in caricamento ...

POPOLARE DI VICENZA: LA RAPINA DEL SECOLO

Scritto il alle 09:07 da icebergfinanza

Credetemi non è esagerato definirla la rapina del secolo, al confronto gli innumerevoli aumenti di capitale falliti del Monte dei Fiaschi di Siena che nulla hanno insegnato sono una barzelletta. Vi assicuro che il campo dei miracoli di Pinocchio e la sua favola sono nulla in confronto a questa.

La notizia di questa settimana è la seguente…

Popolare Vicenza, aumento con maxi-sconto: prezzo tra 0,1 e 3 euro

La forchetta di prezzo con cui Popolare di Vicenza da domani offrirà al mercato il suo aumento sarà molto ampia: tra 0,1 e 3 euro, due valori lontanissimi non solo dai 62 euro di due anni fa, ma anche solo dai 6,3 euro del recesso (teorico) stabilito nei mesi scorsi. E molto bassa è anche la valorizzazione della banca: dietro alla decisione presa ieri sera dal consiglio – e comunicata solo stamattina – c’è una stima sul valore complessivo che oscilla tra 1,51 e 1,8 miliardi post aumento.

Sottraendo il miliardo e mezzo che si raccoglierà sul mercato, significa che oggi la banca viene valutata tra 10 e 300 milioni. Molto poco ovvero aggiungo io nulla!

PopVicenza: “Impossibile determinare prezzo” dell’aumento di capitale

MILANO – Impossibile determinare una forchetta di prezzo precisa. L’aumento di capitale di Popolare di Vicenza avverrà, quindi, ad un prezzo compreso tra 0,1 e 3 euro per azione. E’ quanto emerge da una nota diffusa a seguito della riunione del Cda da cui è emerso che nel corso delle attività di ‘pre-marketing’ e di ‘investor education’ “sono emerse indicazioni di interesse non sufficienti a consentire la determinazione di uno specifico intervallo di valorizzazione indicativa secondo la normale prassi di mercato”. Laconico il commento del presidente della Consob, Giuseppe Vegas: “Esaminiamo oggi la pratica”.

In effetti esaminata e subito … Popolare Vicenza, l’amministratore delegato Iorio: oggi l’ok Consob …

…approvata ovviamente!

Chapeau inoltre, al luminare della Bocconi che ha valutato all’osteria del Gambero Rosso le azioni della Popolare di Vicenza ben 62,5 euro, una differenza millesimale al confronto dei dieci centesimi di cui si parla.

A questo proposito il Corriere Economia ha parlato col professor Mauro Bini, docente di Finanza Aziendale alla Bocconi di Milano. E’ lui ad aver valutato per conto della Popolare di Vicenza il valore delle azioni. Nonostante tutto, Bini difende la sua analisi. “La Popolare di Vicenza si era data una procedura per identificare il valore intrinseco della società – spiega il docente – non quello di mercato. E il valore intrinseco è dato dalla dotazione patrimoniale e dalla capacità di reddito. Al 31 dicembre 2013 BpVi aveva un patrimonio eccedente il patrimonio di vigilanza. Ho fatto la valutazione sulla base del bilancio e del piano aziendale”. Il problema è che quell’eccedenza sul patrimonio, alla luce di quello che è successo dopo, forse era un po’ sovrastimata, per usare un eufemismo. “Ribadisco – ribatte Bini – Il prezzo l’ho stimato anche sulla base del bilancio 2013 (chiuso con 33 milioni di perdita, ndr). Però, attenzione, il piano industriale non prevedeva l’aumento di capitale che aveva un effetto diluitivo”. Insomma Bini vuol dire che ha fatto le valutazioni sulla base dei numeri che gli sono stati forniti dalla banca e che non spettava a lui (ma allora a chi, ci si chiede) verificarne la veridicità.Popolare di Vicenza: 600 esuberi e taglio di 150 sportelli

Se ci fosse ancora quella buonanima di mio nonno direbbe che …

“… è naturale chiedere all’oste se il suo vino è buono “

Dunque, dunque, dunque… partiamo da qui!

Photo published for Popolare Vicenza, Altroconsumo a soci e clienti: "Non sottoscrivete aumento e chiudete i conti,...

Un consiglio ai clienti della Popolare di Vicenza? “Non sottoscrivete l’aumento di capitale e portate i vostri risparmi altrove”. Firmato Altroconsumo. Il giudizio dell’associazione dei consumatori è di quelli senza appello: uscire ora, subito, perché se il meccanismo di salvataggio di Atlante dovesse incepparsi, il bail-in è pressoché inevitabile. Peraltro le adesioni all’aumento di capitale in fase di pre-marketing sono pressoché risultate nulle e tutto il peso della ricapitalizzazione rischia di cadere sulle spalle del fondo gestito da Quaestio sgr che – come si è appreso mercoledì – sottoscriverà l’inoptato a non più di 10 centesimi per azione. Popolare Vicenza, Altroconsumo a soci e clienti: “Non sottoscrivete aumento e chiudete i conti, rischia bail in”

ATO CAPIO!

Ve lo traduco in parole povere! Visto che nessuno nella fase di indagine su un eventuale interessamente all’aumento di capitale della banca è interessato, chi ha avuto la bella idea di mettere insieme il leggendario fondo Atlante se la cucca per nulla, ovvero…

DIECI CENTESIMI AD AZIONE

In effetti il gatto e la volpe, dissero a Pinocchio… ” Noi confidiamo che le tue cinque monete d’oro andranno in porto positivamente, moltiplicandosi nel campo dei miracoli, ma se non funzionano te le compriamo noi per dieci centesimi… “

“Confido che la cosà andrà in porto positivamente”. Così Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit, sull’aumento di capitale della Banca popolare di Vicenza, in vista dello sbarco a Piazza Affari. E se dovesse intervenire il fondo Atlante nell’aumento di capitale, il prezzo dell’Ipo sarà per tutti di 0,10 euro, ha confermato il top manager dopo la nota pubblicata questa mattina dall’istituto veneto in cui si specifica che Atlante comprerà solo al minimo della forchetta (0,1-3 euro).(MilanoFinanza)

La conferma arriva dalla Consob!

Ma facciamo un piccolo salto indietro. Mi sono chiesto in questi giorni come sia possibile che solo con la minaccia di un eventuale commissariamento da parte della BCE o BANKITALIA sia stato possibile addirittura rinunciare ad un’azione di responsabilità contro l’allegra Banca Bassotti che in questi anni ha amministrato la banca di Vicenza, visto che ora la stanno valutando meno degli stipendi di quei favolosi manager che l’hanno portata alla rovina…

Scrive infatti il Corriere della Sera…

Quanto vale la Popolare Vicenza? Meno degli stipendi ai vertici

Se l’Ipo andasse in porto ai valori minimi (10 centesimi), l’istituto capitalizzerebbe10 milioni, sotto le retribuzioni dei top manager (consiglieri e sindaci) nel 2015: nel 2014 i titoli valevano 62,5 euro e a inizio del 2015 la banca capitalizzava 6,2 miliardi Quanto vale la Popolare Vicenza?

Ma chi è stato il pollo che alla recente assemblea ha preso per buona la richiesta di soprassedere ad un’azione di responsabilità contro i manager della Popolare di Vicenza, ma davvero l’ignoranza finanziaria e non solo degli italiani è a livelli così elevati da non riuscire neppure ad usare il buon senso del padre di famiglia?

Ma certo la risposta ce l’ha il mio amico Aristotele…

Il buon senso è stato usato per dare il tempo a questi manager di intestare tutti i loro patrimoni a tizio, caio e sempronio!

E come in tutte le rapine che si rispettano c’è sempre chi fa da PALO…

Per oggi penso che abbiamo finito, tanto che serve scrivere, non legge nessuno e nessuno condivide, sai è troppo complicata la finanza, non ci capisco nulla. Poi mica ho il tempo di leggere tutte queste cose io.

Educazione finanziaria? Roba da dilettanti!

Prendetevi il film di Comencini e passate qualche serata con i Vostri figli o nipoti e guardatelo, riguardatelo insieme, non serve altro per comprendere i pericoli di una certa finanza, la solita finanza irresponsabile

Non so Voi ma io ho una voglia matta di fare un salto all’Osteria del Gambero Rosso…

— Entrati nell’osteria, si posero tutti e tre a tavola: ma nessuno di loro aveva appetito.Il povero Gatto, sentendosi gravemente indisposto di stomaco, non poté mangiare altro che trentacinque triglie con salsa di pomodoro e quattro porzioni di trippa alla parmigiana: e perché la trippa non gli pareva condita abbastanza, si rifece tre volte a chiedere il burro e il formaggio grattato!

La Volpe avrebbe spelluzzicato volentieri qualche cosa anche lei: ma siccome il medico le aveva ordinato una grandissima dieta, cosí dové contentarsi di una semplice lepre dolce e forte con un leggerissimo contorno di pollastre ingrassate e di galletti di primo canto. Dopo la lepre, si fece portare per tornagusto un cibreino di pernici, di starne, di conigli, di ranocchi, di lucertole e d’uva paradisa; e poi non volle altro. Aveva tanta nausea per il cibo, diceva lei, che non poteva accostarsi nulla alla bocca.

Quello che mangiò meno di tutti fu Pinocchio. Chiese un gheriglio di noce e un cantuccio di pane, e lasciò nel piatto ogni cosa. Il povero figliuolo, col pensiero sempre fisso al Campo dei miracoli, aveva preso un’indigestione anticipata di monete d’oro.

… aveva preso un’indigestione anticipata di monete d’oro… aveva preso un’indigestione anticipata di monete d’oro… aveva preso un’indigestione anticipata di monete d’oro.

Tags:   |
32 commenti Commenta
phitio
Scritto il 21 Aprile 2016 at 09:25

E per fortuna che il sistema bancario italiano era “sostanzialmente solido” !

😀

mirrortrading
Scritto il 21 Aprile 2016 at 09:27

La gente non si rende conto che è stata truffata, non riesce a capire come hanno fatto i soldi a sparire. Invece è tutto coi palese, limpido come uno specchio d’acqua a 3000 metri.
Una cosa che non sai è un padrone che avrai domani, diceva un mio saggio amico…

La cosa mi ricorda molto il caso Parmalat, quando cominciarono a sbolognare azioni agli sportelli ai piccoli “investitori” poco prima che si scoprisse che era Fallita.
Sono semplicemente passaggi di mano, il gioce della staffetta, I grossi ben informati scaricano sul popolino le loro azioni senza prezzo per chi le vende (ben informato) e a 62 euro per chi le compra (classico boccalone della finanza)

aorlansky60
Scritto il 21 Aprile 2016 at 10:11

La cosa mi ricorda molto il caso Parmalat, quando cominciarono a sbolognare azioni agli sportelli ai piccoli “investitori” poco prima che si scoprisse che era Fallita.

conosco MOLTO BENE la vicenda che citi e relativi dettagli, visto che vivo nello stesso territorio;

“sbolognare azioni” di Parmalat non “poco prima”, ma già da molti mesi prima del fallimento della società

Una delle banche territoriali maggiormente legate al cliente Parmalat era Cassa di Risp di PR al cui vertice c’era uno che [casualmente] era anche insediato da anni nel cda di Parmalat, nonchè amico fraterno di C.Tanzi fin dall’infanzia e poi diventato suo primo commercialista fin dagli anni 60 quando l’impero ind.le di Tanzi non era ancora decollato; quando si dice che nulla avviene per caso…

da fonti solide, so per certo che dall’inizio del 2003

-quando tutto il sistema bancario [sia territoriale che internazionale] già sapeva delle reali condizioni in cui versava parmalat-

e poi per tutto il resto dell’anno fino all’autunno inoltrato, quell’istituto bancario che citavo più su aveva dato ordine ai propri funzionare di “spingere” decisamente i titoli [sia azionari che obbligazionari] parmalat a tutta la propria clientela, vendendoli ad essa come SOLIDI e SICURI. Così fino a poche settimane dal crack ufficialmente avvenuto a metà DIC2003 .

Non difficile comprendere perchè : le obbligazioni parmalat in pancia a quell’istituto dovevano disperatamente essere dirottate verso altri che se ne dovevano far carico, IN PERDITA, come i vertici della banca ben sapevano…

Come è facile vedere, il mito del gatto e la volpe non è una leggenda ma una storia [purtroppo reale] che si ripete molto spesso,

e l’art qui pubblicato da Andrea con tutti i risvolti di Pop di VI non è che l’ennesima prova a conferma;

è un sistema che si autoprotegge ai vertici, ai danni dei soliti molti piccoli investitori & risparmiatori, quelli che alla fine sono sacrificabili (per i vertici) :

l’astensione di Cattolica e Generali ha salvato Zonin da azioni di responsabilità; tra i NO i voti di Zonin e di tutta la famiglia con le società collegate, e quello della Zeta SAS di G.Zigliotto ex consigliere della banca ed oggi pres. di confindustria VI…

non necessita di commenti;

altro che fiducia nella solidità dell’intero sistema bancario nazionale, a leggere questo art di Andrea dall’inizio alla fine mi sono venuti i brividi alla schiena…

aorlansky60
Scritto il 21 Aprile 2016 at 10:29

aggiungo che :

se dovesse verificarsi in Pop di VI ciò che paventa Altroconsumo,

con un altro caso di bail in a carico del sistema bancario nazionale,

quell’idea di fiducia e di solidità che esso stà cercando di (ri)dare alla gente,

dopo quanto si è visto accadere non molto tempo fà in “Banca Etruria-Banca Marche-CaRiChieti, CaRiFe”,

andrebbe a picco giù in fondo

dando l’inizio a qualcosa di molto sinistro; c’è da sperare che non avvenga.

gnutim
Scritto il 21 Aprile 2016 at 11:02

è un bail-in all’itagliana

kry
Scritto il 21 Aprile 2016 at 11:46

gnu­tim@fi­nan­za:

è un bail-in al­l’i­ta­glia­na

NO.

E’ l’articolo 1 , MODIFICATO OVVIAMENTE SENZA REFERENDUM , della costituzione italiana.
— ” CHI RUBA NON VA IN PRIGIONE. ” —

kry
Scritto il 21 Aprile 2016 at 12:00

kry@​finanza,

Meglio

L’italia è un associazione a delinquere fondata sul lavoro degli altri, e chi ruba non viene processato.

mirrortrading
Scritto il 21 Aprile 2016 at 12:01

gnu­tim@fi­nan­za:
è un bail-in al­l’i­ta­glia­na

Verissimo… hanno fatto tabto fumo.. per mascherare il bailin all.italiana..
Holliwood finanziario

mastrociuchino
Scritto il 21 Aprile 2016 at 12:52

se vendo un bar di periferia a 200 mila euro mi fanno la verifica perchè è troppo… se lo vendo a 100 mila mi fanno la verifica perchè è poco… se valuto una banca 3 miliardi e la compro a 10 milioni mi fanno ministro …
bella la democrazia

piry
Scritto il 21 Aprile 2016 at 13:09

mirrortrading@finanza,
Condivisibile, ma la gente non si rende conto anche perchè in Italia abbiamo un’infrmazione da terzo mondo (ultimo ranking siamo al 77 posto per libertà d’informazione). Il cittadino medio usa ancora i media tradizionale per informarsi, i tg e le testate giornalistiche.

gnutim
Scritto il 21 Aprile 2016 at 13:52

ma­stro­ciu­chi­no@fi­nan­zaon­li­ne:
se vendo un bar di pe­ri­fe­ria a 200 mila euro mi fanno la ve­ri­fi­ca per­chè è trop­po… se lo vendo a 100 mila mi fanno la ve­ri­fi­ca per­chè è poco… se va­lu­to una banca 3 mi­liar­di e la com­pro a 10 mi­lio­ni mi fanno mi­ni­stro …
bella la de­mo­cra­zia

clap clap

madmax
Scritto il 21 Aprile 2016 at 14:39

PopVi manca un tassello della truffa!!!
Vi manca un tassello della truffa, negli ultimi due anni le azioni valevano 62,50 Euro, molti avevano bisogno di soldi, ma le azioni non si potevano vendere. Che faceva la PopVi? Semplicemente offriva prestiti, suvvia ha 62500 Euro in azioni (1000×62,50) ma adesso sa con la BCE non le possiamo vendere, si faccia un prestito, per 50000 Euro, poi quando le mettiamo in vendita prende i soldi e chiude il prestito, una firmetta qua e tutto e’ a posto!
Poi le azioni arrivano a 0,10 Euro, le 1000 azioni valgono 100 Euro ma il prestito da 50000 da saldare resta tale!!!!
Per cui il povero risparmiatore si trova gabbato due volte, prima per aver bruciato 62.500 poi per dover restituire 50.000 che credeva di poter saldare con le azioni!!!!

Il disagio ed i danni sono tanti, un parroco ha pure scritto una lettera (da leggere) e la persona in questione e’ stata scacciata dalla chiesa ad urli e fischi mentre il figlio su Facebookkeee posta foto di sushi e champagne da Tokio!!!!
Ricordate il Marchese del Grillo? Mi dispiace ma io so io e voi non siete un caz*****.

mirrortrading
Scritto il 21 Aprile 2016 at 15:22

madmax,

Questa è davvero grave.
Per fortuna che sono vaccinato da queste truffe, pero per chi ci è cascato.. è una brutta situazione.

mirrortrading
Scritto il 21 Aprile 2016 at 15:25

piry@finanzaonline,

Per fortuna ho tolto l’antenna,
uso solo netflix per il bimbo.

Pero anche le new su internet non scherzamo quanto a falsita.

Come dico sempre, mentre una volta mancava l’informazione, ora abbiamo eccesso di informazione, e torniamo al punto di partenza.
Solo chi ci mette impegno e fatica riesce a capirci qualcosa.

mastrociuchino
Scritto il 21 Aprile 2016 at 15:37

mirrortrading@finanza:
piry@finanzaonline,

Per fortuna ho tolto l’antenna,
uso solo netflix per il bimbo.

Pero anche le new su internet non scherzamo quanto a falsita.

Come dico sempre, mentre una volta mancava l’informazione, ora abbiamo eccesso di informazione, e torniamo al punto di partenza.
Solo chi ci mette impegno e fatica riesce a capirci qualcosa.

segui i soldi … non sbagli mai

mirrortrading
Scritto il 21 Aprile 2016 at 16:16

ma­stro­ciu­chi­no@fi­nan­zaon­li­ne,

Giusto.

gnutim
Scritto il 21 Aprile 2016 at 17:10

mad­max,

grazie Mad, bellissimo articolo
condivido in pieno

dorf001
Scritto il 21 Aprile 2016 at 19:20

piry@​fin​anza​onli​ne,

guarda amico. la questione è molto semplice. gli italiani sono ignoranti come delle merde. è un popolo di analfabeti. è un miracolo che siano appena appena capaci di leggere e scrivere. con un popolo cosi’ finiamo tutti a picco. e dentro il PD c’è il gruppone più grosso degli ignoranti.

al massimo leggono la gazzetta quella dello sport e basta. per snaglio magari sfogliano i giornali di regime, tipo repubblica corriere della serva o quei buoni a nulla del sole24ore e dicono: OOOHH davvero? se lo dice il giornale sarà vero!!!

ancora più tragica la situazione con la tv. quella la credono l’oracolo. per loro è DIO,. non può mentire. sono 12 anni che provo a far capire le cose alla gente. tutto inutile.

popolo di merda. siamo fotuti con gente cosi’. se c”è una guerra la perdi subito. assicurato al 100%.

ora sei più contento? mi dispiace ma è cosi’.

ahh aggiungo altra carne al fuoco. siccome noi italia non contiamo un cazzo, comandano i pazzi NEOCON. e lo sai cosa stanno combinando quelli? no???

allora è meglio che legi qui : http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16267

BUONA SERATA

francia r
Scritto il 21 Aprile 2016 at 20:28

Bellissimo l’articolo del Capitano che spiega nel silenzio assordante di tanti i motivi che hanno spinto il cosidetto governo a legiferare in nome dell’europa ed a costruire in fretta e furia un bel sistema per fottere legalmente i risparmiatori / azionisti …. sempre nel nome del popolo italiano per salvaguardare interessi forti e creditori importanti …. ogni pezzo grosso avra’ in maniera opportuna un pezzo della carogna, questa e’ la nuova democrazia europea che piace tanto a renzi ed amici.
Bella anche la lettera del prete …. ovviamente tenuta il piu’ possibile in disparte in quanto e’ un evidente caso di lesa maesta’ e fra poco anche di calunnia ad un galantuomo … e se poi il governo dovesse cadere prima di promulgare le nuove leggi speciali comunque ci pensera’ la vecchia e cara prescrizione insieme al silenzio degli amici di grembiulino che controllano quei quattro buffoni della stampa e dell’informazione …. vedrete fra poco Zonin sparira’ dal giro della popolare e potra’ godersi i frutti della sua vita di duro e onesto lavoro ….
Per inciso la mia pensione difficilmente arrivera’ ai famosi 1000 euro al mese di cui parlava il simpatico prete che a forza di non pagare tasse ed accumulare beni prevede per la sua cattegoria un bell’attico con suore e tanti baiocchi, ovviamente per chi se lo merita ….. ed usa il nome di Cristo da millenni per accumulare potere e ricchezze …. che magari poteva evitare di sottrarre cosi’ avidamente ad una collettivita’ sempre meno in grado di garantire i propri servizi minimi.

stanziale
Scritto il 21 Aprile 2016 at 20:53

Bo’, capisco lo sdegno del momento, ma al di la’ delle solite furberie e ladrate, comunque, il grosso del problema e’ che le banche , quelle che prestano, vanno male, va bene solo chi si limita a comprare btp e fare mutui garantiti…il problema quindi e’ il solito, l’euro e tutto quello che e’ avvenuto da Monti in poi. Ma ci rendiamo conto che l’italia, da’ a bruxelles se non erro 8 miliardi l’anno, ed ha dato ai fondi salvabanche tedesche oltre 60? a casa mia fanno 200 e passa miliardi in 15 anni, che guarda caso e’ il totale del contenzioso bancario italiano. No cosi’ per dire eh, la teoria dei vasi comunicanti……..

stanziale
Scritto il 21 Aprile 2016 at 21:01

stanziale@finanza,
…e mettiamoci anche la nostra parte dei miliardi ue alla turchia dal governo piddiota, per far piacere ai tedeschi ed in cambio dirottare verso l’italia tutto il flusso dei migranti. Piatto ricco mi ci ficco……

dorf001
Scritto il 22 Aprile 2016 at 18:58

stan­zia­le@fi­nan­za,

hei stanziale. ti manca un tassello. ed è un tema di cui parla sempre J.LUDD. la questione demografica. faccio veloce. ma però devi leggere poi .

CRISI DEMOGRAFICA: OLTRE L’EURO DENTRO IL PENSIERO NEOMALTUSIANO

DI FEDERICO DEZZANI

federicodezzani.altervista.org

Gli indicatori demografici pubblicati dall’ISTAT sono l’ennesimo campanello d’allarme per la sempre più fragile società italiana: le nascite sono al minimo del 1861, quasi che il Paese stesse vivendo un momento più buio delle due guerre, il numero di italiani che emigra cancellandosi dall’anagrafe è in costante crescita e quello dei decessi registra un nuovo record. Sono gli effetti della moneta unica e dell’austerità, responsabili della distruzione di una quota crescente dell’occupazione, dello Stato sociale e del benessere italiano? Non solo. La denatalità è il prodotto di un sistema economico di cui l’euro è solo una manifestazione, o meglio, è solo uno strumento attraverso cui imporre quel sistema all’Europa: il neoliberismo. La diminuzione dei salari reali, accompagnata dalla diffusione del “vizio” in tutte le sue forme, è il principio cardine con cui le oligarchie massonico-finanziarie perseguono i loro obbiettivi di denatalità: Malthus fa ancora scuola a distanza di due secoli.

Peggio dei bombardamenti

La durata e l’intensità dell’eurocrisi ha prodotto in Italia effetti simili ad una guerra combattuta sul suolo patrio o ad un lungo periodo di bombardamenti aerei: il 25% della base industriale è stato ridotto in cenere, il 10% del PIL è evaporato e la disoccupazione reale (3 mln di persone in cerca di lavoro ed altrettanti “scoraggiati”) si attesta ben al di sopra del 20% della forza lavoro. Come in tutte le guerre, anche la demografia risente della situazione: le nascite sono procrastinate sine die, il concepimento di un figlio è subordinato alla contingenze del momento, la fasce sociali fragili incassano il colpo più duramente. A giudicare dai recenti dati demografici pubblicati dall’ISTAT1, l’Italia sta vivendo un periodo più buio della Grande Guerra del 1915-1918 e della Seconda Guerra del 1940-1945.

Colpisce il dato sulle nascite, al minimo storico da quando nel lontano 1861 furono compilate le prime statistiche nazionali: il fatto che in un annus horribilis come il 1917, quando gli arteriosclerotici generali italiani mandarono al macello centinaia di migliaia di contadini contro le fortificazioni austo-ungheresi, od in uno altrettanto critico come il 1943, quando i grandi centri urbani furono teatro di pesanti e drammatici bombardamenti aerei, fossero nati più bambini che nel 2015, la dice lunga sulle condizioni di salute del Paese.

Dopo il “refolo di primavera” del lustro 2006-2010, quando il tasso di fecondità era aumentato anno dopo anno (in parte dovuto al fatto che le donne nate negli anni ’70 si avvicinavano al limite massimo per il concepimento ed in parte dovuto alle nuove famiglie immigrate), fino a toccare l’1,46 figli per donna nel 2010, la situazione è peggiorata progressivamente, toccando l‘1,35 figli per donna nel 2015. Si noti che il minimo storico del tasso di fecondità si raggiunge nel 1995 (1,19 figli per donna) ma, ciononostante, allora nacquero più bimbi del 2015, complice una “base” più larga di donne, in costante restringimento da allora: per la prima volta dall’unità di Italia si è scesi infatti sotto i 500.000 nati (487.000 per l’esattezza, -2,9% rispetto al 2014).

Sono tassi di fertilità che se, protratti nel tempo, rendono sempre più precario il già malconcio quadro demografico italiano, distante dalla classica “piramide” in cui ad una larga base di giovani, corrisponde un ristretto vertice di anziani: non si dimentichi infatti che, escludendo l’apporto degli immigrati, il livello di sostituzione delle coppie è 2,1 figli, ossia un uomo ed una donna che mettono al mondo mediamente due bambini, più un terzo figlio saltuariamente per compensare gli scherzi che riserva il destino.

L’Italia è, in sostanza, un Paese sempre più vecchio (l’età media ha toccato il record di 44,6 anni) ed ogni anno che passa perde “capacità rigenerative”. Ai fini della nostra analisi è importante evidenziare come le due regioni con il più alto tasso di fertilità (superiore a 1,6 figli per donna2) siano il Trentino e Bolzano, le uniche regioni del Nord in grado di finanziare un generoso sistema assistenziale grazie ad una fiscalità ad hoc3.

leggi tutto qui : http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16278

by DORF

ilribassista
Scritto il 23 Aprile 2016 at 01:10

Mi verrebbe proprio da dire … se stanno truffaldino… e loro comprano a 0.1 … stai sicuro che loro non perderanno …
A 0.1 ci farò un pensierino anch’io … forse …

madmax
Scritto il 23 Aprile 2016 at 09:57

PopVi aumento, qualcosa non mi torna!!!!!
Scusate ma non capisco una cosa, se devono raccogliere 1,5 miliardi come fabil prezzo ad essere variabile?
Se vendo 1000 azioni a 0,10 raccorgo 100 Euro se vendo a 3 allora raccolgo 3000 Euro, non capisco come fa il prezzo ad essere diverso!
Mi date una mano a capire?

dorf001
Scritto il 23 Aprile 2016 at 19:13

ok KRY hai ragione. volgiamo parlare di quello schifo che è l’america? leggi bene, questo è parlar chiaro!!!

L’ECONOMIA USA NON SI E’ RIPRESA E NON SI RIPRENDERA’

DI PAUL CRAIG ROBERTS

counterpunch.org

L’economia Usa è morta quando i posti di lavoro della classe media sono stati delocalizzati, e il sistema finanziario è stato deregolamentato.

Di tale delocalizzazione hanno beneficiato Wall Street, i dirigenti delle imprese e gli azionisti, in quanto i minori costi del lavoro — ed altri costi — hanno generato maggiori profitti. Questi profitti sono andati agli azionisti come dividendi e ai dirigenti sotto forma di “bonus di risultato”. Wall Street ha beneficiato della crescita dei listini dovuta ai maggiori profitti.

Tuttavia, la delocalizzazione del lavoro ha delocalizzato anche il pil Usa e il potere d’acquisto dei consumatori. Nonostante la promessa di una “New Economy” e di impieghi migliori, i posti di lavoro che hanno rimpiazzato i precedenti sono stati sempre più impieghi part-time e lavori mal retribuiti nei servizi, come commessi, camerieri e baristi.

La delocalizzazione del lavoro e di alcune professioni nel manifatturiero verso l’Asia ha bloccato la crescita della domanda interna Usa, decimando il ceto medio e lasciando un livello di occupazione insufficiente per far sì che tutti i laureati siano in grado di onorare i debiti contratti per la loro formazione. L’ “ascensore sociale” che ha reso gli Stati Uniti una “terra delle opportunità” si è bloccato, nell’interesse di maggiori profitti a breve termine.

Senza una crescita nei redditi dei consumatori che possa guidare l’economia, la Federal Reserve, sotto la guida di Alan Greenspan, ha fatto si che la mancata crescita dei redditi fosse sostituita dalla crescita del debito privato. Sotto il regime di Greenspan, i redditi stagnanti o in calo degli americani, sono “cresciuti” grazie al credito al consumo.

Una fonte di questo credito è stato l’aumento dei prezzi delle case, reso possibile dalla politica di bassi tassi di interesse della Federal Reserve. I consumatori potevano rifinanziare i mutui sulle loro abitazioni – che ora valevano di più – aumentandone l’importo ad un tasso di interesse inferiore, così da poter spendere del capitale nuovo.

La crescita del debito, fortemente correlata ai mutui sulla casa, si è fermata quando la frode perpetrata da un sistema finanziario deregolamentato ha fatto crollare il mercato immobiliare assieme all’azionario. Il salvataggio dei responsabili ha imposto ulteriori costi alle stesse persone che di tutto ciò sono state vittime.

Sotto la presidenza di Bernanke alla Fed l’economia è stata puntellata dal Quantitative easing, un massiccio aumento dell’aggregato monetario al fine di salvare le “banche troppo grandi per fallire”. La liquidità fornita dalla Federal Reserve si è riversata sull’azionario e sui prezzi dei bond, rendendo più ricchi tutti quelli che hanno investito in questi strumenti finanziari. I dirigenti delle aziende hanno aiutato la crescita dei listini utilizzando i profitti aziendali, ed anche l’indebitamento, al fine di riacquistare le azioni delle loro compagnie, creando così dell’altro debito.

I pochi che hanno beneficiato dei prezzi gonfiati degli asset finanziari creati dal Quantitative easing e dai riacquisti di azioni proprie, sono una percentuale molto più piccola della popolazione rispetto a quella coinvolta nell’espansione del credito al consumo dell’era Greenspan. I relativamente pochi ricchi sono in numero insufficente per guidare l’economia.

La politica dei tassi di interesse a zero della Federal Reserve è stata ideata per puntellare i bilanci delle mega-banche, negando invece agli americani i guadagni sugli interessi dei loro risparmi. Questa politica ha diminuito gli assegni dei pensionati e spinto i più anziani a ridurre i loro consumi e/o a prosciugare i loro risparmi più rapidamente, senza lasciare niente ai propri eredi.

Il governo Usa, utilizzando lo specchietto per le allodole dell’inflazione sottostimata e della disoccupazione, ha tenuto in vita una parvenza di ripresa economica. Gli stranieri sono presi in giro dall’inganno continuo del supporto al dollaro Usa creato dalla detenzione di simili strumenti finanziari.

Le modalità ufficiali di misura dell’inflazione sono state “corrette” durante la presidenza Clinton, al fine di sottostimare sensibilmente l’inflazione stessa. Le rivelazioni fanno ciò in due modi. Uno è quello di eliminare quei beni i cui prezzi salgono dal paniere dei beni che compongono l’indice dell’inflazione. Il loro posto è preso da altri beni dai prezzi più stabili.

Per esempio se a New York aumenta il prezzo della lombata, al suo posto verrà inserito il girello di manzo. Il precedente indice ufficiale dell’inflazione misurava il costo di uno stile di vita sempre uguale. L’indice “corretto” misura invece il costo di uno stile di vita in declino.

L’altro modo attraverso cui il metodo di misura “corretto” sottostima il costo della vita è quello di scartare gli aumenti di prezzo visti come “miglioramenti qualitativi”. E’ vero che dei miglioramenti qualitativi possono tradursi in prezzi più alti. Tuttavia, c’è per forza un aumento di prezzo per il consumatore, nel momento in cui il prodotto precedente non è più disponibile. Inoltre, non tutti gli aumenti di prezzo comportano dei miglioramenti qualitativi; vi sono anche diversi aumenti di prezzo che non lo sono, e che possono essere male interpretati come “miglioramenti qualitativi”.

Con queste due “riforme” abbiamo avuto dell’inflazione non rilevata e uno stallo degli adeguamenti di trattamento verso i beneficiari del welfare. Il calo nei redditi reali di tali beneficiari ha inoltre impattato negativamente sulla domanda aggregata dei consumatori.

La sottostima artefatta dell’inflazione ha spinto le persone a credere che l’economia Usa fosse in ripresa. Più è basso il tasso di inflazione, maggiore risulta il PIL reale, dal momento che il PIL nominale è corretto in base all’inflazione rilevata. Sottostimando l’inflazione, il governo Usa ha sovrastimato la crescita del PIL.

Quello che ho scritto è accertato e facilmente verificabile; i giornali finanziari inoltre non mettono in dubbio la propaganda che sostiene la percezione che l’economia americana sia solida. Questa “psicologia” accuratamente coltivata, fa sì che il resto del mondo investa in dollari, sostenendo così la House of Cards.

John Maynard Keynes ha capito che la Grande Depressione è stata la conseguenza di una domanda dei consumatori insufficente ad assorbire i beni prdotti dall’industria. La politica macroeconomica successiva alla Seconda Guerra Mondiale era incentrata sul mantenimento di una domanda aggregata sufficiente ad evitare una disoccupazione elevata. Le politiche dell’offerta del presidente Reagan hanno corretto con successo un difetto nella politica macroeconomica keynesiana, consentendo all’economia Usa di funzionare senza la stagflazione derivata dal peggioramento del trade-off della Curva di Philips [ cioè da un aumento dell’inflazione seguito da un aumento della disoccupazione invece che da un calo ndr ]. Nel 21° secolo, la delocalizzazione del lavoro ha esaurito la capacità della domanda dei consumatori di mantenere la piena occupazione negli Usa.

La misura della disoccupazione riportata dalla stampa “prostituita” non significa nulla, dal momento che essa non considera i cosiddetti “scoraggiati”, e i lavoratori scoraggiati sono una grossa fetta della disoccupazione Usa. Il tasso di disoccupazione rilevato è del 5% circa, che risulta dalla rilevazione del tipo U-3*, la quale non considera come disoccupati tutti quei lavoratori troppo scoraggiati per continuare a cercare un impiego.

Il governo Usa adopera anche un altro tipo di rilevazione della disoccupazione, quella definita U-6, che considera anche i lavoratori scoraggiati da meno di una anno. Questo tasso di disoccupazione ufficiale è del 10%.

Nel momento in cui i lavoratori scoraggiati a lungo termine (più di un anno) vengono inclusi nella rilevazione della disoccupazione, come si faceva un tempo, il tasso di disoccupazione Usa risulta del 23%. (Vedi John Williams, shadowstats.com).

Stimoli monetari e fiscali possono richiamare al lavoro dei disoccupati se vi sono ancora dei posti di lavoro per essi. Ma se il lavoro è stato delocalizzato, le politiche monetarie e fiscali non possono funzionare.

La delocalizzazione del lavoro sposta il PIL Usa verso quei paesi nei quali le aziende hanno spostato il lavoro. In altre parole, assieme al lavoro lasciano il paese le carriere dei lavoratori, il potere d’acquisto dei consumatori e la base imponibile dello stato e delle amministrazioni, locali e federali. In tutto ciò solo pochi americani risultano vincitori: gli azionisti delle aziende che hanno delocalizzato e i dirigenti delle compagnie che intascano “bonus di risultato” multi-milionari per aver aumentato i profitti abbassando il costo del lavoro. E naturalmente ci sono gli economisti che ricevono finanziamenti, contratti per conferenze e poltrone nei consigli di amministrazione per aver perorato la bontà delle politiche di delocalizzazione che peggiorano la distribuzione dei redditi e della ricchezza. Un’economia gestita per pochi beneficia solo quei pochi, e non importa quanto grandi siano i loro redditi: essi non possono di certo spendere abbastanza per mantenere l’economia in crescita.

Nel 21° secolo la politica economica degli Usa ha distrutto la capacità di crescita della domanda aggregata reale. Gli economisti negheranno ciò, perché essi sostengono in maniera interessata la globalizzazione e la delocalizzazione. Essi distorcono la realtà della delocalizzazione e del libero mercato, e dal momento che nella loro ideologia il libero mercato è a beneficio di tutti, sostengono che l’America stia beneficiando delle delocalizzazioni. Eppure essi non possono assolutamente mostrare alcuna prova di questi presunti benefici. (Vedi il mio libro, Il fallimento del Capitalismo del lassez-faire e la dissoluzione economica dell’Occidente).

Da economista, è per me un mistero come un economista possa pensare che un’economia che non produce la gran parte dei beni che consuma possa sostenere l’acquisto di questi beni. Da dove vengono i redditi per pagare le importazioni quando queste ultime sono ingrossate dai beni delle imprese delocalizzate?

Ci è stato detto che i guadagni sarebbero venuti dalla creazione di posti di lavoro ben retribuiti dalla “New Economy”, ma né i report degli addetti alle risorse umane, né le proiezioni del Dipartimento del Lavoro sui posti di lavoro futuri mostrano alcun segno di questa mitica “New Economy”.

Non c’è nessuna “New Economy”. La “New Economy” è come la promessa dei neocon che la guerra in Iraq sarebbe stata una passeggiata di sei settimane ripagata dai profitti sul petrolio Iracheno, piuttosto che un costo di 3000 miliardi di dollari a carico dei contribuenti americani (secondo Joseph Stiglitz e Linda Bilmes) e una guerra per tutto il 21° secolo fino ad oggi, e diventa sempre più rischiosa.

La “New Economy” americana è l’economia del Terzo Mondo americano, nella quale gli unici posti di lavoro creati sono a bassa produttività, servizi sottopagati non esportabili e non in grado di generare entrate da export con le quali finanziare beni e servizi prodotti all’estero per il consumo Usa.

La massiccia crescita del debito causata dalle guerre senza fine di Washington dell’egemonia neocon minacciano oggi la sicurezza sociale e il sistema di welfare nel su complesso. I media “prostituiti” invece di addebitare ciò alla politica che ha devastato gli americani, incolpano gli americani che da tale politica sono stati danneggiati.

All’inizio del mese ho postato alcune testimonianze dei lettori sulla fosca situazione del lavoro in Ohio, Sud Illinois e Texas. Nel numero di Marzo di Chronicles, Wayne Allensworth ha descritto il declino delle citadine rurali americane e delle un tempo grandi città industriali come una conseguenza del “capitalismo globalizzato”. Una piccola parte di persone enormemente ricche dominano su quelli che “sono stati lasciati indietro”: una classe media che arranca ed un crescente sottoproletariato. Secondo un sondaggio dello scorso autunno, il 53% degli americani afferma di sentirsi uno straniero nella propria terra.

Senza dubbio questi americani non hanno rappresentanza politica. Dal momento che Democratici e Repubblicani lavorano per aumentare l’età pensionabile al fine di ridurre la spesa per la sicurezza sociale, gli esperti dell’Università di Princeton riportano che i tassi di mortalità per la classe lavoratrice bianca sono in crescita. Il governo Usa non sarà soddisfatto fino a quando nessuno vivrà abastanza a lungo da poter accedere al sistema pensionistico.

Il governo degli Stati Uniti ha abbandonato tutti quanti ad eccezione dei ricchi.

Nella frase che apre quest’articolo, ho detto che i due killer dell’economia americana sono la deregolamentazione finanziaria e la delocalizzazione. La deregolamentazione ha accresciuto massicciamente la capacità delle grandi banche di finanziarizzare l’economia. La finanziarizzazione è il dirottamento del flusso di entrate verso il servizio del debito. Quando il ripagamento del debito assorbe la gran parte del reddito disponibile, l’economia sperimenta una deflazione da debito. Il pagamento del debito lascia troppo poche risorse per acquistare beni e servizi e i prezzi calano.

Micheal Hudson, sul quale ho scritto di recente, è un esperto di finanziarizzazione. Il suo libro, Killing the Host, che vi ho raccomandato, racconta la storia completa. In breve, la finanziarizzazione è il processo attraverso il quale pochi creditori capitalizzano il surplus di esercizio di un’economia attraverso il pagamento di interessi su prestiti da essi concessi. Forse un esempio potrebbe essere quello di un’impresa che si indebita per il riacquisto delle proprie azioni. L’impresa raggiunge una temporanea crescita del prezzo delle azioni al costo di anni di pagamento di interessi che drenano i profitti dell’impresa e (nel lungo periodo) fanno calare il prezzo delle azioni.

Micheal Hudson si concentra sulla conversione del valore di rendita di un immobile in pagamento di un mutuo. Egli sottolinea come gli economisti classici intendevano basare la tassazione non sulla produzione, ma sulla rendita economica. La rendita economica è il valore dovuto ad una locazione o ad una posizione di monopolio. Per esempio, una proprietà di fronte al mare ha un prezzo più alto a causa della locazione. La differenza di valore tra una proprietà di fronte al mare e una in una posizione ordinaria è una rendita economica, non una produzione di valore. Un monopolio non regolato può aumentare il prezzo di un servizio ad un prezzo superiore a quello di mercato.

La proposta di tassare la rendita economica non significa tassare gli affitti che si pagano ai proprietari o tassare i proprietari sull’affitto che ricevono così da spingerli a cessare la locazione. Per rendita economica Hudson intende, per esempio, l’aumento di valore dei terreni dovuto ad un progetto di infrastrutture pubbliche come strade o linee della metro. L’aumento di valore di un terreno raggiunto da una nuova strada o di un’area commerciale lungo una nuova linea della metro non è dovuto ad un intervento dei proprietari. Questo aumento di valore potrebbe essere tassato al fine di finanziare il progetto stesso piuttosto che caricarlo sulla fiscalità generale. L’aumento di valore dei terreni, invece, ne accresce le quotazioni e di conseguenza il capitale che i creditori sono disposti a concedere in prestito su garanzia dell’immobile. I nuovi acquirenti e gli attuali proprietari, possono chiedere in prestito cifre più alte, e i mutui più grossi veicolano il valore aumentato dei terreni verso i pagamenti degli interessi ai creditori. I creditori dei mutui si trovano ad essere i maggiori beneficiari delle infrastrutture pubbliche che aumentano il valore delle proprietà immobiliari.

Analogamente, a meno che l’economia venga finanziarizzata ad un punto tale che non sia più possibile ripagare i mutui, quando le banche centrali abbassano i tassi di interesse il valore delle proprietà cresce, e questo valore può essere capitalizzato nell’aumeno dei mutui.

Un ulteriore esempio potrebbe essere la riduzione delle tasse sulla casa e una legge simile alla Proposta di legge n° 13 della California che congela interamente o parzialmente l’imposta di base sulle proprietà immobiliari.

Tassare la rendita economica impedirebbe al sistema finanziario di capitalizzare la rendita in strumenti di debito che pagano interessi al settore finanziario. Se consideriamo il totale delle rendite che possono essere tassate, questa tassazione alleggerirebbe le attività produttive dalle imposte di vendita e sul reddito, abbassando pertanto i prezzi al consumo e liberando dalla tassazione il lavoro e le attività produttive.

Essendoci così tante rendite immobiliari già capitalizzate in strumenti di debito, spostare il carico fiscale sulla rendita economica risulterebbe molto arduo. Ciò nonostante, l’analisi di Hudson ci mostra come la finanziarizzazione, e non la riduzione salariale, è il principale strumento di sfruttamento, e ciò avviene attraverso la conversione finanziaria del flusso dei profitti nel pagamento degli interessi sul debito.

Mi ricordo quando il limite all’ammontare della rata dei mutui era un quarto del reddito familiare. Oggi il servizio al debito può arrivare fino alla metà del reddito. Questa crescita fuori dal comune toglie spazio alla produzione di beni e servizi dato il minore reddito familiare disponibile per gli acquisti.

Micheal Hudson ed io mettiamo in stato di accusa di tutta la professione economica neoliberista, gli “economisti spazzatura” come li definisce Hudson.

Paul Craig Roberts

Fonte: http://www.counterpunch.org

e leggi anche i commenti in fondo.

by DORF

kry@​finanza:
kry@​fi­nan­za,

Me­glio

L’i­ta­lia è un as­so­cia­zio­ne a de­lin­que­re fon­da­ta sul la­vo­ro degli altri, e chi ruba non viene pro­ces­sa­to.

corvaz
Scritto il 23 Aprile 2016 at 23:31

dor­f001@fi­nan­za: guar­da amico. la que­stio­ne è molto sem­pli­ce. gli ita­lia­ni sono igno­ran­ti come delle merde. è un po­po­lo di anal­fa­be­ti. è un mi­ra­co­lo che siano ap­pe­na ap­pe­na ca­pa­ci di leg­ge­re e scri­ve­re. con un po­po­lo cosi’ fi­nia­mo tutti a picco. e den­tro il PD c’è il grup­po­ne più gros­so degli igno­ran­ti.

Dalle mie parti chi non sa scrivere e parlare l’italiano sa fare i conti della serva molto meglio di chi è andato a scuola? Lo sai perché? Perché non lo hanno appunto educato. In italia quando devi leggere delle norme devi assolutamente rivolgerti ad un consulente anche per piccoli affari, quindi quando si può farne a meno molto meglio!
Grande il prete, (ma non la Chiesa) che ha avuto il coraggio di fare qualcosa anche se sarà dura cercare di intenerire chi probabilmente si sente persino protetto dalla provvidenza, perché questo tipo di persone che per professione si arricchiscono sulla altrui pelle, sembrano non pagare mai.
Gli azionisti ora sono Consapevoli di come funziona e avranno ormai perso ogni fiducia nella legge. Dov’è lo stato? i controlli? Ma è normale che in italia ci siano innumerevoli adc? come mai la Consob approva sempre tutto?

kry
Scritto il 24 Aprile 2016 at 18:49

dor­f001@fi­nan­za,

Scommetto che ti rideva il qLO quando hai fatto copia incolla.
Come minimo son più di cento righe
con calma le leggerò.
Grazie. Ciao.

kry
Scritto il 24 Aprile 2016 at 18:49

dor­f001@fi­nan­za,

Scommetto che ti rideva il qLO quando hai fatto copia incolla.
Come minimo son più di cento righe
con calma le leggerò.
Grazie. Ciao.

dorf001
Scritto il 24 Aprile 2016 at 20:20

cor­vaz@fi­nan­zaon­li­ne,

ciao corvaz. sono abbastanza d’accordo con te. ma tu pensi che gli azionisti anche quelli piccoli abbiano capito? io dico di no. l’italiano è incredibile!! in negativo eh!!! continua a prenderlo nel di dietro e non dice mai: AHI AHI AHI CHE MALE!! sta sempre zitto. dimi tu perchè. alora siamo un popolo di imbecilli totali?? mi pare di si.

ti chiedi dove è lo stato? fuggitivo. non esiste. ti chiedi dove è la CONSOB? imboscata. della serie: non vedo non sento non parlo. peggio della mafia.

ti chiedi se l’italia è un paese normale? NO NO NO NO. e il peggio è che al popolo va bene cosi’.

ed è ora che la smettiamo di idfendere sto popolo. quando è che cresce? mai???

la gente non vuole leggere. non vuole studiare. vuole sempre la pappa pronta. e anche quando gliela dai, neanche allora ti ascolta. abbiamo in italia quasi 60 milioni di rincoglioniti. mi dispiace ma è cosi’. dimmi tu….quanti se ne salvano? quanti capiscono qualcosa? forse ma forse il 5% della popolazione.
dimmi tu….perchè la ggggente ascolta solo quella puttana falsa come giuda della televisione? perchè? cosa c’è dentro il cervello del popolo italiano’ merda?? tanta?

dammela tu la risposta. è per questo che va male malissimo sto paese. non è solo colpa dei politici. loro sanno che il popolo è imbecille, e sanno che ti possono raccontare tutte le cazzate che vogliono. e sanno che tu (popolo) te le bevi tutte. dove vuoi andare con sta gente? la guerra l’hai già persa in partenza!!! mi dispiace ma è cosi’.

se hai voglia di agiungere qualcosa fai tu. come vuoi.

SALUTI

aorlansky60
Scritto il 27 Aprile 2016 at 08:55

@ Madmax

madmax
Scritto il 21 aprile 2016 at 14:41
http://www.vvox.it/2016/04/06/parroco-vicentino-zonin-restituisci-i-soldi/

belle parole, ma parole gettate al vento [quelle del parroco vicentino autore della letterina]

infatti [e in verità] come ebbe modo di ammonire, sentenziando, Cristo Jeshua :

è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco varcare la porta del Regno di DIO

aorlansky60
Scritto il 27 Aprile 2016 at 09:38

@ Dorf

la gente non vuole leggere. non vuole studiare. vuole sempre la pappa pronta. e anche quando gliela dai, neanche allora ti ascolta. Se hai voglia di aggiungere qualcosa fai tu. come vuoi.

purtroppo c’è poco da aggiungere… difficile non condividere [personalmente per quanto mi riguarda] quello che scrivi a proposito degli italiani…

temo che ci meriteremo di fare la fine delineata : purtroppo anche i pochi seri e consapevoli [che vivono in Italia] saranno risucchiati nel vortice creato dai furbi e permesso dagli stupidi [che sono sempre in tanti, anche troppi], in fondo le spese di viaggio sono pur sempre da mettere in conto;

l’alternativa, per chi ne ha voglia e/o per chi si sente nelle forze, è quella di liquidare tutti gli averi (se ne possiede) ed andare a vivere in un paese più dignitoso e meno problematico dell’italia, considerato che per quest’ultima le prospettive future non possono che essere negative, rispetto allo stato attuale già ampiamente degradato;

fossi giovane “sui 25” senza un soldo, con la vita davanti magari con una laurea in tasca, non avrei alcun dubbio su questo.

Vedo peraltro che il dubbio in merito non ce l’hanno neppure neo pensionandi e pensionati consolidati, che in numero crescente di anno in anno (il trend è iniziato dal 2010) decidono di abbandonare questo paese finito.

CONSULENZA FINANZIARIA GENERICA
SOSTIENI ICEBERGFINANZA
SOSTIENI IL NOSTRO VIAGGIO
IL NOSTRO LIBRO clicca qui
Segui IcebergFinanza su
http://www.facebookloginhut.com/facebook-login/ http://www.facebookloginhut.com/facebook-login/ http://www.facebookloginhut.com/facebook-login/
CONTATORE