale-Nearing-Collapse.html
La gabola sta nel fatto che gli US per legge non possono esportare petrolio…ovvero lo possono fare solo su navi battenti bandiera US per cui di fatto non avviene!!!